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Achille Andò: dopo Lauria, Lutri e Tumbarello un'altra tegola si abbatte sul GMA Giuseppe Trumbatore

Ancora un arresto eccellente tra le fila del Grande Oriente d'Italia targato Sicilia. Al Sud i "fratelli" finiscono in manette, mentre Roma glissa...

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Giornalia è stata la prima a riferire che il 73enne palermitano Achille Andò, da ieri ai domiciliari per corruzione, è Maestro Venerabile della storica Loggia "Filippo Cordova" n. 894 del Grande Oriente d’Italia siciliano. 

Andò viene descritto come «personaggio che da un lato ha parentele mafiose e dall’altro può vantare in città (e non solo) una rete relazionale e di influenze in grado di favorire l’inserimento nei gangli della burocrazia». Un bel profilo, insomma, utile nella tessitura di quelle relazioni criminali a suo tempo attribuite ad un altro "Venerabile" del Grande Oriente d'Italia: Lucio Lutri, della Loggia palermitana "Pensiero e Azione" n. 1498, implicato nella vicenda di un ulteriore "Venerabile", il famigerato «Fratello Vito» di una "Riservatissima" dell'ex Presidente circoscrizionale Antonino Recca al Gran Maestro (negazionista) Stefano Bisi; Anche "Vito", del clan Lauria, era capo di una Loggia targata G.O.I., stavolta di Licata, la "Arnaldo da Brescia" n. 959,

Insomma, se sulla falsariga di Agata Christie «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre fanno una prova», che dire di Andò? A distanza di pochi anni o mesi uno dall'altro tutti questi casi di infiltrazione malavitosa nel tessuto della più numerosa ed importante Massoneria regolare nazionale fanno riflettere non poco. Esiste un problema? Forse Silverio Magno, messinese candidato Grande Oratore della lista "Noi Insieme" di Leo Taroni, ci aveva visto giusto a denunciare una certa mentalità mafiosa sempre più presente in seno al Grande Oriente d'Italia? Una domanda alla quale la maggioranza degli affiliati, il 3 marzo scorso, ha risposto di sì, ma la Commissione Elettorale Nazionale, a strettissima maggioranza, una settimana dopo ha risposto, invece, di no.


La parentela sospetta

La Procura ha segnalato che Achille Andò è un personaggio non del tutto sconosciuto all'ambiente criminale. Il faccendiere, infatti, è imparentato con Lorenzo Tinnirello, fratello (stavolta di sangue, non per finta) del più noto Gaetano, uomo d'onore della "Famiglia" di Corso dei Mille. E sempre tramite Tinnirello il nostro Achille sarebbe anche legato con Gregorio Marchese, un altro degli arrestati alle prime luci di ieri mattina.

Dalle intercettazioni è emerso che Andò e il figlio Giuseppe (avvocato) sarebbero al corrente di una serie di dinamiche interne a Cosa Nostra. Dinamiche che possono essere nella conoscenza soltanto di chi si trovi in una posizione di estrema vicinanza a tale associazione.

Così emerge di come, il 24 gennaio 2022, Giuseppe raccontasse preoccupato al padre di un brutale pestaggio ai danni di Sanny e Paolo Tinnirello, figli di Gaetano, e di come quest'ultimo non se ne capacitasse, non perché animato da quel sentimento di "fratellanza universale" che dovrebbe albergare nei templi massonici, ma perché in Corso Mille si era insediato un nuovo "reggente" (apparendo evidentemente ben informato), il quale stava attuando «una politica di rottura con il passato».


Il precedente del pentito

Dalle ricostruzioni effettuate è stato anche verificato che di Andò aveva già parlato il pentito Calogero Ganci (mafioso della "Famiglia" Della Noce), nel lontano 1996: «Mio fratello Domenico era interessato a una grossa area edificabile per cose industriali in un terreno di Altarello, tra villa Nave e Via Pitrè, e tramite un certo Achille Andò, che è presidente di diverse società, aveva fatto un consorzio di grossisti per aprire una struttura industriale». Aggiungendo: «Andò, tramite appoggi politici che lui aveva, stava facendo avere dei finanziamenti a tassi agevolati per costruire quest'area industriale». A questo punto il magistrato inquirente chiese se ci fosse qualcosa di illecito nell'operazione, la risposta fu: «Di illecito c'era la collaborazione tra i politici e i nostri sul territorio, capisce?»

Un discreto biglietto da visita. Quel verbale resta però lettera morta per oltre due decenni, fino a quando Maurizio De Lucia, che oggi ha in mano l'indagine, non si mette a far piena luce sulla figura di Andò, per come emersa nella più grossa vicenda di ieri, con l'arresto più che eccellente dell'ex Consigliere di Fratelli d'Italia Mimmo Russo.


Le reazioni dal "Vascello"

Tutto tace, almeno per ora, dalla sede nazionale del Grande Oriente d'Italia, dove il nuovo Gran Maestro Aggiunto - il siciliano Giuseppe Trumbatore, che il Canale Telegram "Libero Muratore Channel" descrive come vicinissimo ad Achille Andò - sarà senz'altro chiamato a dare spiegazioni sull'ennesima clamorosa mancata vigilanza e verifica dei soggetti affiliati in Sicilia.

Come reagirà il nuovo Gran Maestro calabrese Antonio Seminario, detto massonicamente "Talloncino"? Farà finta di nulla, in attesa che la tempesta passi, come il suo predecessore Stefano Bisi, oppure avrà il coraggio di intraprendere un rapporto più trasparente con gli organi inquirenti dello Stato Italiano?

Domande per ora senza risposta, ma già risuonano nelle orecchie dei "fratelli" le supercazzole romane del passato, con le stravaganti dichiarazioni stile: «Poiché le responsabilità penali sono per legge esclusivamente personali, e perché il Grande Oriente d’Italia persegue il garantismo assoluto per chiunque, per cui chiunque è innocente fino a quando non vi saranno sentenze di condanna passate in giudicato, la Giunta è arrivata alla ragionata e ponderata conclusione che ogni azione repressiva non sarebbe propedeutica al buon nome e all’immagine della Comunione. La sensibilità del Gran Maestro e della Giunta, che stretti in catena d’unione ribadiscono i nostri princìpi e i nostri metodi, ritengono che essi siano ancor più utili e impegnativi nei momenti di maggiore difficoltà, come l’attuale». 

Tutto come nei precedenti casi Lutri, Lauria, Tumbarello, etc. etc. etc... tutto, cioè niente.



Autore: Fabrizio Silva ARTICOLO GRATUITO
RIPRODUZIONE RISERVATA ©

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