Dopo il bluff al tavolo rimane solo il pollo, l’inetto e il disertore.
Il TAV, che paradosso... Ha creato un buco istituzionale che ha rallentato la macchina governativa. Eppure c’è mezza Italia in attesa dei grandi benefici economici dell’inutile galleria.
"Udite udite” la diserzione arriva dopo l’ennesima vittoria.
Il TAV, che paradosso... Ha creato un buco istituzionale che ha rallentato la macchina governativa. Eppure c’è mezza Italia in attesa dei grandi benefici economici dell’inutile galleria.
Ma chissà quanto è bella Lione...
Al governo passa la mozione leghista, i cinque stelle perdono uno dei cavalli di battaglia che garantisce un bacino di voti nel nord e centro Italia, e un consenso diffuso in una parte della sinistra extra-parlamentare italiana, ma il leghista abbandona la nave accusando di tradimento grillini e grilletti.
Così, il partito dei 5 polli, insieme al capo pollo e alle patate bollite, ha urlato sui social “al tradimento” e “alle armi”. Come se solo in quel momento avesse scoperto - con grande sorpresa e sconcerto - lo scarso spessore morale di Salvini.
Insomma, il leghista punta tutto sul bluff. Fa credere di avere il poker e nessuno va e vedere, Salvini piglia tutto ma, in parte, il tavolo regge. Scoperto il bluff tutti gli altri giocatori si alzano e a giocare la partita rimane il terzetto: il pollo, l’inetto e il disertore; il resto è un contorno di patate bollite ai margini del tavolo.
Alla mano successiva però nessuno ha le carte per aprire la partita, tanto meno lui.
E il piatto piange. Quello dei sardi e degli italiani, si intende.
Salvini avrebbe voluto realmente calare il poker, 4 figure del 10% ciascuna. La soglia del 40% del governo monolitico-destroide e di aspirazione autoritaria. Ma, per adesso, nulla. Manco una misera figura per aprire la mano. Situazione di stallo. E le carte vengono rimescolate.
Nella mano precedente il leader leghista aveva disertato tutti gli impegni istituzionali europei. La maggior parte erano importanti per le stesse politiche leghiste. Ed è terzultimo per presenze in parlamento.
Salvini sembra aver progettato l’uscita dal governo sin dal principio. Solo così si spiega la totale assenza dagli incontri in Europa, dal Ministero e dal Parlamento. Una conduzione politica istituzionale naif ed en passant, anche se sarebbe più adatto usare un altro termine.
Però il mese di agosto sembrerebbe che sia, per l’italiano, il periodo migliore per pensare alle ferie, alle partenze, alle feste, ai papeete vari e ai bagni di mare. Ed è il periodo migliore per annunciare una crisi di governo. Certamente, in questo periodo, sull’italiano amante dei papeete (spero si scriva così) il crollo di un governo ha un impatto minore.
Lo spettacolo, si fa per dire, poco precedente alle votazioni sul TAV di Salvini in spiaggia armato di crocifisso, oggi suona come il festeggiamento di una vittoria progettata e annunciata.
Dopo la leggera flessione dei consensi, probabilmente già messa in conto, Salvini prende tempo perché insieme al suo staff vuole capire se con nuove elezioni può governare da solo o insieme al re del fondo tinta e alla regina delle battaglie navali.
Il disertore non ha mai fermato realmente gli sbarchi a Lampedusa, perchè sono quasi quotidiani, e ha promosso un decreto che limita il diritto alla protesta non violenta. Perché vorrei ricordare che l’occupazione di edifici, strade, porti, aereoporti fa parte della prassi politica pacifista e non violenta.
Nonostante ciò, Salvini si è creato l’immagine dell’uomo del fare, di quello coerente che ha promesso la lotta alle ONG e di quello dei decreti sicurezza.
In quattordici mesi di non-governo ministeriale, il disertore, ha più che raddoppiato i consensi. Dal 17% al 36%. Questo perché, anziché fare il ministro, ha condotto una campagna elettorale costante, sia nelle piazze che nei social.
Insomma, il disertore ha usato la strategia della propaganda politica continua, la narrazione emozionale dell’immigrato immaginario, sporco, brutto e cattivo. Il tutto ben condito dalla costruzione negativa attuata, da anni, dai mezzi di informazione in un’agenda mediatica che mette al primo posto le notizie sull’immigrazione.
E il partito dell’Inetto cosa fa? L’inetto si divide!!! Tra, renziani favorevoli al dialogo con i 5 stelle (chi l’avrebbe mai detto???) e un kamikaze Zingaretti favorevole al voto anticipato.
Come se poi la leggera flessione in negativo di Salvini trasportasse voti al PD anziché ai 5 stelle.
Renzi dichiara che l’intenzione Zingarettiana (già solo il cognome fa ribollire il sangue degli autoctoni) è di andare al voto per eliminare dalle liste elettorali quanti più personaggi scomodi possibili, soprattutto renziani. Cosa che a dire il vero non dispiacerebbe a nessuno, o comunque a pochi.
Ma questa prassi mette in luce quanto il PD persegua la lotta di potere del partito, al posto della lotta di classe, e quanto sia irresponsabile questa politica nei confronti degli italiani e dei sardi.
Purtroppo, da buoni burocrati di partito, perseguono il potere della macchina partitica, piuttosto che il benessere politico.
In questa partita il tabellone recita sei a uno per la Lega, e l’autogol non sembra poter cambiare il risultato.
Insomma, il bluff di Salvini sembra aver fatto perdere qualche consenso alla Lega ma neanche tanto, aver fatto guadagnare qualcosa al pollo, che nel frattempo però si è spennato, e all’inetto… Beh... A quello non l’ha manco considerato.
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