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Eva Simola

A scuola senza smartphone: tra tradizione e cultura digitale

L'articolo analizza il divieto dei cellulari a scuola, uno scontro tra cultura tradizionale e digitale. Esplora il cellulare come simbolo giovanile e il divieto come misura per un uso consapevole dell

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   Più che un semplice strumento, lo smartphone è diventato per le nuove generazioni un simbolo identitario e il fulcro della loro vita sociale. La sua presenza o assenza influisce profondamente su come i giovani interagiscono, apprendono e costruiscono la propria identità. Non sorprende, quindi, che il dibattito sul divieto di utilizzo dei cellulari in classe rappresenti un vero e proprio scontro tra visioni culturali opposte.

   Da un lato, c'è la cultura tradizionale dell'educazione, che valorizza la concentrazione, l'apprendimento diretto e le relazioni umane in presenza. È una cultura basata sulla fisicità e sull'interazione diretta: le fonti di informazione sono limitate e autorevoli (come libri stampati o esperti riconosciuti); la comunicazione e la socializzazione avvengono principalmente faccia a faccia, mediate da lettere scritte, telefonate o incontri, con tempi dai ritmi lenti. In questa prospettiva, il cellulare è visto come un elemento di disturbo, una minaccia all'integrità del processo educativo.

   Dall'altro lato, si contrappone la cultura digitale contemporanea, per la quale il mondo è "sempre connesso" e l'apprendimento non si limita all'aula, ma si estende alla ricerca online, alla collaborazione a distanza e alla creazione di contenuti digitali. È una cultura basata sulla connettività e sulla velocità. Le fonti sono molteplici e spesso non verificate, richiedendo un approccio critico; le relazioni si estendono oltre i confini geografici grazie ai social media, alle videochiamate e alle chat. Le comunità non sono più definite dalla prossimità fisica, ma da interessi comuni. L'identità si costruisce anche online, attraverso profili e alias, e si può comunicare in tempo reale con persone dall'altra parte del mondo. I confini geografici diventano quasi irrilevanti e il concetto di "presenza" si sdoppia tra fisico e virtuale.

  Non si tratta di una competizione tra "meglio" e "peggio". La sfida non è scegliere una cultura a discapito dell'altra, ma capire come possano coesistere. La scuola, ad esempio, si trova a dover mediare questo scontro, cercando di usare gli strumenti della cultura digitale per potenziare i valori della cultura tradizionale, come il pensiero critico e la collaborazione, che rimangono fondamentali in ogni epoca. Inoltre, il dibattito non riguarda solo le performance scolastiche, ma tocca temi etici e sociali di vasta portata, che sono al centro della riflessione culturale, come il diritto alla privacy e la sorveglianza: chi controlla che le regole siano rispettate? Quali sono le implicazioni di una maggiore sorveglianza?

  È proprio in questo contesto di confronto tra visioni opposte che si inseriscono le recenti disposizioni del Ministero dell'Istruzione, che ha ribadito e rafforzato il divieto di utilizzo dei telefoni cellulari e di altri dispositivi elettronici in classe. Questo divieto, già presente in regolamenti precedenti, è stato esteso e reso più stringente. In particolare, le nuove circolari ministeriali hanno esteso il divieto anche alle scuole superiori e per l'intero orario scolastico, non solo durante le ore di lezione.

   Il divieto si basa su evidenze scientifiche che dimostrano come l'uso eccessivo e non controllato dei cellulari possa avere effetti negativi sul rendimento scolastico, sulla capacità di concentrazione e sul benessere psicofisico degli adolescenti (aumento di ansia, disturbi del sonno, isolamento sociale, ecc.). Il divieto riguarda anche i docenti, che possono utilizzare i propri dispositivi solo per ragioni strettamente legate alla didattica o alla gestione del registro elettronico, e in generale per fini lavorativi. Le scuole hanno la possibilità di definire nel proprio regolamento interno le sanzioni disciplinari in caso di violazione, che possono andare da una semplice nota sul registro alla sospensione, a seconda della gravità dell'infrazione.

   Potrebbe sembrare che il divieto dei cellulari sia in contrasto con la promozione dell'IA nelle scuole e con le linee guida elaborate dal Ministero dell'Istruzione e del Merito (MIM), che si propongono di fornire un quadro di riferimento per un utilizzo consapevole, etico e sicuro dell'IA nel contesto scolastico. In realtà, le due cose sono collegate e, nell'ottica ministeriale, complementari. L'idea è quella di un approccio che distingue tra l'uso personale e non regolamentato dei dispositivi e l'uso didattico e consapevole delle tecnologie.

    Il divieto di utilizzo dei cellulari a scuola manda un segnale chiaro e complesso che si articola su diversi livelli: educativo, culturale e istituzionale . Se la tecnologia è parte integrante della vita quotidiana, la scuola si pone come un'istituzione che non solo deve insegnare a usarla, ma anche a gestirne l'assenza: non tutto ciò che è parte della vita privata può o deve entrare a scuola in modo indiscriminato. In questo senso, la scuola si erge a baluardo di un'educazione che va oltre il semplice nozionismo e include la formazione del carattere, la disciplina e la capacità di auto-regolazione. In sintesi, il divieto dei cellulari non è un passo indietro rispetto all'innovazione tecnologica, ma piuttosto una misura che si inserisce in un quadro più ampio che promuove un approccio critico e consapevole alla tecnologia, distinguendo tra il suo utilizzo come strumento didattico e il suo ruolo come fonte di distrazione.


  (Queste notizie non sono basate su un singolo documento, ma su una serie di circolari ministeriali e linee guida ufficiali che il Ministero pubblica per regolare il sistema scolastico)

Immagine generata da IA


Fonte: Ministero dell'Istruzione e del Merito (MIM).
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