Contus e arregordus de Stampaxi
Cagliari. Racconti del quartiere di Stampace tra sacro e profano
di Giacomo Meloni*
GIOVEDI’ 7 OTTOBRE 2021 SANTA VERGINE DEL SANTO ROSARIO
Nel passato questo giorno era celebrato con solennità in tutte le Parrocchie specialmente in città. Nella collegiata di Sant’Anna, in via Azuni, nel Quartiere di Stampace alle ore 12 in punto, mi recavo da bambino in chiesa con mamma quando c’era l’anziano parroco mons.Mario Piu, in seguito sostituito da mons.Pasquale Sollai, che, vestito con la tonaca rossa di canonico della Cattedrale, essendo Delegato arcivescovile ai tempi dell’Arcivescovo mons.Paolo Botto, intonava a voce alta la Supplica alla Madonna del Rosario.
Non tutti sanno che proprio nella chiesa di S.Anna, entrando dal portone principale dopo essere saliti dall’ampio scalone dono del cav.Signoriello, vi è sulla destra la cappella dedicata alla Madonna del Rosario, venerata in un quadro che riproduce esattamente l’immagine miracolosa che campeggia sull’altare maggiore della Basilica di Pompei. Questo dipinto, una sorta di “falso d’autore” è davvero molto bello.
I fiori che adornavano nei mesi dedicati alla Madonna (maggio e ottobre) l’altare della Cappella si dice venissero offerti dalle signorine del Casino Popolare poco distante, sito nella via Cammino Nuovo, due porte in là della casa dei miei genitori. Riprendo questa notizia da una simpatico raccontino di mio fratello [https://www.giornalia.com/articoli/contus-stampaxinus-lamore-sacro-e-lamore-profano/], mentre io stesso sono testimone del fatto che la signora Liliana, amministratrice del Casino Popolare, a metà del mese di luglio – con l’approssimarsi della festa di S.Anna ( 26 luglio) – portava a mia mamma una grossa busta piena di soldi da consegnare al parroco per addobbare l’altare maggiore di S.Anna con centinaia di garofani rossi.
Questa cappella della Madonna del Rosario era curata dai giovani operai ed artigiani della vicina Gioc, che aveva la sede in via Santa Restituita nella chiesa sconsacrata dedicata alla medesima Santa. L’Associazione della Gioc era molto radicata nel quartiere. Ai miei tempi era diretta dal maestro elementare Pinuccio Schirra e dal sig. D’Angelo. Nella navata dell’ex chiesa si preparavano i figuranti, le maschere ed i carri del Carnevale cagliaritano e nel periodo natalizio veniva allestito un grande Presepe, ambientato nel paesaggio della Sardegna. La capanna era un nuraghe e sullo sfondo veniva rappresentata la processione di S.Efisio, mentre dentro il cocchio dorato trainato dai possenti buoi, incedevano processionalmente i fedeli nei loro costumi sardi e le tracas, i dottori e i miliziani a cavallo verso la capanna di Gesù Bambino, davanti al quale sostavano adoranti gli angeli, i pastori ed i Re Magi venuti dall’Oriente. Questo Presepe artistico aveva vinto il primo premio all’Angelicum di Milano, dove rimase esposto per un anno. Negli stessi locali di via S.Restituta i soci della Gioc durante la Quaresima ed in particolare nella Settimana Santa rappresentavano le scene della passione del Cristo, che veniva impersonato sempre dal maestro Schirra, che, per rendere più realistica la scena, si faceva issare sulla croce legato ai polsi e con il corpo sanguinante da noi colorato con salsa di pomodoro; mentre tutti gli altri personaggi erano affidati ai giovani della Gioc. La folla era formata dai ragazzi del quartiere, tra cui io ed i miei fratelli Mario, Antonello e Franco. Essi dovevano gridare: “a morte” “croffiggilo”e rispondere al Pretore romano Pilato, che, presentando il detenuto Barabba e Gesù, domandava: “Chi volete che io liberi Gesù o Barabba?”. Il personaggio di Barabba era un figlio dei Pace, famiglia per bene di trasportatori, ma per noi del quartiere era “Barba beccia”, per cui alla domanda di Pilato, rispondemmo in coro “Barba beccia” ed egli a scena aperta, rivolto a noi e ai numerosi spettatori, gridò una parolaccia mandandoci letteralmente a fare in culo. Fatto grave che costrinse gli organizzatori a chiudere rapidamente il sipario, mentre noi “popolo” ci sbellicavamo dalle risate. Ricordo che fummo ripresi duranente dal maestro Schirra ed allontanati dal locale.
Oggi la Chiesa di S.Restituta è stata restituita al culto, affidato agli ortodossi. La stessa chiesa ha visto eventi culturali, convegni e concerti.
Ci fu una battaglia anche legale su questa vicenda prima che la Gioc fosse costretta a lasciare la sede storica. Battaglia condotta nella sua fase finale in prima persona dal parroco di allora don Luciano Pani che era, anche in qualità di ingegnere, responsabile dei beni culturali e artistici della Diocesi di Cagliari, guidata allora dall’Arcivescovo mons. Giuseppe Mani, ora emerito [molto criticato per aver smontato letteralmente l’altare maggiore della Cattedrale a dispetto della Sovrintendenza ai beni culturali e artistici della Sardegna].
Don Pani è morto improvvisamente durante la celebrazione della messa nel suo nuovo incarico di parroco di Sanluri.
* Su fb 7 ottobre 2021
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