Carlo Angela, il medico e sindaco azionista e massone, il “Giusto tra le nazioni”, il papà di Piero, il nonno di Alberto…
di Gianfranco Murtas
Nei casi virtuosi forse sempre gli onori resi ai figli dovrebbero rimbalzare a dar giusto merito alle madri e ai padri spesisi nella educazione della prole e che, già di loro, vanterebbero benemerenze a tonnellate.
La scomparsa di Piero Angela ha così, di necessità, riaffacciato, nella ricostruzione della sua biografia, la figura del padre Carlo, che fu medico valoroso e democratico antifascista già da giovane e, negli anni ’30 e ’40, impegnato nel procurare la salvezza a numerosi ebrei perseguitati dalle scempie e complici dittature nazista e repubblichina. Motivo per cui, il gerosolimitano Yad Vashem aveva creduto bene, il 29 agosto 2001, dopo aver acquisito abbondante e certa documentazione, di celebrarne la memoria conferendo al suo nome il titolo di “Giusto tra le nazioni”.
I suoi innumerevoli interventi “per salvare gli ebrei perseguitati”, occasioni ripetute in cui egli “ha rischiato la vita” – così nella deliberazione di Yad Vashem – ebbero per teatro Villa Turina Amione, la clinica torinese di cui fu, dalla metà degli anni ’30, il direttore sanitario: qui ricoverò, con false attestazioni di malattia mentale, i perseguitati razziali ed i perseguitati politici che con lui erano entrati in contatto.
Di mio, segnalo che nel secondo volume di Maestri per la città, a cura di Giovanni Greco, Tipheret, 2018 – rassegna alla quale (come alla precedente e alla successiva) ho partecipato anch’io con cinquanta schede sarde – un bel ritratto di Carlo Angela è stato presentato da Giovanni Ferro: “Carlo Angela sindaco di San Maurizio Canavese 1945-1947”. (L’autore ha qui dettagliato l’impegno civile e politico antifascista di Angela fra il 1922 ed il 1925, in clandestinità dopo, e finalmente negli anni della liberazione, oltreché quello di massone sempre attivo e creativo).
La partecipazione al CLN negli anni della guerra da parte di Carlo Angela, la sua militanza azionista – compagno politico di uomini come Ugo La Malfa ed Emilio Lussu, Mario Berlinguer e Carlo Azeglio Ciampi, sodale nel Piemonte che era stato di Piero Gobetti di uomini come Leone Ginzburg e Duccio Galimberti, Carlo Levi e i due Galante Garrone, come Vittorio Foa e Norberto Bobbio, anche questo – a me che alle vicende del glorioso Partito d’Azione ho dedicato almeno mille pagine di ricostruzioni biografiche – accende le luci, nuove e supplementari luci che danno ragione delle dimensioni patriottiche e universaliste di un intellettuale e professionista che è stato, con la sua loggia, uno dei costruttori “per davvero” della Repubblica.
Di Carlo Angela, come accennavo, nell’occasione triste della morte di suo figlio, così noto e apprezzato dall’Italia intera, i giornali e le televisioni hanno più o meno incidentalmente richiamato il profilo umanitario e civile che strettamente, né poteva essere diversamente, si è legato alla sua fedele militanza liberomuratoria, che pur non è stata a sufficienza illustrata: una militanza (avviatasi, lui venticinquenne, nel 1900) che io qui – come a voler contribuire a ripulire da tanta polvere lo specchio della verità storica, nazionale e democratica – mi sento di affacciare esplicitamente, peraltro soltanto riprendendo alcuni cenni dai biografi, e segnalando diversi articoli che, già nel 2013 e ancora di recente, sono stati accolti dalla stampa del Grande Oriente d’Italia e dal sito internet ufficiale dei giustinianei.
Lo faccio evidentemente con spirito consentaneo, convinto come sono – lo sono da cinquant’anni – che umanitarismo e democrazia siano le gambe storiche della Libera Muratoria universale, quella che parla tutte le lingue traducendo in ogni lingua un dato sapienziale che le deriva dallo studio storico, insomma dalla santa fatica dell’approccio e della elaborazione critica della esperienza vissuta dalle generazioni volte a progressiva liberazione. Così negli ordinamenti civili, giuridici e politici come, e prima ancora, negli schemi mentali e culturali che sono insieme dei singoli e delle collettività.
Non sono in grado di offrire qui nulla di originale alla biografia di Carlo Angela, sono pago di indirizzare alle fonti chi ne fosse interessato, e soltanto richiamerò testualmente l’articolo di “colonna funebre” – “Il vivere non è il tutto della Vita, né della Morte il tutto è il morire” – che la rivista L’Acacia a direzione Giovanni Mori pubblicò nel suo numero 7 del 1949. Eccolo:
Venerabile di loggia e Sovrano del Rito Scozzese
Il 3 giugno 1949 è passato all’Or. Et. il Carissimo Fratello dott. prof. Carlo Angela, Venerabile Onorario della L. “Propaganda” all’Or. di Torino.
Era nato ad Olcenengo, in provincia di Vercelli, il 9 gennaio del 1875. Aveva conseguito la laurea in medicina e chirurgia a Torino il 10 novembre 1899 e ottenuta la libera docenza in neuropatologia nel 1914.
Medico nel Congo Belga dal 1900 a tutto il 1906. Dal 1907 al 1908 frequentò a Parigi la clinica Charcot allo Salpetrière e i corsi di neuropatologia del prof. Babinski all’Ospedale de la Pitié.
Dal 1908 al 1910 è stato assistente del prof. Camillo Bozzolo alla clinica medica di Torino e dal 1910 al 1921 assistente del prof. Camllo Negro alla clinica di neuropatologia.
Prese parte alla guerra italo-turca del 1911-1912 ed alla prima guerra mondiale dal 1° settembre 1915 a tutto il 1918 col grado di capitano e poi di maggiore medico. Fu insignito di una croce al merito di guerra e della medaglia d’argento al merito, della Croce d’oro per anzianità di servizio nella Croce Rossa e cavaliere dell’Ordine della Corona del Belgio.
La figura di Carlo Angela come Massone ha emerso rapidamente.
Il Fr. Angela, 33° nel Rito Sc. A. ed A., era entrato nella Fratellanza nel 1905 [recte: 1900 secondo più attendibili certificazioni] e pervenne ai più alti gradi del nostro Sodalizio in virtù del suo carattere adamantino, della sua instancabile attività e delle elette doti di mente e di cuore.
Durante il periodo della persecuzione nazi-fascista mantenne relazioni coi Fratelli residenti nell’Or. e fuori, ed a liberazione avvenuta fu il Capo naturale di tutti i Fratelli che cercavano e trovarono in Lui una sicura guida. Nominato M. Venerabile della R.L. “Propaganda” e presidente del Collegio dei Ven. dell’Or. di Torino, occupò per tre anni consecutivi tali cariche, risolvendo gli ardui problemi sorgenti ogni giorno nel travaglio affannoso della ricostruzione, primo fra tutti, quello di dare alla Mass. torinese una sede dignitosa. Cessate tali attività per compiuto triennio di carica, non per questo abbandonò l’attività massonica: membro del Supremo Consiglio dei 33, era attivissimo partecipante ai lavori di Loggia, dai quali non si assentava né per rigore di clima né per stanchezza che sarebbe pur stata comprensibile, data la sua età, ed i Fratelli della R.L. “Propaganda” non dimenticheranno mai la rievocazione da Lui fatta, in presenza delle Logge dell’Or. riunite, della figura del Venerato Gr. M. Guido Laj, del quale era stato amico fraterno e fedele collaboratore.
I funerali in forma civile hanno avuto luogo il 4 giugno, e ad essi ha preso parte uno stuolo numeroso di amici, nonché quasi tutti i Fratelli della Valle del Po e numerose rappresentanze delle Logge piemontesi. L’on. Casalini, vicesindaco di Torino, parlando a nome del Municipio, ha rievocato l’opera indefessa dello Scomparso quale professionista e direttore dell’Ospedale principale di Torino.
A cremazione avvenuta, le Ceneri sono state trasportate a San Germano vercellese a cura dei Fratelli di Loggia.
Il Rito Massonico si è svolto nella tornata regolare dell’8 giugno della R.L. “Propaganda”. Il Tempio, parato ritualmente a lutto, ha offerto una commovente visione che ha marcato il grade e fraterno amore dal quale era circondato il Fr. commemorato. Dopo la rituale deposizione di fiori ed una elevata rievocazione dell’Estinto fatta dall’attuale M. Venerabile, i Fratelli hanno ricomposto la Catena d’Unione e continuano i lavori.
Se la missione dei migliori è di seminare l’esempio, certamente mi auguro che l’esempio di un dignitario libero muratore di tanta statura morale e civile sia raccolto e dia frutto. Lo spero innanzitutto per la mia Sardegna, per la mia “città del sole”: contro l’avvilente abbassamento di tono registratosi ormai da molti anni proprio là dove non dovrebbe mai…, ché le corporazioni umanistiche sorgono per andare contro ogni conformismo degradante e contro ogni banale consumazione ai fini di un potere sempre ingannevole, miserevole e passeggero, auspico un vento rigeneratore, generoso, forte di quelle idealità che non tramontano e non possono tramontare nonostante il piccone ingrato e ignorante dei devastatori. Ancora conta il magistero del “dovere” di Giuseppe Mazzini! – quello degli azionisti resistenti antifascisti, quello dei massoni della “Propaganda” torinese –, quanto conta il magistero della “carità razionale” di Giovanni Bovio! Saranno i giovani, anche a Cagliari e altrove nell’Isola, a riscoprire presto Mazzini e Bovio – il Bovio cagliaritano –, ed accosto al loro modello, nell’ecumene ideale, Asproni il “canonico ribelle” bittese e Soro Pirino l’ispiratore del mutualismo operaio sassarese, e s’avvierà la risalita, associando come centosessant’anni fa, ma adesso nella modernità, umanitarismo e democrazia.
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Scrivo queste note mentre continuano a giungere, drammatiche, le notizie da Kiev e dalla Ucraina tutta. Sia maledetto chi ha scatenato l’inferno ed ha provocato la morte e la sofferenza di tanti innocenti. (Ed ancora una volta abbiamo la plateale dimostrazione della nullità liberale degli esponenti della destra italiana, pagana e imbrogliona, da cui insistenti sono venuti, negli anni, gli accarezzamenti ad un pericoloso dittatore nato).
Fonte: Gianfranco Murtas
Autore:
Gianfranco Murtas
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