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Gianfranco Murtas

Cagliari 1909… storie di mercati scuole e opere pie, banche spiagge e religione

di Gianfranco Murtas

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Per l’oratorio salesiano a Cagliari forse ci siamo. La sera di domenica 18 aprile il prof. Francesco Aloisio tiene una conferenza, nella chiesa di Sant’Antonio abate, per illustrare il progetto dello stabilimento in Cagliari, di cui molti avvertono effettivamente la necessità. 

Egli parla per una quarantina di minuti e cattura l’attenzione di tutti, presentando un ampio quadro delle esigenze formative dei ragazzi: occorre combattere le tossine dell’immoralità diffusa sulla piazza, quelle tossine prodotte, sovente, nelle stesse famiglie – dice press’a poco –, occorre educare i giovani ai valori della religione ed al senso civico che in loro è debolissimo, quasi inesistente. Fra i giovanissimi sono in spaventosa crescita i delitti e la microcriminalità, e ciò riflette il disagio sofferto da ampie aree sociali che spetta alla politica ed al buon sentire dei migliori di assorbire gradualmente, appunto favorendo luoghi di bene come l’oratorio.   

Un nucleo salesiano, di pionieri, già opera a Cagliari, nella salita degli Ospizi, ma i lavori di costruzione dell’edificio che dovrebbe accoglierli – iniziati con la posa della prima pietra benedetta dal card. Maffi in occasione della sua visita nell’aprile 1908 – si sono arenati subito per mancanza di fondi. Verso gennaio, in occasione della festa di San Francesco di Sales, si è svolta una conferenza fra tutti i cooperatori che, nell’Isola, hanno la loro centrale, da una decina d’anni, in Ogliastra. Vi ha partecipato anche il dott. Mario Piu che, anche in quanto parroco collegiato di Sant’Anna, molte energie sta spendendo per la causa. Certo si tratta di un’impresa difficile. Necessitano ingenti risorse anche materiali, ma soprattutto occorre sviluppare una sensibilità, una consapevolezza del bisogno e dell’urgenza.

Durante le feste cosiddette di calendimaggio, si terrà, nello spazio cinematografico dell’Ideale, in via Sassari, un festival, proprio a beneficio dell’oratorio prossimo venturo. La lotteria, per la quale si stanno raccogliendo da molte parti ninnoli, statuette, lavori di piccolo artigianato femminile, ecc., potrà essere l’occasione ed il modo più propizio per raggiungere l’obiettivo. E infatti eccole già le dame di carità intente ad abbordare ora questo ora quello, a ciascuno cercando di vendere i biglietti della fortuna. Il consuntivo sarà più che soddisfacente. A luglio verrà a Cagliari don Arturo Conelli, ispettore delle case di don Bosco, accompagnato dal direttore dell’istituto lanuseino, don Borio. Potrà accelerarsi il cantiere di Palabanda? fra l’altro si darebbe lavoro a tanti disoccupati, muratori e fabbri, falegnami ed idraulici…

Il cantiere più importante della città è quello di Bonaria. Nel pomeriggio del giovedì dopo Pasqua inizia, nel santuario, un solenne novenario in preparazione alla festa dell’Incoronata patrona massima dell’ordine mercedario e dell’Isola. Ci si avvia al primo anniversario del nuovo, ed ennesimo, ma caro, titolo mariano.

Dopo la messa dell’aurora, alle 5, una decina di celebrazioni si susseguono ogni mezz’ora. Alle 9,30 il pontificale. Nel pomeriggio vespro cantato con panegirico del dott. Efisio Argiolas (della collegiata di Sant’Eulalia) e benedizione col Venerabile impartita dal superiore del convento padre Adolfo Londei. E sono molte migliaia i fedeli che affollano le funzioni da mattina presto a tarda sera. Ogni messa è divenuta messa di comunione generale, e per ben tre volte il commendatore dell’ordine deve mandare nelle altre chiese cittadine per provvedersi di nuove particole.

L’indomani, il parroco presidente di San Giacomo, dott. Giovanni Ligas, celebra anch’egli all’altare della Madonna. La Società operaia cattolica femminile ha sottoscritto un’azione di cento lire per la nuova basilica. Anche a San Lucifero ci si sta quotando per la fabbrica di Bonaria. E intanto in città sono comparse le belle medaglie che ritraggono Nostra Signora cagliaritana. Acquistate all’ingrosso, in stock da cento, costano 15 lire le grandi, 2,40 le piccole. L’arcivescovo ha concesso l’indulgenza di 100 giorni tutte le volte che si recitino le giaculatorie incise nelle facciate recto/verso.

Al Partenone e in Municipio, i garibaldini e Sant’Efisio

Mentre la città è tutta devotamente mobilitata per festeggiare la Vergine di Bonaria, già di prima mattina compaiono, in piazza Yenne, numerosi “erbivendoli” di provenienza del basso e medio Campidano, ai quali è stato concesso l’ambìto onore di calmierare il mercato cittadino. Si tratta dell’applicazione sollecita di un’ordinanza sindacale che, “allo scopo di regolare la distribuzione dei posti nei mercati del largo Carlo Felice e la vendita dei generi alimentari nella città”, ha autorizzato il mercato libero, oltre che nella spianata presso lo scalone del Bastione, cioè nella piazza Costituzione, anche nella piazza Yenne (in sostituzione delle postazioni provvisorie del Carmine). Così, dalle 6 alle 10 della mattina, «chiunque intenda esporre in vendita generi alimentari» può farlo «senza esser tenuto al pagamento di alcun diritto di posteggio o di occupazione di suolo pubblico».

Per ciascun genere occorre esporre la tabella indicativa del prezzo di vendita, mentre è proibito «elevare durante la giornata i singoli prezzi stabiliti e di cedere i generi a minor prezzo prima di aver provveduto ad esporre una nuova tabella col prezzo ridotto». Questa la norma.

C’è, in materia annonaria, da discutere anche delle mercuriali, che mancano e sono oggetto di rimbalzi di responsabilità fra Camera di commercio e Municipio. Nella piazza del Carmine, dove tradizionalmente si tiene il mercato dei grani, l’ente camerale si è sempre limitato a rilevare le quantità statistiche dei movimenti e solo saltuariamente ha abbozzato listini. Il Comune, da parte sua, ha creduto di potersi acquistare benemerenze assicurando la sorveglianza dei propri agenti e quel tanto di organizzazione necessaria per la buona conduzione degli affari. Esso non può e non vuole entrare invecenella rilevazione degli andamenti delle transazioni o delle dinamiche dei prezzi. 

Dove si concentrano i maggiori motivi di malumore, quasi ne sia l’inesausto produttore, è e rimane, a proposito di prezzi, il mercato civico tra il Largo e la via Baylle. Nel settore della carne e del pesce, ma non solo lì, ogni santo giorno gli agenti municipali fanno il giro per rilasciare le targhette che, infine, sono quelle che convincono gli avventori a fermarsi o andare oltre. Ma cosa succede nel concreto? Succede che, all’alba, non i pescatori ma i primi rivenditori che occupano la postazione siano quelli che impongono i prezzi, dopo aver fatto sparire le targhette delle guardie. I pescatori veri, quando arrivano, trovano così tutto già stabilito e non hanno che da adeguarsi. I prezzi sono fissi. Da più parti si chiede, ma senza risultato, di consentire la libera contrattazione fra i vari soggetti che intervengono a diverso titolo nel negoziato: clientela, rivenditori, pescatori.

La manutenzione non è forse mai stata un granché e la caduta di calcinacci è stata sempre la soffice colonna sonora della struttura, soprattutto nel settore della via Baylle ove si trova, oltre il cancellone, un’ampia scala d’accesso. Gli interventi dei pompieri eliminano periodicamente il pericolo, ma non risolvono mai, definitivamente, il problema … si tratta forse di responsabilità ed incombenze che spettano all’appaltatore, che invece non provvede perché è impegnato in altri più urgenti lavori. Peggio per lui se poi i rivenditori sacrificati cominceranno lo sciopero della tassa di posteggio…

Suscitato dall’assessore Accardo, il dibattito che si svolge in Consiglio comunale, mercoledì 28 aprile, è, come si dice, ampio ed approfondito. Il programma edilizio-igienico riguardante il viale San Pietro andrebbe raccordato – a parere del consigliere Scano – col piano d’ampliamento dell’area al di sopra del Corso, fino al viale degli Ospizi. Urgenti appaiono anche gli interventi razionalizzatori a Villanova, dove si sta costruendo sempre più senza alcun criterio urbanistico, ed anche a Castello, ove è possibile ottenere ampliamenti con demolizioni di case di nessun valore né storico né attuale: sarebbero autentici “respiri” capaci di migliorare lo stato igienico del quartiere.

Occorre por mano all’impianto viario un po’ in tutte le parti della città – prosegue Scano –, perché punti fra loro vicinissimi in linea d’aria sono invece raggiungibili dopo molti giri proprio a causa dei tappi stradali. «Così Sant’Avendrace potrebbe essere riavvicinato al Castello mediante una strada attraversante Tuvixeddu», sostiene, ed ipotizza un tunnel per collegare Stampace e Villanova, dal burrone di San Guglielmo fino a Terrapieno: il materiale di scavo – aggiunge da tecnico – «è tenero (tufo e tramezzario) ed avente un non lieve valore come pietra da costruzione». Un business possibile, insomma, per il Municipio.

Soprattutto sul carovita si sofferma invece il consigliere Cao, e con lui il consigliere Marras che, da «figlio del popolo» quale si definisce, avverte che le case operaie prossime venture «non saranno abitate dagli operai» per mancanza di mezzi: la disoccupazione di massa, infatti, non darebbe modo di affrontare gli obblighi di una pigione.

Al radicale Guidi, che ha imputato alla maggioranza il deprecabile stato igienico della città, lo squallore dei sottani e quant’altro, ora l’assessore Accardo risponde con sarcasmo: dimostri che veramente «il livello della vita civile a Cagliari è al di sotto di quello delle 39 città…, e ricavi pure con la formula X = CRM diviso A + RC il numero dei letterati, nessuno si persuaderà che Cagliari si trovi tanto giù nella scala della civiltà». Si guardi piuttosto – sostiene l’esponente della giunta – l’ultimo Annuario Statistico Italiano che rivela come «nell’area costruita, mentre a Cagliari gli abitanti per ettaro costruito sono soltanto 481, a Bari sono 547, a Genova 1.391, a Milano 532, a Potenza 950, a Roma 751, a Sassari 611…».

E sul punto del concorso comunale al piano di edilizia economico-popolare affidato alla responsabilità del nuovo ente autonomo, va chiarito – continua Accardo – che non tutto si esaurisce nel contributo di 100.000 lire, ma va considerato l’apporto dei servizi, dalle strade alle fognature. E comunque il Comune riserva a sé il compito di provvedere non alle nuove costruzioni, bensì al risanamento di quelle vecchie…

La società dei reduci garibaldini è il fiore all’occhiello della galassia patriottica cagliaritana d’inizio secolo. Ad aprile si costituisce in città un patronato di signore, presieduto da Maria Marcello, consorte del sindaco. Sono una quarantina in tutto, mogli di autorità ed alti ufficiali, patrizie d’antico casato, insegnanti che portano un forte afflato nazionale. Per prima cosa esse ordinano a Roma una grande bandiera tricolore con l’effigie del Generale ed il suo motto adottato nelle battaglie meridionali: «Italia e Vittorio Emanuele».

La bandiera arriva e domenica 2 maggio, al Politeama, presente il pubblico delle grandi occasioni, mentre il servizio d’onore è assicurato dai soci del Circolo universitario, si procede alla solenne consegna. «Anche l’Italia d’oggi adora il suo Dio d’Amore e di Sacrificio, il Dio della vita e dell’avvenire, il Dio della gente e dell’umanità: Garibaldi…», incipita la professoressa Pintus, che dà una lettura al femminile dell’epopea che si riassume nel nome dell’eroe. «A noi donne il fato, l’ora presente in cui le guerre si combattono a tavolino, non concedono il santo orgoglio di piangere, di pregare o faustamente augurare per i nostri padri, per i nostri figli, per i fratelli che si avviino confidenti e sereni alla difesa della Patria e della libertà…».

Tocca quindi a Bertolucci commemorare la fatidica giornata del 30 aprile 1849, quella in cui le milizie della Repubblica Romana sconfissero le soldatesche francesi sbarcate nel Lazio per restaurare il governo teocratico di Pio IX. Un discorso di eloquio scorrevole, certo alato e però non noioso: «Noi abbiamo tutti oltre i sessant’anni – dice ad un certo punto l’oratore –, ma nessun avvenimento per quanto caro, per quanto vantaggioso, per quanto desiderato in questa lunga vita e tra le pareti domestiche o nei pubblici ritrovi, poté mai destare nell’animo nostro tanto compiacimento quanto la memoria di quelle stupende giornate… Verrà un giorno che il nome di Garibaldi sarà un mito… la sua tomba sarà come un altare, e dinanzi a questo nume indigete accorreranno festanti le generazioni future».

Il 2 giugno i reduci officiano il solennissimo laico pontificale d’ogni anno, con larga partecipazione degli altri sodalizi fratelli, ciascuno armato della sua bandiera sociale. Muovendo dalla propria sede il corteo raggiunge il municipio castellano dove una corona d’alloro con nastro nero e scritta in oro «I garibaldini di Cagliari al loro duce» viene deposta ai piedi della lapide che, di lato a quella mazziniana, onora l’eroe. Il prof. Bertolucci dispensa poi il suo miglior repertorio di slanci letterario-patriottici. Parla anche l’avv. Giuseppe Sanna Randaccio che, a nome del Municipio, ha accolto il dono.

Il calendario non sarà comunque mai avaro di occasioni di celebrazione. Così, in autunno, nella ricorrenza del 49° della battaglia che segnò la fine della dominazione borbonica, al Volturno, i reduci cagliaritani si ritroveranno in agape per consumare e, dopo l’ultimo brindisi, spedire un telegramma al gen. Ricciotti Garibaldi “invitto eroe Digione Domokos”. 

A maggio è il trionfo di Sant’Efisio anche se, da qualche tempo, il livello della festa si è di molto abbassato. Si è impoverito il tradizionale contorno di giostre e lotterie nelle baracche commerciali allestite fra le piazze Yenne e Carmine e nel Largo. Le ristrettezze del bilancio hanno poi alleggerito lo specifico capitolo di spesa, ed il primo a soffrirne sarà il corso Vittorio Emanuele orbato delle sue consuete luminarie. Le pur deboli spire anticlericali che soffiano nell’aula consiliare, e di cui già a gennaio si è data una prima prova, si sono appena placate riguardo all’alter nos, nel senso che il consigliere Colomo si è offerto spontaneamente di montare sul cavallo e percorrere le strade di Stampace immediatamente prima del cocchio dorato. Mentre il collega Alagna sfilerà con i devoti, dietro.

Nella seduta consiliare del 27 aprile l’argomento del concorso finanziario alla manifestazione è ritornato insistente. Pesa, certo, quanto l’assessore Lippi ha appena riferito circa l’inaspettato ricorso del capitolo metropolitano alla GPA avverso la soppressione del contributo comunale alla cappella per i servizi in duomo, il che ha finito per condurre l’aula a spaccarsi sulla delibera di costituirsi in giudizio.

L’assessore Accardo ha osservato come la crisi economica abbattutasi sui ceti più poveri della città, in termini di disoccupazione e carovita, ecc., abbia indotto l’amministrazione a dirottare le 400 lire stanziate per l’illuminazione stradale nella sera del ritorno del santo, a favore delle cucine economiche che, destinate a chiudere proprio a fine aprile potrebbero riuscire, invece, a prestare il loro servizio per tutto il mese di maggio. 

Nel dibattito gli anticlericali – il socialista Piga, il radicale Guidi, il democratico Pernis – hanno appoggiato la giunta, non così gli altri. Finirà che il decano mons. Serra rinuncerà, per protesta, alla vettura da sempre messa a disposizione del rappresentante dei canonici e le casse comunali risparmieranno così ulteriori 5 lire!

A terzo guardiano, incaricato dell’organizzazione della festa religiosa, l’arciconfraternita del Gonfalone ha confermato Francesco Madeddu, il quale fin da marzo ha mobilitato, riunendole nella propria abitazione di via Genovesi, le forze disponibili a dargli una mano.  

Alle 10,30 della vigilia, come sempre, nella chiesa stampacina, il simulacro realizzato dal Lonis viene collocato nel cocchio, fra gli incensi e i cori. Sabato 1° maggio, poi, a mezzogiorno in punto, al termine della messa celebrata dal cappellano dell’arciconfraternita, esce la processione incanalandosi nel consueto tragitto: via Azuni, piazza Yenne, il Corso, la via Sassari… Durante il passaggio, la banda civica e quella militare accompagnano col loro miglior repertorio di marce.

Buona, tutto sommato, la partecipazione dei campidanesi, dei miliziani, della guardiania. Numeroso anche il pubblico che assiste assiepato ai lati delle strade, illeggiadrite dalle toilettes primaverili appena uscite dai bauli delle signore e signorine in festa. Molti sono venuti dal circondario: la Tramvia del Campidano ha quasi raddoppiato il numero delle corse. 

I bastoni jager ed il tragico… campionato di suicidi

Voluta, col suo consueto spirito solidaristico, dalla dirigenza dell’Amsicora, in primavera è una coda benefica del torneo calcistico interscolastico svoltosi a febbraio. L’obiettivo è di raccogliere fondi per la cassa di soccorso agli studenti poveri da diverso tempo funzionante al Martini.

Il pomeriggio della prima domenica di maggio la palestra di viale Bonaria è affollata, nonostante il vento impetuoso ed il fastidioso polverone ch’esso solleva disturbando il transito. Tutto fa festa: l’entusiasmo degli adolescenti, il cinguettio delle signore e signorine fornite di cappellino alla moda, il pour parler dei signori padri e zii, le briose note della banda del 58° reggimento.

Dopo la presentazione delle squadre, le prove ginniche che scatenano grida ed applausi: progressione boxe francese degli effettivi, esercizi collettivi a corpo libero della squadra femminile ed ai bastoni jager degli allievi, e ancora collettivi a corpo libero, alla sbarra e di plotone dei seniores.

Nell’intervallo fra numero e numero qualche sinfonia gradita all’orecchio e poi… match amichevole di calcio fra le squadre dell’Amsicora e dell’istituto tecnico.

Sorrisi e preoccupazioni. C’è un diffuso malessere nella città, ma che sembra non soltanto della città. Coinvolge tutte le classi sociali e sfoga drammaticamente in un gran numero di suicidi o tentati suicidi. Saranno cento, almeno cento, gli infelici che nell’anno richiamano l’attenzione del cronista di nera. S’involano con la loro disperazione dalle terrazze di Santa Croce o di San Remy, soffocano immergendosi nelle acque fredde del porto o dello stagno, schizzano tragedia sparandosi addosso un colpo d’arma da fuoco…

Alle 11,23 di giovedì 4 marzo Silvio Viviani fu Francesco, 57 anni, toscano di Ronta domiciliato a Montixeddu, scalpellino disoccupato, si è dato la morte al Bastione. In tasca gli hanno trovato due fazzoletti sudici, due mezzi sigari, alcuni pezzi di pane e carne, un libretto di paga, neppure un soldo. Pochi giorni dopo è toccato a Giuseppe Anedda fu Gioacchino e fu Efisia Pingiori, che si è librato nello spazio dal terzo finestrone della passeggiata coperta. Era da poco passato mezzogiorno. Cenciaiolo di 40 anni, originario di Mandas, abitava nella via dei Pisani. La povera Luigia B. di Pietro, costretta ad assistere in Corte d’assise al processo contro il marito accusato di aver addirittura ucciso il figlio, tenta di precipitarsi dal bastione di Santa Croce. Viene trattenuta appena in tempo.

Alla rivoltella puntata alla tempia affida la soluzione dei suoi mali il negoziante Luigi P., un seuese di 33 anni residente in via Santa Restituta. Soccorso all’ultimo, il dott. Cocco gli estrae dal cranio il proiettile. Nella sua casa di via Torino, si spara dritto al cuore, alla vigilia di ferragosto, uno studente del Martini, Alfredo Casano. Mal d’amore. Quattro facchini lo trasportano all’ospedale civile dove si salverà. La sigaraia Teresa M., di 26 anni, abitante in via Spano, vuol liberarsi dai forti dispiaceri familiari gettandosi dal bastione di San Remy giù verso il giardino di via Mazzini. Ne è impedita, giusto in tempo, da un agente municipale che l’afferra per le vesti. Il trentacinquenne Vincenzo B., bracciante, anche lui per dispiaceri di famiglia, tenta di appiccarsi ad una fune fissata all’intelaiatura della porta d’ingresso di casa, a palazzo Cavagna. E’ lo zio che abita con lui a soccorrerlo ed a portarlo d’urgenza in ospedale…


Fra le istituzioni della solidarietà in vetta sono certamente, ciascuna con la propria specificità, quelle che si occupano, accogliendoli in ampi caseggiati sull’irto viale degli Ospizi, di ciechi e sordomuti. Nell’Italia monarchica e liberale, dove i cittadini non sono ancora tali ma sudditi di sua maestà, la legislazione sociale, lungi dal riconoscere il diritto all’integrazione dei disabili, ne prefigura e disciplina il percorso esistenziale, definendone l’ambito di segregazione, dal cimento scolastico alle attività di lavoro. Così ciechi e sordomuti, fin da piccoli, sono confinati dal buon cuore della città e della Prefettura, attraverso la Congregazione di carità, nel recinto delle opere pie religiosamente e anche massonicamente assistite (il Fratello dottor Virgilio Massenti è il primo ad offrirsi per le cure gratuite a chi non vede).

Una pagina del diario dell’anno di grazia. Fine pomeriggio di domenica 2 maggio. In una sala tutta parata a festa arrivano molti ospiti per partecipare all’inaugurazione del busto in marmo del superbenefattore colonnello Gaetano Ramorino, opera del noto scultore Enrico Geruggi. Alcuni dei giovani ospiti, allietano l’incontro esibendosi in un piccolo concerto diretto dai maestri Giulio Buzenac ed Augusto Alberti. Dopo la musica le parole. Naturalmente del presidente Nobilioni. 

E’ tempo di sofferenza sociale, il 1909. Con la disoccupazione di massa ed il carovita, ne sono spia anche i flussi migratori dal mezzogiorno continentale e dalle isole in prevalenza alla volta delle Americhe.

Nell’anno precedente, dalla sola provincia di Cagliari, sono andate via ben 2.934 persone, di cui 438 dal circondario del capoluogo. Da Cagliari città sono partiti in 191. Una speranza di futuro migliore si intravede all’orizzonte, ma intanto una vita difficile si annuncia certamente nell’immediato. Dagli Stati Uniti viene raccomandato a tutti gli emigrati dell’Europa di portare con sé almeno 25 dollari, oltre al denaro necessario per le spese di prosecuzione all’interno della federazione. 

Pur se l’economia regionale mostra segni di persistente debolezza, non mancano comunque nell’Isola, ed a Cagliari in particolare, i motivi di fiducia verso una ripresa che si spera non troppo lontana nel tempo. Non mancano cioè, nel concreto, le iniziative industriali o nel settore commerciale che sembrano saper sfondare nel mercato. Dove prima erano magazzini umidi e scalcinati sono sorti, in centro o in periferia fa lo stesso, opifici allegri, affollati di lavoratori addetti a macchinari d’ultima generazione. Si aprono nuovi negozi – spaziosi-ariosi-luminosi – e molti di quei magazzini che concedevano da tempo immemorabile le loro scaffalature alle colonie clandestine di tarli cambiano finalmente aspetto «sotto la mano del falegname, del tappezziere, del verniciatore, del gazzista».

L’intero anno – da gennaio a dicembre – vive questi momenti di scommessa sul futuro. Domenica 2 maggio una intrigante mostra di maccheroni e minestrine cattura attorno al negozio del signor Francesco Todde, nel largo Carlo Felice, un pubblico curioso e goloso. Luce, verde e fiori illeggiadriscono l’«armonica confusione» di ghifferini e stortini, conchigliette e cozziche, bombolati e capelli d’argento, fragoline ed anelli, e poi ancora fidelini, reginette, lasagne, capellini, vermicelli, zitti, fettuccine, tagliatelle, perciatelli, riccie, fusine e fuselli… E’ tutto quanto viene prodotto dal pastificio industriale di Felice Todde, da due anni felicemente operante sullo stradale San Benedetto.

In via Lamarmora il signor Francesco Masala apre un laboratorio di riparazione degli strumenti musicali d’orchestra e di banda, del quale veramente si sentiva il bisogno, considerando che in città funzionano un’orchestra (la civica), due bande (la municipale e la militare), una scuola di musica (del Comune) ed almeno una decina di fanfare di associazioni e società sportive.

In piazza del Carmine aprono invece Antonio Mulas e Prospero Simoncini – ingegnere l’uno ed enotecnico l’altro –, che sanno come si riparano le macchine agricole. Mentre, poco distante, nel largo Carlo Felice, debuttano il sassarese ing. Francesco Sisini, nel settore con i suoi molini-pastifici-frantoi e con le sue macchine agricole-olearie-vinicole e le mietitrici-legatrici-falciatrici-trebbiatrici. La sua nuova e bella esposizione comprende una ventina di aratri tedeschi, e poi impianti di motore a gas per l’agricoltura, i celebri motori Langen e Wolf, quello a petrolio, il gasogeno di gas povero «che si produce con rilevante economia», ecc.

Nel Largo c’è anche… Larco con la sua rivendita-esposizione. Superpremiata ad Alba, con le concorrenti Frau-Farci, Salvatore Zedda e Pasquale Piscina, la ditta del cav. Francesco e Figli è azienda vinicola leader: vanta ascendenze liguri e, nel presente, uno stabilimento razionale a Monserrato. Nel centralissimo viale Regina Margherita si è impiantata la nuova officina meccanico-metallurgica Rocca, la quale ha sfornato un alambicco a distillazione che si ritiene potrà sfondare, grazie al prezzo relativamente modico e di tutta concorrenza. Esso distilla in dodici ore ben 18 ettolitri di vino, con una produzione di alcool di 180 litri. Ma la premiata ditta Rocca ha nel suo catalogo una gran varietà di modelli più o meno speciali per la distillazione delle vinacce. E’ un’altra azienda che lascia soddisfatti tutti i clienti che incontra nei suoi commerci.

Industrie e commerci e ancora scuole, scuole, scuole

Nel viale San Pietro debutterà, in autunno, lo stabilimento del signor Ernesto Loi, che produce stoviglie in ceramica. Realizzati esclusivamente con «terra di Francia» da provetti operai-artigiani di provenienza continentale ed estera (per il tanto che sarà necessario ad istruire le maestranze locali), i pezzi vengono commercializzati dal signor Giuseppe Busanca, un grossista che ben conosce tutti i minimi mercati della provincia.

Delle aziende già consolidate merita un cenno la premiata ditta Bartolomeo Rossetti, che fornisce ed esegue «ogni sorta di lavori in cemento: balconi, mensole, rampanti e scale di mosaico, pilastri, archi, volte, stipide framenti, supporta-fregi decorativi di ogni stile, pavimentazioni tanto in battuto quanto in ogni sorta di mattonelle cementose, tubazioni a canalizzazione con speciali curvature, vasche da bagno di ogni genere».

Guardano all’edilizia, in attesa del suo risveglio, anche le produzioni della ditta E. Atzeri e Fratello, con laboratorio nella via Sassari al civico 21. Essa offre, alla sua clientela che pensa al liberty, lastre d’ardesia e «scalini, davanzali, sedili, lavagne per cornici, tavole per poggioli, coperchi, banchi, ecc., prodotti ceramici: mattoni forati, tegole alla toscana…».

Dal viale La Playa alla via Nuova ha trasferito la sua sede, di recente, la Società continentale sarda che gestisce una delle maggiori fonderie di ghisa e bronzo dell’Isola, fornitrice delle Ferrovie Reali ed anche delle Secondarie. Un successo produttivo e commerciale che si deve alla capacità di lavoro di Pietrino Doglio, già per un quarto di secolo capo fonditore dello stabilimento Mossa e Gioda del viale San Pietro.

Buon successo di ordinativi riscuote, in tutt’altro campo, il chimico-farmacista Salvatore Sanna Basso che al civico 7 ancora della via Sassari ha aperto un megadeposito di medicinali, antisettici, acidi, prodotti chimici, ecc. Egli riesce a rifornire, tramite uno staff di instancabili commessi viaggiatori, tutte le farmacie isolane, nonché ospedali ed istituti chimici. 

Un contratto dalle ottime prospettive ha appena sottoscritto con la Enrico Heinmann di Milano la premiata ditta Clavot Rizzi e C. Si tratta dell’esclusiva nella vendita della saponina per bucato, prodotta dagli stabilimenti lombardi e liguri della società ed usata con buona soddisfazione anche all’ospedale civile.

Ottima, da subito, l’affermazione anche dei negozi aperti da Francesco Mura e da Nino Fanni Cocco. Il primo, in via Mazzini, è ben provvisto di stoffe d’ogni marca nazionale ed estera, ed accontenta sempre la clientela. Il secondo, nei locali già Gitthelson, nella via Manno, a sinistra scendendo, è frutto di una intuizione… diversamente modernista del giovane ed intraprendente libraio che allestisce in tempi rapidissimi un bel magazzino con vetrine in stile e misurata eleganza negli interni, con scaffali che traboccano, oltre che degli immancabili e necessari classici, delle più recenti pubblicazioni editoriali italiane e straniere. 

Lunedì 3 maggio. Gita d’“istruzione” per i ragazzini della scuola tecnica. Destinazione vigna Pili-Pernis, in località che sarà denominata Mulinu Becciu, poco oltre il colle (e il castello) di San Michele.

Accompagnati dal direttore Eugenio Colosi e dall’insegnante di ginnastica, i ragazzini compiono una bella, salutifera passeggiata d’oltre un’ora, in una parte della città che è pressoché disabitata. Accolti dall’ospitale gentilezza del signor Agostino Pili e della sua signora, essi visitano le aree coltivate e la grande cantina, una delle maggiori dell’intero Cagliaritano .

La normale maschile intitolata a Lodovico Baylle ha le sue aule nel casamento di via Carmine. Ne è preside il prof. Luigi Natoli che è uno spirito singolarmente intraprendente. A lui si deve, fra l’altro, la costituzione in città, il 13 maggio 1909, dell’Associazione per gli studi pedagogici, cui aderiscono docenti di vario grado. La formalizzazione avviene nel corso di un’affollata assemblea presso la biblioteca della scuola. L’elezione delle cariche sociali avverrà a luglio. (Rapporti di contiguità con l’Associazione ha la Federazione degli Insegnanti di scuola media, che pure si ricostituisce in città, dopo qualche tempo di eclisse, nella tarda primavera. Ne sono eletti responsabili i professori Costa, Castiglione e Granata). 

Anche alla Baylle le gite d’istruzione sono metodo ordinario di didattica. Guidati dal prof. Minozzi, dal maestro dirigente le scuole di tirocinio Ottavio Pettinelli e dall’istruttore di ginnastica Corrado, sabato 22 maggio i ragazzi del corso normale e quelli del tirocinio raggiungono, col treno delle Secondarie, Dolianova, accolti con la consueta cordialità da sindaco e popolazione, insegnanti e scolaresche con tanto anche di banda musicale. Gli obbligati discorsi di circostanza e poi visita all’antica cattedrale di San Pantaleo, alle scuole elementari e quindi alle campagne vicine. Alle 13 il pranzo; più tardi una collettiva bicchierata al circolo di lettura per aumentare l’allegria nel viaggio di ritorno.

Istituto Martini e liceo Dettori in festa, venerdì 14 maggio. E’ gradito ospite di entrambe le scolaresche nientemeno che il prof. Ettore Pais, lo storico-archeologo autore di saggi fondamentali sull’antichità romana e pre-romana non soltanto della Sardegna, accademico e direttore di musei, venuto in città per alcuni giorni. L’ultimo suo lavoro – Sulla civiltà dei nuraghi – è appena uscito nella collana (XVIII volume) dei Rendiconti della R. Accademia dei Lincei.

All’istituto tecnico egli visita il gabinetto di fisica e la sala di disegno, soffermandosi nell’officina in piena attività. Secondo lui il Martini è «una delle scuole più importanti del regno».

Altrettanto cordiale la visita al liceo-ginnasio di piazzetta Dettori, dove è accolto dal collegio dei professori e dagli alunni con i quali si intrattiene circa un’ora.


Edilizia cagliaritana

Mezza mattina d’un mercoledì di maggio. Donna Peppina Boi, moglie dell’esattore delle imposte cav. Sebastiano, insieme con sua figlia Armida si reca a far visita a donna Lina Pernis, nel villone costruito di fresco quasi di fronte all’orto botanico, nel viale degli Ospizi.

Appena smontato, il cocchiere Edoardo Gramignano si allontana inoltrandosi nel parco. Il tempo è cattivo. Un lampo-tuono improvviso spaventa i cavalli che, pazzi di terrore, si lanciano a corsa sfrenata. Nei viali e poi fuori dal muro di cinta, in strada, è un fuggi fuggi generale. Tutto finisce sulla pietra dura d’una casa al civico 32 di via Portoscalas, dove gli animali vanno a cozzare abbattendosi sul lastricato con un penoso nitrito di dolore. Uno dei due – Togo, un bel sauro tutto fuoco – viene caricato su un carro e portato in scuderia all’attenzione del veterinario.

Eh sì, nel bene o nel male a Cagliari si vedono cavalli in ogni strada. Al traino di eleganti vetture da passeggio o di poveri carri da lavoro, essi signoreggiano sempre, e affascinano. Sensibile come pochi, all’animale manca forse la capacità di adattarsi alle novità che, sempre maggiori, hanno per teatro proprio le strade. Il traffico automobilistico inizia a diffondersi ed a contendere gli spazi, a provocare, e irritare, col suo rumore e la velocità d’un motore che non si fiacca mai.

Il blocco nel settore delle costruzioni è una delle maggiori cause della disoccupazione cittadina. L’edilizia privata procede a rilento. Penalizzati sono soprattutto i piccoli che vorrebbero sopraelevare il fabbricato a un piano dove abitano, e dar magari sistemazione ai figli che si sposano. Ma a rilento va anche l’edilizia pubblica, benché non manchino, spinti da un’esigenza di rilancio del comparto, i cantieri aperti dall’amministrazione municipale, dal comando dell’Arma, ecc.

Mercoledì 21 aprile la GPA ha dato voto favorevole all’acquisto della proprietà Ballero a Campo di Marte, per consentire l’ampliamento dal gasogeno. Il prefetto ha quindi autorizzato l’acquisto del vecchio impianto da parte del Comune. Si punta all’assorbimento, per alcuni mesi, di diverse decine di operai generici.

Il giorno successivo sono stati assegnati, dalla Deputazione provinciale, i lavori per la nuova caserma dei carabinieri, in un’area prossima a San Lucifero. E sono altre assunzioni. Si dicono imminenti pure le autorizzazioni per i lavori al manicomio di Is Stelladas, ed altri capifamiglia disoccupati potranno finalmente tornare in cantiere.

Altre possibilità d’intervento urgente, e dunque doppiamente virtuoso, verrebbero dalla demolizione o radicale rinforzo, a Castello, del pericolante palazzo dell’Intendenza di finanza, ormai tutto puntellato, e del fabbricato dell’Agenzia delle imposte, in via Genovesi (ospitante pure il catasto), così come si ipotizza, una qualche rettifica dello stabile che, nella via Roma, ospita gli uffici della dogana. Di profonde riparazioni necessiterebbe altresì la facciata a mare del convento di Santa Rosalia, attualmente presidio militare.

Insomma, le necessità non mancano davvero e le amministrazioni pubbliche dovrebbero accelerare le gare d’appalto. Di tutto questo si parla, il 13 maggio, in municipio. Ricevendo un folto gruppo di disoccupati, il sindaco Marcello ai suoi interlocutori parla chiaro, dettagliando tempi e modi degli interventi di diretta competenza del Comune. Riguardo all’officina del gas dice che ai quindici operai chiamati per la provvista del pietrame per le murature si dovrebbero presto aggiungere altri otto colleghi per i lavori successivi.

A giorni si avvieranno, egli promette, i lavori della fognatura, nonché sul muro di sostegno del bastione di Santa Caterina, affidati anch’essi a cottimi fiduciari. E non più di dieci-quindici giorni dovranno passare per riprendere i lavori al nuovo casamento scolastico, proprio fra le vie Fossario e Canelles, dove si stanno completando i solai in ferro-cemento. L’edificio, su tre livelli con pianta a C, incorporante cioè un grande cortile interno da utilizzarsi per la ginnastica degli alunni ed altre attività all’aperto, mostra già chiaramente la sua configurazione classicista, svettante anticamera della cattedrale! 

Alle parole del sindaco i volti degli operai paiono rischiararsi. Ma è questione di un momento soltanto, perché quando essi chiedono un aiuto finanziario anche solo di poche decine di lire da attingere al fondo costituitosi con i risparmi dell’illuminazione stradale per Sant’Efisio di ritorno da Nora, l’ing. Marcello risponde sconsolato che «tanto la somma risparmiata sulla illuminazione quanto quella, ammontante ad altre 250, che l’alter nos consigliere Colomo ha lodevolmente economizzato sulla spesa di rappresentanza alla festa di Pula, sono state erogate a beneficio delle cucine economiche».

Le intenzioni del Municipio sono, comunque, le migliori. E coerente è ultimamente venuta una circolare recapitata, a mezzo dell’ufficio tecnico, a tutti i proprietari di case, cui si è ingiunto il restauro pro-decoro, a termini di regolamento di polizia municipale ed edilizio, dei rispettivi fabbricati. Le facciate dovranno essere rimesse a posto entro 15 giorni. In difetto provvederà, con maggiori aggravi, l’ufficio tecnico comunale.

 Ai molti che si compiacciono, e si allineano, contenti anche di poter dare lavoro (e non elemosine) a muratori e imbianchini a spasso, altrettanti si oppongono, contestando il tono draconiano dell’ingiunzione e rinfacciando al Comune lo stato di pessima manutenzione di stabili di proprietà pubblica… Nel contesto dei cantieri aperti spicca quello del palazzo civico di via Roma, attivato ora è da giusto un decennio. Nonostante la buona volontà di tutti, le cose procedono a strappi. Sono frequenti le aste che rimangono deserte, pur se si parte da una base appetibile, come è avvenuto ad aprile per il collettore fognario.

Molto si spera dai lavori per la costruzione della caserma allievi carabinieri. Valore dell’appalto, a carico del bilancio della Provincia, 233.714,78 lire. L’impresa che ha vinto la gara è quella di Giuseppe Picchi. L’edificio sorgerà nell’antico orto Timon, sulla via Nuova, fra le vie Iglesias e San Lucifero. Sarà un’importante boccata d’ossigeno per l’occupazione in crisi, si dice all’inizio. Poi, a cantiere aperto, viene la delusione: numerose maestranze giungono dai cantieri che l’impresa ha all’interno dell’Isola, e i cagliaritani protestano col prefetto. Si tratta però esclusivamente di operai terraioli adibiti allo scavo delle fondazioni. Man mano che gli scavi procederanno, subentreranno i muratori e gli altri delle qualifiche necessarie…

Eh, i carabinieri! Da poche settimane sono tornati in Sardegna, di rinforzo alla legione, 90 dei circa 200 che erano stati spediti, per emergenza, nell’isola sorella. A maggio e poi ancora a luglio, nel corso di apposite riviste ai giardini pubblici (dove sorge la vecchia caserma), il col. Finiguerra procederà alla decorazione al valor militare dei migliori. Sono medaglie d’oro, d’argento, di bronzo.

Tolta la via Roma, che è un gran bel cantiere dall’inizio alla fine del rettifilo, e tolto anche il Largo, la palma delle attenzioni circa le opere in corso tocca senz’altro al Terrapieno. Che non è una strada soltanto. Attorno ad esso è, da alcuni anni, un crescendo di costruzioni, palazzine e ville piuttosto eleganti. Pare che i cagliaritani credano al futuro della zona, benché il Terrapieno ancora costituisca un tappo, un impedimento ai collegamenti fra Castello e Villanova.

Fin dal 1901, nell’insediamento borghese l’ing. N. Mura aveva visto come un annuncio di sistemazione più complessiva dell’area a ridosso dei bastioni di levante, considerati brutti e perciò da nascondersi lungo l’intero tratto dalla passeggiata coperta fino ai giardini pubblici, dopo aver superato anche la palestra di ginnastica all’aperto. E l’idea emersa era di realizzare anche un pendant giusto dov’è il rialzo pedonale, attraverso il suo sterramento, restituendo finalmente alla sottostante via San Giovanni aria e luce. Un parco-striscia lungo ben 700 metri avrebbe collegato l’imbocco della via San Giovanni ai giardini pubblici. 

Fronte farmacie. A maggio alza la sua bella insegna di cristallo il nuovissimo locale del dottor Raimondo Bonu, nella parte alta del Largo. Ha un aspetto, per essere appunto una farmacia, niente affatto serioso, anzi… Scomparsi gli scaffali colmi di barattoli grandi e piccoli che caratterizzavano gli ambienti di questo tipo, presso il banco di vendita fanno ora bella mostra di sé i preparati chimici più moderni, mentre scatole e boccette sono ordinate in gran serie negli ambienti interni, in una doppia e lunghissima scaffalatura che fiancheggia le postazioni di analisi chimica, batteriologica e microscopica, delle quali si occupa personalmente il titolare.


Buona vita sociale, gite e musica e un po’ d’agonismo… solidale di Amsicora ed Arborea

Ecologisti ante litteram, Club alpino e Touring club sono sodalizi che possono darsi la mano nella meritoria ragionata scoperta del territorio e nell’accoglienza dei forestieri per il comune godimento della natura.

Già da metà febbraio il Club alpino, presieduto dal prof. Marcello Vinelli, economista e primo direttore de L’Unione Sarda, oltreché adesso presidente dell’Arborea, ha avviato il programma delle sue escursioni con cadenza quindicinale nell’interno montuoso e boscoso e comunque segreto dell’Isola. Il rituale è press’a poco sempre lo stesso: partenza di prima mattina, in treno (Reali o Secondarie e avanzamenti… pedibus. Colazione al sacco. Vanno via, così, le domeniche. Ogni gita mobilita una quarantina, poco più poco meno, di marciatori ambientalisti. D’intesa col Comizio agrario e la Società degli agricoltori sardi, il Club ha organizzato, per il 9 maggio, la festa degli alberi. Luogo prescelto le terme di Sardara, quasi ai piedi dell’antico e glorioso castello di Monreale, appartenuto ad Eleonora d’Arborea.

E’ assai più rapsodico il Touring, ma si capisce. L’anno è iniziato, per esso, con un grave lutto. La scomparsa del dottor Luigi Casotti, già suo capoconsole, cioè presidente provinciale. La cosa ha spiazzato il sodalizio che è rimasto inattivo per molti mesi. Occorrerà aspettare fino ad ottobre per coprire la carica vacante, cui verrà chiamato il presidente dell’Amsicora, rag. Guido Costa, quasi a premiarlo della sua iniziativa di concedere a tutti i soci di frequentare gratuitamente palestra e velodromo di viale Bonaria. 

Sono appena reduci dalla loro passeggiata “ginnastica” compiuta, sabato 8 maggio, attraverso alcuni centri dell’entroterra, i dettorini, che se ne ripartono, il fine settimana successivo, alla volta di Iglesias.

Da tempo era desiderio dei ragazzi, certo alimentato dall’ottimo professore di storia naturale G. Falqui, oltre che dal preside, quello di un giro d’istruzione nella zona mineraria. Una quarantina di studenti accompagnati da alcuni professori ed un genitore, raggiungono la miniera di San Giovanni. Tre gli ingegneri dello staff tecnico che si mettono a completa disposizione come guide del grande impianto supermeccanizzato. Un mondo quasi inaspettato si apre alla vista dei ragazzi: la motrice a gas povero Langen e Wolf della forza di 125 HP e quella elettrica per la funicolare, gli apparecchi per il lavaggio del minerale estratto e per la separazione dei frammenti secondo il volume, ecc.

Dopo il pranzo al ristorante Sella, nel centro di Iglesias, e tutta una serie di dotti discorsi degli insegnanti, la comitiva raggiunge la sede dell’istituto minerario che, se conta soltanto 30 alunni, ha però una équipe docente d’alto livello un po’ in tutte le materie, dalla mineralogia alla geologia, dalla chimica o fisica alla metallurgia, ecc.

Di sera c’è teatro: al salone Sella si esibisce la compagnia drammatica Senarica-Martini. Trascorsa la notte in città, la gita prosegue l’indomani con una scampagnata nei dintorni dell’antica Villa di Chiesa e l’incursione, quasi per caso, in una galleria profonda ben 700 metri. 

Di orecchio particolarmente attento hanno bisogno, a maggio, i soci del Filologico e quanti essi hanno voluto coinvolgere nei festeggiamenti ad Augusto Sindici, il poeta romano/romanesco venuto a Cagliari, dopo applauditissimi recital ad Alghero e Sassari, proprio su invito del Circolo, per una serata al Civico. Egli si presenta al pubblico travolto dagli applausi e legge in apertura un breve testo che mira a spiegare i sentimenti di un vecchio soldato delle campagne del 1859 entrato in intimità con valorosi compagni d’arme isolani caduti nelle guerre dell’indipendenza italiana. 

C’è, a Cagliari, l’arte raccolta, quella coltivata e celebrata nei teatri, ma c’è anche – particolarmente nel settore musicale – quella diffusa. C’è, insomma, l’offerta bandistica, settimanale, anzi bisettimanale, in tradizionale alternanza, fra i civici e i militari. Al Bastione, o soprattutto al Bastione, la banda del Comune diretta dal maestro Vincenti si esibisce la domenica; al Corso, quella del 58° reggimento, diretta dal maestro Luongo. Ma capita anche il contrario, benché restino la terrazza di San Remy e l’area stampacina Corso-piazza Yenne i due poli preferiti, anche per capienza e favore dell’ascolto.

D’inverno la domenica poco oltre mezzogiorno e di norma la sera intorno alle 19, d’estate dalle 21. All’ora più giusta a seconda della stagione, agli appassionati viene offerto un programma il più vario: marce militari e motivi ballabili, valzer e arie d’opera, centoni… 

Società ginnastica senz’altro la numero uno in Sardegna e fra le principali in Italia, classificatasi prima al recente incontro internazionale di Troyes, l’Amsicora ha deciso di nobilitare un’altra volta ancora la sua storia già decennale con un tour di solidarietà in Sicilia. Desidera offrire i suoi migliori talenti a un grande torneo sportivo da cui si spera di ricavare denaro per le iniziative di soccorso alle vittime del tremendo terremoto ed aiutare la rinascita della Garibaldi e dell’Operaia, le due società d’atletica messinesi che il cataclisma ha colpito duramente.

Del «convegno ginnastico di beneficenza» fissato a fine maggio si è parlato fin da febbraio. Sarà una quattro giorni intensa: esibizioni nello splendido Politeama palermitano ed alla Favorita, escursione al monte Pellegrino ed a Monreale, e quindi a Messina stessa, e poi ancora premiazioni a profusione, e cortei e onoranze celebrative per sposare il patriottico allo sportivo ed al sociale.

Questa è la bella lettera giunta in città dalla presidenza dell’Ercole: «L’amore alla patria, questo sentimento sublime ed altamente ideale sembrava sopito in Italia, quando l’immane disastro di Messina e delle Calabrie ne dimostrò non solo l’esistenza ma anche dimostrò che l’Italia nostra è una geograficamente ed è una per sentimento fraterno. 

«Messina vuol risorgere! – hanno gridato i figli superstiti. E risorgerà infatti per opera di tutti gli italiani affratellati dal dolore… La nostra società, nei giorni di dolore, si trasformerà in posto di soccorso e dai nostri giovani apprenderemo che l’educazione fisica deve andare alla pari con quella intellettuale e morale…».

 “All’Isola Sorella” è il manifesto-proclama che l’Amsicora diffonde, in città, quasi alla vigilia della partenza: «Cittadini, dalla terra sicula è partito ai fratelli d’oltremare cortese invito per accorrere colà in occasione del prossimo convegno ginnastico in Palermo. Voi non ignorate quale tremenda sciagura, unica nel volger dei secoli, abbia colpito il lido ospitale ed è facile comprendere il recondito benefico scopo che, per quella gente desolata, in sé racchiude il bene auspicato convegno. 

«Rispondete all’appello, cittadini, poiché il minimo sacrificio che da voi si richiede rimarrà compensato ad usura dagli straordinari festeggiamenti che la bella Partenope sicula cordiale Vi prepara».

Si parte alle 18 di domenica 23 maggio, col più veloce traghetto della flotta NGI, il “Cagliari” appena rimessato. Da Macomer, dove si trova con i suoi dell’Arborea per la mostra equina, il ministro Cocco Ortu invia il suo augurio. Gran pavese al vento ed a poppa la superba bandiera sociale (offerta al sodalizio dalle nobili dame di Castello), sono in 400 a salire sul piroscafo salutati dall’assessore alla Pubblica istruzione.

Al meeting hanno aderito 14 società. Tutto si compie secondo le previsioni e meglio ancora: accoglienze, spettacoli, escursioni. Ottimi i risultati tecnici dei cagliaritani: Giacomo Puddu, primo classificato nel salto con l’asta, guadagna i 3,20 m. (seguono altri due amsicorini, Renzo Cossu e Teodoro Honnorat); ancora Puddu vince la gara del salto in lungo con m. 6,30, mentre Cossu si aggiudica la palma del salto in alto con m. 1,65. E’ appannaggio della squadra cagliaritana anche la gara artistica con Renzo Cossu, Francesco Loi, Giuseppe Tocco, Mario Corrias e Giacomo Puddu. Nella gara atletica Vladimiro Doglio si piazza secondo, così Francesco Loi nella salita alla fune.

Il rientro a Cagliari è trionfale. I nuotatori della Rari Nantes danno a modo loro il bentornati nell’acqua del porto, mentre il piroscafo si avvicina alla banchina per l’attracco. La darsena è affollata di pubblico. C’è la banda civica con l’assessore Lippi pronto al nuovo discorso, e numerose rappresentanze associative e scolastiche con complemento di bandiera, dalla Società nazionale del tiro a segno alla Fratellanza militare, dal Touring club all’istituto Martini, dalla Società operaia all’enologica, al Convitto nazionale… Un gran corteo prende quindi le mosse alla volta della sede sociale, ma prendendola alla larga, attraversando l’intrico di Stampace e della Marina.

Quando gli amsicorini tornano in città, se ne partono, sempre alla volta della Sicilia, i cugini dell’Arborea. Anche in questo caso la preparazione è durata almeno tre mesi. Già dall’autunno del 1908, in verità, negli ambienti della società di sa Butanica si era progettata una gita a Palermo e dintorni, che replicasse quella felicemente effettuata in Tunisia mesi addietro. Il terremoto aveva mandato tutto all’aria. Era quindi pervenuto l’invito della ginnastica Ercole a partecipare al meeting, ma gli impegni già assunti per quella data avevano impedito di rispondere affermativamente.

Marzo ed aprile sono trascorsi in un continuo dettagliare il programma. La NGI sostituirà, per l’occasione, l’ordinario vapore con altro di maggior portata e con più posti di prima e seconda classe. La scelta cadrà infine sull’ “Asia” (normalmente impiegata sulla tratta Cagliari-Genova), fornita di un’ottantina di cabine ed illuminata con luce elettrica. Naturalmente si provvederà anche a quelli di terza, la parte “popolare” e prevalente della comitiva, per i quali si allestiranno posti-sonno nei corridoi, con circa 300 materassi ed altrettante coperte. Chi poi di loro non possa permettersi l’albergo in città, potrà dormire a bordo e, volendo, anche consumarvi i pasti.

Nel programma sono le visite alla cattedrale, al palazzo reale ed annessa cappella palatina, al teatro Massimo ed al Giardino inglese, alla villa della Favorita e, con la guida assicurata del Club alpino siciliano, l’escursione a Monreale per ammirare il suo straordinario duomo bizantino, e la gita – con la guida dei soci della Pro Patria e in groppa a muli od asini – al monte Pellegrino e al santuario di Santa Rosalia.

E’ di fine aprile il messaggio del commissario regio di Palermo, Bladier, al presidente Vinelli: «Palermo, che all’incanto del suo cielo e del suo mare unisce nobili slanci di eroismo e di pietà, sarà ben lieta ed orgogliosa di ospitare i gitanti di Sardegna». Analogo il tono del messaggio inviato dal sindaco di Messina Giovanni Peleyo, che ringrazia per la copia dell’album Pro Sicilia e Calabria ricevuto da Cagliari: «Messina è lieta di poter avere a suoi ospiti i generosi fratelli sardi, a niuno secondi negli slanci generosi…».

Fra i sardi residenti a Palermo si costituisce un apposito comitato di accoglienze presieduto dal prof. Efisio Costa, docente all’istituto tecnico. Contraccambierà l’Arborea omaggiando un’artistica cartolina e portando in dote anche due medaglie d’argento.

Si salpa di primissima mattina, venerdì 28: fra ginnasti e gitanti “in borghese” sono 250. L’attracco è all’antemurale di Palermo, ad un passo dal centralissimo Foro Umberto, dopo 25 ore di viaggio tranquillo. A ricevere gli ospiti sono centinaia di persone. Evviva ed applausi, corteo e tappe: prima alla sede dell’Audax, poi a quella dell’Unione sportiva siciliana, quindi al caffè Italia per una bicchierata. Ovunque è ammirazione per le nuove divise e la disciplina militare degli atleti.

La prima uscita, nel pomeriggio, è alla volta di Monreale. Una affollatissima festa alpina, con un contenuto, oltre che sportivo, naturalmente anche culturale e religioso. Alla gara, sponsorizzata dalle imprese sicule di elettricità, partecipano cinque squadre palermitane oltre all’Arborea, più alcune scolaresche dei paesi della zona. Per i cagliaritani è un’autentica messe di premi, oltre che di applausi a scena aperta. A palazzo comunale il presidente Vinelli dice, commosso, che «le manifestazioni sportive non solo giovano al corpo, ma esercitano un’azione rigeneratrice sullo spirito». Rientrati a Palermo, i ginnasti fanno sosta nella sede dell’Ercole per un nuovo incontro di cordialità date e ricevute.

Lunedì 31 escursione al monte Pellegrino. Di sera un saggio ginnico presso la palestra dell’Audax, tutta imbandierata ed infiorata e strapiena di gente. Nelle gare a palla vibrata e di salto i cagliaritani si piazzano decisamente primi. Il maestro Benucci vince il campionato siciliano di salto.

Alle 22 ci si sposta al Politeama Garibaldi per la serata di beneficenza a favore dell’ospedale pediatrico diretto dal prof. Rocco Jemma. Lo spettacolo inizia con la proposta delle scene popolari del 1848 “I mafiusi della Vicaria” e prosegue alla grande con le brillanti esibizioni degli ottanta ginnasti cagliaritani. Piacciono soprattutto, bissando e triplettando, gli allievi nei loro esercizi ai bastoncini francesi. Dai vari settori della sala ogni qualche minuto sale un grido: «Evviva la Sardegna! evviva Cagliari! evviva il cuore sardo!». Il prof. Jemma ringrazia gli ospiti: «Ricorderemo sempre la squadra di soccorso che Cagliari mandò in occasione del terremoto, essa lasciò in tutti grato ricordo di perizia chirurgica e di abnegazione».

Martedì 1° giugno la comitiva, amichevolmente scortata da atleti e dirigenti dei sodalizi locali, raggiunge, con treno speciale, Messina. Si tratta di un mesto corteo con un significato evidentemente simbolico: consegnare al sindaco della città martoriata una targa commemorativa. Il prof. Vinelli commuove tutti col suo discorso. Il cav. Peleyo, accogliendo l’omaggio, dice: «Messina ricorderà in eterno ai fratelli della Sicilia che l’isola sorella non fu seconda ad alcun’altra terra nel prender viva parte alla loro sventura». Segue la visita alla città: ovunque sono distruzioni, un senso di orrore per la morte e le rovine prende il cuore di tutti.

Si approssima il momento del rientro in Sardegna. L’Audax saluta gli ospiti donando una corona d’alloro mentre una grande medaglia d’oro consegna al maestro Baccio Benucci. Mercoledì 2 l’Arborea offrendo, nella grande sala della prima classe dell’ “Asia”, un pranzo ai presidenti delle varie società sportive palermitane. Nel pomeriggio, poi, i suoi atleti partecipano alla commemorazione garibaldina presso la sede della Società dei reduci delle patria battaglie. All’antemurale avviene l’imbarco. 

Intorno alle 18 di giovedì 3 giugno la nave è al porto di Cagliari, accolta da una ovazione dei molti convenuti. Il bentornati è affidato alle ugole della corale Verdi di mutuo soccorso.

Si ripete, pari pari, la scena di pochi giorni addietro con protagonista l’Amsicora. La banda cittadina, le rappresentanze di alcuni sodalizi ed istituti scolastici, l’assessore Lippi, ecc. sono tutti in darsena per accogliere e scortare i rientranti fino alla sede di vico Lanusei, al solito seguendo un tragitto non breve: la via Roma, il Largo, la via Manno, il viale Regina Margherita fino appunto a sa Butanica, dove il presidente Vinelli inizia a raccontare…

Qualche settimana più tardi arriverà da Palermo un plico: è un bell’album fotografico con le istantanee migliori della gita, e qualche veduta di Palermo e dintorni. 

Del Ricreatorio e della questione operaia (e anche di quella igienica)

La cooperazione a Cagliari non riesce ad affermarsi veramente. L’assemblea dei soci dell’Unione cooperativa di consumo, presieduta dal cav. Francesco Spissu con la diretta collaborazione del signor Vito Sibilia, si è riunita a marzo, al compimento del suo primo anno di vita, per ascoltare le relazioni di amministratori e sindaci. Le ha approvate all’unanimità, traendone buoni motivi per sperare – o illudersi? – in un futuro più roseo.

Con sede a palazzo Magnini, essa ha deliberato di estendere, dal 1° giugno, la sua vendita dei generi alimentari (carne, pesce, ortaggi, frutta) a tutto il pubblico, che potrà beneficiare dei prezzi praticati ai soci. 

Nell’amaro campionato dei mali cittadini il problema del caroviveri conquista e conferma la palma dell’eccellenza, in estate e dopo ancora. Esso s’intreccia però ad altri aspetti annonari, non escluso il versante igienico, che si disputano anch’essi, testardamente, l’attenzione dell’opinione pubblica e privata. 

Il partenone del Largo è tanto bello nella sua solenne monumentalità quanto inquietante nell’ordinaria gestione del suo commercio al banco. Il pesce si conserva in luoghi malsani, coperto da panni sudici sopra cui poggia il ghiaccio. E le guardie municipali? Assenti. E il laboratorio chimico pure esso municipale? Zitto. Il bestiame, invece di essere introdotto nel recinto già macellato, vi entra vivo, aggiungendo altri sconcertanti motivi di inquietudine in chi guardi alle ragioni primarie della pubblica salute.

Patate e pasta sfusa vengono offerte, oltre che nei box del partenone, anche nelle numerose botteghe delle più sconsolate vie e viuzze cittadine, senza riguardo alcuno alla pulizia di cassettoni e cassette e cestini. Ogni genere dell’alimentazione di massa richiama scene che schifano abbastanza.

A proposito. A giugno si torna a parlare di forno comunale. Il suo gestore comunica l’esaurimento della partita di farina acquistata, a febbraio, con un fortunatissimo contratto che ha dato la possibilità di panificare e vendere a prezzi molto contenuti. Conclusione: occorrerà d’ora innanzi rassegnarsi ad approvvigionarsi a prezzi correnti ed elevare, di conseguenza, i prezzi al dettaglio. 

Il problema delle sofisticazioni alimentari, ancorché condiviso con le piazze di mezzo regno, è effettivo, non di fantasia. Qualcuno si prova a fare un elenco: «cera, canfora, metalli, acidi, azotati, sali, spiriti, saponi, vino e aceti, sciroppi, burro, cacao, zucchero, caffè, miele, farina... tutto si mescola, si corrompe, al punto che si danno persino le uova artificiali...». Peggio ancora, nel mercato dell’imbroglio: «si vende piombo per stagno, ghisa fusa per acciaio, cloridrato di trementina per canfora, olio di sesamo per olio d’oliva, sego e paraffina per cera, stoppa per canape, canape per lino, cotone per mezzo lino...».

Ci sono poi le tele piene di caolino che alla prima lavatura perdono il 40 per cento del loro peso, mentre i colori a base anilinica, nelle stoffe, cangiano in men che non si dica. Il nero diventa proprio color... sorcio. Metafora di tante altre cose. E ancora: l’acqua esce spesso dai rubinetti gialla come decotto di china, il caffè è senza caffeina, il burro è mischiato alla margarina, lo strutto è di grassi non suini, il pane è troppo idrato...

 Ginnastica e pedagogia ambo sicuro. Alla condizione dell’infanzia senza famiglia o comunque senza una effettiva guida educativa vuol portare la sua attenzione la società Arborea col progetto di “ricreatorio popolare”: per togliere dalla strada chi in strada vive e, anche per la giovanissima età, rischia di perdersi dietro il cattivo esempio e le provocazioni del bisogno. L’idea è di riunire, per lo meno nei giorni festivi, i ragazzini, richiamandoli dall’ordine sparso tutti in palestra, dove poterli allenare allo sport e dunque anche al rispetto delle regole.

Di ricreatori di questo tipo ce ne sono un po’ in tutt’Italia. Addestrati alla disciplina, i ragazzini prendono parte, infilati nella loro brava divisa, alle manifestazioni patriottiche e magari anche a qualche funerale solenne. Compiono poi istruttive escursioni fuori città, partecipano a concorsi ginnici, ecc.

Parlandone al consiglio direttivo dell’Arborea, in occasione di una sua recente visita in città, il ministro di Agricoltura Cocco Ortu aveva deplorato che nessuno a Cagliari si fosse ancora dato da fare al riguardo. Ma era bastato quell’accenno dell’autorevole socio onorario perché il presidente Vinelli si impegnasse con i suoi collaboratori trovare i modi per passare dalle buone intenzioni alle cose fatte.

La prima idea brillante, intanto, è proprio quella di intitolare il ricreatorio prossimo venturo al nome del ministro, ciò che inevitabilmente finirà per rafforzare il vincolo fra la società ed il patronato di sua eccellenza. Nell’arco di un mese o poco più, fra la fine della primavera e l’inizio dell’estate, i dirigenti dell’Arborea riescono a coinvolgere nell’impresa amministrazioni locali e rappresentanze politiche, i vertici delle istituzioni militari, giudiziarie ed accademiche così come degli istituti e dei più attivi circoli cittadini. Saranno una settantina a prendere formale impegno di sostenere, col personale portafogli, l’iniziativa.

Grande adunata cattolica, domenica 30 maggio. A Dolianova si danno convegno tutte le associazioni presenti in diocesi. Da Cagliari è partito un treno speciale. Ha curato l’organizzazione la Società operaia cattolica. Due grandi messe: la prima, nella parrocchia di Sicci, con omelia del canonico sassarese Damiano Filia; la seconda a San Pantaleo, con omelia del vicario generale mons. Giuseppe Miglior. Dopo pranzo, qualche scatto fotografico a futura memoria ed alcune visite di cortesia, nel tardo pomeriggio arriva mons. Balestra con altri sacerdoti, patronesse, ecc. Davanti all’antica cattedrale di Dolia, egli presiede il convegno e, a fine serata, dopo il canto corale del “Tantum ergo” porge la benedizione eucaristica.

Dei numerosi discorsi ecco due sintesi. Ad offrirle è Il Corriere dell’Isola nella sua prima pagina di lunedì 31. Il giovane Ninuccio Dettori: «Ricorda le parole dette da Podrecca alla Camera di voler la libertà per tutti: non per la Chiesa; così parlano coloro che temono la verità». L’anziano Enrico Sanjust di Teulada: «Invita il popolo a non credere alle mendaci asserzioni di coloro che attingono la scienza al vangelo dell’Asino, ma a ricercare in seno alla chiesa la propria rigenerazione». 

La grande assemblea nel Parteolla segue la due giorni svoltasi a Cagliari, nella sede dell’Operaia cattolica, sotto la presidenza del conte palatino ed alla presenza dell’arcivescovo: un convegno interamente dedicato a mettere a punto il necessario coordinamento delle diverse iniziative tese a promuovere l’associazionismo cattolico tanto in campo elettorale ed economico, quanto in quello genericamente sociale e pedagogico. 

Gladstone una volta dichiarò che il XX secolo sarebbe stato “il secolo degli operai”. La forma migliore, la più capace di delineare scenari nuovi e sempre più avanzati di diffuso benessere sociale, sarà la scuola di massa, l’istruzione offerta alle nuove generazioni.

Contro l’analfabetismo alle gare dell’istruzione pubblica, e agli scrutini. Trionfo Sini

L’obiettivo della lotta all’analfabetismo – sceso nell’Isola, in un decennio, dall’82 per cento al 71,45 – interessa l’intero paese. Anche Cagliari ne è presa. Nel budget comunale del 1909 sono previste spese a favore dell’istruzione primaria pubblica per 357.839,50 lire su un totale di 1.912.559,07. Lavorano nei diversi casamenti delle elementari cittadine 73 maestri e maestre, con un incremento della metà soltanto nell’ultimo quinquennio. Incoraggiato dal Comune, il patronato scolastico, che è finanziato da un cospicuo numero di buoni ricchi, ha istituito, ora sono già tre anni, la refezione quotidiana dei bambini, il che ha favorito senz’altro l’estensione della scolarizzazione gradita e non subita (nell’anno scolastico 1907-8 sono state distribuite ben 149.285 razioni).

Nel corso degli ultimi tre anni gli alunni sussidiati con libri di testo sono passati da 959 a 1328, con scarpe da 219 a 239, con refezione da 935 a 1.951. Naturalmente, ed è il dato di fondo e più importante, è assai cresciuto il numero degli iscritti alla scuola elementare: 2.734 nell’anno scolastico 1904-5, 3.861 nel 1907-8, 4.200 circa nel corrente 1908-9. S’intende, i fanciulli che restano lontani dall’aula sono ancora troppi, e bisognerà ridurre al minimo l’area della diserzione dall’obbligo, quantificata nell’ordine del 40 per cento, però i risultati dell’impegno “missionario” di tanti operatori sono evidenti….

Uno sforzo costante dell’amministrazione civica è quello di provvedere i quartieri di edifici scolastici accoglienti ed attrezzati. A carico interamente del bilancio municipale è stato completato l’allestimento dei plessi di Sant’Avendrace e di via Carmine. Ora quasi alle rifiniture è anche la scuola di Santa Caterina, al bastioncino. Si stanno pure appaltando i lavori del nuovo casamento di Villanova, al punto d’incontro fra le vie Nuova e Garibaldi, che costerà in tutto oltre 400.000 lire. Un cantiere che darà lavoro a chissà quanti operai, magari padri o futuri padri di quei bimbi che proprio in quelle aule studieranno.

Parlare di scuola elementare, nel primo decennio del secolo, vuol anche dire occuparsi di sindacato, ché la condizione di vita dei maestri è autentica emergenza e s’impone all’attenzione generale (stampa, opinione pubblica, istituzioni) come bisogno prioritario.

A rivelare l’impellenza dell’adeguamento di status giuridico e stipendi della categoria dei negletti, è il comizio “pro schola” di metà giugno. Chiaro l’obiettivo: bisogna dare all’istruzione popolare quello sviluppo imposto dal nuovo tempo, puntando alla pedagogia moderna, ma è necessario anche elevare la condizione dei maestri adesso rosi dall’assillo del pane quotidiano. Occorre trasformare la scuola in strumento di vita, farne un centro di convivenza sociale, e però vanno tolti dalle strettoie di una paga invisibile quelli che alla scuola danno tutto se stessi. La scuola deve essere liberata dai bigottismi e vanno aumentati gli stipendi: sono ben 6.000 gli insegnanti pagati con 950 lire lorde annue e addirittura 17.000 le maestre pagate con 750 lire (pure lorde), cioè con 53 lire mensili!

Ad iniziativa dell’Unione magistrale nazionale, la categoria ha convocato in tutt’Italia una serie di pubblici comizi. A Cagliari domenica 13 giugno. Da settimane è tutto un affannarsi nell’organizzazione, con riunioni preparatorie, stesura di documenti ed arrivo di messaggi d’adesione. Motore di tutto sono Leonardo Satta Masala, presidente della locale Società pedagogica, ed il maestro tonarese Sebastiano Tore. Essi auspicano l’intervento alla manifestazione, oltre che delle famiglie di maestri e maestre, anche di quei genitori che mandano i loro figli proprio verso insegnanti che lo Stato lascia quasi alla fame: perché se è giusto distinguere l’aspetto pedagogico-didattico da quello sociale-sindacale, «certo il solo pane dello spirito non è sufficiente a chi manca anche del pane del corpo». Dopo quella del 3, affollata di insegnanti nel plesso del Carmine si tiene, mercoledì 9, un’altra assemblea cui intervengono pure gli avvocati politici Giuseppe Sanna Randaccio ed Umberto Cao. La mente è volta al gran giorno, ed agli abbonati del Civico è chiesto di prestare i loro palchi a madri di famiglia e maestre che verranno da tutta l’Isola.

 Intanto giungono le prime adesioni. Scrivono i deputati Antonio Scano, Angelo Roth, Michele Abozzi, Luigi Merello, Antonio Cao Pinna… ed anche, naturalmente, Ubaldo Comandini, il repubblicano che presiede l’Unione magistrale nazionale. Ed inoltre dell’assessore Silvio Lippi, dell’avv. Satta Semidei, dell’onorevole Carboni Boy che assicura anche la presenza. Ottone Bacaredda telegrafa: «Nessuna causa più simpatica, più giusta e più santa di quella che mira ad elevare la dignità della scuola ed a togliere la benemerita classe magistrale a un disagio ormai intollerabile. Sono i maestri che hanno in pugno i destini della nazione». Arrivano, il gran giorno, le delegazioni delle sezioni di Isili ed Oristano, Iglesias e Guspini, Quartu e Lanusei, Ghilarza e Carloforte e Ozieri, ecc. e regalano la forza del consenso a chi combatte per tutti. Parlano, dalla tribuna del Civico allegrito dalle bandiere delle associazioni, uomini politici e rappresentanti della categoria. Infuocato il discorso del maestro Elia Nieddu che accusa il governo di «neghittosità». 

L’avv. Cao si schiera anche lui per la rivendicazione economica, ravvisando nell’avocazione della scuola primaria allo Stato, perciò sottratta agli enti locali, la prima e fondamentale decisione da assumere. Ascoltato con terrore dai clericali (che ufficialmente disertano i lavori), egli vagheggia nuove espropriazioni dei patrimoni delle opere pie e volge lo sguardo minaccioso alle scuole impiantate dalle congregazioni religiose… Dice di ritenere che la riforma laica dell’ordinamento debba avere i partiti politici della sinistra per protagonisti ed auspica che la scuola dell’avvenire si liberi «da spettacoli tetri di Cristi pendenti dalla croce, come Eova vendicatore» e veda invece «il Cristo mite che accoglie il bambino, quello stesso che scacciò dal tempio i profanatori, i mestieranti».

Molto più moderato (e breve) l’intervento di Giuseppe Sanna Randaccio, che prima di augurarsi un più diretto impegno del presidente Giolitti nella questione, non manca di sottolineare, lui anticlericale e massone, gli indiscutibili meriti dei gesuiti nell’istruzione di molte generazioni di italiani…

Alla fine dei lavori viene votato il seguente ordine del giorno: «Il popolo di Cagliari, riunito in solenne comizio…, convinto che gli stipendi insufficienti ai bisogni della vita e inadeguati al lavoro che i maestri compiono, che il pensiero dell’avvenire incerto e difficile rende gli educatori non sereni nella quotidiana fatica, impotenti nella lotta contro l’analfabetismo, ad educare al sentimento d’italianità nel popolo, a dargli il senso sacro della Patria; chiede ai poteri dello Stato, di aumentare seriamente gli stipendi…».

Ancora scuola. Tre escursioni dei martiniani per conoscere l’economia locale, secondo programma. Quella compiuta all’officina delle Reali, il primo giorno di marzo, è stata decisa per assistere all’allestimento in corso di due nuove locomotive “conpound” per treni celeri. Accompagnati dallo stesso preside Ghera, i ragazzi vengono accolti da alcuni degli ingegneri che per alcune ore li conducono in giro per i reparti delle riparazioni delle locomotive e del materiale rotabile, i forni in rame, ecc. 

Alla gita di venerdì 20 maggio presso le saline di Stato e l’annessa colonia agricola penale di San Bartolomeo, partecipano tutti quanti i circa 350 studenti iscritti e l’intero corpo docente (una quindicina di professori) con i quattro assistenti di ruolo. Si parte suddivisi in cinque gruppi, di mattina molto presto. La prima squadra comprende gli alunni del quarto corso delle sezioni ragioneria e matematica e quelli del terzo corso nautico che visitano il nuovo impianto elettrico della Palma e seguono una lezione teorico-pratica intorno ai macchinari. La seconda squadra apprende le tecniche di produzione del sale e circola lungo tutta l’intricata sequenza di canali e vasche destinate a contenere quel milione e mezzo di quintali di prodotto bianco che ogni anno le saline tributano al governo di sua maestà, nonché il complesso impianto elettrico che sovrintende alle fasi di produzione, dopo aver sostituito l’antico macchinario collocato a riposo in località “il Rullone”, a circa tre chilometri di distanza. Le altre tre squadre, costituite dai più giovani girano fra le strumentazioni tecniche e quei sistemi manufatti direttamente funzionali alla produzione. 

Un rapido (ma gradito) rinfresco alla palazzina della direzione e poi via alla colonia dei forzati. A guidare la visita – due ore piene dalle 14,30 circa – è l’avv. Mario Santelli, uno dei responsabili del bagno penale, il quale se non conduce alle celle o alle zone di lavoro, apre però la strada che porta al faro consentendo così agli escursionisti di godersi – da un luogo di sofferenza – panorami mai visti, rocce, prati e mare, il tutto onorato da una allegra colazione al sacco innaffiata da vino generoso. Il ritorno in città avviene nel tardo pomeriggio, partendo da piazza San Bartolomeo: gli anziani in carrozza, i giovani a piedi.

L’uscita di sabato 5 giugno ha destinazione Assemini. Oggetto della ricerca sul campo sono stavolta i lavori di sistemazione idraulica lungo il tratto inferiore del rio Mannu. Partecipano i ragazzi del terzo e quarto corso della sezione fisico-matematica e quelli del secondo e terzo del nautico. Tanta curiosità. 

Le statistiche di fine anno scolastico al Dettori possono lasciare soddisfatti: gli studenti che, per livello di profitto, sono dispensati dagli esami sono 17 nelle due sezioni della prima e 19 della terza. I giornali hanno preso la buona abitudine di pubblicarne i nomi: Mario Aresu (seconda liceo), Giuseppe Brotzu (quarta ginnasiale), Luigi Crespellani (seconda ginnasiale), Ernesto Concas (prima liceo)… Alla maturità partecipano in 54. Superano la prova in 21. Fra essi una sola donna, Isabella Delitala. Gli altri sono rinviati ad ottobre.

Questi i due temi d’italiano su cui si sono cimentati gli studenti: «I’ mi son un, che quando / Amor mi spira, noto, e a quel modo / ch’è ditta dentro, vo significando... Il candidato con opportune considerazioni ed esempi spieghi e dimostri come in questi versi (Purgatorio XXIV, 52-54) sia annunciato quel principio fondamentale dell’arte dello scrivere, che è la piena ed immediata rispondenza della parola al pensiero ed al sentimento»; «Bella ed amabile illusione è quella per la quale i dì anniversari di un avvenimento che, per verità, non ha che fare con essi più che qualunque dì dell’anno, paiono aver con quello un’attinenza particolare, e che quasi mi sembra del passato risorga e ritorni in quei giorni, e ci sia davanti (Leopardi)».

Passata l’ondata di scrutini ed esami, per i professori del liceo-ginnasio l’estate sarà, come sempre, tempo di avvicendamenti. Lascia anche, rimpiantissimo, il prof. Menghini, trasferito a Modena e sostituito alla presidenza dal prof. Bruni, ordinario di storia. 

Al Martini, i quadri degli esiti di profitto deludono forse i più. Fra sezione fisico-matematica e sezione commercio-ragioneria sono passati in dieci. Questi i temi d’italiano con i quali essi sono stati chiamati a cimentarsi: «Ricordi e figure del Risorgimento italiano» e «Guarda riverente nel passato; guarda animoso all’avvenire». 

Questi altri, invece, sono stati i temi di licenza del corso nautico, che infine ha avuto cinque diplomati, «La Marina d’Italia. Ricordi di viaggio» ed «Esponga il candidato quale incremento al sapere geografico abbiano dato le ardite navigazioni italiane».

Sono 38, fra cui soltanto una ragazza, quelli che sono passati senz’esame dalla prima alla seconda e 28 dalla seconda alla terza (di cui 20 delle due classi – sezioni A e B – del corso commercio-ragioneria ed 8 del corso fisico-matematico); 12 invece quelli del corso nautico.

Superate le emozioni dei responsi degli scrutini, a fine luglio i locali di piazza Santo Sepolcro ospitano una mostra degli elaborati artistici degli studenti relativi all’ultimo biennio. Inaugurata la mattina di sabato 24, essa è stata organizzata con la regia occulta di Tarquinio Sini (studente e molto altro). Per quasi una settimana una gran folla di autorità ma anche e soprattutto di studenti e docenti pure delle altre scuole cittadine, e di mamme e papà e zii e nonni, sfila davanti ai pannelli distribuiti nelle sale del piano terra. 

Una di queste espone quadri di calligrafia. Curatore della sezione è il prof. Moresi che presenta una dedica scritta in perfetto stile liberty da Sardo Fontana, studente del terzo anno del corso fisico-matematico. Qualche altro propone una bella trascrizione della preghiera della regina madre in english gotico, incorniciata da un delicato paesaggio acquerellato; mentre sono opera di tre figure combinate in un magnifico disegno calligrafico: Emanuele Filiberto, Carlo Felice ed una donna che potrebbe essere, chissà, la giudicessa… Ecco poi un’epigrafe a Efisio Marini, un “credo” nonché alcuni corsivi….

Il secondo corso nautico, con il coordinamento del prof. Gaetano Loffredo, espone una varietà di ammiratissimi disegni geometrici. Non minore consenso raccolgono gli schizzi di macchine realizzati dai licenziati e così quegli altri, del giovane Tarquinio Sini appena diciottenne ma già noto acquerellista e disegnatore-vignettista: sono “teste e figuri” che confermano la speciale vocazione artistica dell’autore.

Belli anche i panneggiamenti e fiorami di Sardo Fontana, ecc. i disegni architettonici di Luigi Bolla, mentre Goffredo Mameli presenta un’efficace riproduzione del monumento a Lisistrata. Altri apprezzamenti meritano le creazioni moderniste, che espone alcune riproduzioni di merletti e frutti, ecc.

In questa parte della mostra compare altresì una bella riproduzione del lato posteriore del duomo, opera di Goffredo Mameli, disegni di architettura, una china che riproduce una colonna di borsalino, ecc. Nell’ultima aula sono esposti alcuni elaborati di geometria descrittiva, ragioneria e storia naturale. Accanto alla porta, come a congedare con allegria il visitatore, una serie di spiritosissime caricature dovute alla mano sempre scatenata di Tarquinio Sini, ormai prossimo a passare il mare ed iscriversi al Politecnico di Torino.

L’ottimo Tarquinio Sini. Passerà, dalla mostra, soltanto un mese ed ecco che molti cagliaritani avranno fra le mani una rassegna di sue caricature cagliaritane. Appunto “Il pupazzetto cagliaritano” sarà il titolo della raccolta subito disputata da chi ama il genere, ed in città sono molti...

Giusto alla vigilia della mostra, ad iniziativa della giunta di vigilanza, si sono riuniti i rappresentanti di tutti gli enti amministrativi ed economici del territorio, nell’intento di individuare gli strumenti più idonei allo sviluppo della scuola di commercio annessa all’istituto tecnico. Essa ha sperimentalmente funzionato per tre anni ed ha fatto bene: pare dunque naturale chiederne la regificazione. Ciò comporterebbe un maggior impegno finanziario per Comune, Provincia e Camera di commercio, ma gli orientamenti emersi, proprio guardando all’utilità del risultato, sembrerebbero possibilisti.

Al corso complementare la professoressa Caterina Magini, titolare di storia e geografia, vuol celebrare l’epopea risorgimentale con una speciale lezione alle proprie allieve ed a quelle della normale, che riunisce in aula giovedì 24 giugno. Ha compiuto personali e pazienti ricerche d’archivio e crede d’avere qualcosa di originale da trasmettere per educare anche al senso della storia

Anche per la normale femminile è venuto il tempo dei consuntivi dell’anno scolastico. Alla licenza i temi assegnati alle signorine recitano: «Come la pianta senz’acqua, così la virtù non fiorisce senza lagrime» e (di pedagogia) «La biblioteca scolastica e la mutualità scolastica nelle classi elementari».

Giustamente sentimentale il tema per le ragazzine della complementare: «E’ piacevole rivedere i luoghi che ci destano care rimembranze».

Le presidenze delle scuole, intanto, comunicano i risultati di profitto dell’anno che si è appena concluso: alla complementare, dove funzionano tre sezioni, le promosse sono 33 in prima e 27 in seconda; 3 sono le licenziate per merito, mentre ascendono a 28 quelle che superano l’esame. Nelle due sezioni della normale passano dalla prima alla seconda in 17, in 12 dalla seconda alla terza, mentre una viene licenziata senza esame e 9 ottengono l’abilitazione all’insegnamento superando l’esame.

Con il ginnasio Siotto Pintor ed il corso complementare annesso alla normale femminile, la scuola tecnica intitolata al Cima è il terzo soggetto delle secondarie inferiori di Cagliari.

Articolata nelle due sezioni comune e commerciale, essa accoglie qualcosa come 600 ragazzini fra gli 8 e gli 11 anni e naturalmente soffre dei problemi comuni a tutte le altre scuole soprattutto in relazione ai «guidatori ordinari» – come li chiama direttore Colosi – delle classi, i professori cioè. In un’intervista concessa al Giornale d’Italia egli dichiara che nell’imminenza dell’apertura del nuovo anno scolastico i ragazzi possono contare ancora soltanto su quattro docenti certi: tutto procederà nella infelice normalità dei «supplenti nominati dal ministero, supplenti avventizi ingaggiati qua e là fra gli insegnanti degli altri istituti, semplici abilitati o non abilitati». 

Fra giugno e luglio si svolge, poi, l’ordinaria sessione estiva degli esami di profitto. Questi i temi d’italiano assegnati alla licenza: «Evocate la figura di maestro che vi è riuscita più interessante e più simpatica» e «Un negoziante per mezzo di circolare fa sapere ai suoi corrispondenti che rinunzia al traffico». 

Delle tre prime, una delle quali femminile, hanno superato l’esame di licenza in 40 più sei privatisti; 4 i licenziati della sezione commerciale, e 129 i candidati. Ben 18 sono i licenziati senza esame. I promossi alla seconda sono 79; quelli alla terza comune 58 e 18 alla terza commerciale (che pure conta cinque sezioni).

Il corpo docente della scuola municipale di musica, a Castello, comprende diversi ottimi musicisti che la città conosce anche perché, più e più volte, hanno accettato di esibirsi in teatro al vasto pubblico di competenti ed appassionati. Sono Giuseppe Brunetti e Giulio Fara, Luigi Boscu e Francesco Carta, Venturino Zedda ed Umberto Melis, ecc. A sovrintendervi, in una sorta di consiglio di presidenza, il Municipio ha chiamato tre esperti: gli avvocati Tommaso Marini e Gavino Dessy Deliperi ed il maestro Nino Alberti. Le sezioni in cui si articola l’insegnamento sono quattro: elementi di musica e solfeggio fino alla completa lettura, armonia elementare, pratica degli strumenti, canto corale e canto individuale.

A giugno passano alla classe superiore senza esame, cioè per esclusivo merito, in 21. E’ questo, almeno apparentemente, un indice apprezzabile del livello di profitto che la scuola riesce ad assicurare, preparando il ricambio generazionale – come da statuto – a cappelle, orchestre e bande. La durata dei cicli, soprattutto per alcuni strumenti – tipo il contrabbasso od il violino – appare eccessivamente ridotta: sono tre, dovrebbero essere almeno cinque anni, ma meglio ancora otto o dieci, come in altre scuole del continente...E ancora: molto spazio, forse il giusto, è dato all’insegnamento individuale, ma assolutamente carente sembra quello riservato al gruppo, sicché si finisce che agli studenti non è dato di maturare la necessaria esperienza nelle esecuzioni collettive.

Costituita nel 1880 «in via d’esperimento per due anni», la scuola «di suono e di canto» è specificamente finalizzata ad «aumentare, completare e migliorare il personale dei corpi musicali della Cappella Civica, orchestra del Teatro e Banda cittadina» e «diffondere gli elementi di questo ramo d’arte bella nel popolo». Per l’ammissione al corso di violino sono necessari almeno 8 anni di età ed un massimo di 11; per violoncello, contrabbasso e strumenti da fiato occorrono un minimo di 10 ed un massimo di 16 anni.

Ancora del pacchetto gaz-acqua e della Camera del lavoro

A giugno diverse sedute del Consiglio comunale sono dedicate al “pacchetto” gas-acqua, con qualche deviazione o variazione sul tema, stimolate dalla necessità di meglio regolamentare, incentivandole, le prestazioni di lavoro degli operai dipendenti ai quali si chiede, adesso più di prima, efficienza per assicurare successo all’ormai avviata gestione diretta. Passa infine la proposta del consigliere Pernis di un miglioramento del 10 per cento.

Ma su un piano più generale, quali le conseguenze pratiche, per i cittadini, di un servizio ora erogato direttamente dal Comune? L’utenza, individuabile nei proprietari di case costituitisi in società d’interesse, contesta, già prima che riscatto ed acquisto siano formalizzati, la delibera che ha svuotato il diritto connesso alla concessione dell’acqua in abbonamento: esso non riguarderebbe più un rubinetto per ciascuna abitazione, ma un rubinetto per contratto sottoscritto (e dunque, alla fine, per fabbricato), con un sovrappiù di 5 lire per ogni rubinetto installato nelle singole abitazioni.

A parere della lobby tale interpretazione appare contraria tanto alla lettera quanto allo spirito del regolamento e perciò essa rifiuta di piegarsi, anticipando la volontà di adire la via dei tribunali per ottenere quanto meno il rispetto dei diritti acquisiti. Spirate le concessioni correnti, i proprietari si disinteresseranno del servizio idrico, lasciando che siano i locatari a contrattualizzare direttamente con il Comune.

A dir adesso di cinema. Dopo un’interruzione di qualche settimana, quando ha dovuto chiudere per consentire la sostituzione del vecchio motore con uno nuovo a benzina, il cinematografo morale ha ripreso le sue proiezioni sempre con buon successo di pubblico. Per svariate settimane dopo pasqua, si sono succedute anche dotte conferenze, magari a commento di proiezioni di quadri fissi, come sono state quelle del religioso imolese prof. Domenico Loreti, che ha illustrato una volta la figura della Maddalena ed un’altra quella di Giovanna d’Arco, o del teol. Efisio Argiolas che ha raccontato del precursore cugino di Gesù.

Tutt’altro genere porta, a fine giugno, il celebre illusionista giramondo Helmann. Reduce dai trionfi nazionali di Palermo e Napoli ed anche regionali, egli immette nel cartellone del teatrino di palazzo Valdès, che tanto piace al clero ed agli ambienti parrocchiali della città, elementi ludici di un divertimento che, se non in sé virtuoso, è comunque innocuo.

E a dir adesso di sindacato. E’ finalmente sbarcato a Cagliari, col piroscafo proveniente da Napoli, il nuovo segretario ella Camera del lavoro Gino Pesci.

Nella Camera del lavoro si riconoscono, chi più chi meno, tutte le forze dell’estrema radical-repubblicana e socialista. Per i repubblicani, dopo lo scoppiettio degli anni 1905-7 – tutto speso fra pubbliche manifestazioni patriottiche, la partecipazione alle consultazioni amministrative, l’impegno nel movimento antibacareddiano (ma con Bacaredda amministreranno dal 1911 in poi), le dure conseguenze processuali, ed infine l’attività di ampio supporto all’anticlericalismo bruniano diffuso in città – è venuta l’ora del ripiegamento. I radicali sono, per parte loro, trascinati dai nuovi indirizzi nazionali dentro un lealismo monarchico e ministeriale che a taluno sta stretto, ma pare la giusta misura per la maggioranza del partito. I socialisti poi vedono sempre di più soltanto se stessi, e sognano un’egemonia sulla sinistra ed uno sfondamento al centro che riusciranno a conseguire… nella loro permanente confusione ideologica.


Estate amsicorina, ciclistica e sempre patriottica

Come le premiazioni, così anche le gite domenicali fuori porta sono nell’agenda tipo della società di viale Bonaria. Una ne ha compiuto a Serramanna il 6 giugno. Si è partiti in 400 addirittura, compresi i soci del TCI di Cagliari ed Iglesias. Il 25 luglio a Monastir. E fra le due puntate nell’hinterland è da segnalare, la notte fra il 28 ed il 29 giugno, la marcialonga di 50 chilometri indetta dal Fortior Podistico Italiano sul tratto Cagliari-Villasor e viceversa. Merita anche d’esser segnalato l’inizio, lunedì 28 giugno, delle lezioni obbligatorie di ginnastica ai soci. 

Da domenica 8 agosto avranno invece libero accesso alla palestra le bambine che, accompagnate dai genitori, desiderino partecipare ai giochi della sezione femminile. A loro disposizione saranno posti gli attrezzi necessari (diabolo, cerchi, ecc.). E’ senz’altro incentivo alla iscrizione al sodalizio l’attivazione del servizio docce, cui si potrà accedere tramite appositi buoni in distribuzione presso la segreteria sociale.

Press’a poco negli stessi giorni della sgroppata campidanese, altre gambe giocano col tempo e la resistenza. Su ruote. Il ciclismo è, va riconosciuto, sport in sensibile crescita ormai da alcuni anni. A segnalarsi, in termini di agonismo, è la lunga escursione della “compagnia” in bici per l’intera Isola. Promossa da alcuni ufficiali del 58° reggimento il gruppo s’immette in un percorso di ben 500 chilometri, suddiviso in sei tappe tutte eroiche, senza mai lasciare indietro alcuno né subire alcun guasto a gomme e telai.

Cagliari-Isili-Sorgono-Orani-Nuoro-Arcu Correboi-Lanusei-Arcueri-Nurri-Cagliari: ecco l’avventuroso tragitto fra Campidano e Mandrolisai, Barbagia Ogliastra e Sarcidano. I pernottamenti sono ad Isili, Ovodda, Nuoro, Lanusei, Nurri. Ovunque è festa, accoglienza calorosa. Che s’impara? Lo dicono i militari: «L’Isola, priva di cavalleria, può contare sopra un reparto celere che in pochi giorni può superare le forti distanze e rendere preziosissimi servizi alla difesa sarda, costiera e non».

Poche settimane dopo toccherà alla motocicletta. I pionieri in una decina di giorni compiono il tragitto da Cagliari a Bastia, passando per Santa Teresa di Gallura ed Ajaccio. Stavolta non mancano gli incidenti, le peripezie, i capricci dei motori.

Sport e gelati. Il signor Vittorio Palenzona ha diffuso il suo avviso: per l’intera stagione calda il suo locale sulla terrazza di San Remy è a disposizione di cagliaritani e turisti dal gusto più raffinato. Le migliori specialità di gelateria sono preparate da un esperto giunto espressamente da Trapani, né da meno è la cucina del ristorante diretto da un cuoco di provenienza genovese. Insomma, sud e nord han deciso di incontrarsi a Cagliari. I prezzi sono ovviamente “mitissimi” ed il servizio “inappuntabile”. 

Sul piano delle memorie di calendario, il 1909 è un anno importante: è infatti passato giusto mezzo secolo dalle campagne della seconda guerra dell’indipendenza nazionale, e la circostanza va salutata con adeguate funzioni civili.

Su iniziativa della Società dei reduci delle patrie battaglie, fin da primavera hanno preso vita un comitato onorario ed uno esecutivo incaricato di organizzare le manifestazioni celebrative. Nessuno si è negato: il cav. Campurra, presidente decano dei reduci medagliati, ne ha elencato i nomi nella sua pergamena: idem per la Società degli ufficiali pensionati, per i reduci di Crimea, per i reduci garibaldini, per la Fratellanza militare, per la Società nazionale del tiro a segno, per il Club alpino e l’Arborea…  

Conferenza commemorativa – domenica 27 giugno – al Politeama: corteo popolare fino all’apposizione di una corona d’alloro alla stele dei martiri dell’indipendenza, concerti delle bande civica e militare e delle due corali Verdi.

Un manifesto di forte accento lealista viene affisso alle cantonate delle strade: «Or sono cinquant’anni su quegli stessi campi che avevan visto gli eroismi del ’48 e del ’49, venivano combattute le più memorabili battaglie della guerra del 1859 per l’indipendenza d’Italia.

«La cittadinanza cagliaritana che in ogni tempo custodì gelosamente la fiamma del più puro patriottismo, partecipando, domenica, numerosa, alla manifestazione renderà degno tributo di ammirazione e di gratitudine ai fratelli d’Italia e di Francia, che sui campi di Magenta, di Solferino e San Martino segnarono col sangue le prime tappe di quella via gloriosa che doveva più tardi, per rinnovati eroismi di popolo e di principi, condurci al nostro completo riscatto. Viva il Re! Viva l’Italia! Viva la Francia!».

La manifestazione si svolge al meglio. Un lungo corteo dal Politeama raggiunge, attraverso la via Roma, il Largo e la via Manno, la piazza Martiri per l’omaggio al monumento delle glorie dell’indipendenza patria. Sono almeno una trentina le rappresentanze associative presenti. Di sera, poi, dopo il concerto al Bastione, una fiaccolata accompagnata da banda e fanfara si porta al vicino consolato di Francia per rinnovare i sentimenti di imperitura gratitudine degli italiani ai fratelli (o cugini?) d’oltr’Alpe.

Notizie varie dell’estate

A supporto dell’agricoltura che si meccanizza e chimicizza, circola da luglio un bel giornale “tecnico” che informa ed indirizza gli operatori del settore vogliosi di modernità. Esso è nato per iniziativa della Cattedra ambulante di agricoltura della provincia, col concorso di tutti gli enti che servono gli interessi rurali del territorio. Diretta dal prof. Giuseppe Sforza, titolare della Cattedra, con la collaborazione di redattori fra cui è Gustavo Lastrucci, L’Agricoltura Sarda – questa è la testata – si afferma come punto di riferimento irrinunciabile per chi intenda migliorare lo stato delle cose, produttivo e reddituale, nel comparto.

Strettamente legato alla rivista è certamente il Consorzio agrario cooperativo che, costituitosi a febbraio sull’onda dell’entusiasmo del cav. Lastrucci e col supporto di tutta una serie di personalità dell’ambiente politico-economico locale ha preso sede al civico 25 della via Manno. Esso funziona come ente intermedio per l’esercizio del credito agrario fra gli operatori e la Cassa Ademprivile od il Banco di Napoli. Inoltre si propone l’acquisto (e la successiva distribuzione) a prezzi scontati di strumenti e generi necessari alla produzione (sementi, fertilizzanti, ecc.) nonché la vendita collettiva dei prodotti.

Le attività di entrambe le corali Verdi si stanno facendo apprezzare per qualità e costanza. A buttar l’occhio quasi a caso nel calendario di tutto un semestre delle loro esibizioni davanti al pubblico dei musicofili locali così come delle iniziative volte ad esaltarne lo spirito di corpo, la partecipazione al ballo carnascialesco, il concerto di beneficenza al Novelli, il recital a beneficio dei fondi sociali della stessa società, al teatrino di Varietà … e, sabato 3 luglio, il concerto vocale e strumentale di chiusura della stagione primaverile,

A giugno si rinnovano le cariche interne del sodalizio di viale Regina Margherita ed il prof. Carcassi passa il testimone della presidenza all’ottimo collega Aristide Sormani.

Anche per la corale di via Sant’Eulalia l’anno è cominciato sotto i migliori auspici. Il presidente del Tribunale ha riconosciuto l’autonomia giuridica della società presieduta da Carlo Napoli: società di mutuo soccorso e previdenza. Piena unanimità si raccoglie attorno ai nomi del presidente – appunto Carlo Napoli – e del suo vice, Antonio Dessalvi.

Resta aperta anche d’estate l sede del Circolo universitario (si laureano in legge, nella sessione, anche Giuseppe Pintor e Pasquale Marica e fanno cronaca ancora l’enologica e l’industriale che a Cagliari formano i ragazzi dopo la licenza elementare.

La scuola di villa Muscas, a Sant’Alenixedda, conta ormai vent’anni. E giusto al ventesimo anniversario il suo fondatore e direttore Sante Cettolini deve lasciare, trasferito in Piemonte. Essa è un piccolo capolavoro della buona volontà, della virtuosità dell’applicazione quotidiana, e realizza lo sforzo, connaturale proprio alla sua tipologia di studi, di aprirsi alla società, al mondo produttivo. Sono conferenze, o lezioni e dimostrazioni pratiche a dare la stura a questa interazione assidua con l’ambiente socio-economico, con gli interessi diffusi sul territorio di una provincia che è ancora a spiccata vocazione agricola.

La pastorizia e l’arte del caseificio, ma anche la frutticoltura ed il suo orientamento alla distillazione, ecc. sono alcuni dei temi trattati in corsi appositi aperti a coltivatori diretti e piccoli proprietari o conduttori di aziende agricole. E d’altra parte, se ricevono frequentemente visite nelle loro aule e nei loro campi e laboratori, è anche vero che di visite gli allievi iscritti ne fanno anch’essi, accompagnati da docenti ed assistenti: così soprattutto negli stabilimenti produttivi del bacino cagliaritano come nei depositi delle nuove macchine agricole, per capire di più di erpici, mietitrici e trebbiatrici…

Davanti alla commissione ministeriale presieduta dal prof. C. Soro Delitala dell’università di Sassari, si svolgono, a luglio, gli esami di fine anno scolastico. Con la loro brava licenza lasciano la scuola, ogni anno, una decina di adolescenti (fra quelli licenziati nel 1909 ci sono anche Francesco Frau e Paolo Pili), i quali vengono per lo più utilmente immessi nelle aziende di famiglia.

A dire adesso dei socialisti. Il sequestro del Paese, ordinato dalla magistratura per punire gli attacchi al ministro Cocco Ortu, ha una eco in Parlamento. I deputati dell’estrema Viazzi, Barzialai e Bissolati ne hanno chiesto conto al governo, ma senza risultato.

A fine luglio il processo, davanti ai giudici della seconda sezione del Tribunale. Sul banco degli imputati il gerente Arturo Melis, i redattori-collaboratori del settimanale fra cui Giuseppe Musio, e perfino il proprietario della tipografia cav. Sebastiano Boi. Nel collegio dei difensori avvocati di sinistra e di destra.

Un altro processo c’è stato, a maggio, contro un altro giornale dell’estrema – L’Aurora – querelato, per supposta diffamazione, dal conservatore sindaco di Guspini. Non è un buon momento per la libertà d’espressione del pensiero politico... Riferendosi ad esperienze proprie, verso fine anno scriverà L’Unione Sarda: «Le buone guardie di PS, che da quando la nostra città ha avuto l’onore di essere elevata a sede di questura, hanno acquistato tale sentimento umanitario da lasciare che i poveri ladri attendano indisturbati ai loro onesti affari, ce l’hanno a morte con gli strilloni, perché “gridano” il giornale e qualche volta la notizia più importante della cronaca. Ieri sera una guardia impose agli strilloni di non fiatare. Noi si telegrafò alla questura per protestare, ma un delegato o qualche altro illustre personaggio che forse fu disturbato mentre stava a schiacciare un sonnellino, ci rispose in malo modo.

«I giornalisti si riveriscono fino a strisciare davanti a loro quando si va nella redazione a pitoccare un rigo di “soffietti” per l’eroica operazione dell’arresto di un monello che ha rubato cinque centesimi di rape... Tuttavia, da bravi giornalisti noi siamo così audaci da chiedere due favori al questore: 1) che gli strilloni vengano lasciati in pace; 2) che i funzionari siano più educati con il pubblico, se è possibile».

Mare, com’è bello il mare

Città di mare, Cagliari ha una naturale vocazione allo scambio, al confronto e, prima ancora, all’ospitalità di chi viene da fuori, sia il continente italiano siano i paesi esteri. Al suo porto attraccano panfili di ricchi in vacanza e navi mercantili o militari che, in quanto popolate da equipaggi che meritano anch’essi la pausa della terraferma, recano l’opportunità, a quelli che amano il dialogo, di far conoscenze attaccando bottone.

Ce n’è, di ormeggi graditi, un po’ in tutte le stagioni. Trasportati dal piroscafo “Tebe” sbarcano il 21 luglio ben 318 turisti tedeschi. Provengono da Ajaccio, seconda tappa, dopo Monaco, di una crociera mediterranea. Accolti dalla musica della banda civica spedita al porto, con buon pensiero, dal sindaco, e ricevuto il benvenuto dal console di Germania ing. Enrico Devoto, la comitiva sciama veloce in città, arrampicandosi fin sulla terrazza del Bastione per visitare quindi la cattedrale e… simpatizzare con quelli che chiedono perdono per l’ingiusta chiusura del museo archeologico.

A proposito di ospiti stranieri e, magari, eccellenti. Di passaggio più o meno rapido e/o con programma di studi in città e dintorni, ecco farsi notare l’archeologo Dunken Mackenzie, venuto nell’Isola per un accesso agli scavi di Barbagia e Sarcidano, proprio mentre il prof. Antonio Taramelli, direttore del museo e sovrintendente regionale agli scavi, annuncia la scoperta di una città pre-romana presso Teti. Per condurre studi specialistici di botanica, la disciplina della quale è riconosciuto autorità mondiale è in Sardegna anche il barone Helley von Marat, tenente nella guardia di sua maestà l’imperatore di Germania. 

Di tutt’altra natura sono le permanenze a Cagliari dei messaggeri della moda femminile… Ad aprile ha fatto sosta alla Scala di ferro la “viaggiatrice” dei grandi magazzini A la ville de Lion, col suo ricco campionario di cappelli e vestiti estivi. Ha raccolto le commissioni su misura per camicette e biancheria, assicurando l’esecuzione in tempi rapidissimi. Proveniente da Nizza e diretto in Sicilia, si tratterrà qualche giorno, in autunno, anche lui ricevendo il pubblico all’albergo di via Torino, il signor Ezio Gardoni, «viaggiatore in mode e cappelli per signore». Rappresentante delle migliori case inglesi, parigine e nazionali… Sì, la moda è ormai diventata una virtù, indice significativo di modernizzazione. Ne è allettato il ceto medio – né soltanto il ramo femminile di esso – che vuole europeizzarsi nelle fogge e nell’apparire. Di qui la spinta alle sartorie…

In città l’anno si chiuderà proprio con l’inaugurazione, in via Manno dirimpetto alla chiesa dei Genovesi, della casa di moda del signor Efisio Lai, e con la riapertura del rinomato negozio del signor Giacomo Miorin, all’angolo con la piazza Yenne, dove un tempo era la porta Stampace.

Dura due mesi, poco più – dall’ultima settimana di giugno a poco oltre ferragosto – la stagione balneare dei cagliaritani in quel di Giorgino e sa Perdixedda, verso la costa extraportuale di ponente della città.

Già a maggio il sindaco Marcello ha pubblicato il suo bando: «1) E’ vietato a chiunque bagnarsi senza mutandine in qualunque punto della spiaggia lungo il litorale del golfo; 2) E’ fatto divieto assoluto a chiunque di bagnarsi nello specchio acqueo compreso entro il porto tra i due moli di levante e di ponente, nello specchio d’acqua del litorale di ponente dal nuovo molo di ponente fino all’altezza di cento metri oltre la diga della Scaffa; 3) E’ permesso il bagno anche degli animali purché fatto nella spiaggia di levante e su Siccu oltre il fognone del mattatoio; oppure nella spiaggia di ponente a distanza non inferiore dallo stabilimento balneare di Giorgino».

Lo stabilimento dei fratelli Michele e Mario Carboni, nel tratto forse migliore della riviera vicina e conosciuta, ha riaperto i suoi battenti sabato 26 giugno. Incoraggiati dagli apprezzamenti del Consiglio sanitario provinciale sulla qualità marina dell’area, i proprietari hanno investito non pochi capitali per aumentare la ricettività e migliorare le dotazioni di servizio del loro lido: così sono state montate nuove serrature alle “gabine” per signore e signorine, ampliate quelle per famiglie, risistemati i bagni interni… Al centro della vasca d’utilizzo femminile si eleva ora un elegante padiglione nel quale le bagnanti potranno raccogliersi a lieto conversare sulle vicende proprie o, meglio, altrui, mentre le signore che non intendono bagnarsi potranno attendere tranquillamente le loro figlie evitando l’ingombro dei corridoi di giro.

Nel settore maschile è stato predisposto il buffet, tanto assortito quanto a prezzi modici. Lì è stato approntato anche il servizio di vetture che inizia a funzionare, con capolinea al giardinetto delle Reali, domenica 18 luglio.

Né quelle sono le sole corse a disposizione dei bagnanti. I fratelli Vivanet hanno anch’essi un parco di brave vetture che sostano tutti i giorni al Largo, di fronte ai magazzini popolari, e sono puntualmente prese d’assalto, fin dalla fermata di piazza Yenne. Già dal 3 luglio viaggiano poi i canotti-mobile Trento e Trieste. Organizzato dal signor Cesare Cixi, il servizio di collegamento via mare ha incontrato l’interesse del pubblico. Si parte dalla darsena, a un passo dalla capitaneria di porto; la corsa singola costa 30 cent., l’andata-e-ritorno 40. I biglietti possono acquistarsi in un chiosco della via Roma che offre a chi attende di imbarcarsi anche l’ombra del suo tendone di cento metri quadrati. 

Il re dello stabilimento di Giorgino è il signor Vincenzo Soro. L’estate scorsa l’ingresso di “La città di Cagliari” – questo il nome dell’impianto – era sulla strada della Playa; la novità dei canotti con la loro trentina di corse quotidiane ciascuno ha sconvolto gli accessi, aggiungendo un qualcosa al brivido di felicità che dona a tutti la geometria dello stabilimento. Pure esso è articolato nelle due sezioni – spiaggia più cabine – uomini e donne, oltre l’appendice famiglie, e seduce la sua utenza non meno del lido dei fratelli Carboni, con un arenile dorato, pulito e odoroso, e l’acqua trasparente, chiara, cheta e fresca. Chi vuol trattenersi a pranzo sa che un ristorante è alle porte, di lato alla chiesetta di Sant’Efisio di proprietà dei Ballero.


Banche e amministrazioni pubbliche

Questo il tema dell’esame al concorso estivo per 150 posti di volontario negli uffici delle II.DD. e privative: «Dopo aver discorso il candidato dell’ufficio delle banche e della loro organizzazione, dica particolarmente delle operazioni di conto corrente e di quelle di sconto, nonché della emissione dei biglietti di banca».

Il settore del credito, in città e provincia, conta su pochissimi istituti: la Banca d’Italia (già Banca Nazionale), che ha sede nella via Sant’Eulalia, insieme con la ricevitoria provinciale dello Stato ed anche, ma con una sua piena autonomia, il Monte di Pietà di Cagliari – istituzione settecentesca che sta ora iniziando a diversificare la sua attività di concessione e anche quella di provvista –, il Banco di Napoli, la Banca Commerciale Italiana, ed adesso, finalmente, anche la Cassa Ademprivile.

Una nuova presenza sta cercando di consolidarsi, ma sarà sforzo senza successo. L’idea dell’anno sembra quella della Banca Popolare Sarda, una società anonima cooperativa a capitale illimitato che alcuni operatori del capoluogo e dell’entroterra provinciale hanno lanciato in aprile. Riuniti in comitato ed ospitati nella sede dell’associazione commercianti, i pionieri capitanati dall’onnipresente rag. Guido Costa – qui nella veste di operatore del settore molitorio – hanno confessato ambizioni, illustrato progetti, lanciato appelli al «solenne inizio alla libertà economica dell’Isola nostra», distribuito schede di sottoscrizione.

Ha preso piede una campagna acquisti vera e propria: l’ing. Giorgio Asproni, già direttore della miniera di Montevecchio e maggiorente della Camera di commercio, ha prenotato cinque soci per un totale di 200 azioni; il capo mastro Efisio Nurchis ne ha coinvolto dieci per 11 azioni… Il primo (ed unico) elenco comprende promesse di sottoscrizione da 251 candidati soci per un numero complessivo di 832 titoli. Né Cagliari ed il suo entroterra più immediato sono state le sole piazze interessate… E’ sembrato veramente che l’intera Sardegna sia rimasta affascinata dal gran progetto della banca di casa.

Più che altrove è però nel capoluogo che si è alzato il fumo che non darà, purtroppo, grande arrosto: al prefetto il comitato promotore ha esaltato il valore della cooperazione «sommo elemento d’ordine»; al sindaco ha dato da sperare che il passato del funesto 1887 non potrà tornare…; agli altri notabili ha trasmesso un messaggio personalizzato… 

Trasferita intanto la sede al civico 41 della via Sassari ed avviate le operazioni di incasso della prima rata delle azioni per le quali ciascuno si è impegnato, già si vanno però materializzando le prime delusioni: uno dopo l’altro i consiglieri si ritirano. Tanto fare, e poi… Sarà a dicembre l’assemblea generale della coop per l’approvazione formale e definitiva dello statuto sociale e per la conferma (o nuova nomina) degli amministratori, nonché per l’approvazione della relazione del consiglio. Nella primavera dell’anno che entrerà inizieranno le operazioni di credito ai soci. Ma per breve tempo. 

Altra e più fortunata storia avrà la Cassa Ademprivile, la banca dell’agricoltura isolana dei primi decenni del secolo. Figlia della legge 2 agosto 1897 recante speciali disposizioni a favore dell’economia sarda (mentre la legge 10 novembre 1907 n. 844 sul credito agrario ne ha meglio definito l’ambito operativo), essa è stata eretta al rango di ente morale autonomo dal RD 28 gennaio 1909 ed ha iniziato le operazioni il 1° giugno, i locali nuovi fiammanti di palazzo Zucca, nel viale Regina Margherita.

Nominato direttore, fin da febbraio il genovese Giuseppe Corradi ha curato tutti i passaggi burocratici necessari al buon avvio della operatività della Cassa, ha ricevuto il pubblico ogni mattina e pilotato il concorso per la selezione del personale da assumere. Sono risultati vincitori, a tal riguardo, Giuseppe Ventagliò, come responsabile della segreteria, Ciro Mereu, addetto all’ufficio ragioneria, Mario Pais Pintor, ufficiale d’ordine archivista, e gli amanuensi Gavino Faa ed Efisio Bonifai.

Coadiuvato dal rag. Castiglia, della Prefettura, e da altri funzionari governativi, egli si impegnerà in modo particolare ad ottenere agli enti intermedi minori – cooperative, consorzi, ecc. – la possibilità di rispondere con efficacia ed efficienza agli scopi per i quali furono creati, in uno al riordinamento della galassia dei Monti frumentari o nummari.   

Allora, aderendo al personale invito del ministro Cocco Ortu (peraltro appena uscito dal gabinetto, essendosi insediato al Viminale l’on. Sonnino al posto dell’on. Giolitti travolto dalla questione della tassazione dei titoli), il comm. Corradi lascerà poi Cagliari per avvicendarsi con l’avv. Antonio Pierazzuoli, già titolare della Cassa gemella di Sassari.

Anche Ferruccio Sorcinelli porta a Cagliari la sua “macchina del credito”. In primavera essa ha parcheggiato al civico 2 della via Manno ed alzato un’insegna: agenzia della Società Bancaria Sarda. L’istituto, sorto nel capoluogo turritano per iniziativa appunto dell’intraprendente avvocato dopo che questi ha lasciato la direzione della succursale della Banca d’Italia, vanta ormai un lustro di attività tutta concentrata però nel polo sassarese, ed ha ora deciso di diffondersi sul territorio isolano. E Cagliari è ovviamente la prima tappa di questa fase espansiva da cui molto ci si aspetta. 

Allestita dalla ditta F.lli Clemente, la sede cagliaritana è sobriamente elegante, degna materializzazione – dirà qualcuno – delle ambizioni e dello stile del suo fondatore-direttore, il quale ha affidato la responsabilità del punto operativo ad Argante Zanchetti.

La SBS è una banca cooperativa, cioè i suoi clienti sono pure soci. Questi hanno finora sottoscritto un capitale di 2 milioni di lire, che sta però per essere portato a 5 milioni. La riserva monetaria ha raggiunto i ratios imposti dalla più prudente logica amministrativa, mentre l’ultimo dividendo distribuito è stato assolutamente remunerativo: il 6 per cento (contro il 2 o meno ancora del rendimento medio fruttifero della cassa di risparmio).

Di buona salute sta godendo il Monte di Pietà di Cagliari, che pur nella sua storia ultrasecolare ha conosciuto (e conoscerà) una serie incredibile di alti e bassi. La sua sede è nella parte alta della via Sant’Eulalia, immediatamente prima dell’ingresso della Banca d’Italia, a palazzo Belgrano (di Bagnaria).

Ente morale di credito e beneficenza, esso è amministrato direttamente dalla Congregazione di carità. Ne è presidente don Gabriele Asquer che, secondo statuto, abbina la carica a quella di vertice della stessa Congregazione, che poi è null’altro che un’emanazione prefettizia sul versante filantropico, col concorso di altri enti amministrativi ed economici, dal Comune alla Camera di commercio. 

Una statistica di fonte ministeriale ha quantificato nella provincia di Cagliari depositi di risparmio per oltre 76 milioni di lire. Di essi 18 milioni – poco meno di un quarto del totale – sono gestiti dalle casse postali, 2 dal Monte di Pietà, circa 8 dagli istituti di credito maggiori (Banca d’Italia, Banco di Napoli, Banca Commerciale Italiana). Altrettanti – 8 cioè – risultano investiti in buoni del Tesoro, 37 in cartelle del debito pubblico, mentre circa 3.400.000 lire corrispondono alle cartelle obbligazionarie comunali o provinciali.

Ma quel che qualifica il sistema bancario non è tanto il volume della provvista quanto la sua capacità di erogazione del credito a favore dell’economia reale. E qui, bisogna dire, le tre banche d’impianto nazionale operanti in città stanno rispondendo positivamente, ciascuna nel rispetto di una vocazione originaria, sostenendo settori produttivi o fasce di clientela particolari. Più portato il Banco di Napoli al target delle piccole imprese commerciali ed agricole, tutta spinta la teutonico-ambrosiana Comit ad accompagnare lo sviluppo industriale e delle grandi infrastrutture (in Sardegna toccherà alle Ferrovie complementari, quindi alle dighe, ecc.).

Dacché nel 1906 ha aperto la sua sede a palazzo Devoto – dove coabita con la Camera di commercio – la Banca Commerciale Italiana ha potuto contare sulla straordinaria competenza di un direttore, Adolfo Hediger, che adesso il consiglio d’amministrazione ha deciso di mandare a dirigere l’importante sede di Livorno.

La rilevanza della sua attività a Cagliari e nel più vasto bacino assegnato all’operatività della filiale è ampiamente dimostrata dalla folla di amici ed imprenditori accorsi alla stazione delle Reali per salutarlo alla partenza. A quindici anni dalla fondazione, la banca va ovunque a gonfie vele: soltanto qualche giorno dopo la partenza di Hediger verrà resa nota l’entità del dividendo in distribuzione: 45 lire per azione, che è come dire un rendimento del 9 per cento! A prendere le redini della succursale cagliaritana è un altro uomo del nord: il signor Hess.  

Scena BancoNapoli. La Direzione generale ha bandito un concorso per quattro posti di estimatori di oggetti preziosi «e per eventuali posti che risultassero vacanti alla data del suddetto». 

Un altro concorso è uscito a marzo, quella volta per nove posti: età minima 21 anni compiuti, massima 30. Caratteristica antica e anzi costitutiva, del Banco è la sezione del monte pegni. A Cagliari essa ha iniziato a funzionare pressoché da quando l’istituto ha impiantato la sua succursale, nel settembre 1890; idem a Sassari, dove questo è avvenuto tra la fine del 1900 ed i primi mesi dell’anno successivo.

Ogni tre mesi circa, una manchette fa capolino fra la cronaca e la piccola pubblicità dei giornali per avvertire dell’imminente asta – puntualmente alle 10 della mattina – degli oggetti preziosi non riscattati nell’anno o poco più precedente. A fine anno le anticipazioni su pegno assommeranno a 16.629 per un valore totale di 667.675 lire.

Con una storia sarda alle spalle ormai di diciannove anni, il Banco di Napoli conosce ora, nella piazza cittadina e provinciale, diverse occasioni di nuovo impulso alla sua azione produttiva ed alla miglior efficienza del suo assetto organizzativo. Esso lancia le sue prime operazioni di credito agrario, s’introduce in nuove relazioni commerciali, cambia la direzione della sua filiale di via Spano.

Da pochi mesi soltanto, quest’ultima è salita di rango, passando da succursale e sede, ciò che significa maggior autonomia deliberativa e la presenza, nel Consiglio generale di palazzo San Giacomo, di un esponente della Camera di commercio operante nell’ambito provinciale. Fin dall’inizio il rappresentante dell’ente camerale cagliaritano è stato il suo presidente, il comm. Francesco Nobilioni. A novembre egli cederà il posto al cav. uff. Alfonso Aurbacher, suo vice e successore anche alla presidenza della Camera.

Al bisogno di sostegno alla classe agricola dedica le sue riflessioni il già noto cav. Gustavo Lastrucci, dipendente del Banco e articolista de L’Unione Sarda, in un editoriale che uscirà il 14 novembre. «La concorrenza internazionale non può essere sostenuta con dei lavoratori poco evoluti, tanto fisicamente che intellettualmente. Dato che le condizioni di vita degli uomini dei campi determinano in ultima linea quelle dei cittadini, la vita economica, nella sua totalità, è fortemente legata alla situazione dell’agricoltore. L’antagonismo tra la città e la campagna è artificiale, ingiustificato. Solo allorché tutte le classi produttive prosperano, la situazione favorevole di ciascuna di esse può essere durevole», scrive fra l’altro. 

In primavera la sede di Cagliari del Banco ha deliberato le prime concessioni di credito agrario a valere sulla legge 7 luglio 1901 n. 334 e relativo regolamento disciplinante la materia e, in esso, la facultazione al Banco di sovvenire le imprese agricole. Prima cliente, la Cantina sociale di Monserrato.

C’è poi il più. Transitano vaglia e bonifici da Cagliari al Comitato cattolico di Roma, in un libretto di risparmio riposano le offerte raccolte dai soci dell’Operaia cattolica per l’acquisto delle nuove azioni per l’erezione della basilica mercedaria… La natura di ente morale del Banco ispira poi la norma statutaria che impone la distribuzione in beneficenza degli utili: vanno così una volta 100 lire alla Congregazione di carità per le cucine economiche, un’altra volta 200 lire all’Istituto dei ciechi, altrettante all’Istituto dei sordomuti, 100 al Ricovero di mendicità, ed ulteriori 100 alle cucine economiche… 

Fra i clienti della sede di via Spano c’è anche la scuola industriale, sovvenuta ad ottobre dalla Compagnia Reale delle Ferrovie Sarde con un contributo straordinario di 2.000 lire. Insomma, la banca è un osservatorio dell’intero spettro delle necessità e degli interventi utilmente posti in essere per lo sviluppo, oltre lo stretto ambito economico o della produzione, della società civile. 

Potrebbe, a tal riguardo, richiamarsi anche l’attivismo posto in essere in occasione della raccolta dei fondi di solidarietà per i sinistrati calabro-siciliani. Numerose decine, bisognerebbe dire centinaia di nominativi del mondo dell’impresa, delle professioni, delle amministrazioni, ma anche semplici cittadini affidano al Banco il proprio contributo. Quattro sono le sottoscrizioni curate dalla sede di via Spano, che fruttano complessivamente 3.482,17 lire. 

Opere pie, il Poetto, il deputato

L’Istituto sordomuti, poco più giù della chiesa di Sant’Antonio da Padova ed il ricovero degli anziani Vittorio Emanuele II, conclude l’anno scolastico, domenica 18 luglio, con un saggio ginnico dei suoi allievi convittori, cui segue la distribuzione dei premi a coloro che di più si sono distinti nel profitto.

A far gli onori di casa è qui il comm. dott. don Antonio Ignazio Argiolas, sacerdote e direttore. Il saluto agli ospiti confluiti numerosi come ogni anno per l’occasione lo porge, eroicamente chiaro nella dizione, in apertura, il giovanissimo serramannese Celestino Ortu. E’ festa per i ragazzi, ma anche per le buone patronesse ed i tanti benefattori – industriali e commercianti della città – che possono aggiungere in cuor loro un’altra non vana emozione. Al saggio ginnico partecipano 24 allievi. Un’ora di esercizi non tutti semplici né facili, poi i meritati applausi. 

Giuseppe Lutzu – punti 60 su 60 – si classifica primo, ma encomi meritano pure Peppino Corda, Giuseppe Castangia, Beniamino Pinna ed Alberto Murtas. Assai applauditi sono anche gli esercizi alle scale eseguiti dai più piccoli – la nidiata fra i sette ed i dieci anni –, e poi anche il trapezio triplo. A leggere i punteggi finali è Efisio Meloni, caposquadra dell’Arborea ed istruttore dei ragazzi.

La virtù atletica degli allievi dell’Istituto è realtà che si fa riconoscere anche fuori. Ove se ne esiga la prova, basti il messaggio del cav. Giovanni Battista Berlinguer il quale, a fine settembre, riferirà a direttor Argiolas che la squadra partecipante ai recenti campionati sardi si è piazzata prima e che oltre alla medaglia d’argento ha ricevuto anche l’oro deliberato dalla giuria proprio per marcare la superiore distinzione rispetto ai concorrenti.

La Rari Nantes si afferma velocemente come una delle protagoniste assolute della scena sportiva cittadina. E l’estate le offre, ovviamente, occasioni speciali per farsi conoscere ed apprezzare. Così. a fine luglio di tarda sera, la squadra dà spettacolo - assolutamente unico nella sua resa scenografica - in porto. Ciascuno dei suoi 20 nuotatori regge con una mano la torcia accesa e così, zappando l’acqua con l’altra sola mano, percorre la distanza dei 600 metri. Nonostante il vento contrario.

Otto giorni dopo la gara, valevole per il campionato sardo studentesco, è sulla distanza dei 1.500 metri. Allineati in acqua e coperti… «decentemente», secondo quanto disposto dal ferreo regolamento, i partecipanti – tutti ragazzi fra i 14 ed i 20 anni – partono dalla darsena alle 10,30 in punto, all’ordine dello starter Mario Carlomagno. A tenere i tempi è Attilio Della Maria. Il traguardo è fissato presso lo stabilimento balneare di Giorgino. 

Grazie anche alla sua partenza velocissima, che lo stacca subito dagli altri, vince il liceale Raffaele Marras, della Rari Nantes, col tempo di 32’20”. A 3 minuti e 20 secondi arriva il consocio Cesare Lutzu, dell’istituto tecnico. Poi tagliano il traguardo gli universitari Emanuele Boero e Pietro Ravot, entrambi della canottieri Ichnusa. A seguire, ma fuori tempo massimo, gli altri, fra cui Davide Cova, studente a ingegneria (diverrà sindaco di Oristano).

Mare chiama mare. La spiaggia del Poetto appartiene pressoché tutta al comune di Quartu Sant’Elena e, pur non praticata dai cagliaritani, tuttavia inizia a suscitare qualche curiosità. Basterà ancora soltanto un lustro e la suggestione diverrà conquista.

Nel mezzo dell’estate si azzardano diverse escursioni: la notte di sabato 31 luglio un’allegra comitiva parte in canotto mobile dalla via Roma, raggiungendo capo Sant’Elia, oltre Calamosca… Replica l’indomani. Il Trento e il Trieste pigliano il largo dal molo San Francesco. Tempo splendido, mare placido rischiarato dal faro alto della luna; la brezza calma i calori soffocanti della giornata. Una sessantina i gitanti. Dopo neppure un’oretta si ritorna ed è uno spettacolo vedere, dal mare, Cagliari sotto le stelle, illuminata nelle sue strade.

La prima domenica dopo ferragosto il motivo della gita è un altro: gareggiare sui bersagli galleggianti. Ad organizzare è la Società nazionale del tiro a segno, intenzionata a raccogliere un po’ di denaro da spedire all’istituto Umberto I di Turate, che ospita veterani ed invalidi delle patrie battaglie. Trasportati dai mezzi dei fratelli Carboni, sono numerosi i partecipanti, anche per il concorso di una squadra di regi carabinieri, fanti e finanzieri voluto dal generale Di Majo, comandante la divisione militare. Ma oltre le emozioni della gara c’è, naturalmente, il beneficio della giornata trascorsa al mare, oltre i vasconi delle saline di Stato e lo stagno di Molentargius. Apprezzato il servizio “ristorante” a prezzi fissi, qualità più risparmio. La consumazione è avvenuta nella relativa comodità dei casotti sulla spiaggia, su cui hanno dominio assoluto il cav. Bova Barbera, direttore del bagno penale, ed il signor Basilio Costa, assuntore dell’esattoria.

Hanno un che evidente di maggior seriosità, i anche per l’età media dei praticanti, gli sport organizzati dalla Società nazionale del tiro a segno, dal Touring club e dal Club alpino, che pure coinvolgono un numero molto alto di associati. Il tiro a segno è a mezza strada fra l’esercizio sportivo e la ferma patriottica. Tant’è che molti dei suoi praticanti sono militari di carriera. La società, che ha una storia di molti decenni che rimanda alle vicende risorgimentali, è ben strutturata anche se non mancano, nella compagine direttiva, tensioni per l’effettiva amministrabilità di un bilancio in continuo rimaneggiamento.

Nonostante i problemi, c’è una buona continuità di presenza nel poligono di viale San Bartolomeo, poco oltre Bonaria. Un impianto moderno e sicuro, realizzato dai più abili ingegneri dei geni militare e civile ed ulteriormente migliorato con nuove quinte e speciali rivestimenti da soltanto due anni, dopo lunghe contese fra uffici prefettizi e comando militare. 

Incredibile ma vero: ad agosto si torna a votare per il deputato del collegio, dato che l’elezione dell’ing. Sanust è stata invalidata a causa del suo status di dipendente dello Stato (Genio civile). Con la sua promozione ad ispettore superiore dei Lavori pubblici e, quindi, a membro del Consiglio superiore del ministero, l’incompatibilità è poi caduta ed egli può così ripresentarsi al responso delle urne politiche. La competizione di marzo si rinnova tale e quale, anche se con qualche tono polemico in meno. Perché, se è vero che Sanjust può adesso vantare l’appoggio ufficiale dei cattolici, l’avversario radicale pare in ritirata, avendo declinato la candidatura offertagli dal comitato del Blocco popolare.

La partita è vinta alla grande dall’esponente ministeriale-costituzionale con 1.488 suffragi su 1.595 votanti (contro i 2.692 di marzo). Cao raccoglie una ventina di consensi non richiesti, le schede disperse assommano ad un centinaio.

Il liberalismo non è la democrazia, la monarchia poi integra un sistema di sudditi più che di cittadini. A tutto ciò si lega l’elettorato attivo. A novembre verrà pubblicato il bando per l’iscrizione alle liste elettorali con i requisiti per l’esercizio del diritto: saper leggere e scrivere, aver compiuto 21 anni… Per l’elettorato politico, che è più severo di quello amministrativo, è necessario, in particolare, aver superato la terza elementare, godere del congedo illimitato del servizio militare di almeno due anni, pagare imposte diverse (ricchezza mobile, terreni, fabbricati) per almeno 19,80 lire annue, ecc.

Appendice devozionale 

In viaggio verso Pentecoste. A Pirri si sono conclusi da poco i popolari festeggiamenti per Santa Maria Chiara, che hanno visto il solito movimento di vagoni della Tramvia del Campidano e una gran quantità di baracche pavesate e prese sempre d’assalto in località Is Stelladas. Degno complemento pagano a devozioni antiche.

Sant’Espedito alla Mauriziana, San Francesco di Paola, col beato Nicola Saggio da Longobardi (nel secondo centenario della morte), nella chiesa paolotta di via Roma, sono state le maggiori festività di fine aprile. Solenni, in particolare, queste ultime. Il santo asceta calabrese è stato proclamato, nel 1907, “patronum minus” principale della città e della diocesi. (Novena serale fino al 1° maggio, le solennità liturgiche sono state onorate nelle due domeniche. Tante messe, tante comunioni, tanta musica d’organo, le processioni di entrambi i simulacri nella via Rona, le benedizioni papali, i panegirici.

Si è intanto aperto il mese mariano. A Sant’Anna, ogni sera, ciclo di predicazioni del can. Nunzio Caronna, arciprete di Poggioreale in Sicilia. Oratore abilissimo, saggista ed accademico, penitenziere a Mazzara, egli tratteggia, con sorprendente competenza, le vicende storiche dell’Isola, denunciando l’aggressione del materialismo nella vita moderna ed invocando la protezione della Vergine Maria. Affronta anche i temi della donna nella società pagana ed in quella cristiana, dell’etica familiare, del matrimonio e del divorzio in rapporto alla cosiddetta libertà, ecc. (A fine mese terrà un’affollata conferenza sul pensiero sociale di Leone XIII presso la sede della Società operaia cattolica, in via Genovesi civico 4. Presentato dal conte Sanjust, svolgerà una critica serrata alle teorie socialistiche fondate – a suo dire – su «postulati scientificamente assurdi», osservando come «le cause dell’attuale malessere debbano ricercarsi nell’attrito fra capitale e lavoro, nell’accentramento delle ricchezze in mani di pochi, nell’organizzazione operaia che non poggia sui principi cristiani e, naturalmente, sulla mancanza di religione»).

In parallelo col marianista di Stampace, in duomo predica il can. Domenico Loreti di Imola. A chiudere il mese sarà, col canto del “Te Deum”, lo stesso mons. Balestra, appena reduce dalla missione sassarese dove, delegato dal capitolo vaticano a sostituire l’infermo metropolita turritano mons. Parodi, ha incoronato l’antichissimo simulacro della Vergine delle grazie venerato a San Pietro di Silki. 

Sotto la buona stella mariana sorge l’episcopato di mons. Saturnino Peri (e dell’ozierese mons. Salvatore Scanu). La notizia della nomina è giunta in città forse non inattesa, dopo che l’arcivescovo cagliaritano l’ha già spuntata, in Vaticano, con i monsignori Luca Canepa e Raffaele Piras, esponenti del suo clero inviati a Galtellì-Nuoro ed a Penne-Atri in Abruzzo. Il parroco della cattedrale guiderà la diocesi di Cotrone.

Altra promozione di riguardo ha intanto premiato l’infaticabile padre Alfonso M. Porpora, superiore del convento paolotto, che la domenica di Pentecoste è stato eletto, ad unanimità, nel capitolo generale, alla massima carica dell’ordine. Popolarissimo alla Marina, egli è uomo di grande umanità e riconosciuta dottrina. Dopo essersi trattenuto per un mesetto a Roma, rientrerà in città il 25 giugno, ossequiato dall’arcivescovo (francescano anche lui, benché conventuale). Lascerà quindi definitivamente Cagliari, insediando il suo successore nella persona del padre Catello Mascolo.

Grosse novità anche nel ramo cappuccino della grande famiglia francescana. Per prendere diretta conoscenza delle varie necessità delle case religiose sarde, giunge nell’Isola – che territorialmente fa capo alla provincia ligure – il provinciale padre Giuseppe da Genova. In città arriva in affollata compagnia (sette confratelli). A Cagliari resteranno il padre Ilario da Genova in veste di delegato provinciale, ed il padre Filomeno da San Leonardo (Pinerolo) come vicario e maestro dei novizi.

Chiusura mariana del mese a Santa Rosalia: predica del vincenziano signor Carena, con benedizione ed assoluzione generale per le terziarie. L’indomani funzione serale dell’arcivescovo.

Straordinario entusiasmo mariano anche a San Lucifero da dove, come annunciato, alle 8 il rettore Ernesto M. Dodero guida la processione dei suoi alla volta del santuario di Bonaria. Qui accolti da mons. Balestra, i circa 300 fedeli partecipano alla messa. Molti i bambini che prendono per la prima volta il “pane angelico”. La musica d’organo esalta il canto delle lodi. Infine una bimba sale sul presbiterio e offre all’arcivescovo un astuccio contenente 100 lire, in sottoscrizione di una seconda azione per l’erigenda basilica.

Lo stesso giorno, a Sant’Antonio abate, inizia in musica la liturgia novenaria per la Vergine d’Itria, patrona dell’arciconfraternita che presidia la chiesa. Il panegirico è ancora una volta del can. Caronna. Seguono l’esposizione del SS. Sacramento (per le quarant’ore), il canto del “Te Deum” e quello del “Salve Regina”.

Un mese di edificazione spirituale o forse, chissà, anche di evasione spiritualista nel devozionismo. C’è stato comunque chi, fermo al pratico, non si è fatto coinvolgere. Senza arricchirsi, a San Giacomo ha fatto razzia di monete: 83 lire contenute in una busta, altre 30 in una cassetta di latta, e poi 20 o 25 in un’altra scatola, e 5 di proprietà di don Federico Loi, e 8 delle prime questue mariane… Non sono stati toccati i preziosi gioielli che secoli di gratitudine hanno donato alla Vergine (valore forse 25.000 lire).

Giugno. La sera di sabato 5 inizia a San Mauro la novena in preparazione alla festa di Sant’Antonio da Padova. Nella solennità liturgica l’arcivescovo pontifica di prima mattina provvedendo anche alla distribuzione dell’eucarestia. Idem a Santa Lucia della Marina: solenne tredicina. Alla festa, messe lette e cantate la mattina, processione per le strade del quartiere la sera e, al rientro, altro panegirico del dottor Argiolas e benedizione col Venerabile.

Da giovedì 10, in successione nei quattro quartieri, cominciando da Castello, si svolgono le processioni del Corpus Domini. Sotto il baldacchino avanza, in piviale e mitria, mons. Balestra che piamente regge, con il velo omerale, l’ostensorio più prezioso fra quelli custoditi nel millenario tesoro della primaziale. Egli è preceduto da tutte le confraternite cittadine, dalle collegiate, dai docenti dei seminari, dal capitolo dei canonici protonotari apostolici, in mitria, croce ed anello anch’essi, e da moltissimi fedeli con la torcia accesa. Due brevi soste, per le devozioni dei presenti, agli altarini eretti nell’atrio del conservatorio della Provvidenza ed all’ingresso di casa Barrago… Solennità antica, commossa. Venerdì la cerimonia si sposta a Stampace, poi alla Marina ed a Villanova.

L’ottavario del Corpus Domini si combina, alle Cappuccine, col novenario del Sacro Cuore, che venerdì 18 si chiuderà con la comunione generale “infra missam” ed omelia del vescovo quartucciaio mons. Raffaele Piras e con la funzione vespertina predicata da don Amedeo Loi.

Ad iniziativa della benemerita Società San Giovanni, la tarda sera di mercoledì 23 – vigilia della festività liturgica del Battista – prende inizio il novenario nella chiesa di Villanova. L’indomani, dalle 5,30, è una lunga sfilza di messe tutte largamente partecipate. Alle 10,30 pontificale con panegirico del domenicano padre Pelaggi, alle 18 processione col simulacro del santo lungo le strade imbandierate ed addobbate del quartiere, con accompagnamento musicale della banda monserratina Umberto I che staziona, mattina e sera, nei pressi della chiesa offrendo a tutti il piacere del concerto. Così fino alle 23, quando la strada principale rimane illuminata a gas acetilene.

Martedì 29 il calendario liturgico presenta un’altra festività di prima grandezza: gli onori sono per San Pietro apostolo. In duomo pontifica l’arcivescovo, che tiene anche l’omelia. Assistono i canonici in veste solenne e gli ancor più numerosi beneficiati. Per mons. Balestra, ligure di 68 anni, vescovo da tre lustri ed a Cagliari dal 1901, è anche ricorrenza personale d’onomastico. Attorno all’arcivescovo cagliaritano si raccolgono unanimi “gratulationes et vota”, come rima in latino mons. Franciscus Setzu Caboni. Di contro al fasto liturgico in scena sul monumentale presbiterio della primaziale, colpisce amaramente, però, nell’anno di grazia, l’assenza dell’orchestra della cappella civica. 

Al Tridentino, nel pomeriggio, nuovi, e tutti personali, festeggiamenti a mons. Balestra, presenti il collega mons. Raffaele Piras, il generale del minimi padre Porpora e numerosi sacerdoti diocesani. All’harmonium il signor Carena, sul palco dell’aula teologica gli alunni dei due seminari – quello inferiore diocesano e quello teologico provinciale – propongono una bella “accademia” musico-letteraria…

Il maggior affollamento, dalla mattina presto e per l’intera giornata, è soprattutto presso la chiesa vittorina (XI sec.) di San Pietro, nel viale omonimo, dove la banda musicale di Monserrato rallegra i fedeli e gli indifferenti che gironzolano fra le “paradas” allineate nella strada…

La lunga vacanza nella sede diocesana di Ales (in contemporanea con quella della metropolia arborense, dove è appena stato nominato coadiutore con diritto di successione il vescovo di Alghero Ernesto M. Piovella) l’ha caricato anche della responsabilità di visitatore apostolico in una chiesa territoriale vasta, antica e prestigiosa, ancorché povera. Così, da Pasqua a Pentecoste press’a poco, sempre accompagnato dal diligentissimo mons. Addari, egli ha incontrato svariate decine di comunità parrocchiali constatando… lo stato delle anime e delle cose, insomma l’efficacia del servizio spirituale e liturgico e la buona gestione patrimoniale, ed amministrato le cresime a molte centinaia di ragazzi e giovani.

Si prega anche d’estate. Nel mese tutto dedicato al preziosissimo Sangue di Gesù, luglio cioè, a Santa Rosalia le funzioni speciali quotidiane cominciano alle 6,30: paramenti rossi…

Dalla vigilia, novenario vespertino anche a Santa Lucia della Marina. La solennità si celebra domenica 11: messe lette dalle 5,30 a mezzogiorno. Comunione generale dall’infaticabile dott. Argiolas, il pontificale alle 10,30, di sera coroncina, predica di padre Pelaggi e benedizione col Venerabile.

A Sant’Antonio abate, venerdì 9, solennità del Sacro Cuore. Messe piane a tutte le ore, alle 7 dell’arcivescovo, alle 10 cantata e con omelia del dott. Mario Piu, di sera funzione con predica e benedizione cui si applica l’indulgenza plenaria.

Ancora a Sant’Antonio, martedì 13, ad iniziativa della pia associazione per l’apostolato della preghiera, che ha anche curato le quotidiane meditazioni del dott. Piu, pontificale dell’arcivescovo. Visibilmente commosso, egli distribuisce l’ostia ad oltre mille fedeli che si sono preparati con la confessione ed il digiuno di precetto.

Le devozioni mariane si giustappongono, secondo la tradizione, a quelle cristologiche. La sera del 1° del mese è iniziata a Santa Chiara la novena in onore della Madonna delle grazie. L’indomani, solennità liturgica della Visitazione, messe lette dall’aurora a mezzogiorno, alle 7 quella di comunione generale detta dal padre Porpora, alle 10 cantata, alle 19,45 rosario e predica del rev. Amedeo Loi.

Alla Vergine delle grazie è dedicato un triduo anche nella chiesa di Sant’Efisio, promosso da un apposito comitato. Così la tarda sera dei giorni che precedono la festività liturgica quando, con le consuete funzioni predica il dott. Piu. Da domenica 4, intanto, è partito a Sant’Antonio abate il ciclo delle dodici domeniche in onore della Vergine della salute.

«… in angelico iuvene Aloisio…», si prega nella parrocchia di Sant’Anna, onorando San Luigi Gonzaga, protettore della gioventù. Solito triduo di preparazione e, domenica 11, solennità… A Sant’Anna opera, da tempo un’associazione detta proprio dei “luigini”. 

Pellegrinaggio al santuario di Bonaria, lo stesso giorno, di tutte le associazioni diocesane: per la consegna di un prezioso dono votivo alla Vergine e l’acquisto di due azioni per l’erigenda basilica. Si parte a mezza sera dalla sede della Società operaia cattolica, con scorta delle rappresentanze (ognuna munita del proprio vessillo) delle società di San Giovanni e dei Figli di Maria di Castello nonché del gremio di San Pietro. A ricevere i pellegrini è padre Adolfo Londei, commendatore dell’ordine mercedario e rettore del seminario. 

Raggiunto, al canto del “Salve Regina”, il miracoloso simulacro della Madonna, il conte Sanjust offre nelle mani di mons. Peri, delegato dell’arcivescovo assente da Cagliari, l’ex voto ed un libretto del Banco di Napoli con l’importo delle due azioni per il cantiere. Terminata la funzione, monsignore riaccompagna i fedeli alla sede di via Genovesi dove viene servito, in fraterna cordialità, un rinfresco.  

Il 16 sarà una nuova occasione di lodi mariane, festeggiandosi la Madonna del Carmelo. Da giovedì 8 ogni sera, a Santa Lucia di Castello, i devoti si riuniscono per la novena di preparazione. Ma, naturalmente, è anche e soprattutto nell’antica chiesa posta all’inizio del viale San Pietro, dove funziona già da un anno la pia società carmelitana, che si svolgono le cerimonie preparatorie, con solenne novenario, vespri e benedizione indulgenziaria. Così fino alla solennità liturgica: non manca la benedizione papale. Nel tardo pomeriggio, i vespri col panegirico del teol. Saddi. Il bis domenica 18, sul pergamo il rev. Amedeo Loi.

Nel viale San Pietro e dintorni drappi e luminarie abbelliscono le facciate delle costruzioni per più giorni. Gli addobbi di circostanza non possono nascondere, però, le condizioni penose della facciata della chiesa: una spaccatura la deturpa dall’alto al basso, l’architrave della porta centrale ha già ceduto. Il Comune ha promesso un intervento, ben conoscendo l’importanza assunta dal tempio specie dopo la chiusura delle vicine chiese di San Bernardo (in via Portoscalas), San Nicolò (nella via Sassari), e San Francesco (al Corso).

Per tutta la settimana successiva il Carmine rimane la centrale devozionale della città, celebrandosi anche Sant’Elia, il profeta-duce-fondatore dell’ordine carmelitano. I panegirici sono affidatiai teologi Argiolas e Lai e al can. Perra, mentre venerdì 23 – giorno di chiusura del novenario – tocca al can. Eugenio Puxeddu.

Altre ricorrenze del mese. Da lunedì 12, a Santa Rosalia, triduo in onore di San Bonaventura. La solennità liturgica del “serafico dottore” cade mercoledì 14: panegirico di padre Pelaggi e agli appartenenti ai tre ordini francescani l’indulgenza plenaria.

La festività di Sant’Anna (e San Gioacchino) è preceduta, domenica 18, dalla funzione riparatrice del sacrilegio compiuto a gennaio, allorché furono sottratti ex voto e vari oggetti della dotazione liturgica. Officiante il parroco mons. Silvio Canepa. Alla Vergine derubata viene offerto un altro cuore d’argento. E peraltro, proprio in giornata, per una strana combinazione, alcuni pescatori, tirate le reti in barca, recuperano il cuore d’argento a suo tempo asportato, consegnandolo alla Pubblica sicurezza.

Negli ultimi anni la grande chiesa tutta cupole (e ancora ad un solo campanile, quello di sinistra), festoni e decorazioni, è stata sempre più arricchita di opere d’arte ed abbellita nell’altare maggiore come nelle cappelle laterali e nel battistero. Varie statue, di maggiore o minore pregio artistico, come quella di San Nicola di Bari (alta quasi due metri), sono state restaurate da un artigiano locale. Resta ancora da sistemare la scalinata che presenta diversi gradini sconnessi. 

Alla festa stampacina partecipa, al solito, la banda del 58° reggimento che si esibisce, in una via Azuni tutta pavesata, dalle 6,30 alle 8 e dalle 18,30 alle 23. La notte, illuminazione stradale a gas acetilene e lancio in cielo di palloncini colorati. Tutti godono, piccoli e grandi. 




Fonte: Gianfranco Murtas
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