Beati i miti… e la genialità artistica di Francesco Granatiero caricaturista di Manfredonia
di Gianfranco Murtas

Appartiene alla grande scuola dei disegnatori umoristici (o chiamali satirici) che hanno accompagnato i saggisti storici anche di gran nome nella rappresentazione degli eventi di maggior impatto pubblico nel nostro tempo, e così dal Risorgimento patrio. È Francesco Granatiero – matita intelligente e ispirata, apprezzata e ammirata, amata anzi, in Italia e fuori d’Italia – l’artista sipontino, della carissima terra pugliese, che nei giorni recenti ci ha regalato un’istantanea piena di gusto e di contenuti valoriali meritevoli di accoglienza e riflessione. Giocano sulla carta le immagini caricaturali di Trump e Putin – il peggio che possa circolare oggi nell’alta politica del mondo – e quella, più sobria e rispettosa, di papa Leone XIV con, sullo sfondo già di un paradiso che non rinuncia però ad occuparsi di noi, il volto del suo collega e predecessore Francesco. Titolo: “Beati i miti”.
Ne ha scritto nei giorni scorsi, nel sito Stato Quotidiano, il professor Mario Spedicato, già titolare di storia moderna all’università del Salento, nonché presidente della sezione leccese della Società di Storia Patria per la Puglia ed autore di numerosi studi principalmente volti a sondare le millenarie vicende della Chiesa cattolica. E piace così riprenderne qui alcune battute che, nella sintesi estrema, non soltanto illustrano l’opera grafica dell’artista, ma di Granatiero sembra rivelino quella spiritualità (ben consapevole di cosa sia il bene e di cosa sia il male) che lo muove nelle sue sceneggiature disegnate.
Ecco le sue parole: « Granatiero, in quella vignetta, arriva subito al punto senza cercare fingimenti inutili. Tratteggia i protagonisti per quelli che sono, facendo anche ricorso, per due dei quattro personaggi effigiati, a sembianze antropomorfe: Trump, difatti, è raffigurato come un vecchio leone (ancora energico e molto vorace) e Putin come un falco maturo, tuttora voglioso di predare e con il piglio di non accontentarsi mai ; Papa Leone XIV invece è tratteggiato con le proprie sembianze (seppure caricaturali) ed è seduto in groppa all’appena menzionato “leone” americano (a cui importa ottenere solo guadagni personali dietro l’affannosa ricerca di una tregua bellica). L’attuale pontefice cerca, con la sua consueta mitezza, di frenare le invadenze di quell’essere mastodontico. La tanto agognata “Pax” (Pace), infine, resta fuori campo, quasi in sordina, se accarezza solo la coda del “leone”, posizionata persino alle spalle dell’odierno “Vescovo di Roma”, che pure la insegue, come un obiettivo prioritario e irrinunciabile, sulla scia delle pressioni, che Papa Francesco, in quel disegno satirico, sembra continuare ad esercitare dall’alto dei cieli.
« Una vignetta così illuminante ed esplicativa non è di tutti i giorni e neppure di tanti artisti. Granatiero si è mostrato, in questo delicato compito, un disegnatore unico ed originale, capace di trasmettere, con leggerezza, una realtà complessa e, nello stesso tempo, di difficile comprensione, avvicinando anche il pubblico meno colto e attrezzato a farsi una precisa idea dei fatti che scorrono sulla sua testa ».
Interprete dei tempi (suoi e nostri), e anche dei tempi che questi attuali hanno preparato – dillo dell’Ottocento nella faticosa costruzione unitaria della patria e anche del primo Novecento, fra dittatura in complicità Savoia e Liberazione repubblicana –, dei grandi disegnatori Francesco Granatiero possiede l’intuito del reale che traduce nella formula semplice e rispondente che è nel mestiere della matita. Proprio come in questo caso, se della scena coinvolgente i presidenti americano e russo e i due pontefici, il recensore riesce a cogliere l’impulso geniale e la suggestione conseguente definendo la vignetta « talmente efficace » da indursi egli a « rinunciare a leggere e commentare le arzigogolate tesi proposte, nei maggiori quotidiani italiani, da politologi di riconosciuta fama » .
Francesco Granatiero, del quale mi piace ricordare qui il bellissimo volume Ricordo Chiaroscurissimo, con sottotitolo vignette satiriche, che mi occorse di presentare in un curioso e incantato “viaggio esplorativo” negli spazi web di Fondazione Sardinia (“Evviva! Ci è toccato Mazzini”, 9 agosto 2016) è, può ben dirsi, una concentrazione di coscienza e di gentile arte pedagogica. Collabora al mensile on-line e di raggio internazionale Buduàr – Almanacco dell’arte leggera ed ha ricevuto riconoscimenti e premi (fra essi merita ricordare quello della Critica Rai Tre – Telesette – Circuito Lattemiele al VIII Festival Nazionale del Cabaret diretto da Nino Frassica). A me di lui piace richiamare le dolcezze dell’amicizia con la Sardegna e i sardi, da quelli storici della politica come Francesco Cossiga ed Enrico Berlinguer a quelli del corrente passeggero ora in dialogo con il grande prezioso e indimenticato Efisio Marini o magari nell’ammirata sequela democratica e repubblicana di uomini della miglior cultura riformatrice come, dopo Giovanni Bovio, Ugo La Malfa e Giovanni Spadolini.
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