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Franco Meloni

Cagliari amore mio. Una storia illustre (III)

Dieci anni prima della Breccia di Porta Pia, un anno prima della proclamazione dell’Unità d’Italia. Cronistoria dell’Istituto Tecnico Economico Pietro Martini

article photo


img_6873L’Istituto Martini,

un pezzo di storia di Cagliari
di Carla Deplano

Dieci anni prima della Breccia di Porta Pia, un anno prima della proclamazione dell’Unità d’Italia. Cronistoria dell’Istituto Tecnico Economico Martini

In ottemperanza alla Legge Casati, nel 1860 il Consiglio provinciale di Cagliari fonda l’Istituto Tecnico Commerciale. Negli anni successivi il Comune sistema gli alunni nell’ex convento di Santa Teresa e poi in quello di Sant’Antonio, nel quartiere di Marina. Entrambe le strutture, tuttavia, si rivelano ben presto inadeguate e sottostimate per il crescente numero di iscritti.
Nel 1916 la scuola nel frattempo intitolata a Pietro Martini viene ospitata all’interno dei locali della Caserma degli allievi dei Carabinieri, di inizio Novecento. Negli anni ’30, con la realizzazione del nuovo Comando Generale progettato da Angelo Binaghi e Flavio Scano (l’attuale Legione dei Carabinieri compresa tra via Grazia Deledda e via Sonnino) si realizza il definitivo insediamento della nostra scuola nel casamento di via Sant’Eusebio.
Dopo l’apertura delle sedi staccate di Carbonia, Oristano, Senorbì, Decimomannu e Monserrato tra gli anni ’50 e ’70, a seguito del successivo dimensionamento il Martini integra l’ITC Da Vinci-Besta e nel 2016 viene trasferito dalla sua sede storica ubicata nelle propaggini di Villanova e diviso tra i due plessi di Via Ciusa e Via Cabras.

Pietro Martini, classe 1800
455e2cd8-ba90-4ce1-8b8a-ced9529ddb1fCon la dismissione delle fortificazioni murarie Cagliari si trasforma da piazzaforte militare in città borghese e si apre al territorio comunale assecondando quel respiro europeo che, pur su scala ridotta, bene esprime le nuove esigenze di una comunità che si rinnova attraverso un sensibile sviluppo economico e un proporzionale risveglio culturale.
Nella illuminata temperie culturale ottocentesca, intellettuali come Alberto Azuni, Ludovico Baylle, Giuseppe Manno, Pietro Martini, Vittorio Angius, Giovanni Siotto Pintor, Vincenzo Sulis, Giovanni Spano – cui vengono intitolate strade e scuole – alimentano una stagione prevalentemente cagliaritana della cultura sarda, in uno straordinario fermento di studi storiografici che avranno grande influenza sul pensiero autonomistico e nella “questione sarda”.
La nostra scuola è intitolata a Pietro Martini, cagliaritano classe 1800. Dopo le Scuole Pie e la Laurea in Legge, questi presta servizio presso la Segreteria di Stato, viene nominato bibliotecario, quindi Presidente della Biblioteca della Reale Università di Cagliari, membro della Reale Deputazione di Storia Patria e Cavaliere mauriziano.
Una carriera esemplare, macchiata nondimeno dall’abbaglio delle false Carte d’Arborea, che traggono in inganno molti suoi illustri contemporanei.
Le trasformazioni urbanistiche di Cagliari in atto alla nascita dell’Istituto Martini
Il Piano Regolatore della città di Cagliari redatto da Gaetano Cima e adottato nel 1858 traduce le aspirazioni e le esigenze della congerie politica-culturale-economica del suo tempo, assecondando una mentalità diffusa a livello europeo.
L’abbattimento delle mura difensive autorizzato dal Regio Decreto 1866 n. 3467, che cancella Cagliari dall’elenco delle piazzeforti militari del Regno, determina la trasformazione di ampie zone demaniali e militari in aree di servizio pubblico; la saturazione progressiva degli spazi liberi all’interno del centro storico; i primi interventi di sostituzione edilizia; progetti (effettivamente realizzati o rimasti sulla carta) che esprimono l’aspirazione ad una monumentalità rappresentativa di una classe borghese in inarrestabile ascesa.
Il generale rinnovamento urbanistico europeo influisce sul nuovo assetto urbanistico di una Cagliari rimasta cristallizzata nei secoli in un’inerzia morfologica imposta dalle mura e dalle porte medievali. Anche se parziale e disomogeneo, l’abbattimento delle mura determina la definitiva alterazione di secolari equilibri tra i quattro quartieri storici e lo sfaldamento del rapporto tra Castello e Marina.
Nella sua proiezione territoriale, la crescita urbana registra un primo decentramento delle funzioni amministrative e di rappresentanza storicamente confinate all’interno del Castello e la configurazione di spazi pubblici funzionali alle relazioni territoriali e rappresentativi di rinnovati valori identitari.
L’espansione urbana dilaga lungo i tracciati viari che si dipartono dal nucleo storico, finendo per saturare ampie superfici di territorio liberate dalle cinte murarie; la città murata cede il passo alla città nuova.
In piena sdemanializzazione, la progressiva perdita delle funzioni di rango e degli interessi edilizi dell’antico centro direzionale del Castello si affianca ai processi di sviluppo della città borghese, per la quale si adottano soluzioni urbanistiche con scelte localizzative coerenti con i nuovi interessi residenziali, produttivi e di servizio di carattere specialistico che generano flussi di relazioni e mobilità tra le due testate di un fronte mare più scenografico, su cui invece si concentrano le principali funzioni urbane di tipo amministrativo-istituzionale.
Si demoliscono le porte e i bastioni di Jesus e Sant’ Agostino, si costruiscono i Bagni Carboni e Cerruti, l’Orto Botanico, lo Stabilimento meccanico Doglio. Nasce e cresce la città borghese, smurata e senza più confini fisici alla propria espansione urbanistica, economica e culturale. L’espansione oltre il nucleo storico appare sempre più determinata dalle nuove esigenze di commercio, di traffico e di gerarchizzazione amministrativa secondo un processo di accrescimento morfologico comune nelle città nel corso dell’Ottocento.
Nelle zone pianeggianti in cui si concentra l’interesse insediativo, ubicate ad est e ad ovest del Castello, si sviluppano gli assetti futuri a partire dalla riorganizzazione degli assi viari di comunicazione tra Stampace e Villanova. Nel definire le zone esterne ai due quartieri storici, le nuove strade ed i loro possibili prolungamenti marginali, il nuovo Piano Regolatore delinea sostanzialmente due polarità urbane.
Da una parte la zona occidentale di viale Trieste e via S. Avendrace, in cui si concentra il comparto produttivo di piccole e medie industrie parallelamente al tracciato delle ferrovie reali ed alla laguna di S. Gilla. Dall’altra la zona orientale verso la circonvallazione, l’allora via Nuova (oggi via Sonnino) in cui sono localizzati servizi fondamentali come il Gasogeno, la Stazione delle ferrovie complementari della Sardegna e la Caserma dei Vigili del Fuoco (oggi non più visibili, accanto all’Archivio di Stato, all’ex macello (attuale EXMA) e alla Legione dei Carabinieri.
Per quanto concerne le strutture destinate alla cultura, all’istruzione e all’assistenza pubblica – come il Teatro civico, il Conservatorio delle Orfanelle (attuale Convitto Nazionale), l’Ospizio di S. Vincenzo de Paoli, il Bagno penale dei forzati – si reimpiegano e convertono edifici preesistenti.
La localizzazione delle funzioni residenziali e produttive delineata dal Cima viene incrementata nel Piano successivo, redatto da Giuseppe Costa nel 1890, risultando determinante per le scelte insediative di una città proiettata in un processo di modernizzazione che mira ad acquisire il ruolo politico preminente di capoluogo di Regione.
In questa visione urbanistica di fine secolo si delinea sempre di più marcatamente un’intelaiatura infrastrutturale caratterizzata prevalentemente da progetti pubblici funzionale all’espansione edilizia e all’accrescimento di una forma urbana che trova ancora oggi riscontri tangibili.
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La storica sede di via Sant’Eusebio
La struttura si trova nelle propaggini di Villanova, nella superficie particolarmente interessata dall’espansione urbana ottocentesca lungo il versante orientale.
Progettata dall’Ingegner Archimede Aresu nel 1905 per ospitare originariamente gli allievi Carabinieri, asseconda il gusto neo-medievale in voga in tutta Europa a cavallo tra Ottocento e Novecento.
Il riferimento estetico più diretto è rappresentato dall’Ospedale di Gallarate, di Camillo Boito, dove l’alternanza di cotto e muratura e la distribuzione delle luci riflettono la rivisitazione storicistica del romanico proposta dall’architetto dell’Accademia di Belle Arti di Brera.
Compreso tra via Sant’Eusebio e via Grazia Deledda, il nostro casamento mostra una pianta a L articolata su tre piani collegati dalla scala interna a due rampe.
Il prospetto di via Sant’Eusebio poggia su uno zoccolo di pietra naturale informe, quello di via Grazia Deledda su un bugnato sbozzato.
Le finestre sono a due luci e a sesto ribassato. Incorniciate da mostre con motivi geometrici che riflettono un ecclettismo di fantasia nell’ambito del più generale revival romanico enfatizzano la bicromia dell’edificio con l’alternanza dei materiali costruttivi (mattoni e intonaco), unitamente alle fasce marcapiano con mattoncini a taglio e alle lesene dentellate.
Lo stabile è concluso da un fregio di mattoni faccia vista con motivi geometrici sovrastato dal cornicione aggettante coperto da un tetto semplice a padiglione.
All’interno una lapide commemorativa con altorilievo dello scultore Andrea Valli ricorda i caduti della Grande guerra attraverso una citazione delle Odi di Orazio, DULCE ET DECORUM EST PRO PATRIA MORI.
Tra lungaggini burocratiche e tempi tecnici di cantiere la storica sede di via Sant’Eusebio dovrebbe riaprire i battenti nell’anno scolastico 2024-25. Ristrutturata, riqualificata a dovere e al passo coi tempi, risanata e messa in sicurezza nell’ambito del progetto Iscol@, in ottemperanza alla normativa vigente.
Dopo tante tribolazioni l’evocativa esortazione di Livio che campeggia nel piano terra – HIC MANEBIMUS OPTIME– suona oggi più che mai ottimistica. Confidiamo in un rientro prossimo venturo (ancorché parziale) degli alunni nella storica sede istituzionale di via Sant’Eusebio. Nel cuore della città.

Fonte: Aladinpensiero online
Autore: Carla Deplano ARTICOLO GRATUITO
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