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Gian Paolo Marcialis

E' ancora Natale?

Una riflessione sul significato del natale oggi

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E’ ANCORA NATALE ?

“In quella stessa regione si trovavano dei pastori: vegliavano all’aperto e di notte facevano la guardia al loro gregge”. Il brano, tratto dal Vangelo di Luca (2,8) ci proietta in una notte tipica dei pastori ebrei di 2000 anni fa. Possiamo immaginarli intenti a vegliare, attorno al fuoco, le proprie greggi scambiandosi quattro chiacchiere, sottovoce. Il pastore, custode oltre che di pecore, di un codice del tempo aderente alla realtà, non aveva (e ancora oggi non ha) bisogno di alterare, amplificare, rendere “virtuale” la realtà. Sa che di notte si parla sottovoce, si bisbiglia, perché durante il giorno ci si è stancati con il lavoro, perché la notte, comunque, è tempo di quiete, di silenzio…

Nello stesso Vangelo di Luca (10) leggiamo: “Maria, da parte sua, conservava tutte queste cose meditandole in cuor suo”. Anche in questo caso il silenzio appare, discreto, leggero, carico di promesse e sviluppi. Il silenzio come categoria di libertà per poter veramente agire, progettare, fare la storia. I grandi mutamenti, i veri eventi della storia, quelli che “fanno” la storia, ciò che realmente produce benessere autentico per gli uomini, tutto ciò nasce dal silenzio.

Il silenzio. Un termine che suona alieno alla nostra chiassosa “civiltà” dove chi grida di più crede di aver ragione. Dove chi amministra anche la più piccola porzione di potere, blatera e strepita e con arroganza impone il suo urlo. Il mondo del potere (economico, politico, dell’informazione, religioso, militare) esercita al massimo grado l’uso del non-silenzio. Televisione e stampa, informatica, telefonia, tutte le meravigliose scoperte dell’ingegno umano, prestano il fianco all’arrogante asservimento del “chiasso”, cioè all’uso perverso di quelle scoperte che dovrebbero essere al servizio dell’uomo e non servirsi dell’uomo.

Mentre il silenzio rappresenta il saggio controllo della mente e del cuore di tutto ciò che l’uomo inventa e realizza per il bene di tutti, il chiasso rappresenta l’uso egoistico e prevaricatore dei beni della terra. Il capitalismo selvaggio, il neo-liberismo, la cosiddetta globalizzazione, il libero mercato, sganciato dalla saggezza a cui il silenzio rimanda, diviene una bolgia infernale dove ogni colpo basso è lecito e ogni diritto, specie dei più deboli, vale meno di un bruscolino. I padroni del mondo amano il chiasso e lo alimentano con le guerre, la droga, i traffici di armi, ma anche con la speculazione finanziaria, i prestiti usurai ai paesi poveri, lo sfruttamento, la rapina delle risorse, l’inquinamento ambientale.

Il “chiasso” tende a spegnere le idealità, a isolare i profeti, a denigrare i personaggi scomodi, quanti invitano a uscire dalla mentalità conformistica e consumistica.

Il chiasso ha paura del “Silenzio”. Ha paura della “Libertà”. Il bene non fa rumore. Il rumore non fa bene...

GIAN PAOLO MARCIALIS


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