A proposito della polemica sul busto di Giovanni Bovio
Redazionale
Giornalia è un sito libero, minore senz’altro nel panorama internet, anche nel panorama internet sardo, ma gode di questa sua onorevole minorità. Immettendolo fra i protagonisti della rete, l’intenzione dei fondatori – tutti giovani e giovanissimi – era stata quella di aggiungere, più che una “voce”, uno “spazio” di libertà aperto al confronto di idee, sempre corretto e gentile, e sempre orientato ai “temi”.
Il meccanismo operativo del sito è tale per cui chiunque può scrivere attivando da sé quelle funzioni che sono alla portata anche di chi non è granché esperto di informatica.
Dentro questo quadro si è situata, nelle ultime settimane una polemica sulle vicende di una statua storica del patrimonio civile cagliaritano, piuttosto villaneggiata – quella di Giovanni Bovio; la polemica, non disancorandosi da questa sua matrice (la difesa cioè di un’opera d’arte), si è allargata, soprattutto con i commenti seguiti agli articoli che ci ha proposto, via via, Gianfranco Murtas – l’autore fra l’altro, una quindicina d’anni fa, di un libro per gran parte dedicato proprio a Bovio e al suo “mito” cagliaritano (autore, Murtas, di quel libro – Cagliari 1905 – e di altri cento circa, diversi dei quali proprio riferiti al laicismo democratico sardo).
Tali commenti hanno riguardato aspetti associativi, oltreché ideali, della Massoneria cittadina: una realtà importante nella vita civile locale forte di due secoli ed anche oltre.
Come spazio neutro, Giornalia ha accolto gli articoli ed ha accolto gli interventi di appoggio o di riserva e contestazione. Questa rimane la missione del sito e l’amministratore intende rigorosamente attenersi alle sue fondative regole di imparzialità.
La novità di questi giorni ferragostani è la seguente: da parte dei diversi corrispondenti intervenuti con personali osservazioni nel corso di questi ultimi due mesi sono state recapitate al sito le fotografie che già avevano accompagnato gli articoli di Gianfranco Murtas e che egli stesso – avendole ricevute in chiaro – aveva chiesto alla redazione fossero pixellate. Suo intento dichiarato era, infatti, di attenuare la portata polemica derivabile, con ogni certezza, dalla “mascherata” del monumento in quanto tale.
Da parte di questi altri corrispondenti, invece, si è proposta una pubblicazione più al naturale delle immagini.
Tali scatti raccontano i tempi di una lunga commedia. A cominciare da quello in cui, lo scorso 10 luglio, un giovane suggerisce alla statua occhialuta, sotto l’occhio (benevolo? infastidito?) del Gran Maestro Stefano Bisi ritratto in una bella immagine riquadrata esposta a Palazzo Sanjust, di “darci la carica”, dicendosi disponibile a portare… “il detonatore”.
A differenza di quelle pixellate dalla redazione, le foto nuovamente trasmesseci concedono ampio spazio… di millimetri al legittimo orgoglio espressivo del protagonista o coprotagonista della scena che nel mare magnum di fb intendeva trovare il suo teatro e lì lo organizzava.
Unitamente alle fotografie così liberate da un eccesso di pixel, sempre però, da parte nostra, omettendo il nome del titolare del post o il suo nickname, si è chiesto alla redazione di pubblicare i messaggi, quelli che alcuni considerano goliardate ed altri villanie o volgarità, alcuni motti di spirito e altri stupidate insulse.
Tutto è qui offerto alla conoscenza e alla riflessione del pubblico, quello che per la Massoneria non ha mai nutrito grande simpatia o affinità ideale, e quello che alla Massoneria storica italiana, mazziniana e boviana, fa riferimento associativo: ad essa apparterrebbe, con ruoli di autorità, l’autore delle “mascherate” e delle didascalie fumettistiche (anche quelle volte al capo dello Stato). Noi non abbiamo elementi di valutazione sul punto e perciò ci asteniamo da ogni giudizio, seppure per il presidente Sergio Mattarella non vogliamo mancare di esprimere il massimo rispetto e sincera stima e deferenza, così come per i predecessori immediati che hanno onorato la nostra Italia: Giorgio Napolitano e Carlo Azeglio Ciampi.
Sappiamo che gli accessi da tutta Italia alla lettura dei dieci articoli firmati da Gianfranco Murtas nelle scorse settimane hanno superato, cumulativamente e abbondantemente, i seimila. Un numero che rivela l’interesse riscosso dal tema e dalle tesi pro-o-contro che sono state espresse al riguardo.
20 Ago 2020
Ci scuserà, Gianfranco Murtas. Ma conducendo, da posizioni diverse, la stessa battaglia, occorre dire, da parte nostra, due parole. Vede Murtas, noi conosciamo esattamente le ragioni del nostro impegno. Tolto qualcuno più giovane, nel nostro sodalizio di scalpellini finalmente operativi, siamo maestri muratori attempati, che scorgono in questa tenzone, tutta fatta di valori e idealità, l'occasione per riscattare un percorso massonico con tutti i puntini sulle "i" (e per qualcuno di noi anche le Tau), ma fondamentalmente opaco. Perché se dovessimo dire in cosa siamo diversi da quando ricevemmo, con gran fragore, la Luce, dovremmo ricorrere ai kilogrammi sulla bilancia oppure al diradamento pilifero sul cranio. Non certo alle competenze esoteriche acquisite o ai misteri iniziatici padroneggiati. Ecco quindi che, per noi, questa è l'occasione della vita. Quella che in un romanzo di Dino Buzzati, il tenente Giovanni Drogo perse per pochi giorni... Invece per noi ecco Giovanni Bovio! E noi siam qua, dalla sua parte. La parte giusta. Ma Lei Murtas? Considerato agiografo del GOI e depositario dei tesori di Mario Giglio, chi gliel'ha fatto fare? Il Grande Oratore l'ha accusata di essere un prezzolato, quindi un infame. Ed il nostro Presidente del Collegio gli è andato dietro... Ma prezzolato da chi? Non certo da noi, che siamo venuti dietro alla sua inchiesta. E allora da chi? Ebbene, e sia! PREZZOLATO! Ma non il prezzo comune, Murtas, non il prezzo delle richieste continue dei Fratelli per ricevere piccoli favori. Non il "prezzo" di questa o quella prenotazione sanitaria agevolata. Una volta per una radiografia, un'altra per una visita cardiologica... A lei, Murtas, il prezzo gliel'hanno saldato Francesco Bussalai, antinazifascista e consigliere regionale del PCI nella prima legislatura autonomistica, fautore di un massonismo civile; Vincenzo Tuveri, innalzatore delle Colonne della Mozart n. 1147; Walter Angioi, liberale e massone in tempi difficili; Alberto Silicani, che Lei ricorda nel suo Libro "Il giusto come fine", uomo vero: grande e modesto assieme; Mario Cherchi, al servizio dell'ONU in Palestina tra il 1968 ed il 1970, fondatore della Giorgio Asproni (chissà se ne hanno contezza i Fratelli dell'Asproni odierna?); Armando Corona, il Gran Maestro della nuova alba, essa sì, davvero, patriottica e democratica; Vincenzo Delitala, scozzese fino al midollo e gentiluomo nel senso antico; Giuseppe Solinas, Venerabile fondatore della loggia Lando Conti, uomo buono, intelligente e colto; Paolo Spissu, Venerabile della Giordano Bruno, convinto che la vita è da sempre un continuo ciclo di sacrificio-dolore-morte che porta alla ricchezza-gioia-vita; Gianfranco Cusino, Venerabile della loggia Europa, uomo di indiscussa sensibilità morale ed etica adamantina; Paolo Carleo, socialdemocratico, che fu tra i fondatori della Risorgimento; (continua)
20 Ago 2020
Emanuele Zirone, eminente dignitario (quelli sì!) della Circoscrizione sarda, in vari ruoli, per tutti gli anni '80; Eligio Orrù, uomo severo, serio e rigoroso, vero massone di sostanza e convinzione; Natalrigo Galardi, iniziato nella Giovanni Mori, mazziniano repubblicano e uomo dai contatti internazionali; Luciano Rodriguez, che fu Oratore nella nascente Giordano Bruno; Virgilio Lai, primo addetto stampa del Consiglio Regionale, umanista vero e profondo democratico; Enrico Ganga, Venerabile della Sardegna n. 981, caduto giovane, ma caduto da iniziato autentico!; Salvatore Loi, insegnante, educato e apprezzatissimo segretario del Collegio nel 1982. Sì, potremmo continuare, e l'elenco sarebbe ancora lungo, ma ci fermiamo. Dicevamo del prezzo: ecco i suoi emissari, Murtas! Ed il prezzo che le hanno saldato è in realtà una richiesta: DI RIPORTARE ONORE E DECORO NELLA MASSONERIA CAGLIARITANA! L'unico prezzo che si può saldare ad un giornalista: la richiesta di verità. Questo Le dobbiamo.
20 Ago 2020
Il Grande Oriente d'Italia ci regala, involontariamente, perle d'umorismo d'essai. In seguito a questo Articolo pubblicato on-line dal GOI: “https://www.grandeoriente.it/inviato-cittadino-quel-busto-di-miliocchi-inaugurato-solo-un-anno-fa-e-sporco-e-negletto-perugia-today/” abbiamo provveduto a contattare tutte le Logge di Perugia, con messaggio su posta elettronica istituzionale. Ne divulghiamo il testo: Carissimi Fratelli di Perugia, siamo un sodalizio di Maestri Muratori di Cagliari, la cui appartenenza al Grande Oriente d'Italia è, per alcuni di noi, pluridecennale. Siamo venuti a conoscenza che il busto marmoreo di Guglielmo Miliocchi, inaugurato circa un anno fa ai Giardini Ercolano di Perugia, è oggi lasciato dall'Amministrazione comunale perugina senza il minimo necessario di manutenzione, sporco e trascurato. Per questa ragione veniamo ad esprimervi la nostra più sincera vicinanza e solidarietà. Non mancando di prendere pubblica posizione su questo fatto, nei giorni a venire. Guglielmo Miliocchi fu infatti patriota, repubblicano e mazziniano, e patì in vita le tante rappresaglie, umiliazioni e gli incarceramenti disposti dal regime fascista. Annoverato tra gli schedati politici, fu costretto a cambiare casa più volte ed a patire la fame. Noi non dimentichiamo, neppure da Cagliari, che dopo essere stato consigliere comunale con deleghe ad istruzione e scuola fu venditore di giornali ed almanacchi porta a porta, continuando sempre, clandestinamente, a pubblicare opuscoli di propaganda di carattere mazziniano e repubblicano, e non mancando mai di tenere, per le vostre vie e le vostre piazze, lezioni di storia del Risorgimento italiano. Oggi tuttavia, noi che veniamo a solidarizzare, nel contempo veniamo anche a chiedere a voi, amatissimi Fratelli di Perugia, vicinanza ideale per un altro busto, stavolta in gesso pesante, del mazziniano, repubblicano e Grande Oratore del Grande Oriente d'Italia, Giovanni Bovio, lordato nel palazzo della Massoneria cagliaritana prima dall'idiozia, poi dall'ignoranza, infine dall'arroganza fascista di alcuni presunti fratelli (in minuscolo), la cui assenza di scrupoli è pari solo alla loro indegnità. Non vogliamo influenzare il vostro sereno giudizio, ma vi preghiamo di leggere, con dovuta calma ed attenzione, i nove articoli che in questi mesi il giornalista cagliaritano e storico della Massoneria sarda Gianfranco Murtas ha dedicato all'accaduto. Noi, da parte nostra, abbiamo richiesto l'intervento del Gran Maestro Stefano Bisi. Se riterrete di darci un aiuto, ogni pressione, anche in forma anonima, volta a sanare la situazione, sarà senz'altro ad onore di Guglielmo Miliocchi e Giovanni Bovio. Tenetevi bene ai braccioli delle sedie, poiché quello che leggerete ha dell'inverosimile: (tutti gli Articoli di Gianfranco Murtas su giornalia.com). T.F.A.
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