user profile avatar
Gianfranco Murtas

Don Mario Cugusi e la magnificenza del museo del Tesoro di Sant’Eulalia

di Gianfranco Murtas

article photo


Al secondo volume di Miscellanea ieri e oggi, uscito a cura di Gianfranco Zuncheddu nel X anniversario di pubblicazione del “Notiziario Diocesano” – così nel 2000 – don Mario Cugusi ha offerto un importante contributo informativo sulle vicende del museo del Tesoro di Sant’Eulalia e, incidentalmente, anche sulla campagna archeologica apertasi presso la parrocchiale nello stesso periodo, vale a dire nel corso dell’ultimo decennio del XX secolo.

Si tratta di una vera e propria cronistoria in cui alle (molte) notizie fanno… coro alcune sobrie ma puntuali (e doverose) osservazioni personali del redattore: ad iniziare da quelle sui ritardi di alcune amministrazioni pubbliche a comprendere quale straordinaria rilevanza storica ed artistica potesse celarsi all’interno delle casse custodite da secoli dai parroci della Marina. Su questo e su altro: perché non meno fondate e sacrosante sono le perorazioni del ritorno “a casa” degli oggetti sacri e delle opere d’arte che da talune chiese filiali - quella del Santo Sepolcro e della demolita Santa Lucia – si sono nel tempo involate o disperse.

Dunque, ancora una volta, insieme, testimonianza e protagonismo, cioè assunzione personale di responsabilità dal parroco dell’antica collegiata: da don Cugusi che, oserei dire, di più e meglio – sulla scia dei confratelli dottor Loy e dottor Floris, monsignor Sini e monsignor Casu – ha speso ogni sua risorsa morale, intellettuale e anche… finanziaria per riassociare il compendio chiesastico di nascita o rinascita secentesca alla storia di Cagliari nelle sue complessità e trasversalità. Maturi i tempi, evidentemente, per questi passi forse non possibili negli anni successivi al secondo conflitto mondiale e anche dopo. Matura forse, anche e soprattutto, la consapevolezza programmatoria di una parrocchia con la forte fortissima volontà di recuperare decoro e distinzione per il bene religioso e per quello civico inestricabilmente associati.


Cronistoria, un’altra cronistoria

La storia del Museo del Tesoro di S. Eulalia e dell'area archeologica sottostante la parrocchiale e i locali annessi, ha inizio nell'ottobre del 1989.

Una colonia di termiti, come documentato dal libro cronistorico della Parrocchia, dagli anni '50 in poi, aveva letteralmente "mangiato" porte e arredi lignei e rovinato in modo irreparabile gran parte del ricco corredo di paramenti, tovaglie e simili.

Per porre rimedio efficace a questo continuo impoverimento e anche per dare una più dignitosa sistemazione e proteggere contro i continui furti il patrimonio di argenti, dipinti e altre opere lignee di pregio fu avviato un progetto globale e organico di riqualificazione degli ambienti nei quali collocare e rendere fruibile il tesoro della parrocchiale.

Il progetto iniziale aveva come finalità la deumidificazione e la ridefinizione degli spazi della sacrestia e ufficio parrocchiale.

Non appena però si diede inizio ai lavori di risanamento della Sacrestia, subito dopo aver disinfestato mobili e parati liturgici, durante i lavori di rimozione dei pavimenti emersero evidenti segni di preesistenze che richiamarono l'attenzione degli archeologi: era esattamente il 13 di Gennaio del 1990.


Per circa due anni tutta l'attenzione fu rivolta ai lavori di indagine archeologica e la parrocchia, a fronte della quasi assoluta indifferenza della Pubblica Amministrazione, e con il sostegno quasi solo morale dei funzionari della Soprintendenza Archeologica, fu impegnata in un oneroso lavoro che, data la natura dell'intervento, avrebbe dovuto avere altri protagonisti.

L'estensore di queste note, già in quegli anni Parroco, era ben consapevole della notevole ricaduta positiva che avrebbe avuto sull'immagine della parrocchia e sulla "ricchezza" della stessa un intervento organico di indagine archeologica insieme a dati importanti che questa operazione avrebbe consegnato per una migliore ricostruzione storica del quartiere e forse anche della città.


Fu costituita l'Associazione "Opera di S. Eulalia", una sorta di braccio culturale della Comunità parrocchiale: i soci fondatori dell'Associazione erano pochissimi, ma tutti ben convinti della grande opera di promozione che il progetto nel quale ci si era impegnati avrebbe operato su tutto il quartiere, in quegli anni particolarmente degradato sotto tutti i punti di vista e assolutamente trascurato dalla civica Amministrazione.

Il primo significativo risultato lo ottenemmo dopo due anni di lavori ininterrotti: si realizzò lo scavo archeologico per circa tre metri di profondità, fu coperto dal solaio e l'ambiente sovrastante fu riqualificato consentendo di risistemare al piano terra la Sacrestia e, in un ambiente ricavato tagliando l'altezza della preesistente Sacrestia, i locali per il Tesoro della Parrocchia.

Una pianta stilizzata anticipatrice dei rinvenimenti futuri

Proprio in occasione della festa patronale di S. Eulalia, il 12 Febbraio del 1992 fu riaperta la sacrestia, con un nuovo pavimento in marmo sul quale il progettista arch. Augusto Garau fece riprodurre la pianta stilizzata dei sottostanti rinvenimenti: pur avendo realizzato questa proiezione quasi in maniera intuitiva, essendo in quel momento lo scavo appena avviato, a indagine archeologica finita, quella pianta è lo specchio fedele delle preesistenze oggi messe in luce.

Recuperata l'agibilità e funzionalità della Sacrestia, i lavori si svilupparono in due direzioni: nella parte superiore della Sacrestia, divisa in due piani da un solaio, si iniziò ad allestire il Museo del Tesoro della Parrocchia, mentre per i lavori di scavo nell'area sottostante fu elaborato un progetto ben articolato e si chiese, tramite l'Assessorato comunale competente e la Soprintendenza Archeologica, la copertura finanziaria alla Regione.

Nel 1994 l'Amministrazione regionale concesse un contributo di cinquecento milioni poi spesi in due tempi: il secondo lotto di lavori è stato portato a termine nello scorso mese di Ottobre dell’anno in corso (2000) anche grazie (!) alle lungaggini e al disinteresse di qualche settore della Amministrazione comunale.

Purtroppo proprio la lentezza del Comune di Cagliari nello spendere i finanziamenti stanziati dalla Amministrazione regionale ha bloccato altri investimenti regionali che avrebbero consentito il recupero ben più celere dell'area archeologica e, la cosa cui più tiene la Parrocchia, il completamento dei lavori di risanamento e riqualificazione del corpo chiesastico e la sua riapertura.

Le spese per i lavori di scavo archeologico e consolidamento delle fondazioni della chiesa al mese di Novembre 2000 ammontano a circa un miliardo e mezzo: due terzi di questo onere finanziario è ricaduto quasi totalmente sulla Parrocchia (a parte episodici e brevi interventi di altri collaboratori volontari o istituzionali).

Parallelamente ai lavori di indagine archeologica, si portavano avanti quelli di riqualificazione degli ambienti del piano ricavato nella Sacrestia e di alcuni locali annessi: è stato recuperato uno spazio espositivo di circa 250 mq da allestire a Museo del Tesoro.

Grazie ad una legge regionale del 1992, varata per incentivare i musei privati, la Parrocchia riuscì ad accedere ai finanziamenti previsti dalla legislazione regionale e in tre anni furono completati i lavori di riqualificazione degli ambienti, restauro di molte opere, soprattutto lignee, e si portò a termine l'allestimento della struttura museale, nel rispetto delle norme di sicurezza, di tutela delle opere esposte e di fruibilità dell'esposizione anche da parte dei disabili (il Museo è dotato anche di ascensore).

La legge regionale prevedeva e prevede un intervento pubblico pari al 50% su tutte le spese da sostenere per costruire e allestire un Museo (è evidente, e non poteva essere diversamente, che si richiede anche e soprattutto l'impegno del privato).

Ovviamente di questa legge può avvantaggiarsi qualsiasi privato, e quindi anche tutte le altre parrocchie della Diocesi che volessero realizzare un Museo da aprire al pubblico.

Il Museo del Tesoro di S. Eulalia custodisce l'arredo liturgico della parrocchiale, in parte anche proprietà della Congregazione del SS. Sacramento, quello della chiesa del Santo Sepolcro, affidata all'amministrazione della Parrocchia e ora e altre volte sede provvisoria della stessa, e quanto è stato recuperato dalla distrutta chiesa di S. Lucia di via Barcellona (i cui beni, dagli ultimi membri della Confraternita proprietaria della chiesa, furono trasferiti alla Parrocchia).

Su quest'ultima chiesa ovviamente resta in piedi la richiesta avanzata per iscritto dalla Parrocchia al fine di vederle riconsegnare le opere appartenute a questa chiesa e per vicende (o abusi vari) ora collocate in altro posto.

La diaspora delle opere d’arte

Le opere reclamate sono l'Ecce Homo ligneo, opera seicentesca, ora esposta nella cappella della Sacra Spina nel Duomo, e due Crocifissi finiti rispettivamente nella parrocchiale di S. Giuseppe a Pirri e nella chiesa di S. Elia, nel borgo omonimo, e di qui trasferito nell'abitazione del Decano del Capitolo metropolitano Mons. Giuseppe Aramu in Santa Croce (tempo fa, in seguito ad una vivace polemica avviata dal sottoscritto col Reverendissimo Decano, pare che il Crocifisso in oggetto sia stato sistemato in luogo aperto al pubblico).


A chiusura della "querelle S. Lucia" è bene che si sappia che il sottoscritto ha reclamato la restituzione delle opere disperse da S. Lucia e dal Santo Sepolcro e lo ha fatto con lettera raccomandata ai provvisori detentori delle stesse.

Alla luce di quanto detto appare ancora più encomiabile il comportamento dei Parroci Gabriele Farci, Paolo Alamanni e Giovanni Melis che hanno reso alla Parrocchia di S. Eulalia quanto da questa avevano ricevuto in custodia negli anni '70.

Pur non potendo contare sulle opere vittime di un'autentica "diaspora" nell'immediato dopoguerra e nel periodo nel quale la parrocchia è stata retta da Mons. Salvatore Casu, il Museo del Tesoro di S. Eulalia custodisce 50 opere lignee, 80 argenti, 8 dipinti e circa 50 paramenti liturgici e tessuti di corredo liturgico e, nel suo Archivio, una trentina di preziose pergamene.

Il Museo è stato aperto al pubblico nel Natale del 1995 ed è aperto tutti i giorni, tranne il lunedì, e si avvale di guide adeguatamente preparate.

Il Museo è pure dotato di un punto informativo cui i visitatori possono accedere liberamente e con facilità: si possono attingere non solo informazioni sui manufatti esposti nel Museo, ma anche notizie sulla storia della città, confronti tra opere esposte nel Tesoro e simili in altre raccolte, schede critiche etc.


Quanto contenuto nel punto informativo è ora disponibile anche in un CD ROM in vendita nel Museo a 30 mila lire.

Riprendendo il discorso sullo scavo archeologico c'è da dire che i lavori sono tuttora in corso e vanno interessando tutta l'area della chiesa parrocchiale, con la possibilità di estendere l'indagine anche al sagrato della chiesa, nel caso emergessero segnali di tale importanza da suggerire tale ampliamento di indagine.

Fino al Novembre del 2000 l'area archeologica aperta al pubblico è di circa 230 mq: i lavori in corso dentro l'aula della chiesa e sotto i contrafforti di sinistra e nelle cappelle ricavatevi forse ci consentiranno di triplicare entro la prossima estate l'area visitabile.

Descrivere anche sommariamente i risultati degli scavi non è semplice: è stato messo in luce un "pezzo" della "Karalis romana" sulla quale si sono poi succedute altre costruzioni nell'alto e nel basso Medioevo per arrivare alla costruzione moderna (XV - XVI sec.) della parrocchiale, caratterizzata, quest'ultima, da tante modifiche che talvolta ne hanno anche alterato suggestività e leggibilità.

Pare ormai a molti (non a tutti, e peraltro non se ne ha la pretesa!) che si stia realizzando un intervento che sicuramente risanerà dall'endemica insalubrità la chiesa parrocchiale. La stessa verrà riqualificata e ristrutturata in ottemperanza alle norme liturgiche post-conciliari.

Chi scrive è anche convinto del grande beneficio che avrà la Parrocchia dai lavori di indagine archeologica, così come è convinto che il percorso archeologico musealizzato che verrà realizzato promuoverà un'altra immagine del quartiere del Porto, che in parte è già stato rivalutato dopo l'apertura del complesso museale.



Fonte: Gianfranco Murtas
RIPRODUZIONE RISERVATA ©

letto 2719 volte • piace a 0 persone0 commenti

Devi accedere per poter commentare.