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Gianfranco Murtas

Antonio Fontana, il donatore AVIS caduto per nobiltà. Il pianto del sindaco Leo, il soccorso dell’Unione Sarda

di Gianfranco Murtas

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Bisogna immaginarlo Antonio Fontana quel 15 febbraio 1952. È originario di Gonnesa nell’Iglesiente, ha 34 anni, è sposato da dieci ed ha quattro figli, il maggiore di nove anni, la più piccola di uno soltanto. Vive con i suoi e con gli anziani genitori – Mario Arturo di 70 anni e Maria di 68 – in un appartamento di via Leonardo da Vinci/angolo via Leopardi, nel quartiere cagliaritano di San Benedetto ed a poche decine di metri dalla grande piazza che è divenuta lo snodo della nuova urbanizzazione dopo gli sfracelli della guerra. Ad un passo anche dal prossimo grande mercato ancora in progetto dato l’annunciato smantellamento del Partenone, nel Largo.

Da sei anni è dipendente comunale, Antonio Fontana, assunto come vigile urbano ed assegnato alla stazione di Villanova. Ha combattuto, ragazzo poco più che ventenne, in Russia – come uno dei tanti che avrebbe potuto esser raccontato, morto o superstite, dal Mario Rigoni Stern de Il sergente nella neve o dal nostro Francesco Masala di Quelli dalle labbra bianche – e, tornato in patria, ha faticato a trovare impiego, poi fortunatamente ce l’ha fatta. L’anno della sua assunzione nei quadri comunali è il 1946, lo stesso del passaggio dell’Italia tutta e del Comune ad un pieno regime democratico dopo un limbo di quasi tre anni: qui per le elezioni svoltesi, a massiva partecipazione femminile, domenica 17 marzo, quando anche la sindacatura è virtualmente passata da Cesare Pintus – l’intemerato mazziniano e lussiano che il fascismo aveva caricato di galera e tubercolosi – a Luigi Crespellani galantuomo cattolico.

Si è iscritto all’AVIS cittadina, la sua tessera è la numero 132: offre il suo sangue con una certa frequenza e tutte le volte che lo chiamano apposta per una urgenza ospedaliera. Come è stato appunto anche in quella certa mattinata di un venerdì ancora invernale. Ha chiesto un breve permesso al comandante ed ha raggiunto l’ospedale civile: secondo prassi, è stato sommariamente visitato nella divisione chirurgica e poi si è disteso su un lettino; l’ago gli è penetrato nella vena del braccio, niente di speciale, pratica ordinaria. Il suo sangue è di classe universale, può raggiungere tutti. Forse gli è stato detto che ad offrirlo, nell’occasione, si farà il bene di un paziente che attende d’essere operato con qualche urgenza: ma niente nomi, si offre nel nome della fraternità pura.

Le cose non vanno, però, come sempre sono andate. Antonio si sente improvvisamente indebolito, eppure il salasso è appena iniziato, gli sono stati estratti forse soltanto dieci cc. di sangue. Avverte del suo malessere il sanitario che gli è di fianco, il quale subito provvede a sfilargli l’ago e ad assisterlo per quanto possa comprendersi della natura di quella sua inaspettata sofferenza. Altri medici con gli infermieri assistenti accorrono e gli stanno attorno, danno corso alle pratiche del caso, alla respirazione artificiale per quasi due ore. Passano però quelle ore e, dopo anche un tentativo di intubazione tracheale, l’infiacchimento va ad azzerare il battito cardiaco. Muore Antonio Fontana appena raggiunto anche dal cappellano del nosocomio che gli impartisce il sacramento.

Viene subito informato il comando dei vigili e sarà compito appunto del comandante di portare la notizia del decesso a casa: ed è allora Teresa Aru, la giovane moglie di Antonio, a subire il primo trauma da quel che quella visita significa e toccherà a lei poi di gestire emotivamente la situazione, e passare a preparare a quel brutto lutto i bambini – il babbo non tornerà – e gli anziani che convivono nel piccolo appartamento di San Benedetto: vostro figlio non tornerà.

Il sindaco Pietro Leo, tempestivamente informato anche lui, lascia immediatamente il municipio e raggiunge l’ospedale: porta al defunto il grato omaggio della città e il suo pianto personale. Dovrà poi pensare a come, nel concreto, accompagnare la famiglia Fontana ad affrontare la sventura tanto grave quanto imprevista e choccante: si tratterà di trovare anche il modo di assisterla, la famiglia, nelle sue complessive necessità, certamente con un sollecito ed iniziale intervento finanziario, quindi individuando una occupazione di lavoro per Teresa (che sarà infine assunta come bidella alle scuole elementari Riva, in piazza Garibaldi).


Novant’anni di storia onorata

Qualche stagione prima della tempesta del Covid e press’a poco quando, dopo quarantasette anni di corretta e disciplinata militanza, ho dovuto, io come altri, cedere alla malattia e interrompere perciò i quattro salassi annuali, pubblicai nel sito di Fondazione Sardinia un lungo articolo che, fra l’altro, rifaceva la storia dell’AVIS cagliaritana. Ne recupero appena pochi e brevissimi stralci riferiti agli esordi ed ai primi assestamenti:


Charitas usque ad sanguinem. All’AVIS di Cagliari…




Fu cosa, quella fondazione, che avvenne, formalmente, nel 1934: sette anni prima, giusto nel 1927 – momento di luce in una fase che per la democrazia italiana diventava, con il regime di dittatura, tristemente oscura – era partita l’iniziativa del dottor Formentano, a Milano; da noi il merito principale fu del dottor Enrico Fois che quell’appello nazionale aveva accolto e che nel 1931 dette vita, facendola funzionare, la sezione cagliaritana, poi formalizzata tre anni dopo (e con decreto prefettizio riconosciuta il 23 agosto 1935).

Ai primi del terribile 1938 – l’anno delle leggi razziali – furono costituiti i comitati provinciali dei Donatori di Sangue. Una complicata normativa cercò allora anche di disciplinare una certa tariffazione, felicemente rimasta inattuata a Cagliari grazie proprio alla operatività avisina che rendeva inutile il professionismo oblatorio.

Di grande efficacia si mostrò il soccorso associativo negli anni tremendi del secondo conflitto mondiale e tanto merito venne riconosciuto dalla Repubblica – dopo una breve fase (1947-1950) di imposto “accucciamento” nelle strutture della Croce Rossa Italiana – con la riattribuzione all’AVIS in quanto ente giuridico della formale missione di «promuovere, disciplinare, coordinare le attività delle sezioni dei volontari del sangue».

Al 1953 risale la «cessione gratuita vita natural durante e con impegno degli eredi per 15 anni dopo il decesso, dei vastissimi scantinati, tutti a luce diretta, di proprietà del Prof. Efisio Lay. In tali locali, debitamente adattati – è quanto riferisce una dettagliata cronistoria inserita nel numero unico stampato in occasione della XXXI assemblea nazionale svoltasi proprio a Cagliari – sarebbe stato possibile allogare tutti gli impianti necessari per la preparazione e conservazione del sangue e del plasma ed anche della sua lyofilizzazione».

L’anno successivo, presente a Cagliari Vittorio Formentano, presidente nazionale, si allestiva in alcuni locali del San Giovanni di Dio (ed a spese dell’AVIS stessa), un centro di raccolta e conservazione del sangue «per gli usi interni dell’Ospedale». La Regione – essendo allora assessore della Sanità il professor Giuseppe Brotzu – assicurò un appoggio per fronteggiare il fitto della sede organizzativa (non anche, come pur promesso, gli oneri di approntamento).

Le fatiche amministrative o, dillo pure, finanziarie, hanno costituito il leitmotiv delle vicende ormai quasi secolari dell’AVIS locale. E se ne potrebbe fare una storia – meglio se, però, col tono leggero e quasi (esorcisticamente) umoristico – che supera ampiamente il duro decennio postbellico, allineando promesse e distrazioni, e disimpegni improvvisi ed imprevisti di questo o quell’ente pubblico, e tanto più di questa o quell’amministrazione (municipale, provinciale e regionale) che pur avrebbe potuto farsi vanto dell’affiancamento.

Nel 1967, quando appunto in città si celebrò il XXXI congresso nazionale, operavano nella provincia le sezioni di Arbus, Carbonia (dal 1948), Iglesias (dal 1949), Mandas ed Oristano (dal 1959), oltreché del capoluogo. Straordinario il lavoro organizzativo e di espansione territoriale compiuto nell’ultimo mezzo secolo con la copertura pressoché integrale delle sub regioni provinciali.

È dunque fin troppo chiaro come la vicenda di Antonio Fontana io l’abbia sentita, quando l’ho conosciuta, come cosa anche mia personale, del mio mondo ideale e sociale. E scrivendo ora di lui mi pare di espandere pensiero e sentimento all’area vasta che oggi, e nei novant’anni che precedono il nostro oggi, si è situata a presidio dell’umanitarismo dai mille volti rivelati dalla galassia delle formazioni di volontariato laico e cattolico della nostra Italia e della nostra Sardegna.

Tempo fa potei anche rintracciare la famiglia Fontana e conversare a lungo con un nipote di speciale cortesia. Ebbi modo di vedere anche alcune delle fotografie che furono scattate in occasione dei funerali e che, in quel contesto, riprendevano anche il sindaco Leo che spendeva ogni residua sua emozione nella commemorazione del dipendente comunale tanto stimato. Seppi anche – e ignoro se la cosa sia stata risolta (immagino però di no) – che, per qualche pasticcio o amministrativo o materiale nelle nuove sistemazioni dei resti dei poveri morti nei colombari dell’Orto delle Palme, e insomma per sovrano paradosso, le spoglie di Antonio Fontana erano andate smarrite…


Notizie e notizie

Metà febbraio 1952. L’Unione Sarda dà largo risalto all’evento occorso al maggior nosocomio cittadino e subito avvia una raccolta fondi, dandone conto per un mese giorno dopo giorno. Offre ovviamente anche largo spazio alla cronaca dei funerali fornendo, di più, qualche notizia che un suo redattore è riuscito a raccogliere chiedendo ai medici, ai dirigenti dell’AVIS, agli amici e colleghi dello sfortunato vigile cagliaritano.

Ma intanto ecco le celebrazioni di suffragio e le pubbliche esequie (a spese del Comune), domenica 17 febbraio, dopo che l’intera serata di sabato ha visto svolgersi un pietoso pellegrinaggio verso la camera ardente dall’ospedale in cui è stata esposta la povera salma. Innumerevoli i partecipanti, non soltanto gli amici o i colleghi in uniforme dispostisi, per affetto ben più che per gli onori di protocollo, attorno al catafalco.

Don Paolo Carta – il prossimo vescovo di Foggia e arcivescovo di Sassari – celebra di mezza mattina, nella cappella del Civile, una messa corpore praesenti, ed alle 10 il corteo funebre parte alla volta del monumentale dove, per ordine del sindaco, è stato messo a disposizione un loculo nell’Orto delle Palme.

Affollatissimo, imponente anzi quanto quello immaginabile di un’alta autorità, il corteo che lentamente scende nel largo Carlo Felice e percorre tutta la via Roma. Dietro il feretro è il gonfalone del Comune insieme con i vessilli delle diverse associazioni cittadine e soprattutto con lo stendardo dell’AVIS cagliaritana. Numerose anche le corone di fiori che privati ed enti hanno inviato come a voler materializzare una partecipazione ed una sgomenta ammirazione. Un picchetto dei vigili e una formazione dei carabinieri marcano la pur triste solennità del momento. La gente segue silenziosa, molti altri, ai lati delle principali vie percorse e poi anche del viale Bonaria, si fermano, si scappellano, si segnano. Per un’ora o due non c’è traffico di macchine o d’altri mezzi nel centro della città: è Antonio Fontana il signore del sentimento di tutti, dei loro pensieri...

Commenta il cronista de L’Unione Sarda: « Antonio Fontana se ne è andato per sempre, sui lenti passi del corteo funebre, attraverso le strade dove mille volte aveva prestato servizio nella sua veste di vigile urbano. Ieri il traffico, che altre volte era stato da lui tenuto in pugno, si è fermato sulla via Roma, mentre passavano le corone, i reparti armati, le autorità, i familiari, il popolo tutto, amici e sconosciuti, gente questa che forse ha avuto salva la vita per l’accorrere tempestivo di un donatore del quale neanche conosce il volto e il nome. Poteva essere un altro, uno dei tanti che oggi si chinano davanti al Caduto, pensosi di una situazione che nel loro sacrificio li lascia indifesi. Se è possibile che un donatore, dipendente da un ente pubblico, muoia nello slancio fraterno della sua generosità senza che gli siano riconosciuti i diritti di coloro che muoiono per cause di servizio è evidente che qualcosa non va nell’ordinamento italiano. Qualcosa cui una legge dovrebbe porre subito riparo ».

Ma non sarà necessaria una nuova legge, il sindaco Leo farà il suo e lo anticipa parlandone ai suoi concittadini ed alle molte autorità presenti – come il presidente della Regione (e già sindaco di Cagliari) Crespellani, il prof. Brotzu, l’on. Cocco Ortu e il sen. Sanna Randaccio, il prefetto, ecc. – proprio nel camposanto di Bonaria, nel momento in cui la bara viene per l’ultima volta benedetta e quindi infilata nel colombario. Parla, il dottor Leo, di « un eroismo radicato in una francescana e schiva umiltà » . Registra allora, l’inviato del giornale, che nel sindaco è « tutto uno spontaneo fremito di commozione » e che «le parole, rotte dall’irrompere di un pianto trattenuto, non sono giunte chiare alla folla » . Senza retorica né enfasi – osserva ancora il cronista – « questo luttuoso episodio resta il più degno di rimpianto e di devota riconoscenza per chi serbi il culto della solidarietà umana, la cui fiamma non è stata spenta dal prevalente degli egoismi e delle divisioni di classe e di parte » .




A dir dell’Associazione di volontariato

Importa anche ricordare al pubblico che l’Associazione di volontariato che cura la raccolta del sangue opera in città, ordinariamente, da quasi due decenni, ed ha offerto alla comunità non soltanto strumenti di alta civiltà sanitaria ma anche una continuativa dimostrazione di spirito civico e solidarietà sociale, accostando credenti e non credenti, uomini e donne di qualsiasi condizione o ideologia: « Un donatore di sangue – scrive il quotidiano di Cagliari – è deceduto nel compimento del proprio dovere, in un atto generoso di umana solidarietà. La dolorosa vicenda ha portato una nota di tristezza nella cittadinanza che maggiormente si sente legata da profonda ammirazione verso la benemerita associazione di donatori di sangue i quali, lontanissimi da personali interessi, sono sempre pronti a dare il proprio sangue per soccorrere un’altra vita »…

Insiste, il cronista, premurandosi di evitare che il caso ora all’attenzione della pubblica opinione sia interpretato a discredito della santa attività dell’AVIS e del servizio sanitario cittadino. Avverte perciò che « il sangue fu prelevato col moderno mezzo della trasfusione indiretta: si tratta cioè di prelevare mediante un ago infisso in una vena (come una normale iniezione endovenosa) una certa quantità di sangue che, mescolato con opportuni anticoagulanti, verrà immesso in un secondo tempo, goccia a goccia, nelle vene del paziente ricevente » . Non sia scoraggiata, nella società locale, la buona abitudine della gratuita offerta ematica per le necessità straordinarie di tanti e tanti anonimi costretti a cure impegnative e forse anche, auspicabilmente, risolutive…

Di Antonio Fontana è tracciato il ritratto come di un uomo operoso, altamente morale, impegnato a mantenere la sua famiglia – moglie, figli e genitori – con ogni dignità: « la sera, terminato il servizio, era solito recarsi al palazzo municipale dove, per arrotondare lo stipendio, faceva due ore di straordinario come informatore dell’ufficio alloggi ».

Il 17 febbraio la pagina della cronaca cittadina – quella che è ancora nelle mani delicate di Antonio Ballero e del giovane Vittorino Fiori – pare entrare in un dialogo di speciale confidenza con i lettori e racconta: « Di Antonio Fontana è rimasta una cartella verde, al Comitato dei donatori del sangue. Egli aveva la tessera 132 e il sangue di gruppo universale. Era iscritto da un anno nella lista dei donatori, ed un anno addietro per l’appunto, aveva dato il suo primo sangue: 400 centimetri cubici che uno sconosciuto, morente nella sua abitazione nel viale Merello, ricevette tornando alla vita. Uno sconosciuto di cui lui, Antonio Fontana, non sapeva nulla. Potevi esser tu, lettore, o io che scrivo. Chiunque fosse stato, quel giorno, Antonio Fontana avrebbe chiesto un breve permesso al Comandante dei Vigili Urbani e sarebbe andato a dare un po’ del suo sangue, un po’ di se stesso. Così come era andato a darlo – in un intervallo del suo servizio di vigile – avant’ieri all’ospedale, in una saletta della Divisione Chirurgica da cui non uscì vivo. Anche stavolta non sapeva a chi dovesse andare il suo sangue. Non si trattava neanche di una trasfusione diretta, così come ormai accade nel maggior numero dei casi. Egli avrebbe offerto il braccio, la vena pulsante, a chiunque: a te, lettore, a me che scrivo. Perché ognuno di noi, a una svolta della sua vita, può avere bisogno di un fratello che non s’accontenti di buone parole o di declamatorie profferte ma dia invece, senza posare ad eroe, un fratello sconosciuto che risponda con un gesto semplicissimo di altruismo disinteressato alla prima telefonata; un uomo che corra l’avventura di una trasfusione senza chiedere neanche la svalutato “grazie” della civile consuetudine ».

Per aggiungere poi: « Ora Antonio Fontana è morto. Fosse uscito dalla saletta della Divisione chirurgica un po’ debole per il sangue perduto, ma indifferente come dopo un estenuante turno di servizi, il suo nome non sarebbe apparso su queste colonne dove magari trova una certa stupita ospitalità la segnalazione di un qualsiasi atto onesto come la consegna di un borsellino trovato per la strada. I donatori di sangue agiscono in silenzio e cercano il silenzio. Venticinquemila trasfusioni operate nella pur breve storia della associazione provinciale dei donatori del sangue non hanno avuto che rari e inadeguati echi nella pubblica opinione. Ma la morte del vigile Antonio Fontana ha buttato giù il muro del riserbo; come una fiammata di commozione ha bruciato rapida ieri in città. E il pensiero di chi ha visto nel gesto del donatore una manifestazione di solidarietà umana lontana da ogni paragone è corso subito alla casa di Antonio Fontana dove quattro bambini hanno atteso invano il padre assieme alla moglie ed ai vecchi genitori di lui... Ora che Antonio Fontana non c’è più ad essi resta l’amarezza delle lacrime e l’ansia di un incerto avvenire. Il loro congiunto non aveva maturato una pensione, non aveva messo nulla da parte dello stipendio che appena bastava alle quotidiane esigenze. Li ha lasciati nel dolore e nella miseria ».


Una sottoscrizione

Di qui la necessità e l’urgenza di un collettivo sforzo cittadino teso ad onorare, nel concreto, il nome del generoso soccorrendo i suoi cari. Il mezzo è, appunto, una pubblica sottoscrizione che la Società Editoriale Italiana, la spa dei Sorcinelli che edita il giornale, apre con una sua oblazione di 50mila lire e di cui già altri, anche senza essere sollecitati da alcuno, hanno preso l’iniziativa recapitando gli importi chi al comandante dei vigili urbani chi direttamente alla redazione di Terrapieno. Il giornale si fa quindi collettore della solidarietà cittadina e puntualmente, ogni giorno, fornisce l’elenco dei contribuenti. E fra i primi ecco il prefetto Solimena con £. 20.000, l’on. Francesco Cocco Ortu con £. 10.000, l’Ispettorato Provinciale di Agricoltura con £. 15.000, il col. Pino Gennari con £. 5.000 così come l’industriale Aldo Atzori Onano. Due anonimi – uno per £. 5.000, l’altro per £. 25.000 – sono anch’essi fra i primi e di buon esempio per i quattrocento e più che seguiranno.

Commenta il giornale: « Siamo alle prime battute di una gara di solidarietà che rappresenta – come ci scrive uno degli offerenti – “un atto di doverosa riconoscenza”. Un socio sostenitore dell’AVIS, il quale ci ha inviato la sua offerta esprimendo il desiderio di conservare l’anonimato, ha scritto a sua volta che “tutti dovrebbero sentire il preciso dovere di aderire ad una sottoscrizione che onori la memoria del donatore Fontana e al tempo stesso aiuti, in questo doloroso frangente, la vedova e i giovanissimi figli, mentre i donatori, con la continuazione della loro umanissima opera, sapranno anche in avvenire degnamente sublimare il sacrificio del fratello caduto nell’adempimento del più cristiano dei gesti di solidarietà umana”. Una terza lettera, anche questa inviata da un offerente che desidera restare anonimo, ha parole molto semplici nell’eco di un personale ricordo: “Lo conoscevo personalmente ed era un caro amico. Ma il mio pensiero è andato alla sua famiglia, della quale egli era l’unico sostegno e che ora ha un avvenire pieno di incognite, priva come è di ogni risorsa. La moglie di Antonio Fontana non avrà certamente diritto a una pensione, né forse a indennità alcuna. E i suoi familiari non possono essere lasciati così… ». È questo il sentire diffuso che tutti vogliono tradurre, ciascuno per la parte che può, l’auspicio in cosa concreta.

Valgano qui, come tessere di un bel mosaico, gli spezzoni che è possibile trarre dalle cronache che si susseguono, dal 18 febbraio a tutta la prima settimana di marzo, sulle pagine de L’Unione o de L’Informatore.

Il 18 febbraio: « La sottoscrizione per la famiglia del Caduto, composta come è da quattro bimbi in tenera età, dalla vedova e dai genitori senza mezzi, continua con la crescente adesione dei cittadini. Tra le ultime offerte si segnala quella del Questore il quale assieme ai funzionari ed ufficiali di PS ci ha inviato la somma di diecimila lire. Altre cinquemila lire sono state offerta da un socio dell’AVIS che desidera serbare l’anonimato e cinquemila da F.M. A nome del Comando Militare della Sardegna il gen. D’Andrea ci ha inviato diecimila lire. I fratelli dott. Paolo e rag. Ercole Tronci ci hanno inviato diecimila lire ciascuno. Ma sono stati i ragazzi di P. Solinas a segnare profondamente, con un gesto che valica ogni loro possibilità economica, l’elenco delle offerte ieri. Quindicimila lire, quindicimila preziose lire sottratte a un povero bilancio, ci sono state rimesse con una lettera in cui si dice soltanto questo: “Sappiamo quanto sia triste perdere il proprio padre e perciò desideriamo dimostrare i nostri sentimenti venendo in aiuto alla famiglia del signor Fontana”. La lettera continua: “Quando saremo grandi vogliamo essere domatori di sangue. Inoltre preghiamo il Signore perché protegga la famiglia Fontana, che deve essere orgogliosa del Caduto, il quale era un uomo dal cuore grande”. Un’ultima offerta è pervenuta da un animo che ci ha rimesso diecimila lire ».

Il 19: « Anche ieri la sottoscrizione per la famiglia del vigile Fontana […] ha avuto seguito nella crescente e commossa solidarietà dei cittadini. Le offerte pervenuteci, da aggiungere al primo elenco per complessive 138.500 lire, sono le seguenti… [nuove49 per un totale di £. 219.900 e in cumulo ad arrivare a £. 358.400: fra esse è quella della madre del s.ten. Guido Rachel, disperso in Russia].

« Due righe per segnalare un gesto particolarmente toccante: una vecchietta si è presentata dal Comandante dei Vigili con poche centinaia di lire: “È tutto quello che ho e che posso – ha detto –, lo do volentieri, non so dirvi quanto sia commossa” ».

Il 20: « Lo slancio di solidarietà dei cittadini i quali nel momento della tragedia non hanno voluto lasciare soli i familiari del vigile Antonio Fontana […] si è manifestato anche ieri in un crescente afflusso di adesioni e offerte delle quali alcune notevolmente rilevanti e altre sommamente significative per lo spirito che le anima: [sono elencate 26 nuove offerte per un totale di £. 185.350 e in cumulo ad arrivare a £. 543.750].

« La cifra – nel freddo computo – dice già come la città sia solidale con gli orfani, la vedova e i vecchi genitori del Caduto. Ma le lettere che accompagnano le offerte danno una misura anche più alta della commozione suscitata dal triste episodio. Ne scegliamo una, tra le molte che avremmo voluto pubblicare: “I disagi e i sacrifici della guerra – scrive da S. Antioco il sig. Antonio Meloni Basciu, il quale fu compagno d’armi di Antonio Fontana in un reparto di bersaglieri carristi che combatté sul fronte russo – l’hanno voluto risparmiare, ma il destino ha voluto che desse fine ai suoi giorni compiendo un generoso atto di carità cristiana, pari al sacrificio della vita che si fa per la Patria” » .



  

Il 21: « Superate le settecentomila lire, la Sottoscrizione Fontana va verso il milione. Lo si può dire con fiducia, se il ritmo di questi giorni verrà mantenuto. Intanto si possono tirare le prime somme e osservare come alle grosse offerte di enti pubblici e privati vadano subentrando le offerte più modeste ma anche più numerose che testimoniano dell’adesione dei singoli cittadini al gesto di riconoscenza nei confronti degli eredi Fontana. Ecco l’elenco delle offerte ricevute ieri: [ne sono elencate 30 per un totale di £. 163.875 e in cumulo ad arrivare a £. 707.625].

« Molte offerte, dunque, anche nella giornata di ieri. E molte lettere d’accompagnamento, alcune formulate in termini generici ed altre esaltanti il gesto del vigile che morì nel dare il suo sangue a un ammalato. C’è anche la lettera di un mutilatino, Carlo Porcella, il quale ci manda il frutto dei suoi risparmi.

« Intanto i donatori di sangue, questi eroi sconosciuti di una quotidiana crociata, continuano con fiducia la loro missione, confortati dalla riconoscenza che la città tributa indirettamente alla loro organizzazione, nel preoccuparsi della famiglia Fontana. Anche ieri un vigile donatore, lo stesso che aveva assistito Antonio Fontana nella sua ultima trasfusione, è stato chiamato all’ospedale ed ha dato 350 centimetri cubici del suo sangue. L’assoluta singolarità del “caso Fontana” non ha determinato il menomo smarrimento tra i donatori. Essi continuano la loro opera di dedizione umana a vantaggio di chiunque li chiami nel bisogno. La sollecitudine dei cittadini, al cui esclusivo vantaggio i donatori agiscono senza nulla chiedere, stabilisce d’altra parte in modo tangibile i sentimenti di gratitudine che Cagliari nutre verso i donatori » .

Il 22: « Si va di cento in cento, nell’ordine delle migliaia, con la sottoscrizione Fontana. Il traguardo del milione si fa più vicino, ma intanto un impiegato statale, nell’inviare la sua offerta, fa notare come sarebbe opportuno che i sentimenti di solidarietà di una larga categoria di lavoratori a reddito fisso potessero conciliarsi con la scadenza fissa degli stipendi. Si tratta insomma di attendere il 27 del mese e in questo senso lo statale fa la sua proposta, chiedendo di tenere aperta sino alla fine di febbraio la sottoscrizione. L’osservazione è molto sensata ed è senz’altro accolta. Intanto ecco il dettaglio delle offerte ricevute ieri: [ne sono elencate 17 per un totale di £. 92.500 e in cumulo ad arrivare a £. 800.125].

« Abbiamo superato le ottocentomila lire e andiamo oltre. Il fervore dei consensi non solo non diminuisce ma accenna anzi ad aumentare. Il gesto del vigile Antonio Fontana […] e la penosa situazione in cui è venuta a trovarsi la famiglia hanno creato un’eco di generosi sentimenti che si propaga molto oltre la stretta cerchia della città. Diverse offerte sono giunte nei giorni scorsi dall’interno ed una da S. Antioco pervenne da parte di un ex-combattente che fu a fianco di Antonio Fontana sul fronte russo. Ora è la sezione dei cacciatori di Ussana a ricordare nel Caduto “il vecchio cacciatore”. Nell’inviare la loro offerta, i cacciatori di Ussana esprimono il voto che altre sezioni della loro organizzazione seguano il loro esempio.

« Anche a Oristano la sottoscrizione ha avuto inizio con diverse offerte. Chi intende parteciparvi ad Oristano può rivolgersi al nostro corrispondente Mariano Sanna, in via S. Chiara 3 ».

Il 23: « Siamo andati oltre il milione. La Sottoscrizione Fontana ha superato le duecentomila lire nella sola giornata di ieri e procede con un ritmo che lascia sperare in una somma che lenisca il disagio materiale della famiglia del vigile morto nel dare il suo sangue ad un ammalato. Ecco il dettaglio delle offerte ricevute ieri: [ne sono elencate 25 per un totale di £. 219.400 e in cumulo ad arrivare a £. 1.019.525].

« La sottoscrizione continua. Resta aperta sino alla fine del mese, onde dar modo a tutti di concretizzare nelle offerte la solidarietà manifestata in un impulso non sorretto da molti mezzi. S’infittiscono intanto le espressioni di commosso rimpianto per il sacrificio del vigile e le manifestazioni di rammarico per la mancata concessione di una pensione ai familiari ».

Il 24: « La sottoscrizione a favore della famiglia del vigile urbano Fontana ha raggiunto nella giornata di ieri la somma di lire 1.126.000. Si va verso il milione e mezzo e anche questa cifra, probabilmente, sarà superata, commovente conferma del generoso cuore della cittadinanza cagliaritana non mai estranea né assente alle nobili manifestazioni di umana solidarietà: [sono elencate 19 nuove offerte per un totale di £. 107.300 e in cumulo ad arrivare a £. 1.126.825 ].

« La sottoscrizione è sempre aperta. Rivolgiamo però cortese invito a quanti intendono ancora parteciparvi di voler inviare sollecitamente le loro offerte poiché, con la data di venerdì prossimo 29 la sottoscrizione verrà chiusa improrogabilmente » .

Il 26: « Il milione era una meta, ma assai oltre andava il cuore della città. La Sottoscrizione Fontana ha superato le previsioni e diventa ormai un simbolo di solidarietà, un conforto al donatore di sangue – questo anonimo eroe della realtà quotidiana – che vede prorompere in uno slancio di generosità i profondi sentimenti di riconoscenza che legano i cittadini al suo sodalizio. Sono sentimenti che il caso umano aperto dal sacrifizio di un donatore ha messo ora in luce, traendoli da una vaga e inespressa riserva. Vediamo dunque in questo ordine di idee il soccorso che la città porta ai familiari e soprattutto agli orfani del vigile Antonio Fontana. E veniamo al dettaglio delle offerte ricevute ieri: [ne sono elencate 10 per un totale di £. 54.000 e in cumulo ad arrivare a £. 1.180.825].

« C’è una variazione in meglio da apportare: i vigili urbani di Oristano ci hanno rimesso ieri la loro offerta annunciata telefonicamente. Sono 6.500 lire e non 6.000 come avevamo registrato. Al totale complessivo vanno dunque aggiunte altre 500 lire. C’è un’altra offerta che non può essere registrata in cifre, ma che ha un valore singolare: un donatore di sangue, tintore, ha offerto alla famiglia Fontana il suo lavoro provvedendo a tingere in nero gli abiti della vedova. È un gesto toccante, un atto di solidarietà che viene dal cuore. La sottoscrizione resta aperta fino alla fine del mese. La città è ancora chiamata a esprimere la sua riconoscenza » .


Invece dei coriandoli…

Il 27: « Ci scrive un ragazzetto, Sergio Deplano, il quale frequenta la seconda elementare ed ha incerta la grafia e grande il cuore: “Un amico di casa mi ha regalato cento lire per comprare coriandoli; io invece ho pensato di mandarli ai bambini di Fontana”. Non è possibile dilungarsi in commenti. Si moltiplicano i gentili episodi pullulanti in margine alla sottoscrizione che vuole dimostrare la gratitudine della città verso un donatore di sangue caduto nel gesto semplice ed eroico di chi offre la sua vena pulsante per la salvezza di uno sconosciuto. Il computo delle cifre è un po’ un indice di questi episodi: ma non si potrebbe andar oltre nel dare ad ogni cifra il suo autentico significato. Ci piace anzi trovare, nell’empito di solidarietà che ingrossa la sottoscrizione, il senso di una partecipazione totale della città e dell’isola (molte offerte giungono dall’interno) allo slancio di umana comprensione in cui trovano rifugio gli orfani del vigile Antonio Fontana. Ecco dunque nel dettaglio le offerte raccolte ieri: [ne sono elencate 4 per un totale di £. 76.100 e in cumulo ad arrivare a £. 1.181.325].

« Andiamo verso il milione e mezzo. Ma non ci poniamo mete. Abbiamo tenuta aperta la sottoscrizione perché uno statale, nel fare la sua offerta, prospettava l’opportunità di dar modo alle categorie a reddito fisso di concretare in un’offerta la loro solidarietà. Oggi siamo al 27. Ci sono ancora due giorni di tempo, per aggiungere il proprio nome e il proprio contributo all’ormai lungo elenco di offerenti. Abbiamo fiducia nella città, che ha risposto con slancio spontaneo al nostro appello » .

Il 28: « Sono sufficienti poche righe per presentare il lungo elenco di offerte per la sottoscrizione Fontana che s’avvia ormai alla conclusione. Sono sufficienti le cifra stesse, che sono le seguenti:[ne sono elencate 138 per un totale di £. 122.000 e in cumulo ad arrivare a £. 1.303.325 ].

«È necessario un commento? Siamo alle ultime battute, alle offerte dei singoli, più modeste ma più toccanti » .

Il 29: « Rivolgiamo oggi un ultimo appello a quanti vorranno onorare la memoria del vigile Fontana, caduto nel dare il suo sangue a un ammalato, venendo in soccorso dei quattro orfanelli, della vedova e dei vecchi genitori che l’improvvisa morte del donatore ha lasciato senza mezzi di sussistenza né diritto alcuno a pensione o altri emolumenti. La Sottoscrizione si chiude oggi. Non è possibile tenerla aperta per un tempo indefinito; tiriamo dunque le somme traendone la consolante constatazione che la città ha risposto con commossa solidarietà all’appello da noi lanciato. Ancora per ventiquattr’ore raccogliamo dunque le ultime offerte, e intanto passiamo al dettaglio delle offerte ricevute ieri: [ne sono elencate 59 per un totale di £. 101.720 e in cumulo ad arrivare a £. 1.405.015].

« Si potrebbe aggiungere un’altra cospicua somma al totale complessivo e se la teniamo fuori dagli elenchi è solo per ragioni di contabilità. La Ditta Pasquale Laccu, presso la quale il vigile Fontana aveva aperto un conto per un acquisto rateale, ha offerto alla vedova l’abbuono di una rimanenza di £. 27.500 che doveva ancora essere versata.

« Ed ora una breve rettifica: nel pubblicare la lettera di C.S. il quale proponeva una seconda sottoscrizione per il minatore Brundu, la cifra da lui offerta per la famiglia Fontana è risultata di cento lire anziché di mille, per un banale errore tipografico.

« E concludiamo: basta ormai poco, per giungere al milione e mezzo. Un ultimo sforzo: fateci avere entro oggi le vostre offerte. Chissà che gli zeri non finiscano col quadrare nel modo più perfetto!... ».

Il 1° marzo: « Ringraziando i donatori di sangue, che due anni fa salvarono la vita del fratellino Gianfranco, tre ragazzi hanno mandato la loro offerta per i bambini del vigile Antonio Fontana, rimasti orfani e senza mezzi per la morte del padre accorso al capezzale di un ammalato e caduto nel dare generosamente il suo sangue. Non sappiamo quanti fra i molti sottoscrittori di questi giorni abbiano potuto pagare un debito di gratitudine con la loro offerta. Pensiamo siano molti; ma non importa saperlo. Preferiamo credere anzi che i cittadini tutti abbiano voluto pagare un debito di solidarietà e riconoscenza nei confronti di tutti i donatori di sangue, versando il loro obolo per gli orfani del vigile caduto. Chiunque sappia come i donatori accorrono, incuranti di se stessi e solleciti verso gli altri, quando uno sconosciuto qualsiasi invoca il loro altruistico intervento non può non essere stato toccato dall’appello che lo stesso Antonio Fontana inviava dall’oltretomba: sappiamo che un giorno il vigile, il quale amava il prossimo come se stesso – secondo il comandamento divino che doveva seguire sino al sacrificio – e la sua famiglia più di se stesso, dichiarò che sarebbe stato contento di morire se avesse potuto lasciare i suoi piccoli e la moglie e i vecchi genitori in una tranquilla agiatezza. Morì invece lasciandoli nella miseria. E la città è venuta in loro aiuto, bruciando le tappe di una sottoscrizione della quale diamo oggi l’ultimo elenco. La sottoscrizione è chiusa. Chi ancora volesse fare delle offerte dovrà indirizzarle al Comando dei Vigili Urbani, la cui collaborazione è stata in questi giorni attiva e preziosa. Ecco intanto il dettaglio delle offerte ricevute ieri: [ne sono elencate 137 per un totale di £. 634.295 e in cumulo ad arrivare a £. 2.030.340] ».

Il 4: « Continuano a giungere elle offerte ritardate per la sottoscrizione Fontana, mentre il Comando dei Vigili Urbani (via Collegio 18) tiene ancora aperta la sottoscrizione sino al suo naturale esaurimento. Il personale dell’ufficio sanitario del Comune ha offerto 22.300 lire; un calciatore di Cagliari 1.000; il Circolo di Lettura di Tortolì 3.000; il sig. Domenico Loi 5.000; il sig. Antonio Podda da Oristano 8.470 lire. Ancora 39.670 vanno dunque aggiunte agli elenchi precedenti, talché il totale complessivo è di 2.154.420 lire » .

Il 5: « Ai due milioni e 154.420 che costituivano fino a ieri il totale delle offerte pervenutesi per la famiglia Fontana, vanno aggiunte nuove offerte, che giungono assieme ad altre destinate alla famiglia Brundu. Dai dipendenti della ditta Santa Melis abbiamo ricevuto diecimila lire da ripartire in eguale misura fra le due sottoscrizioni. Altre mille lire per la famiglia Fontana sono pervenuta da una socia dell’AVIS. Dalla direzione e dagli impiegati della Esattoria Consorziale di Cagliari, in memoria della mamma del loro collega cav. Gaetano Porcu Garzia, abbiamo ricevuto 6.200 lire per la sottoscrizione Brundu » .

Il 6: « Per la sottoscrizione Fontana gli insegnanti e gli alunni delle scuole di Pirri, Monserrato e Quartucciu dipendenti da questo circolo didattico hanno inviato la somma di lire 30.750. … » .

Il 7, dopo anche qualche rettifica d’imputazione: «… debbono essere sommate le ulteriori offerte pervenutesi che sono le seguenti: 3.000 lire dalle bimbe di una terza classe elementare femminile di Carbonia, 4.190 lire da M.P., 3.000 dal Sindaco dei dirigenti di aziende industriali di Cagliari e Nuoro, 1.000 lire dall’avv. Mario Cardona, 1.000 lire da Sandro e mauro Piras, 1.000 lire dalla donatrice di sangue Chiara Dessì Sanna e 2.000 da un ufficiale dei bersaglieri. Il totale complessivo è di 2.201.360».

E ancora il 13, lasciando altra raccolta al comando dei VV.UU.: «L’AVIS nazionale ha inviato ventimila lire per la famiglia del vigile caduto nel dare il suo sangue; 5.000 lire ci sono pervenute dal prof. Orzalesi, direttore della clinica Oculistica; 500 lire dalla signora Maria Lo Masto; 500 lire da Peppino Peddis di Mogoro; 1.000 lire da Mercede Carcassi; 5.000 lire da Angelo Ottolini; 500 lire da Mariella, Piergiorgio e Rita; 500 lire dal vigile Giacomo Buono»…

Nella giornata avisina del 1955 celebratasi al teatro Massimo, la medaglia d’oro alla memoria fu consegnata ad Antonio Fontana dal presidente dottor Fois, che quel giorno segnalò come dal 1931 alla data le trasfusioni effettuate dall’AVIS cagliaritana ammontassero a 20mila e come la platea dei donatori avesse raggiunto le 520 unità. Ritirò la medaglia di Antonio sua moglie Teresa. Con lei i piccoli Fontana: Mario, Carmen, Tore e Cristina.


Fonte: Gianfranco Murtas
RIPRODUZIONE RISERVATA ©

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Nicolò Fontana

21 Set 2024

Bellissimo articolo, ringrazio sentitamente e spero, sinceramente, che questo articolo possa sensibilizzare chi di dovere per il recupero della salma, andata perduta. Il desiderio di mio padre era quello di morire dopo aver ritrovato la salma del padre. Purtroppo il suo desiderio non è stato esaudito. Spero si possa fare qualcosa. Nicolò Fontana


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