Francesco Alziator, gli Amici del libro e la Dante nel primo decennio associativo, dopo la guerra. Repertorio di una collaborazione
di Gianfranco Murtas
Sarà interessante combinare una ricerca sulla storia generale della benemerita associazione Amici del libro con un’altra che abbia ad oggetto specifico la partecipazione ad essa del professor Francesco Alziator e quanto essa incrociò, tanto più negli anni del dopoguerra e nel decennio successivo – quello della ricostruzione dai disastri della dittatura e della guerra –, lo studio e la produzione storica del futuro Defensor Karalis. Che non fu soltanto autore di lavori sulle millenarie vicende urbanistiche e sociali, politiche e religiose del capoluogo, ma anche di saggi di larga etnografia così come di approfondimenti letterari, inclusi quelli danteschi.
Sfollato con la sua guarnigione ad Isili nel 1943, mentre su Cagliari piovevano le bombe sganciate dalle fortezze volanti, egli ebbe contatti relativamente facili con quel gruppo di intellettuali ben conosciuti da tempo che condivisero l’idea di affidare ad una associazione culturale – fra arti musicali e pittoriche o plastiche, fra letteratura e gite di conoscenza ed anche un minimo di mondanità – le pacifiche armi del rilancio morale di una popolazione squassata da ormai quattro anni di guerra.
Dalle annate de Il Convegno – il periodico che Nicola Valle, presidente degli Amici del libro e della congiunta sezione della Dante Alighieri, produsse nel gennaio 1946 con intenzioni di periodicità mensile (intenzioni speranzose ma purtroppo frustrate dalle permanenti difficoltà di cassa) – è possibile trarre le notizie fondamentali e, relativamente a quanto di particolare interesse, il calendario delle conferenze (e/o delle letture dantesche) affidate proprio ad Alziator – membro del direttivo dell’associazione –, nonché l’elenco (e i testi) dei suoi contributi scritti: articoli e brevi saggi taluno dei quali ha goduto poi di vita autonoma come ripresa in altre opere o come estratti di più agevole diffusione.
Nel presente articolo limiterò la ricognizione al primo decennio di vita (1946-1956) della rivista e, di fatto, dello stesso sodalizio che aveva visto la luce – ancora fioca ad Isili, più chiara al rientro dallo sfollamento nel capoluogo semidistrutto dai bombardamenti aerei – nel passaggio fra il 1943 ed il 1944. (Altre notizie sulle attività degli Amici del libro nel biennio 1944-1945 e ancora nel biennio-triennio 1947-1950 sono consegnate alle collezioni de L’Unione Sarda, e conto di rilevarle, appena possibile, per tema e tempistica).
Ecco dunque, per intanto, l’agenda degli interventi oratori del professore e/o notizie che lo riguardano in seno all’associazione.
giovedì 7 febbraio 1946 – suo commento del 28° canto del Purgatorio per il ciclo di “Lectura Dantis”. («Grondante di erudizione il suo discorso è stato molto apprezzato e applaudito», annota Nicola Valle sul n. 3 del marzo 1946 de Il Convegno. Meriterà ricordare che l’oratore è, al tempo, un giovane professore di 37 anni. La rivista ne propone il profilo in una gustosa caricatura).
domenica 10 marzo – viene eletto nel direttivo dell’associazione. Con lui sono Nicola Valle, Pietro Leo, Felice Melis Marini, Vincenzo Murroni, Sebastiano Dessanay, Giovanna Crespellani, Luisa Fratta, Maria Mastio Dessy, Nino Fara, Giovanni Dolia, Giovanni Lilliu, Camillo Camillucci (pastore della chiesa evangelico-battista), Mariano Tuveri.
domenica 31 marzo – insieme con il professor Francesco Loddo-Canepa illustra alcuni testi rari e manoscritti di cui i soci hanno appena preso visione in una visita alla Biblioteca Universitaria. Egli in particolare tratta del Codice Dantesco Cagliaritano. («Una delle riunioni più interessanti finora tenutesi da veri “amici del libro”» annota Nicola Valle, direttore-redattore del Il Convegno: cf. Marzo 1946).
domenica 28 aprile – al termine della visita dei soci al Museo Archeologico, sua conversazione sugli “Scrittori stranieri d’un anno”, tema che tratterà presto anche a Sassari dove è stato invitato, insieme con Vincenzo Murroni e Nicola Valle, dall’Istituto d’arte.
giovedì 2 maggio – a Sassari, appunto, parla «ad un pubblico elegante» che dà speranza di continuità alla collaborazione fra i due capoluoghi. (Nei due giorni successivi toccherà a Nicola Valle ed a Vincenzo Murroni proporre i loro temi – “Preludio ariostesco” il primo, recensione del volume del Giannini “La folla” il secondo – mentre l’organizzatore Filippo Figari accoglie anche una mostra di acquerelli caricaturali di Enzo Loi e di acqueforti di Felice Melis Marini).
sabato 25 marzo1950 – sua introduzione ad una serata organizzata, presso il salone della Camera di commercio di Cagliari, per la presentazione dei poeti premiati e segnalati al concorso letterario “Grazia Deledda”, sia in italiano che in lingua sarda. Commento del redattore: «In verità i poeti in italiano hanno occupato tutto il tempo, anzi si sono spinti oltre i limiti, perché per la lettura delle loro poesie non è bastata un’ora e mezza. Perciò si è dovuto rinunciare a quelle in dialetto».
domenica 4 giugno – sua conferenza su “Dante e la Sardegna” a chiusura del ciclo di “Lectura Dantis”.
domenica 24 settembre – sua illustrazione della chiesa di Santa Giusta, in occasione di una gita dei soci ad Oristano. (Nell’occasione Nicola Valle parla del Crocifisso di Nicodemo).
giovedì 5 luglio 1951 – sua conferenza sul tema “Umanità di Erasmo”.
martedì 12 febbraio 1952 – suo commento del canto IV dell’Inferno di Dante. (Con puntualità settimanale l’associazione svolge il programma di ripassare l’intera cantica. Al prof. Antonio Romagnino – sia qui detto per solidarietà amicale – toccherà il commento del X canto il 25 marzo).
mercoledì 5 marzo – sua recensione del libro “Virginia Woolf” di Vittoria Sanna.
sabato 17 maggio – recensisce, nell’ambito della “fiera del libro Vallecchi”, alcuni testi prodotti dalla casa editrice: con lui sono Nicola valle, Giuseppe Susini e Benvenuto Caruso.
lunedì 16 febbraio 1953 – commento al XXII canto dell’Inferno. Nel contesto delle manifestazioni della società Dante Alighieri (Lectura Dantis).
domenica 8 marzo – sua conferenza con recensioni librarie insieme con Nicola Valle ed Ernesto Concas
venerdì 26 febbraio 1954 – commento al VII canto del Purgatorio. Nel contesto delle manifestazioni della società Dante Alighieri (Lectura Dantis).
giovedì 10 giugno – è confermato nel direttivo dell’associazione unitamente a Nicola Valle (presidente ed a Raimondo Orrù (vicepresidente), nonché a Enrico Riva (segretario), Maria Teresa Atzori, Clelia Palmas, Francesco Coco, Benvenuto Caruso ed Antonio Mura.
domenica 16 gennaio 1955 – recensione del libro “Il bandito alla tavola del biliardo” di Alan Ross, insieme con Vittoria Sanna e Antonio Maxia.
domenica 6 febbraio – commento al XIV canto del Purgatorio.
domenica 6 marzo – conferenza su “D. H. Lawrence”, con Lino Licheri.
sabato 28 maggio – conferenza su “le maschere bovine in Barbagia”
domenica 25 marzo 1956 – recensione del libro “Le origini del teatro italiano” di Paolo Toschi, con Nicola Valle e Gavino Gabriel.
… Scoppiettanti saranno il 1957 ed il 1958, e gli anni a seguire… mentre anche si intensificherà la collaborazione con il quotidiano L’Unione Sarda.
Questi invece gli articoli e/o saggi brevi apparsi, nello stesso decennio, sulle pagine de Il Convegno:
n. 4, aprile 1946 – “La viola d’amore”. Questo il distico introduttivo (si presume di Nicola Valle): «Lo spirito di un moderno e la tenerezza nostalgica di un antico, si fondono in questo saggio su uno strumento musicale assai poco conosciuto. Di Alziator pubblicheremo nei numeri prossimi altri scritti intonati allo stesso gusto».
n. 5, maggio 1946 – “Stile impero”. Con distico: «Chiarimento tra l’ironico e il serioso di quel che avvenne nell’orticello dei Bonaparte che, non potendo trovarsi altre glorie familiari, ricorse alla classicità, inesausta miniera per gli avventurieri che la fortuna porta al potere».
n. 6, giugno 1946 – “I morti di pietra dell’uomo caparbio”. Con distico: «Uno scienziato da ricordare, e che Giovanni Bovio definì in una mirabile epigrafe che si legge in una lapide nell’atrio dell’Università di Cagliari, e che conclude con un monito severo: “O italiani, la giustizia postuma è rimorso!...». Si tratta della prima parte di un lungo articolo biografico su Efisio Marini, noto come medico pietrificatore dei cadaveri.
n. 9, settembre 1946 – “I morti di pietra dell’uomo caparbio”. Con distico: «Seguito e fine dell’interessante saggio su uno scienziato sardo assai poco noto».
n. Natale 1949, Capodanno 1950 – “Balzac in Sardegna”.
n. 2, aprile 1951 – “Il Codice Dantesco Cagliaritano”.
n. 1, gennaio 1953 – “I suoi scritti” [di Giacinto Satta]. Nel numero speciale dedicato al letterato ed artista nuorese.
n. 5, novembre 1953 – “Una sconosciuta gloria della tipografia sarda”. Il riferimento è allo “Speculum eclesiae” stampato a Cagliari a fine Quattrocento e di cui è il solo esemplare (custodito presso la Biblioteca Provinciale di Palma di Maiorca).
n. 7, luglio 1954 – “Dante e noi”.
n. 7, luglio 1954 – “Il codice dantesco cagliaritano”. E’ la riproposta del testo già apparso sul n. 2, aprile 1951: qui in una raccolta di “Note dantesche”.
n. 9-10, settembre-ottobre 1954 – “Presupposti per una critica sull’opera di Melchiorre Murenu”. In un numero speciale dedicato al poeta macomerese. Il breve saggio riappare, come estratto, in veste autonoma.
n. 1, gennaio 1955 – “Un consanguineo”. Nel numero speciale dedicato a David H. Lawrence.
n. 5, maggio 1956 – “S. Efisio nei secoli”. Nello speciale dedicato alla Sagra di Sant’Efisio.
n. 9, settembre 1956 – “Per una critica della poesia di Antioco Casula”. Nello speciale dedicato ad Antioco Casula (Montanaru).
Con riferimento particolare a questi contributi, e rilevando il “salto” fra l’avvio della serie de Il Convegno e la sua ripresa a fine 1949, parrebbe utile precisare che nel periodo numerosi scritti di Alziator compaiono in Arcobaleno di sera – periodico fondato nel 1946 da Marcello Serra e protrattosi con le sue (pur irregolari) uscite fino al 1949, vale a dire all’indomani delle prime elezioni regionali della esordiente autonomia speciale. Si tratta di articoli in prevalenza firmati con lo pseudonimo di Renato Marino. Una loro parziale elencazione è nel più complessivo repertorio alziatoriano appontato (con ammirevole cura, ma anche con inevitabili omissioni) dal prof. Luigi Spanu (cf. Vita e opere di Francesco Alziator e Antologia di brani tratti dalle opere di Francesco Alziator, in cofanetto, Cagliari, Edizioni Castello, 1986). Tornerò presto in argomento, sempre mosso dall’intento di offrire agli specialisti un… semilavorato che essi, con competenza propria, sapranno sviluppare e raffinare.
A dire dell’Associazione
Meriterà intanto ricordare che nel 1950 la Giunta Provinciale Amministrativa – organo al tempo competente circa la ratifica degli atti degli enti locali – approvò e rese esecutiva la deliberazione del Comune di Cagliari di cedere agli Amici del libro l’uso degli scantinati del palazzo civico di via Roma, con ingresso autonomo sul Largo. Così per vent’anni e così liberando il sodalizio dalla provvisorietà cui fin dall’inizio era stato costretto organizzando le proprie manifestazioni al pian terra del palazzo Belgrano, vale a dire del rettorato universitario. Venne allora incaricato l’arch. Ubaldo Badas di trasformare quegli spazi secondo le necessità associative, rendendole gradevolmente fruibili dai soci e dal pubblico invitato alle manifestazioni. Il 5 marzo di quello stesso 1950 tanto il direttivo quanto numerosi soci vollero visitare quei locali – vasti e dignitosissimi scantinati –, con altezza di quattro metri, sviluppo per tutta l’ampiezza dell’ala destra del municipio, con luci prese da alcune finestre circolari. Spesa prevista a carico dei soci: 2 milioni di lire circa.
Altra importante novità intervenuta nella vita associativa nei primi anni ’50 fu la costituzione tanto di un comitato d’onore quanto del circolo.
Del primo furono chiamati a far parte alcune personalità d’eccellenza del mondo culturale ed artistico, professionale ed amministrativo della città, e precisamente i professori Liborio Azzolina, Giuseppe Brotzu, Armando Businco e Bachisio Raimondo Motzo, gli scrittori Giuseppe Dessi ed Enrico Falqui, i pittori Mario Delitala e Felice Melis Marini, il maestro Ennio Porrino, il direttore de L’Unione Sarda Giulio Spetia, il sindaco e l’ex sindaco di Cagliari Pietro Leo e Luigi Crespellani (quest’ultimo neopresidente della Regione Sarda). Presidente onorario per l’ufficio il sindaco pro tempore del capoluogo.
In ordine al circolo può sembrare interessante riprendere la motivazione che lo stesso prof. Valle dette della sua istituzione: «Questa stagione artistico-culturale degli Amici del libro segna una data importante: la creazione del Circolo nei nuovi locali.
«I Circoli sono, se si vuole, un’istituzione anacronistica date le mutate esigenze della società moderna e degli uomini d’oggi: tuttavia non è senza importanza ed utilità per l’Associazione averlo creato; in esso si svolgerà specialmente la normale attività del Sodalizio: conferenze, riunioni, lecturae Dantis, mostre, concerti, convegni di carattere mondano-intellettuale, spettacoli e letture per bambini, proiezioni cinematografiche, recitazioni, ecc.
«Notevoli avvenimenti dell’anno accademico son stati fra l’altro la istituzione dei cine-club, l’adesione del Circolo culturale italo-britannico, l’ospitalità ai turisti di particolare riguardo in gruppo, e l’attività assistenziale intellettuale negli ospedali e nelle carceri, gli spettacoli per bambini» (cf. Il Convegno n. 4, novembre 1951 quaderno monografico dedicato al nuovo “Statuto della Associazione”).
A parte lo sviluppo, in parallelo, delle attività della sezione Dante Alighieri, pare meritevole cogliere, dai programmi operativi dell’associazione Amici del libro in questi primi anni ’50, alcune iniziative assolutamente qualificanti come la raccolta «di quanto ancora sopravvive in Sardegna del ricco patrimonio etnofonico» affidandone l’incarico personalmente al presidente Valle (e, nel contesto, chiedendo in dotazione, all’assessorato regionale della Pubblica Istruzione, un apparecchio per la registrazione sonora: rilevanti i primi esperimenti compiuti a Cabras, Seneghe e Cuglieri).
Stendere una storia dell’associazione Amici del libro – prossima ormai ai suoi ottant’anni – non credo sarebbe particolarmente difficile, tanto più che per i suoi primi quaranta essa fu “coperta” dai notiziari inseriti ne Il Convegno in uscita più o meno regolare, ma comunque rivista comprensiva anche di tutte le relazioni di consuntivo annuo svolte dal suo impagabile fondatore-presidente Valle. Sarebbe bello – avanzo questa proposta – che si desse ad un gruppo di studenti cittadini – magari del Dettori che fu il liceo del professor Valle e del professor Romagnino suo successore alla presidenza – modo di compiere questa “galoppata” negli anni e nei decenni di vita del sodalizio, magari erogando a loro favore e a titolo di incoraggiamento, un borsa di studio.
Le annate complete de Il Convegno sono ormai poche; la mia stessa, pur abbondante e “quasi” completa, non è comunque completa. Certamente però con le supplenze e reciproche integrazioni si riuscirebbe a saldare le tessere ed a non perdere nulla di quanto pubblicato.
A dire di Giordano Bruno, Dante ed Efisio Marini
Per amore speciale ad alcune tematiche ideali e civiche (che altre volte ho trattato sia su L’Unione Sarda che in alcuni siti internet, oltreché in pubbliche conferenze) ristoro me stesso e chi pure gode accostandosi a tanto, piluccando dalle collezioni della rivista alcune note tutte attribuibili a Nicola Valle. Eccole di seguito:
«A proposito di collocare al posto di prima, caro signor Sindaco [Pintus], la vogliamo fare un’azione onesta, doverosa ed intelligente? Ricollochiamo “al posto di prima” il bel busto in bronzo del più grande filosofo italiano del Rinascimento: Giordano Bruno. Tutti lo sappiamo: fu mandato al confino dal fascismo, e sarebbe ora di rendergli giustizia. E’ tornato il cappelluccio di Verdi al giardinetto della Stazione, perché non dovrebbe tornare il cappuccio del pensatore nolano, al centro dell’aiola circolare che da vent’anni l’aspetta pazientemente?...» (cf. n. 1-2, genn. febbraio 1946).
«26 martedì, febbraio 1946, Mary Tibaldi Chiesa scrittrice di chiara fama, tiene una conferenza straordinaria sul tema “Mazzini e la musica”: una ventata di generoso ottimismo, un’ondata di sano lirismo» (cf. n. 3, marzo 1946).
«Sono stati pubblicati quarant’anni fa a Cagliari due volumi contenenti il commento fatto da un gruppo di studiosi ad alcuni canti della Commedia, per il ciclo di Lectura Dantis che in quegli anni si tenne a Cagliari e che sono una testimonianza della serietà dell’iniziativa. E siccome la buona consuetudine di leggere Dante sembra voglia tornar da noi (ne è prova il successo del ciclo di Lectura Dantis che l’Associazione Amici del Libro in collaborazione con la Società Dante Alighieri ha promosso quest’anno), non sarà inutile recensirli oggi qui, trattandosi di due volumi poco noti e quasi dimenticati. Il primo volume contiene una presentazione dettata da un personaggio il cui ricordo torna caro al cuore dei cagliaritani: Ottone Bacaredda…» (ibidem).
«E per il monumento a Dante, crollato e poi deturpato da ignoti vandali durante i bombardamenti, non facciamo niente?» (ibidem).
«3 domenica, marzo 1946. Prima assemblea generale dei soci. Si discute e si approva lo statuto. Si preparano le elezioni. Si propone una lista di candidati» (cf. n. 4, aprile 1946).
«Un’Associazione Amici del Libro è sorta recentemente a Palermo, con attività affine alla nostra. Un’altra ne sorgerà proprio in questi giorni a Venezia, dove qualche amico comune ci ha “introdotto” – attraverso il nostro festeggiatissimo Almanacco letterario della Sardegna – in quei circoli letterari ed artistici» (ibidem).
«28 domenica, aprile 1946. Si apre una mostra di caricature all’acquarello di Enzo Loi: una quindicina di spiritosissime deformazioni di alcune fra le più note figure del nostro Sodalizio e dei nostri frequentatori» (cf. n. 5, maggio 1946).
«Nel numero del Solco dell’11 aprile, si legge in prima pagina una dichiarazione del Partito Sardo d’Azione, in cui esaminata la situazione del partito in vista delle elezioni ecc. convinto che il popolo sardo dovrà lottar ecc. ritiene di non poter accogliere alcuna proposta di collaborazione con partiti a carattere nazionale compreso il Partito d’Azione (ma esiste ancora?), fedele alle origini popolari del movimento ecc. Insomma a noi fa piacere rilevare che nell’articolo apparso nel n. di gennaio-febbraio della nostra rivista, a firma del nostro collaboratore prof. Giuseppe Marongiu, sono stati espressi fin d’allora concetti inspirati agli stessi principi. Il giornalismo vive di queste piccole soddisfazioni.
«Nello stresso numero del Solco si legge: “Se a Cagliari qualcuno osasse chiedere che il busto di Giordano Bruno, rimosso dal fascismo cittadino, fosse ricollocato al suo posto, sarebbe sbranato, non più dagli assetati fanatici e analfabeti, ma dagli stessi assessori comunali”. Ecco, gli amici del Solco evidentemente non solo non ci apprezzano, ma neppure ci leggono (infatti è il solo giornale che non pubblichi regolarmente il sommario della rivista, che tutti i mesi tuttavia noi inviamo loro in omaggio). Se ci leggessero, saprebbero che proprio da queste colonne è partita la proposta in parola, eppure non ci ha sbarrato nessuno; anzi molti (compresi cattolici e democristiani) si sono dichiarati del nostro parere. Il che prova che il fanatismo e la superstizione non sono così diffusi. Ne volere sapere di più? Il busto in bronzo del più grande filosofo italiano del Rinascimento è al sicuro; e fu salvato a suo tempo proprio per il provvido personale intervento di un’eletta persona che oggi è assessore comunale democristiano!...» (ibidem).
«In seguito al nostro rilievo e conseguente proposta di salvare e riattare il monumento a Dante in piazza Dettori (ove fu rovesciato dai bombardamenti e poi manomesso dalla soldataglia incontrollata che in quel tempo infestava Cagliari) è stato provveduto al ritiro del busto ancora esistente in pezzi. In un secondo tempo si provvederà al restauro ed alla sua sistemazione in luogo più adatto della piazzetta Dettori. L’abbiamo già detto: il giornalismo vive di queste piccole soddisfazioni…» (ibidem).
«12 domenica, maggio 1946. Si inaugura la Mostra delle xilografie donate da Mario Delitala al Gabinetto delle Stampe della Biblioteca Universitaria: un complesso di opere che, ben lontane dall’essere completo, è già ricco e splendido» (cf. n. 6, giugno 1946).
«Abbiamo informato nel fascicolo di aprile, della costituzione di Associazioni di Amici del Libro, sorte dietro l’esempio della nostra, che tanto favore ha incontrato in tutta l’Isola ed è guardata con tanta simpatia anche oltre il Tirreno. Abbiamo anche accennato come qualcuna di queste […] abbia esplicitamente ed onestamente dichiarato questa derivazione. Leggiamo ora sul n. 5 della Fiera letteraria di Roma di questa notizia che trascriviamo integralmente: “Si è costituita ai primi del corrente anno a Palermo per iniziativa di un gruppo di studiosi e amici del libro e sotto la presidenza onoraria di V.E. Orlando, l’Associazione Italiana Amici del Libro con il fine essenziale di svolgere una vasta ed efficace azione per la propaganda e la diffusione del libro tra tutte le classi sociali. L’Associazione promuove ed organizza cicli di lezioni e corsi speciali, conferenze, radioconversazioni, riunioni dedicate alla storia della letteratura ed allo studio delle discipline e dei problemi connessi al libro, pubblica una rassegna internazionale […]; istituirà un “Circolo di Lettura” con annessa biblioteca in Palermo e nelle altre sedi periferiche dell’ente stesso, appoggerà al costituzione e lo sviluppo di biblioteche comunali, scolastiche ed aziendali […]; si sta procedendo alla istituzione della sede per l’Italia centrale in Roma. Unioni, Sezioni, Delegazioni sono già sorte e si vanno ovunque costituendo nelle principali città e maggiori comuni d’Italia”.
«La cosa ci induce a qualche considerazione: che ci ignorino, passi; che ci imitino, passi; che poco ci considerino, passi. Ma che ci facciano apparire anche “unione, delegazione, sezione” e non sappiamo bene che altre storie vanno tirando fuori quei di Sicilia, questo poi no! E fa specie che in quest’atmosfera di autonomismi e di separatismi, proprio dalla Sicilia parta questa iniziativa di ramificazione “in continente”, con sedi a Roma, e Milano, ecc. Ma, aggiungiamo, stabilita la nostra priorità, ognuno può fare quel che meglio gli aggrada e gli talenta, ed è padronissimo di figliare e delegare come gli pare e piace.
«Ad ogni buon conto, abbiamo ritenuto opportuno inviare alla redazione de La Fiera letteraria di Roma ed alla Associazione “Amici del Libro” di Palermo in copia, la seguente lettera che speriamo verrà pubblicata, per la verità:
«“Ill.mo Signor Direttore de La Fiera Letteraria Roma
«“Apprendiamo dal n. 5 de La Fiera, della costituzione, fin dai primi del corrente anno, di una Associazione “Amici del Libro”. Si informa che si vanno costituendo ovunque Unioni, sezioni e delegazioni.
«“Desideriamo sia reso noto che fin dal 1944 è sorto a Cagliari il nostro Sodalizio, con lo stesso nome e le stesse finalità come si desume dalla attività effettivamente svolta finora. Lo attesta l’Almanacco letterario ed artistico della Sardegna, edito dalla stessa Associazione, e la Rivista Il Convegno, che ne è l’espressione e reca mensilmente le cronache delle manifestazioni. Di entrambe si spedisce copia a parte.
«“Non intendiamo diventare Unione, Sezione, Delegazione dipendente da chicchessia, e tanto meno da Roma, sede per l’Italia centrale. Ci teniamo, piuttosto, che si sappia che non siamo stati noi a plagiare la denominazione, né a costituirci sull’esempio altrui.
«“Le saremmo grati, pertanto, se volesse pubblicare questa nota. Con ossequi.
«“L’Associazione Amici del Libro di Cagliari – Palazzo dell’Univ.”».
«A parte tutto, però, ora che l’Associazione trova persino imitatori nelle maggiori città, che ne pensano i nostri bravi e pacifici “amici e non amici” cagliaritani, i sardi (quelli almeno che hanno guardato con indifferenza il nostro sodalizio), le Autorità e gli Enti che non si sono degnati “mai” di un sia pur minimo aiuto né morale né materiale alla Associazione che – sorta in Cagliari nel periodo più tragico della sua storia – ha dimostrato di saper fare sul serio, ed ha svolto un’attività culturale fervida e disinteressata, instancabile ed apprezzatissima, quale mai si era avuta in Sardegna?» (ibidem).
L’orgoglio di una associazione, del suo “Almanacco” e del suo “Convegno”
«La recente conferenza tenuta a Cagliari da Anton Giulio Bragaglia è facilmente scivolata sull’argomento della necessità di un teatro per la nostra città, e in quell’occasione si è cercato di gettare le basi di tutta un’azione da svolgere in proposito e di cui si è fatta iniziatrice l’Associazione “Amici del Libro” […]. Ma a noi fa piacere constatare che un esperto dell’acutezza di Bragaglia abbia raccolto e caldeggiato, facendola sua pur riconoscendone la priorità a chi di dovere, l’idea di costituire il teatro al posto del mercato delle erbe, che Il Convegno ha lanciato per primo nel numero di marzo» (ibidem).
(Questo era stato – appunto nel marzo 1946 – il riferimento al Partenone gravemente danneggiato dai bombardamenti: «La proposta sarebbe oggi questa: fare sparire al più presto i due mercati centrali. Il superiore, quello cioè delle erbe, dovrebbe veder sorgere al suo posto il grande Teatro di Cagliari, l’inferiore, quello dei pesci, con annesso loggiato, dovrebbe lasciare il posto per farvi sorgere la nuova sede per la Biblioteca Universitaria. Da varie parti, per quest’ultima bisognosa di locali adeguati, sono stati lanciati appelli rimasti inascoltati»).
«Ad Efisio Marini, di Cagliari, scienziato di fama universale (vedi articolo in questo numero della rivista), la sua città non ha dedicato che una piccola lapide, con epigrafe dettata da Giovanni Bovio. E’ visibile nell’atrio della Università. Ma speriamo che Luigi Crespellani, sindaco umanista, voglia rimediare all’oblio immeritato, intitolando a lui almeno una strada» (ibidem).
«Federico Chessa, nel fascicolo quinto di Critica politica: “Gli stati uniti d’Europa secondo il vaticinio di Mazzini”. Nello stesso fascicolo, Lorenzo Mossa pubblica: “Ricordi mazziniani in Sardegna”» (ibidem).
«3 domenica, novembre 1946. La serie delle conversazioni culturali, inauguratasi domenica tre novembre, nel salone al pian terreno del Palazzo Universitario, non avrebbe potuto avere un inizio più felice. Mario Delitala ha parlato con bella improvvisazione, senza sussiego e con molto spirito, di sé e della sua arte, toccando anche argomenti di viva attualità. Il pubblico vi ha partecipato con molto interesse e, invitato dall’oratore, ha spesso interloquito con garbata vivacità. Di Delitala, inoltre, l’Associazione ha promosso una mostra personale nei locali della nuova Galleria Dellamaria, in via Roma, locali bellissimi ideati dal valoroso architetto Ubaldo Badas, pubblico sempre numerosissimo (spesso troppo), acquisti molti, successo schietto» (cf. n. 11-12, nov. dicembre 1946).
«Anche quest’anno il Comitato di Cagliari della Società Naz. “Dante Alighieri” in collaborazione con l’Associazione “Amici del Libro” organizzerà un ciclo di Lectura Dantis che già ebbe tanto successo nello scorso anno. Parleranno valorosi letterati e cultori di Dante della nostra Città: per la prima lettura inaugurale è stato invitato l’illustre scrittore e dantista Paolo Arcari, professore dell’Università di Friburgo» (ibidem).
«Poiché hanno lasciato morire l’idea di un teatro da far sorgere al posto del vecchio teatro [recte: mercato] delle erbe, rammentiamo un’altra idea al nostro Sindaco. Si potrebbe, senza spesa alcuna per il Comune, far sorgere ivi una bellissima e necessaria “Galleria”: si ceda il terreno a lotti (beninteso, dopo un ben meditato progetto), e le ditte od uffici di Cagliari faranno a gara per costruirvi, su due ali, negozi e piano terreno e piani rialzati. In mezzo avremmo un bello e luccicante passeggio coperto, protetto da vetrate che unirebbe il Largo Carlo Felice con la via Baille» (ibidem).
«Da più parti ci chiedono se anche quest’anno pubblicheremo l’Almanacco letterario sardo che l’anno scorso riscosse tanta ammirazione e tanti consensi anche fuori dell’Isola, la quale, in quelle duecento pagine ricche di prose, poesie, saggi, spunti autobiografici dei nostri maggiori artisti, incisioni, caricature, fotografie, ecc. trova una nobilissima presentazione e documentazione.
«Rispondiamo: no. Lo dichiariamo fin d’ora anche per lasciar libero il campo a certi amici e colleghi, criticoni da caffè, i quali avranno così il modo di farci vedere che cosa saranno capaci di fare, più e meglio di noi, che non avemmo una riga di recensione da nessuno, che trovammo moltissimi lettori a sbafo, che abbiamo avuto molte richieste di copie in omaggio e molte ancora ne abbiamo invendute (costa solo £. duecento) a riprova della tirchieria (superiore assai alla povertà) dei nostri amici letterati ed artisti. Per conto nostro, il migliore Almanacco è costituito dalla annata completa de Il Convegno: la cediamo per £. 350, e rappresenta un ricco, sostanzioso, illustratissimo, rappresentativo volume di circa 400 pagine. Un superalmanacco, come si vede, un documentario di un anno di vita intellettuale sarda, un quadro singolare e suggestivo della nostra vitalità, del nostro progresso culturale ed artistico. Mandateci £. 350, e ve ne convincerete» (ibidem).
E quel busto di Giovanni Bovio?
«In fatto di monumenti, a voler essere sinceri, abbiamo avuto qualche precedente davvero poco edificante, in Sardegna: leggi cosa ne ha scritto Vico Mossa nella sua rubrica “Pietre e sassi”: e bada che una “Vita inverosimile dei monumenti” l’ho promessa da tempo anch’io ai miei amici, e la scriverò. Dirò per esempio del busto a Giovanni Bovio massacrato in periodo fascista; del busto a Dante Alighieri spaccato in due non dai bombardamenti bensì – durante lo sfollamento – da vandali ben nutriti ch’ebbero tanto tempo e tante forza da sprecare nella non facile opera distruttiva; dirò del busto in bronzo a Giordano Bruno, opera non spregevole, che starebbe così bene rimesso al suo posto, ma che l’amministrazione comunale teme e considera più come simbolo di anticlericalismo che come una gloria della filosofia italiana del Rinascimento. E via dicendo…» (ibidem).
«Qualche mese fa fu annunciata la uscita del bollettino Il caffè con parole intenzionalmente soltanto benevole, in realtà iperboliche e troppo impegnative per noi… “Sarà il più breve, succinto, ristretto, tonico, aromatico fra tutti i periodici del mondo”. Mantener fede a queste promesse non sarà facile. Ma faremo del nostro meglio. Di vero c’è questo, intanto: si tien fede all’impegno preso, per merito di un editore, che ha un temperamento di uomo pratico come si addice ad un industriale; ma l’industria e il commercio non l’hanno abbrutito (e speriamo che non l’abbrutiranno); gli “Amici del Libro” – vivi più che mai, e pieni di illusioni e di programmi come tanti novellini – redigono e redigeranno questo bollettino-notiziario.
«E siccome poi, cammin facendo, all’idea della pubblicazione di un semplice foglietto di notizie si è sostituita quella della ripresa di Convegno, ecco spiegato il perché e il percome della rinascita di una rivista ch’ebbe vita breve e onorata, e morte prematura e compianta. “Il caffè” pertanto ne sarà una rubrica, un’appendice, un complemento: così come nella realtà, in tutti i convegni – da quelli d’affari a quelli d’amore – il caffè completa e conclude, e come tutti i salmi finiscono in gloria. Amen (b.c. [Bruno Corrias])» (cf. n. 2, febbraio 1950).
«A parte i meriti che il nostro sodalizio è andato conquistandosi in sette anni di vita intensa […] a favore della cultura e del progresso dell’Isola, varie realizzazioni staranno a perpetuarne il ricordo anche ai più distratti, deponendo favorevolmente anche pei meno benevoli osservatori. Fra queste realizzazioni ricordiamo: la creazione del Gabinetto delle Stampe della Biblioteca Universitaria, voluto, creato, ordinato, incrementato e valorizzato – fin dal 1944 – dal nostro Sodalizio, grazie all’adesione dei maggiori incisori sardi viventi, che aderirono al nostro invito con entusiasmo inviando le loro opere; la consuetudine di mostre di artisti nostri e di conferenze sulla Sardegna nelle maggiori città italiane ed all’estero (Roma, Torino, Milano, Siena, Firenze, Venezia, Budapest, Debrecen, Losanna, Vienna, Graz, Klagenfurt, Salisburgo, ecc.); le edizioni (Almanacco letterario ed artistico della Sardegna; La Galera, di F. Zedda; Ora umana, di M. Serra; Vita e miracoli di un sodalizio; L’idea autonomista in Sardegna, di N. Valle; Il Convegno ecc.); e finalmente i nuovi locali che doteranno Cagliari di un Circolo culturale, colmando una lacuna fortemente sentita, soddisfacendo una esigenza tanto più viva nel clima letterario ed artistico della nostra città rinnovata e sempre rinnovantesi. E poi: il Cine-Club, l’attività assistenziale-culturale negli ospedali, per i ciechi, nelle carceri; le attività culturali nell’interno dell’Isola e la costituzione di gruppi a Iglesias, Oristano ed altrove» (cf. n. 1, spec. 1951).
Dal 1° al 3 settembre 1954 si svolse a Cagliari il XLIX congresso annuale della Dante, sotto la presidenza dell’on. Alberto Bergamini (Nicola Valle ne fu uno dei cinque vicepresidenti mentre alla vicesegreteria erano altri due sardi: Giovanni Battista Brignardello e Livio Fadda).
Fonte: Gianfranco Murtas
Autore:
Gianfranco Murtas
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