Emilio Franzina, storico dell'emigrazione italiana, e la bonifica sarda di Arborea
A seguito della citazione di "Destinazione Arborea" nel libro dello storico Emilio Franzina si pubblica una risposta nel merito.

Franzina scrive testualmente:
«Su Arborea (così ribattezzata nel 1944, ma nata nel 1928 come Villaggio Mussolini e divenuta due anni dopo comune con il nome di Mussolinia di Sardegna) esistono solo volenterose indagini giornalistiche basate su interviste e vistosamente ipotecate dalle vedute venetiste degli sponsor del continente (Beggiato, Zaia, ecc., cfr. A. Medda Costella, Destinazione Arborea. Storie de migrasion, fameje e fadighe dei veneti de Sardegna, Associazione Veneti nel Mondo, col patrocinio della Regione Veneto e del Comune di Arborea, 2021), quando in realtà la storia – anche immigratoria – del luogo vanta origini significativamente prefasciste sin dal 1918, con i progetti della Comit e della sua Società Bonifiche Sarde, di cui fu animatore sino al 1933 l’ingegnere vicentino Giulio Dolcetta».
È sicuramente un piacere che studi considerati marginali, rispetto a una narrazione “continentale”, siano entrati nell’orizzonte di un illustre accademico.
Prima però di entrare nel merito delle osservazioni ciò che salta all’occhio nella sua precisazione è certamente il fastidio della presenza nella pubblicazione delle presentazioni di personaggi pubblici del Veneto, come se questa fosse una colpa e non un onore ricevuto dalle istituzioni che oggi rappresentano la terra che ha dato i natali ai miei antenati. Una delle cose che imparai a mie spese da sardo e oriundo le prime volte che visitai i luoghi d’origine dei miei nonni è che la bandiera della Regione del Veneto, o sarebbe meglio dire la bandiera dei veneti, nel Veneto propriamente detto al di là dei confini amministrativi, non è un valore condiviso, così come altri elementi identitari che dovrebbero far parte del bagaglio culturale di questa storica comunità, una su tutte la lingua con le sue specificità [1] .
Ma andiamo alle osservazioni apparse alquanto sbrigative del professor Franzina. Va precisato che il Villaggio Mussolini è stato elevato a comune nel 1931 e non nel 1930. È certo che le interviste hanno un taglio giornalistico, ma le stesse sono precedute da un saggio che possiede tutti i crismi scientifici di analisi circa il popolamento di quest’area precedentemente quasi disabitata, con fonti archivistiche inedite di prima mano [2] .
Quando poi Franzina riporta che «la storia – anche immigratoria – del luogo vanta origini significativamente prefasciste sin dal 1918 ai progetti della Comit e della sua Società Bonifiche Sarde di cui fu animatore sino al 1933 l’ingegnere vicentino Giulio Dolcetta» dice il vero solo per ciò che concerne la progettazione e l’avvio dei lavori, ma non certo per il suo popolamento, in quanto i primi sei centri colonici vengono completati nel 1924, con pochissimi abitanti ciascuno. I primi trasferimenti in terra sarda di braccianti non sardi risalgono al 1927, quando il regime fascista era già in sella da cinque anni, ma dopo soprattutto l’omicidio di Giacomo Matteotti, di cui Benito Mussolini si assunse la piena responsabilità politica e storica dell’accaduto [3] . A quali esperienze immigratorie fa riferimento Franzina? Alle frequentazioni di quei luoghi in periodo romano o ai pochi bivacchi di pastori o pescatori presenti in zona prima della bonifica? Si ricordi che i sardi coinvolti nei lavori, soprattutto nei primi anni, facevano i pendolari dai paesi del circondario [4] .
Per dovere di cronaca le ricerche scientifiche degli ultimi trent’anni sulla bonifica svolte da illustri storici, accademici e no, sono varie e molteplici nelle tematiche affrontate [5] . Sono stati anche organizzati diversi convegni con relativa pubblicazione degli atti, tutti o quasi reperibili in rete insieme alle numerose pubblicazioni di valenti autori in circolazione [6] .
Tutto qui. Non credo che il professor Franzina avesse voluto mostrare diffidenza verso alcuno, tanto meno verso il sottoscritto che è giornalista iscritto da anni all’albo dei pubblicisti, ma anche laureato in storia prima all’università di Trieste e poi a Cagliari, dove si è formato come storico e dove ha avuto la fortuna di lavorare con docenti che hanno lui insegnato a fare ricerca, con rigore e passione, senza utilizzarla come strumento di battaglia politica [7] .
[1] Ciò a differenza della Sardegna, dove la bandiera dei Quattro Mori è ampiamente riconosciuta come simbolo identitario trasversale (negli ultimi anni anche la lingua sarda sta ricevendo particolari attenzioni dall’intellighenzia isolana). Sos bator moros, sebbene non portino un messaggio di pace come la bandiera veneta (Pax Tibi Marce Evangelista Meus), sono sventolati con orgoglio ovunque, perfino nelle adunate in piazza San Pietro per l’Angelus del papa.
[2] A. Medda Costella, Destinazione Arborea, op. cit. pp. 41-64.
[3] Contrariamente a quanto scrive Franzina nella nota 140: “la storia – anche immigratoria – del luogo vanta origini significativamente prefasciste sin dal 1918”. A. Medda Costella, Destinazione Arborea, op. cit., pp. .48-50. Cfr. anche G.Pisu, Società Bonifiche Sarde 1918-1939, Milano, Franco Angeli, 1995, pp.185-194.
[4] Per una visione alternativa sulla bonifica, vista soprattutto da chi quei terreni paludosi li ha dissodati e in qualche modo vi ha rinunciato, cfr. M. C. Soru, Terralba. Una bonifica senza redenzione. Origine, percorsi, esiti, Roma, Carocci, 2000.
[5] Oltre alle opere già citate si consiglia anche Resurgo: da Mussolinia ad Arborea: vicende e iconografia della bonifica, a cura di G. Pellegrini, Cagliari, Janus, 2000; Arborea: intrecci con la storia, a cura di L. Mura, Oristano, S’Alvure, 2009.
[6] Si veda a tal fine gli atti dei convegni L'identità storica di Arborea: atti, 1997-2001, S’Alvure, Oristano, 2004;
[7] Il sottoscritto nel 2014 ha discusso una tesi riguardante il passaggio dei coloni continentali dalla mezzadria alla proprietà nel secondo dopoguerra, un elaborato premiato nel 2015 dalla Fondazione Luca Raggio come tra le migliori tesi di laurea magistrale della storia della Sardegna autonomista e sull’Unione Europea.
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