Cinque domande dei giustinianei cagliaritani (riuniti nel cartello “Difesa di Bovio”) al Gran Maestro Bisi
di Gianfranco Murtas
Ho ricevuto oggi, alle 12,59, la mail che riporto integralmente qui appresso e che giro alla redazione del sito Giornalia, pregandola di dare, come la scorsa settimana ad altri, lo spazio richiesto.
Io sono terzo, e tale intendo rimanere e rimango, per obbligata discrezione, sulle vicende interne alla Fratellanza cagliaritana, nella quale conto (o contavo?) tante care amicizie, amicizie di una vita intera. Né le mie personali opinioni hanno importanza alcuna. L’antica (cinquantennale) amicizia con il Gran Maestro Corona o con Vincenzo Racugno, Gran Maestro onorario al quale si deve tanta casa, in Castello, è cosa che rimane in me e non entra negli argomenti portati dai diversi soggetti entrati in causa oggi, ora pro ora contro la conduzione delle logge o dell’interloggia cittadina e regionale.
Ogni mio intervento è invece riferito esclusivamente alle idealità che, ispiratrici da centosessant’anni del Grande Oriente d’Italia come corporazione umanistica, io condivido pienamente ed ho cercato di illustrare in un numero assai largo di pubblicazioni (sono oltre venti i libri che, richiestimi, ho volentieri donato, ancora pochi anni fa, alla Biblioteca di Villa il Vascello) e di presenza nella convegnistica oltre che nella saggistica e nella pubblicistica già da quattro decenni e più. In poche battute (chissà…) mi permetto di richiamare i precedenti, tanto più combinandoli a quelli confluiti nell’articolo mio “Pensare in grande, pensare il bene. E argomentare” postato il 13 agosto scorso e da cui altri rilievi… diversamente critici sono emersi e sono stati accolti in giusto spazio.
Mi pongo, davanti allo scritto ricevuto oggi, con sentimenti diversi. Prendo atto dell’anonimato, che è cosa che in sé non apprezzo, né in questa circostanza né in altra, ma che non posso giudicare nelle intenzioni di cui non ho diretta conoscenza.
Dico dei sentimenti: essi esulano da un oggi per molti versi inquietante e si mischiano a memorie precise di fatti ed uomini. E sul piano personale mi riportano, ancora giovanissimo, nei saloni e nei Templi di Palazzo Giustiniani, insieme con una ventina di alte e autorevoli personalità della Comunione (di varia provenienza regionale) e con l’ospitalissima signora Marisa Bettoja – allora dignitaria leader dell’Ordine della Stella d’Oriente in Italia – in una riunione presieduta dal Gran Segretario del Grande Oriente d’Italia ed onorata dalla visita del Gran Maestro Lino Salvini. Era il 1975, ed io – forse perché repubblicano legato per ragioni scontate al direttore de La Voce Repubblicana (e naturalmente massone, per di più di consolidata esperienza) Pasquale Bandiera, presidente della Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo – fui delegato a quella partecipazione dal presidente del Collegio circoscrizionale dei Maestri Venerabili della Sardegna (poi consigliere dell’Ordine e membro di giunta) Mario Giglio. Si trattava di riportare nelle periferie d’Italia, ed anche in Sardegna, la nobile sigla già attiva, negli anni ’30, all’interno della concentrazione antifascista dell’esilio parigino che prendeva massoni e giellisti – Emilio Lussu fra loro – e socialisti e repubblicani e liberali, un tempo anche comunisti. La LIDU aveva (ed ha) un riferimento internazionale con seggio titolare, fra gli organismi non governativi, all’ONU. Ed al ritorno mio in sede qualcosa facemmo in effetti, articoli di stampa e seminari e iniziative di vario genere come raccolte di firme per le buone cause, e anche, nel 1978, un convegno internazionale sul “diritto d’asilo”.
Allora la rete giustinianea sarda era ben più modesta di quella d’oggi, sì sul piano quantitativo, non direi però su quello qualitativo: erano soltanto trecento i quotizzanti delle dieci logge allora funzionanti fra Cagliari e Carbonia, Oristano e Sassari, Arzachena e Nuoro. Il futuro Gran Maestro Corona era il 2° Sorvegliante della loggia Hiram, prossimo ad un Venerabilato che sarebbe stato incredibilmente carismatico e impreziosito, sul piano tutto personale, da vicende familiari che si mostrarono capaci d’attrarre, materializzate in un permanente abbraccio, la vicinanza dei molti che con l’uomo condivisero pene e tremori, paure di sconfitta e fili di speranza, di risalita e di successo della medicina francese contro una leucemia cattiva. Per tre anni pieni, per mille giorni, il Grande Oriente di radice cagliaritana e sarda fu una persona. Come potersi separare da quell’empito totalizzante e far entrare in campo, allora, beghe di qualsiasi cabotaggio?
Chi, più intimamente prossimo (come un figlio) a quel nuovo Venerabile che prese poi ad affermarsi e sul versante politico e su quello massonico della scena nazionale, cresceva anche lui in esperienza di servizio, replicandosi nelle funzioni che erano state di Kipling nella sua loggia madre – quelle di 2° Diacono – e sarebbe stato poi motore e promotore di molti sviluppi, così nella vera e propria fondazione e conduzione di logge come nell’accoglienza di numerosi talenti tratti dalla società detta “profana”, e di studi originali su carta e di altri portati in sede convegnistica pubblica, e di azioni di solidarietà robuste e strutturali e di altre tutte culturali ben degne di quelle dei Fratelli di ottanta o cento anni prima, dall’adozione (su suggerimento del Tribunale dei minorenni) di una complessa e problematica famiglia del cosiddetto sottoproletariato urbano all’impianto di una sorta di “biblioteca parlata”, comprendendovi Brecht e Salvatore Cambosu e cento altri di un filone e dell’altro – quanto e quale fu il contributo di un finissimo cervello, intendo Enrico Rais, capace poi di trasposizioni dialogiche anche televisive! – … ecco, chi teorizzava allora come quel potenziale umanistico reso in chiave ecumenica, insieme laica nella pratica e religiosa nella ispirazione, a Cagliari – a Cagliari!! – avrebbe potuto dare come nessun altro soggetto pubblico, di lato alle istituzioni, un servizio prezioso, di calibro professionale, alla società, mai avrebbe invece potuto immaginare che un giorno molto del lavoro “iniziatico” si sarebbe risolto nelle azioni d’un improvvisato e scadente set fotografico per le idiozie di un idiota cullato da un certo corale vertice – cittadino e regionale – dimentico della missione della corporazione nata per testimoniare la virtù civile, umanistica, patriottica e democratica.
L’ho ricordato pochi giorni fa in un articolo su L’Unione Sarda: il Gran Maestro Domizio Torrigiani (presto destinato al confino di Lipari, lo stesso di Lussu, e liberato dopo cinque anni cieco, giusto per morire), il Gran Maestro cento anni fa viene a Cagliari e incontra in città anche i Fratelli di Iglesias ed Oristano, prima di raggiungere Sassari e Caprera. Venuto per incoraggiare una candidatura alle parlamentari, a Cagliari egli celebra Bovio, il cui busto – proprio quello irriso dall’imbecille gran protagonista della scena del 2020 con repliche nel 2021– s’accompagnava allora, fra i Passi Perduti e la Segreteria di via Barcellona, a quelli di Garibaldi e Carducci. Quattro anni dopo i questurini fascisti l’avrebbero sequestrato, il busto di Bovio (opera del giovane scultore e Fratello cagliaritano Giuseppe Boero, allievo di Ettore Ferrari), e rinchiuso nel sotterraneo del municipio, di fronte allo square che dal 1905 accoglieva l’originale in marmo e destinato anch’esso alle picconate ed ai frantumi d’ordine della dittatura. Bovio, quel Bovio il santo celebrato nel 1907 dagli studenti dettorini – i compagni di poco più giovani di Guido Laj il futuro Gran Maestro che aveva pure lui frequentato quel liceo nel quartiere della Marina – i quali dovendo onorare Carducci allora spentosi nella sua casa bolognese di porta Mazzini non potevano, per proprietà transitiva, che riunirsi attorno a quel monumento, come poi avrebbero fatto chissà quante altre volte i ragazzi del circolo “i martiri del libero pensiero”, fra i quali era il giovane Gramsci…
Questa la storia. Ed un (cosiddetto) Venerabile ultimo arrivato oggi osa dire “di Bovio non me ne importa nulla”. Può accettarsi? Me lo domando, non lo domando a nessuno, soltanto a me stesso. Tanta rozzezza mi pare surreale e degna continuazione delle prove imbecilli dello scorso anno e di due anni fa, e di prima ancora, nel mezzo dei reiterati insulti alla decenza.
Tutto doveva essere impreziosito. I massoni dovevano generare altri massoni, trasmettere il senso della loro impresa chiamala pure “iniziatica” o chiamala spirituale ed etico-civile, morale e sociale. Dopo quella missione romana del 1975 – di quarantasei anni fa –, il Grande Oriente marciò fra difficoltà e risalite, ma gli errori di questo o di quello non oscurarono mai la prospettiva dei più, che restò nel segno della fedeltà ai migliori ideali. A Roma il Supremo Maglietto passò dalle mani di Lino Salvini a quelle di Ennio Battelli, a quelle di Armando Corona, a quelle (ometto il giudizio qualificativo) di Giuliano Di Bernardo, a quelle di Virgilio Gaito, a quelle di Gustavo Raffi, a quelle di Stefano Bisi. Una linea di continuità e di dignità, al netto sempre degli errori che attengono alla nostra umana fragilità. Ma con il buon nome del Grande Oriente d’Italia sempre preservato: esso restava, è restato, quello di una corporazione umanistica di merito nazionale, da centosessant’anni ancora oggi patrimonio morale della nazione.
Appunto fino al crollo, per delitto e per coperture del delitto (esse stesse delittuose). Un crollo che pare improvviso ma non può non esser stato preparato da scadimenti non rilevati e subiti, talvolta accompagnati; un crollo che pare di stile ma che non può non essere che, prima ancora, di sostanza. Perché se un Caput magister nell’anno del Signore 2021 può sostenere spudoratamente quel – mi ripeto – “di Bovio non me ne importa nulla” (cioè “della storia del GOI non me ne importa nulla”), se dai suoi collaboratori ancora una settimana fa si azzardano giustificazioni impossibili alle Minnie del “buongiornissimo”, con i cuoricini rossi (e il cappuccino fumante) sullo sfondo dell’ecatombe di Beirut, e si azzardano giustificazioni impossibili alla canna da pesca chiesta in baratto del sepolcro di Hiram l’architetto… se questo si ricollega al dito medio insistito ed osceno in una pagina in cui il volto di Bovio il Grande Oratore che presentò Giordano Bruno a Campo de’ Fiori nel 1889 (avviando così anche la ripresa massonica sarda dopo un decennio di sonno!) appare quattro volte bendato come fosse grottesco rilancio dei quattro mori della bandiera sarda… se questo soprattutto si ricollega agli insulti gratuiti e stupidi alle autorità apicali della Repubblica, ai motteggi e ai fotomontaggi tanto spesso realizzati sotto il ritratto dell’attuale Gran Maestro… quali conclusioni possono trarsi?
Tre ospedali in Sardegna sono intitolati a liberi muratori, i camposanti recano in molte lapidi l’acacia e la squadra col compasso, la rosa dei R+C e l’esortazione o l’ammonimento o l’impegno riassunti nel VITRIOL del Gabinetto di riflessione… e quante tracce nei luoghi pubblici del capoluogo rimandano alle “buone azioni” di cui furono protagonisti (sovente nascosti) i frammassoni, così bene studiati da un massonologo del valore di don Rosario F. Esposito SSP, con il quale intrattenni in anni lontani corrispondenza anche confidenziale. E’ storia che si deve conoscere oppure no? Come quella della Croce Verde, del Dormitorio pubblico, della Dante Alighieri, della Corda Fratres, della Università Popolare?
Basta così. Non l’ho fatto fin qui, ma è testimonianza che adesso voglio rendere a chi biograferà il circuito giustinianeo cagliaritano e sardo di questo tempo debole. Il tempo debole di un mondo debole. Lo scarto fra l’essere e il dover essere mi turba perché ogni misura mi pare superata. Confido al massonologo del 2050 o del 2100, questo turbamento. I dettagli li troverà nel mio archivio: una cartella di cento fogli. Non sarà materiale “per la grande storia”, evidentemente, ma per la nostra “microstoria” civile sì. Mille massoni della storica Comunione di Palazzo Giustiniani attivi nelle 27 logge cagliaritane, o i millecinquecento quotizzanti nella platea delle 49 logge della Circoscrizione sarda costituiscono una ricchezza tale, se ben orientata, per il bene pubblico del capoluogo e dell’Isola tutta che la cosa non può, non potrà restare estranea alla considerazione generale di un presente che tutti ci accoglie e di un futuro che accoglierà i nostri figli e nipoti, le nuove generazioni…
E forse ricorderà, quel massonologo del tempo avvenire, di Giovanni Bovio che, dopo anche aver smesso i panni di Grande Oratore, tale era la sua autorevolezza, fu mandato dal Gran Maestro nella sua Napoli a bonificare gli abusi fattisi quasi ingovernabili. E vi riuscì. Lui vi riuscì.
Una lettera, fra cronaca, riflessioni e domande
Caro Gianfranco Murtas,
non avremmo mai immaginato di ritornare ad occuparci di Giovanni Bovio, a distanza esatta di un anno.
Eppure di nuovo il Labaro è stato gettato a terra da altre inverosimili vicende, che nulla hanno a che fare con il filosofo, ma che ci confermano di un ambiente che non è stato capace di bonificarsi. Per tutto questo, ma soprattutto in considerazione dei tuoi ultimi articoli, nei quali dai spazio alle controrepliche di parte, riteniamo l'affaire Bovio ancora aperto.
Pertanto ti scriviamo nella speranza che vorrai dare anche a noi quel diritto di tribuna sulle pagine online della piattaforma giornalistica giornalia.com già garantito ad altri.
Proponiamo quindi alla tua attenzione, ed a quella dei lettori, una serie di domande che rivolgiamo, idealmente, al Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, Fr. Stefano Bisi, sul rimontante "Caso Bovio", nella speranza di un suo cenno di risposta.
Una risposta che farebbe la differenza tra il conservare o meno quell'onore, quel decoro, quella credibilità e financo quella decenza che tutti noi auspichiamo possa sempre appartenere al Grande Oriente d'Italia.
Prima Domanda: Illustrissimo Gran Maestro, visto il rimontare, a distanza esatta di un anno, delle perplessità e del malcontento che tanti Fratelli della Circoscrizione sarda hanno provato di fronte a quello che è noto ormai a tutti come il "Caso Bovio", come giudica l’operato del Grande Oratore nazionale e del Presidente del Collegio del MM.VV. della Sardegna, che non la informavano con la dovuta urgenza della vicenda che vedeva da mesi, tra le altre cose, il busto in gesso pesante del filosofo repubblicano Giovanni Bovio, ospitato nella sede cagliaritana del Grande Oriente d’Italia (Palazzo Sanjust), oggetto di pesanti oltraggi di stampo parafascista da parte di un Dignitario, Maestro Venerabile della R.L. Kilwinning all'Oriente di Cagliari, all’epoca dei fatti?
La domanda muove dalla seguente considerazione: Lei dichiara nella sua intervista al quotidiano regionale L’Unione Sarda, in data 23 agosto 2020, che nessuno l’aveva informata del fatto che il Presidente del Consiglio dei Maestri Venerabili di Cagliari era oggetto di uno scandalo relativo alla pubblicazione a mezzo social di vignette, fotomontaggi e commenti in cui si oltraggiava la figura del filosofo Giovanni Bovio. Citiamo le sue parole, rilasciate alla stampa: «Escludo che il Presidente del Consiglio locale abbia pubblicato cose del genere».
Seconda Domanda: Illustrissimo Gran Maestro, alla data del 23 agosto era assodato presso tutte le Logge sarde che il comportamento del Dignitario in questione, Maestro Venerabile della R.L. Kilwinning all'Oriente di Cagliari all'epoca dei fatti, si era spinto ben oltre le offese alla figura del filosofo repubblicano Giovanni Bovio, in quanto altre vignette rese pubbliche dallo stesso su facebook lo ritraevano farsi beffe del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, del Presidente emerito Giorgio Napolitano e del presidente della Camera Roberto Fico, altre ancora lo vedevano dichiarare la Festa Nazionale del 25 aprile come festività da "stopardecojoni”, altre ancora lo ritraevano nei Templi Massonici insultare in vario modo Fratelli dell’Oriente, presi di mira per le loro supposte mancanze fisiche (un Fratello preso costantemente in giro perché basso, un altro per la perdita di colore dei capelli, e così via), altre ancora lo vedevano ridicolizzare il Maestro architetto Hiram e la stessa ritualità massonica, altre infine lo vedevano arrivare ad esprimere, in lingua olandese, il proprio desiderio di sciogliere una donna nell’acido: «jij zal smelten in het zuur». Perciò, anche in questo caso, come giudica l’operato del Grande Oratore nazionale e del Presidente del Collegio del MM.VV. della Sardegna, che non la informavano, con la dovuta urgenza, degli ulteriori sviluppi della vicenda.
Anche questa domanda è motivata dalla seguente considerazione: Lei dichiara nella sua intervista al quotidiano regionale L’Unione Sarda, in data 23 agosto 2020, che nessuno l’aveva informata del fatto che il Presidente del Consiglio dei Maestri Venerabili di Cagliari era oggetto di uno scandalo relativo alla pubblicazione a mezzo social di vignette, fotomontaggi e commenti in cui si oltraggiava, oltre la figura di Giovanni Bovio («Escludo che il Presidente del Consiglio locale abbia pubblicato cose del genere»), in sequenza: il Capo dello Stato Sergio Mattarella, il Presidente emerito Giorgio Napolitano, il Presidente della Camera Roberto Fico, la Festa Nazionale del 25 aprile come costitutiva di valori antifascisti, vari Fratelli all'Oriente di Cagliari per le loro (supposte) mancanze fisiche, nonché dichiarava, in lingua olandese («jij zal smelten in het zuur»), di aver desiderio di sciogliere una donna nell'acido. Quando invece risulta una email inoltrata a tutte le Logge della Sardegna ed a tutti i Collegi Circoscrizionali in Italia, datata 13 agosto 2020 (ben 10 giorni prima della Sua intervista a L'Unione Sarda), in cui oltre a tutto ciò si faceva cenno ad una nuova caricatura prodotta dal Venerabile in questione a mezzo social, in cui si accostava addirittura la figura del Grande Oratore Giovanni Bovio a quella del Dittatore cileno Generale Augusto Pinochet, che per completezza riportiamo:
«Da: “difesadibovio”
A: “tutte le logge della sardegna”
Data: Thu, 13 Aug 2020
Oggetto: APPELLO PUBBLICO A STEFANO BISI
Noi, Fratelli Maestri Muratori all’Oriente di Cagliari, in considerazione del perdurare dell’infamia che da mesi affligge tutta la Circoscrizione nella pena della più totale costernazione, rivolgiamo questo disperato APPELLO PUBBLICO AL GRAN MAESTRO DEL GRANDE ORIENTE D’ITALIA STEFANO BISI:
Car.mo e Ven.mo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, car.mo Fr. Stefano, basta! Basta, basta, basta con questo scempio! Basta, basta, basta con questa vergogna che da mesi dilania l’Oriente di Cagliari, in un susseguirsi di infamie fuori controllo. Ancora, basta con lʼeffige in gesso pesante di Giovanni Bovio, voluta ed accolta a Palazzo Sanjust nel novembre 2008, ridotta a feticcio per il divertimento meschino di Maestri Venerabili in carica, di Ispettori Circoscrizionali passati e presenti, di Primi Sorveglianti più acconci a fare da aguzzini, magari in quei campi di sterminio nazisti dove perirono 200.000 nostri Fratelli, che a vigilare le Colonne del Tempio. Perché trovare il coraggio, la temerarietà, di accostare quello che fu il Grande Oratore del Grande Oriente d’Italia Giovanni Bovio, 33º ed ultimo grado del Rito scozzese antico ed accettato – e qua ci rivolgiamo idealmente anche al Sovrano Gran Commendatore del Rito, il Ven.mo e Pot.mo Fr. Leo Taroni – al Regime militare di Augusto Pinochet, non può trovare alcuna giustificazione plausibile se non il più assoluto spregio di Te, che tanto ti sei speso per la pubblicazione, anche in Italia, del libro del giornalista cileno Juan Gonzalo Rocha “Allende Massone”, e della democrazia avanzata e liberale di cui il santo laico Giovanni Bovio fu insieme custode e precursore. E non si tiri più in ballo la goliardia! Che non siamo mica una spavalda combriccola di studentelli, perdio!! Ma gente seria a cui è stato precettato di sopportare oltre ogni ragionevole limite. E noi tutto abbiamo sopportato!! Ingoiando anche gli insulti al Capo dello Stato Sergio Mattarella ed al presidente emerito della Repubblica italiana Giorgio Napolitano. Ma questo no. Mai! Adesso basta! Basta con gli appelli inutili, volta per volta indirizzati al presidente del collegio sardo, ai consiglieri dell’ordine ed alla giustizia massonica, che non è mai servita a nullʼaltro che non fosse dirimere beghe interne di basso profilo, mentre qua c’è in gioco ben altro! E basta anche con questo Grande Oratore cagliaritano che con la sua imposizione dʼinerzia ci sta condannando tutti all’ignominia! E non ce ne importa nulla di affermarlo a gran voce e pubblicamente, tanto è stato disastroso per lʼOriente cagliaritano il suo comportamento! Ora basta! Adesso ci rivolgiamo direttamente a Te, Stefano. E che tacciano tutti gli altri giochini: lʼimminente Gran Loggia, la questione della Fondazione, lʼipotesi di una presunta “scala” da approntarsi a Palazzo Sanjust, ecc. NON CE NE IMPORTA NIENTE!! Ci rivolgiamo a Te come Gran Maestro del Grande Oriente dʼItalia, a Te come Fratello, innanzitutto, poi a Te come Uomo di condivise idee democratiche e liberali; a Te, infine, come iniziato alla Libera Muratoria universale, se questo conta qualcosa per Te, quanto vale ancora per noi.
Dunque: coloro che hanno immaginato di poter accostare il Grande Oriente d’Italia, che VIVE e GIOVANNEGGIA nei Busti amati e riveriti dei MAESTRI VERI che a loro volta VIVONO e GIOVANNEGGIANO nell’Ordine, ad un regime militare dittatoriale che ha ucciso un numero tra i 1.200 ed i 3.200 oppositori politici, che ha prodotto tra gli 80.000 ed i 600.000 internati per reati d’opinione, che ha esiliato ed arrestato in maniera arbitraria ed ha torturato tra le 30.000 e le 130.000 persone, vittime di una violenza spietata ed arbitraria, sono dei miserabili. Degli infami. Dei contro-iniziati. Sono la reincarnazione moderna di chi ci assassinò, tutti quanti nel simbolo di Hiram Abif, alle porte del Tempio di re Salomone. Stefano, caro Fratello, se si potesse scrivere una pausa ecco che vorremmo, in questo momento, riprendere fiato. Vorremmo, asciugandoci le lacrime che ci confondono i pensieri, con quanto di più vero ed ideale alberga nei nostri cuori, e per quei valori che furono già nostri in Massoni come Randolfo Pacciardi, mazziniano, repubblicano ed antifascista, chiederti conto. Domandarti dove mai si esprima, qua a Cagliari, ciò che Pacciardi espresse al Campidoglio, il 16 giugno 1946, per l’inaugurazione della Repubblica italiana: «Garibaldi e Mazzini hanno dato all’Italia il gusto eterno della gloria. Ma non più della gloria mendace, delle guerre, delle conquiste, della potenza, degli imperi. La gloria bensì delle libere istituzioni civili, delle competizioni nell’arte e nella scienza, nei traffici e nel lavoro, nelle missioni ed iniziative. Salutiamo in questa fede la lacera bandiera che risorge dai nostri spasimi e dai nostri lutti per portare nel mondo la gloria civile dell’Italia repubblicana». Ecco: dove? DOVE TUTTO QUESTO, OGGI, A CAGLIARI?
Per tutte queste ragioni, Stefano, cioè per tutto quello che vi è di vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, per tutto quello che è virtù e merita lode nella Massoneria pulita e veneranda, noi ti imploriamo, ti supplichiamo, genuflessi in preghiera innanzi a Te, di intervenire per fermare IMMEDIATAMENTE questa pestilenza. Questo cancro divorante educazione, decoro, valori, onore e senso del giusto! Se non per noi, poveri maestri oramai vetusti e canuti, nel nome degli eroi: Mazzini, Garibaldi, Nathan, Asproni, Corona e, sì, Giovanni Bovio. Affinché possano essere loro, sollevati dal ludibrio che oggi li ricopre, caduti sul suolo cagliaritano, ad insegnare ancora, per essere dʼesempio alle future generazioni come lo furono, un tempo, per i nostri giovani cuori.»
Tutto ciò premesso, se tuttavia giudicasse positivamente il comportamento del Grande Oratore nazionale e del Presidente del Collegio dei MM.VV. della Sardegna, che non la informarono con urgenza della situazione testé delineata:
Terza domanda. Illustrissimo Gran Maestro, posto che in data 23 agosto Lei viene finalmente a conoscere l’intera vicenda "Bovio e dintorni", in modo personale, diretto e non mediato, quali provvedimenti a tutela del buon nome del Grande Oriente d’Italia, seriamente danneggiato dai comportamenti del suo Dignitario, Maestro Venerabile in carica, Lei ha ritenuto di prendere?
La domanda muove dalla seguente considerazione: in data 25 agosto 2020 il Dignitario in questione si dimette dalla sua carica di Presidente del Consiglio dei Maestri Venerabili di Cagliari senza far cenno alcuno a provvedimenti intrapresi nei suoi confronti, anzi dichiara, come è stato pubblicato sul blog "Sardegna e Libertà" di Paolo Maninchedda: «Se avessi dovuto agire solo con il cuore, avrei usato esclusivamente il Maglietto e affermato rumorosamente le mie ragioni di Massone corretto e rispettoso delle Costituzioni e dei Regolamenti dell’Ordine», e ancora: «Poiché la calunnia è tale da provocare danni non perché sia fondata l’accusa, ma solo perché il fatto calunnioso è diffuso». Una dichiarazione, resa pubblica ai Fratelli, nella quale è decisamente assente ogni tono di scuse, né si evincono provvedimenti intrapresi a fronte della provocazione di tanto sconquasso nella Comunione.
Posto e documentato quanto premesso.
Quarta Domanda: Illustrissimo Gran Maestro, se quindi Lei non avesse intrapreso alcun provvedimento a tutela del Grande Oriente d'Italia, e perciò nessuna scusante avesse preteso dal Dignitario in discussione, Maestro Venerabile in carica all'epoca dei fatti, ritiene compatibili con l’appartenenza al Grande Oriente d’Italia: 1) La negazione del valore costitutivo della Festa del 25 aprile, quale anniversario della Resistenza e Giornata dedicata al valore dei partigiani di ogni fronte che, a partire dal 1943, contribuirono alla liberazione dell'Italia e della Massoneria continentale dal nazi-fascismo («25aprilestopardecojoni»); 2) L’oltraggio sistematico alla dignità di un personaggio storico come Giovanni Bovio, attaccato e motteggiato proprio in virtù della sua indiscussa fede repubblicana, e perché precursore di idee liberali (canzonato, tra le altre cento, in una vignetta in cui si accosta la sua figura ai cibi capaci di indurire le feci); 3) L'irrisione del Maestro architetto Hiram, del quale si voleva scambiare il sepolcro per una canna da pesca: «vendo o permuto causa inutilizzo»; 4) La mortificazione di Fratelli con l’insistenza su loro supposte mancanze fisiche (esempi: l'altezza "«dedicatoaumangiamerda»", il colore canuto dei capelli "«carriola di merda»" e "«eres un burro con pelaje blanco»", etc.); 5) Il dichiarato desiderio (solo desiderio, ci mancherebbe!) di sciogliere una donna nell'acido: «jij zal smelten in het zuur»?
A questo punto, immaginando impossibile proseguire con un “se li ritenesse compatibili”, dobbiamo immaginare che qualche provvedimento nei confronti del Dignitario in questione, Maestro Venerabile in carica all'epoca dei fatti, sia infine stato preso (qualche provvedimento occulto, come l'interdizione all'utilizzo della Casa Massonica cagliaritana al di fuori degli orari di Tornata).
Ma se fosse stato preso, in così colpevole ritardo, cioè a seguito dell’uscita della sua intervista sul quotidiano regionale L'Unione Sarda, allora siamo da ultimo obbligati a ritornare su una questione non chiarita:
Quinta domanda: Illustrissimo Gran Maestro, come giudica l’operato del Grande Oratore nazionale e del Presidente della Circoscrizione Sardegna che non la informavano, con la dovuta urgenza, della vicenda che vedeva da mesi, tra le altre cose, il busto in gesso pesante del filosofo repubblicano Giovanni Bovio, ospitato nella sede cagliaritana del Grande Oriente d’Italia, oggetto di pesanti insulti da parte di un Dignitario, Maestro Venerabile in carica all’epoca dei fatti, e di tutta l'ulteriore sequela di comportamenti, posti in essere dal Presidente del Consiglio dei Maestri Venerabili di Cagliari, sicuramente incompatibili con la più schietta appartenenza al Grande Oriente d'Italia?
Vede, caro Gianfranco Murtas, che queste semplici domande non sono un puro esercizio di stile. Perché oggi gli stessi personaggi che hanno affondato l’Oriente cagliaritano esattamente un anno fa, stanno puntando tre Tavole d’Accusa contro tre Maestri Venerabili colpevoli distanti di chiedere chiarezza in materia di gestione economica dei soldi di tutti.
Crederemmo opportuno che il Grande Oratore nazionale ed il Presidente del Collegio dei MM.VV. della Sardegna, in un singhiozzo di dignità massonica, non attendessero le risposte che invochiamo dal Gran Maestro, ma decidessero motu proprio di evitargli ulteriori imbarazzi rassegnando nell'immediato le dimissioni da quegli incarichi che non hanno saputo onorare, non per particolare cattiveria - siamo disposti a crederlo - ma per assoluta inadeguatezza.
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20 Ago 2021
Dell'antifascismo, di Giovanni Bovio, degli improperi a Mattarella e Napolitano, degli insulti ai Fratelli, delle ingiurie alle donne, delle mancanze di rispetto ai Fratelli musulmani, dei furti in Casa massonica e degli imbrattamenti ai Labari e ai Capitoli della Heredom con frasi oscene, poco importava al nostro Presidente ed al nostro Oratore, però... i cenacoli templari e martinisti e rosacruciani, quelli sì che erano il problema!!!!!! Oriente di Cagliari, li 14/09/2020 Risp.mi Frr∴ MM∴VV∴ delle RR∴LL∴ del Collegio Sardegna e p.c. Risp.mi Frr∴ Ispettori Circoscrizionali del Collegio Sardegna. Al Presidente del Tribunale Circoscrizionale Sardegna Loro Orienti OGGETTO: Appartenenza ad associazioni sedicenti massoniche e/o paramassoniche. Giungono notizie che diversi Fratelli di questa Comunione sarda siano attivi in associazioni paramassoniche o circoli esoterici, con caratteristiche e contenuti simili ai nostri Corpi Rituali e che, per di più, facciano del proselitismo con altri Fratelli appartenenti alle Logge del Collegio Sardegna. A tal riguardo si reputa opportuno e conveniente ricordare alcuni passaggi regolamentari, contenuti nelle Costituzioni e Regolamento dell’Ordine del Grande Oriente d’Italia: al momento della domanda di ammissione nell’Ordine, ogni profano ha l’obbligo di rendere una dichiarazione esplicita nella quale asserisca, in conformità all’art. 2 del Regolamento dell’Ordine, se abbia appartenuto in passato o appartenga ad associazioni sedicenti massoniche o paramassoniche, si veda a tal riguardo il capo “c”; nella stessa dichiarazione, esplicita della domanda di ammissione, al capo “d”, sempre in conformità all’art. 2 del Regolamento dell’Ordine, il profano sottoscrive “l’impegno solenne a non iscriversi od affiliarsi ad associazioni sedicenti massoniche o paramassoniche per tutto il periodo di affiliazione al Grande Oriente d’Italia”. E’ bene evidenziare che per associazioni sedicenti massoniche o paramassoniche si intendono anche tutti quei gruppi che, sotto i diversi appellativi di “Logge”, “Orienti”, “Cenacoli”, “Conventi”, ecc., utilizzano fogge, titoli, paramenti, organizzazione, simbologie e/o contenuti esoterici propri della tradizione liberomuratoria e dei corpi rituali attinenti, sia che esse si definiscano scuole rosacruciane, martiniste, ermetiche, occultiste, templari, egizie et similia... Ma siccome non ve importa di nulla, vergognatevi almeno della caccia alle streghe che volevate scatenare! Per esclusive ragioni di vendetta. Fortunatamente bloccata da Bonvecchio.
20 Ago 2021
Veramente non è vero che non gli interessa nulla! Magari non gli interessano i Labari dei Capitoli lordati, ma i capitoli di spesa gli interessano eccome! 😁 Per quelli vai di Tavole d'Accusa e chi se ne importa se l'oratore collegiale la propone al suo Venerabile e vengono indirettamente coinvolti due consiglieri dell'ordine! Intanto avviso ai Fratelli, è stato ricusato il presidente dell'organo giudicante. Giustamente gli è stato detto: «o ti candidi come prossimo oratore del collegio nella lista del segretario, quella imposta dal Grande Oratore per intenderci, oppure giudichi, scegli tu!». Che due cose insieme non le puoi fare. Forse per come si stanno mettendo le cose gli converrà giudicare, che la lista del segretario dopo tutti questi scandali non sembra tanto sicura. 😅 A meno che non vogliamo continuare a darci martellate pubbliche sui... gioielli di loggia! 🤣
20 Ago 2021
Non fu solo Claudio Bonvecchio a bloccare la Circolare anti "egizi et similia" che si cita. Due schiaffi arrivarono anche dal Sovrano Gran Maestro del Rito di Memphis e Misraim Giancarlo Seri. La mia è testimonianza diretta. La figuraccia fu abissale. Un tempo non troppo passato queste "prove" di definivano "da cioccolataio". Ma oggi non ci si vergogna più di nulla, non avendo più nulla di cui vergognarsi.
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