Francesco Frongia, l’avvocato dei poveri. Quando la loggia adottò cinque bambini e i loro genitori
di Gianfranco Murtas
Poche parole per onorare il nome di Francesco Frongia, scomparso dopo una lunga e fruttuosa giornata di vita. Una vita soddisfatta certamente nelle prove dell’avvocatura e nella cura degli intensi affetti familiari, nella partecipazione anche alla vita politica – quella d’un tempo, s’intende! militante d’una nobile forza di minoranza, quella dell’Edera repubblicana con radici sardiste – e nell’associazionismo piuttosto variegato nelle formazioni del cosiddetto “servizio”. Fu socio (e anche dirigente) del circuito Lions di Cagliari e fra i promotori della Casa di accoglienza dirimpetto all’Ospedale Oncologico che, nell’arco di una trentina d’anni, ha ospitato circa duecentomila malati oncologici e loro accompagnatori provenienti dall’intera Isola.
Qui io, con pur rapido ricordo, desidero evocarne nome e leale operosità nello specialissimo campo, fattosi purtroppo turbinoso negli ultimi tempi, della Libera Muratoria cagliaritana e sarda. Perché egli – iniziato personalmente dal Gran Maestro Ennio Battelli il 20 settembre 1980 ed accolto dalla loggia Sardegna n. 981 (costituitasi l’anno precedente per gemmazione dalla storica Hiram, vicedecana dell’obbedienza giustinianea nel capoluogo isolano) – della Fratellanza organizzata fu uno degli uomini di punta, direi d’oro, per la sua generosa offerta nel quotidiano e la partecipazione ad azioni di solidarietà “ad extra” che resteranno nella storia sociale della Massoneria locale.
In un articolo che postai il 22 gennaio dello scorso 2023 nel sito di Fondazione Sardinia (Paolina, Luisetta… la carità come “norma” d’accoglienza ed accompagnamento, e la loggia e la parrocchia…) evocai alcune delle azioni che più direttamente impegnarono Francesco Frongia e con lui proprio la sua Paolina, professoressa – come avrebbe detto la Bibbia – dal “cuore di carne”, negli anni in cui la loggia interloquì con il Tribunale dei minorenni ed adottò un’intera e problematica famiglia del quartiere di Is Mirrionis/San Michele.
Fu quella una operazione abilmente declinata dal Venerabile – caput magister di una giovane formazione che si distinse anche per altre innovative performance di ricaduta culturale e sociale – e, in primissimo piano, da Francesco Frongia che, con altri e più di altri, per lunghi anni ne fu l’apostolo mai stanco e sempre provvidente.
Le famiglie dei Fratelli di loggia – e tanto più le mogli che vantavano esperienze di insegnamento nella scuola pubblica, ma anche i figli e le figlie che con i coetanei provenienti dall’area della parrocchia della Medaglia Miracolosa e dalla piazza popolare così ben conosciuta e raccontata da un autore come Sergio Atzeni – si mobilitarono offrendo un esempio alle altre logge funzionanti nell’Oriente cagliaritano: se si può, si deve.
Furono gli anni – non siamo troppo lontani ormai da celebrare il mezzo secolo di esperienze tutte ben documentate – in cui si ritenne che non bastasse, anche se un avanzamento certamente lo costituiva rispetto a più stanche e ripetitive pratiche, portare in loggia le pagine di Bertold Brecht (La lode del dubbio) o di Salvatore Cambosu (Il processo, da Miele amaro) e di altri cento autori come Richard Bach o Tagore o anche Antonio Tabucchi – e quanti originali lavori donarono allora uomini saggi come Enrico Rais e Fabio Maria Crivelli! – e dunque occorresse marcare più radicalmente l’impegno sociale, tutto oblativo, tutto disinteressato, della Libera Muratoria che di tanto era capace.
Portatrice di una potenzialità enorme e chiamata dai bisogni del presente oltre che dalla sua storica identità solidarista – e ne è un magnifico esempio la Casa della Fraterna Solidarietà attiva a Sassari, ormai da decenni, su impulso del massone Aldo Meloni che ancora e da vent’anni la conduce meravigliosamente – la loggia seppe rispondere, offrendo non soltanto denaro (e furono esborsi notevoli allora) ma anche e soprattutto cure, tempo ed energia dei singoli suoi artieri i quali seppero allargare alle rispettive famiglie coinvolgendole in pieno e con passione morale. Fu dunque partecipazione più ancora che assistenza, ma anche assistenza fu, e di peso.
Francesco Frongia (con la sua Paolina Condrò) seppe dare l’esempio. Lui l’avvocato repubblicano, lui figlio di un coltissimo avvocato impegnato sardista con radici oristanesi, venne chiamato anche lui al Venerabilato di loggia, dopo esser stato ripetutamente Oratore e Primo Diacono nonché fra i protagonisti di una nuova gemmazione che, nel 1986, arricchì l’Oriente massonico cagliaritano dell’ensemble intitolato a Francesco Ciusa. Fu l’anno, quello, della pubblica polemica alzata dal sindaco Paolo De Magistris, più tardi ricondotta a una giusta misura da lui stesso, gran galantuomo, e dai molti altri che vi concorsero con i pro e con i contro – e fu anche l’anno della costituzione di altre due logge che s’intitolarono rispettivamente al canonico-deputato Giorgio Asproni ed a Lando Conti (l’ex sindaco di Firenze assassinato dalle Brigate Rosse). Un omaggio doveroso e convinto alla storia democratica della Sardegna e dell’Italia, un omaggio alla loro tradizione mazziniana e repubblicana che nel risorgimento e dopo il risorgimento, nell’antifascismo e nella costruzione dei nuovi ordinamenti così bene si combinò con l’ecumenismo patriottico della Massoneria.
L’ho detto: della loggia Francesco Ciusa n. 1054 che l’aveva visto già Oratore (e tale era stato anche in precedenza, nel Tempio della Sardegna che lui stesso materialmente fabbricò con altri, nel 1982) fu ripetutamente eletto, Francesco Frongia, caput magister, e come tale si mostrò equilibrato, saggio e amico, propositivo ed esemplare. Fu anche autore, congedandosi per imperi di età e di salute, di un libro – Cari Fratelli… – che mi vide allora, con ruolo riservato, al suo fianco nella elaborazione dei testi. Dovevano essi servire come guida etico-civile a chi, figlio di una società ormai liquida e dunque spaesato nei viaggi fra tradizione e futuro ed incerto forse nel mezzo dei venti nuovi che sempre più faticavano a riconoscere in permanente validità le correnti di pensiero che avevano fecondato la stessa Libera Muratoria italiana e sarda nell’Ottocento e nel Novecento, mostrasse necessità di un accompagnamento per comprendere i perché ed il senso di una militanza da spendere alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo e per il bene integrale della umanità sparsa fra i continenti.
Indimenticabile Francesco Frongia.
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