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Ilaria Loddo

La primavera ai tempi del corona virus

La vita che mi manca

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Oggi pensavo che, se in questo periodo non ci fosse stata la quarantena, sarei andata in piazza Yenne e, scendendo per il Largo, avrei visto l'inizio della fioritura delle jacarande, incoraggiata dal sole. 

Sarei poi andata verso piazza del Carmine, dove c'è Pacini, avrei comprato le uova di cioccolato pensando alle preferenze delle persone a cui le avrei regalate.

Avrei però prestato particolare attenzione alle stampe della carta e cercato quelle con i fiori e le sfumature color pastello.

Avrei trascorso una buona mezz'ora a domandarmi: “ma per lei è meglio l'uovo o la confezione di cioccolati?”, oppure, “ma questo sarà gradito ad un bambino?” e avrei sicuramente colpito l'attenzione di qualche commesso che, seppur travolto dal tramestio, mi sarebbe corso in aiuto.

Sarei poi andata alla Rinascente a vedere la nuova collezione primaverile della Villeroy & Boch e da Del Ministro per ordinare un bouquet di fresie e tulipani da mettere nel vaso del salotto.

Avrei poi avuto sicuramente appuntamento con qualcuno che non vedo da tempo e ci saremmo incontrati all'Antico Caffè, in quella sala un po' rétro dove echeggia sempre un sottofondo jazz lounge, o nel luminoso dehors per approfittare dei primi caldi raggi di sole.

Avrei poi ricevuto un messaggio dalle mie colleghe che mi avrebbero certamente reclutato per una spedizione serale sempre all'insegna degli acquisti, questa volta verso via Dante, per terminare poi in via Pacinotti e fare tappa da Pirani che, in realtà, sarebbe stata la profonda ragione della nostra uscita.

Il traffico di piazza Costituzione sarebbe stato riorganizzato perché Cagliari si sarebbe preparata al giro delle sette chiese che parte da Stampace. La mia amata Stampace, che mi ha visto crescere, in quella piccola realtà, a tratti così spirituale, fatta di persone semplici e veraci, che per me passava senza soluzione di continuità, dalla scuola all'attività di mio padre e che, nonostante le stradine strette e i vicoli ciechi e bui che si diramano perpendicolari a via Azuni, mi ha sempre fatto sentire infinitamente protetta.

Cagliari sarebbe stata immersa in quella contrastante dicotomia creata dalle tinte vivaci della primavera e quelle meste della solennità pasquale, immersa in quel clima di severa allegria e di introversa festività.

Oggi pensavo questo. Pensavo che mi manca. Mi manca da morire.

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