Coronavirus, così la Repubblica Ceca ha sequestrato migliaia di mascherine inviate dalla Cina all'Italia
Gravissimo caso di mancanza di solidarietà nell'Unione europea nell´emergenza Coronavirus, da parte della Repubblica ceca ai danni dell´Italia
Gravissimo caso di mancanza di solidarietà nell'Unione europea nell´emergenza Coronavirus, da parte della Repubblica ceca ai danni dell´Italia. Lo ha denunciato il GR1: solo grazie alle menzogne ufficiali scoperte e alle informazioni in merito fornite da un onesto e coraggioso ricercatore ceco, Lukas Lev Cervinka, si è venuto a sapere che le autorità locali hanno sequestrato arbitrariamente un enorme carico di 680mila mascherine e migliaia di respiratori, che la Repubblica popolare aveva inviato al nostro paese per aiutarci.
I fatti, racconta al telefono Lukas Lev Cervinka confermando totalmente la notizia data dal Gr1, sono andati cosí. Martedí le autorità ceche avevano vantanto un grande successo nella lotta a chi specula sui costi di mascherine e altro materiale medico indispensabile per fermare la pandemia. “La versione ufficiale con i primi comunicati diceva all´inizio che su trattava di mascherine e respiratori confiscati, parlando di materiale rubato a imprese ceche da criminali senza scrupoli che volevano venderle a costo maggiorato sul mercato internazionale, sfidando i severi limiti all'export medico imposti in Cechia come altrove dall'emergenza”. Ma poi sono apparsi foto e filmati mostrati da Cervinka e dalle ong democratiche ed europeiste, che hanno fatto capire la brutta verità. A bordo di camion della polizia c'erano scatoloni con le bandiere cinese e italiana, e scritte in italiano e mandarino in cui le autorità di Pechino lanciavano saluti, incoraggiamenti e desiderio di aiuto all'Italia.
“Il ministero della Salute ceco è stato contattato”, continua Lukas Lev Cervinka, “e ha insistito nella versione ufficiale, ripetendo la menzogna del sequestro di materiale destinato a vendite illegale. Tutti i media diffusero allora la storia, ma poi la verità è stata scoperta, e si vedevano chiaramente le etichettature sugli scatoloni inviati da Pechino: aiuto umanitario cinese per l´Italia. Eppure il governo ceco ci ha messo tre giorni prima di dire, non ufficialmente ma solo con tweets del ministero dell´interno, che ammetteva che almeno parte, cito i tweets, del carico, in realtà veniva dalla Repubblica popolare ed era destinato al vostro paese come aiuto umanitario. Aggiungendo in termini generici che l´Italia non avrebbe perso nulla”.
“Poi l'ambasciata italiana a Praga ha reagito, e la sua versione, veritiera, della vicenda, è stata narrata dall´illustre testata econonica Hospodarské Noviny”, prosegue il racconto del ricercatore. “Al momento manca ancora un´ammissione ufficiale e chiara di colpa del governo (guidato dal premier-tycoon antimigranti autocratico e populista Andrej Babis, ndr), manca anche a quanto mi risulta ogni scusa ufficiale all'Italia. Il governo appunto si è limitato alle parziali ammissioni dei tweets del ministero dell´Interno, i suoi vertici tacciono con Italia e resto dell'Unione europea”.
“Nei tweet si dice che il governo si sarebbe accorto solo dopo del presunto errore, e adesso sarebbe in contatto con Italia e Cina per tentare di risolvere il problema”. Secondo Hospodáské noviny invece, l´Ambasciata italiana a Praga ha comunicato, che la ditta che era autorizzata di trasportare la merce dalla Cina all'Italia ha deciso che dal punto di vista logistico è più opportuno di lasciare la merce all´dispozione delle autoritá cece e di inviare una nuova spedizione dal Cina all´Italia. L'Ambasciata italiana è anche stata informata dalla parte delle autorità ceche, che si è trattato di un furto ai danni del mittente. Non è chiaro se e perché la merce resti in Cechia in quanto già distribuita alla Sanità ceca.
Secondo l´ambasciata d´Italia, le autorità ceche hanno appena fatto sapere che si è trattato di un furto ai danni del mittente, confermando che si trattava di materiale umanitario proveniente dalla Cina e diretto in Italia. Il mittente – contattato nel corso dell’indagine - ha informato che per ragioni logistiche ha lasciato il materiale sequestrato nella disponibilità delle autorità ceche e che avrebbe provveduto ad una nuova spedizione per l’Italia.
“Non è affatto un gesto di politica europea, è una storia molto vergognosa”, mi dice Lukas Lev Cervinka. E lascia capire che come dice il movimento giovanile e della società civile ceco, la “Nuova primavera” europeista, ambientalista e per la difesa della democrazia contro Babis, dall'autocrate e dai suoi ci si può sempre aspettare il peggio.
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