di Franco Meloni
Arrigo Miglio ha tutti i titoli e le qualità per meritare la nomina a cardinale. Tra tutti l’aver guidato dal 1992 al 1999 la diocesi di Iglesias, dal 1999 al 2012 la diocesi di Ivrea e, infine dal 2012 al 2019 la diocesi di Cagliari, della quale è arcivescovo emerito. Ma come non ricordare il ruolo scientifico-organizzativo delle Settimane Sociali dei cattolici italiani, tra le quali la 48ª Settimana sul tema «Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale», svoltasi a Cagliari nell’ottobre del 2017. E ancora: l’aver ricoperto il ruolo di assistente ecclesiastico generale dell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani dal 1990 fino al 1997, da qui la sua particolare sensibilità all’ecologia e alla salvaguardia della Terra. Papa Francesco ebbe modo di valutarne le capacità nel corso della sua visita a Cagliari il 22 settembre del 2013. Potremo proseguire, peraltro tutta la vita ecclesiale di mons. Miglio è documentata ampliamente nella rete. Ma, ci chiediamo, quale è la ragione di fondo della decisione papale dell’inaspettata nomina? Ebbene, io credo sia stato un positivo riconoscimento per la Sardegna. Forse anche in funzione di una sorta di compensazione a fronte della recente morte del cardinale Luigi De Magistris che ha privato la Sardegna di un importante riferimento ecclesiastico e ancora avuto riguardo alla vicenda, tuttora purtroppo non definita, del cardinale Angelo Becciu. Ma tale “riconoscimento” ha una sua autonoma valenza, che il prelato piemontese ha saputo rappresentare e che ci piace riferire alla “sardità” di Arrigo Miglio, simile a quella di cui è espressione un altro grande sardo di adozione: Gigi Riva! I miei amici del Comitato per sa die de sa Sardignia, sostengono, sommessamente, che il piemontese Arrigo Miglio sia il “più sardo” tra i vescovi della Sardegna compresi quelli che in Sardegna sono nati. Un esagerazione? D’accordo: meglio evitare la misurazione del “tasso di sardità”, ma non è casuale per sostenere la sardità di Arrigo Miglio valutare oltre il suo servizio pastorale in terra sarda, il fatto che abbia deciso di continuare a vivere in Sardegna, dopo il suo pensionamento, ricoprendo la carica onorifica di vescovo emerito di Cagliari; scelta confermata anche dopo l’annuncio pontificio. È pertinente nella presente circostanza rilanciare la concessione all’illustre prelato della cittadinanza onoraria delle due città sarde, Cagliari e Iglesias, nelle quali ha esercitato la missione pastorale. Per concludere queste considerazioni, coerentemente a quanto sostenuto, mi piace riportare un brano dell’omelia che mons. Miglio fece il 28 aprile 2015, nella Messa nella Cattedrale di Cagliari in occasione della ricorrenza de “Sa die de sa Sardigna”, da me intitolata, nel servizio su Aladinpensiero: “Sardegna nostra Patria”.
“La celebrazione di Sa Die ‘e Sa Sardignia mi pare una occasione preziosa per approfondire il senso vero della Patria, con il suo territorio, da coltivare e da difendere, affinché sia sempre fecondo per la vita delle persone; assieme al territorio abbiamo una cultura, uno dei beni più preziosi che vogliamo trasmettere alle generazioni più giovani e a quelle future, tanto più quanto la nostra cultura è impregnata del messaggio cristiano e dunque non è solo memoria di una storia gloriosa ma è portatrice di speranza, perché la fede nel Signore Gesù risorto ci porta a guardare avanti e in alto”
Felicitazioni signor Cardinale e Buon lavoro per quanto potrà fare nella sua nuova responsabilità al servizio della Chiesa e dell’Umanità e in esso della Sardegna e della sua gente.