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Gianfranco Murtas e i suoi “quaderni”: per Villacidro e i villacidresi, per don Angelo Pittau e la Chiesa di Ales-Terralba

Redazionale

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Apripista di una serie che si prospetta non breve, sono usciti dalla tipografia nei giorni scorsi due “quaderni” – il formato è quello dei fogli A4 e le pagine (fitte fitte) di ciascuno sono 114 – dedicati al mondo sociale e culturale villacidrese, che l’autore ha sposato idealmente fin dalla più giovane età. 

Si tratta della raccolta e riesposizione di articoli usciti nell’web negli scorsi anni, promossa dalla Biblio/Emeroteca e Depositi archivistici “Clelia Aru e Giovannino Murtas” – il patrimonio morale e culturale, e certamente anche materiale, che Gianfranco Murtas ha costituito negli anni. 

A tutto hanno collaborato i giovanissimi Lorenzo e Jaime Cuneo Carta che saranno ancora presto impegnati nella edizione dei nuovi quaderni previsti per fine anno: sulla Cagliari bacareddiana e sulla vicenda di vita di Efisio Marini il “pietrificatore”.

Ecco di seguito le due brevi introduzioni dell’autore e gli indici di entrambe le dispense.


Da un programma una nuova intenzione

Diciotto articoli, fra quelli postati in Fondazione Sardinia e quelli, più recenti, di Giornalia: diciotto articoli inframmezzati da una novantina di titoletti d’apertura talvolta a divagazioni, più spesso introduttivi ad approfondimenti, a sviluppi tematici. È il tanto raccolto e riordinato, tendenzialmente per calendario, nel presente “quaderno” tutto dedicato a Villacidro e ad alcuni dei miei amici villacidresi, e gemello dell’altro, in uscita con questo, che orienta i suoi riflettori di attenzione e cura sulla personalità di don Angelo Pittau, uno dei miei maestri di vita.

Un “quaderno” – o chiamalo dispensa, l’importante è restare a una definizione modesta, senza pretese se non di sentimento e idealità – che riprende dall’immaterialità dell’web, dai territori moderni o modernissimi delle attuali tecnologie, quanto ho studiato e meditato della storia villacidrese lontana e recente, e anche delle vicende di vita dei miei amici del “paese d’ombre”. Materie e materiali che, in questi ultimi anni, avevo consegnato ai siti internet per farne più larga condivisione e che riprendevano, sia pure in minima parte (e per l’ispirazione più che per il contenuto), quel che avevo anticipato, nei miei quaranta e più anni di elezione cidrese, in libri ed in articoli su quotidiani ed in periodici di varia natura. Ma anche in televisione, quando ancora giovanissimo mi sperimentai con quel mezzo di comunicazione sociale. Per il più, però, contributi nuovi, suscitati dalle circostanze e dai… ripensamenti..

Villacidro costituisce per me un doppio rimando ai “luoghi dell’anima”. Mi ricongiunge, per il linguaggio territoriale che intesse con l’Arbus dei miei genitori e nonni, con le Guspini e Gonnosfanadiga di altri miei familiari, a quanto nella mia natura io sento di una sardità semplice, agricola ed operaia, religiosa e sociale, intimamente inclusiva. Mi associa poi a quanto, nella prima età adulta – nella freschezza, nella acerbità forse, del primo inoltro alle responsabilità sociali e professionali –, io stesso abbia saputo essere costruttore di me stesso, pietra ancora grezza e artiere insieme, motore di relazioni e beneficiario di altrui cessioni di fiducia. Forse tutto si è realizzato allora in un tempo troppo breve, cinquanta mesi di residenza piena, ma quella semina compiuta “insieme con”, in società cioè, è stata feconda quanto mi viene perfino difficile esprimere.

La lettura di Paese d’ombre e degli altri romanzi dessiani in quella fase mediana degli anni ’70, l’incontro con fratelli maggiori come Efisio Cadoni, Marco Sardu ed Angioletta Fadda, con coetanei come Tore Erbì, con maestri di mondialità come Angelo Pittau, e, nel gran numero, con compagni sociali delle più diverse vocazioni, chi artista e poeta – e fra essi come potrei dimenticare Salvator Angelo Spano? –, chi raccoglitore di reperti della storia locale – e fra essi come potrei omettere il nome di Francesco Matta o quello di Salvatore Curridori? –, chi ancora agli studi per una futura carriera professionale – e fra essi come potrei tralasciare il nome di Marco Billai e degli altri generosi impegnati nei movimenti progressisti? –, chi lavoratore dei campi e degli ovili come Angelino Saiu, delle cantine e anche delle officine artigianali – cento ciascuno dei quali in testa all’elenco – ed invitato al circolo Endas di piazza Frontera che allora promossi, chi prossimo a me per idealità civili e politiche e chi prossimo soltanto con la sua gentilezza ospitale e l’affetto… tutto questo, letture ed incontri, vita vissuta nell’età giovane e rivissuta dopo, mi hanno fatto entrare nella magia dell’umano e dell’ambiente fisico attorno alla montagna, agli incroci fra modernità conquistate e già in crisi e memorie maestre da cogliere in rinforzo e rielaborare con critica e con passione. Qui sono rimasto.

È probabile, è certo anzi, che nella sequenza delle pagine che propongo in questo “quaderno” appaiano ripetizioni di concetti, di osservazioni, di riflessioni, perfino di forme espressive. Però… tutto è uguale e insieme tutto è diverso, sempre è così quando la produzione è ampia e la mente lavora sempre. La mano, naturalmente, ha giocato fra elementi conosciuti e sperimentati – il “paese d’ombre” e le sue declinazioni nominali in testa a tutto con le metafore di pertinenza – ma tutto è stato anche voluto, come un mantra non banale però, bensì suscitatore di un pensiero originale e di un’emozione pure essa inventiva nel mio intimo e nella relazione.

Chiude questo “quaderno” una lunga tabella nella quale, riordinando diversi dati tratti dai documenti della Camera di Commercio di Cagliari, ho cercato di riesporre il tanto della vita economica (e morale) villacidrese/norbiese negli anni in cui si compirono molte delle vicende qui richiamate per le ispirazioni di Dessì o di Bernardu de Linas, dei vecchi preti ritrovati elencati nel liber chronicus di Santa Barbara o dei vecchi amministratori i cui nomi ho rintracciato nelle caterve di pubblicazioni ed atti recuperati, lungo molti anni di ricerca, fra archivi e biblioteche o emeroteche…

Tutto questo dono oggi, nella… modestia della fattura editoriale, ai villacidresi. Alla memoria di quelli che abbiamo perduto, alla bontà di quelli che sono ancora con noi, alla nuova generazione che cresce amando i modelli ma insieme aggiungendo il tanto della loro positiva creatività.


Elogio dell’incompletezza a missione compiuta

«Quando penso ad Angelo Pittau lo penso così: non officiante all’altare, o ad ascoltare e consigliare al confessionale, neppure a presiedere riunioni in comunità o in parrocchia o in redazione, né in giro per case e scuole e laboratori o campagne o in colonia al mare con i ragazzini della diocesi, né ancora a colloquio con Giuseppe Dessì (a Roma, anziano malato e confidente l’uno, giovane e allievo l’altro)… Lo penso solo, alla fine di tutto questo, un po’ stanco, anzi molto stanco, ma con un cervello lucido che corrisponde alla buona coscienza. Anche se potesse egli non mancherebbe ai suoi giri, perché i suoi giri sociali, sulle strade del vangelo materiale, io laico li chiamerei “il dovere che chiama”, lui uomo della Sequela e mistico – operaio mistico, manovale mistico, professore mistico, educatore mistico, giornalista mistico, poeta mistico – li chiama, li ha sempre chiamati, quei giri, “la mia vocazione: la vocazione dell’incontro”. Non vocazione sociale o vocazione cristiana – aggettivi pertinenti ma d’aggiunta –, la sua è soltanto “vocazione umana”: è quella che gli ha dettato sempre le coordinate e gli ha dato il senso del tutto, quella che lo ha spiegato a se stesso».

Queste parole mi vennero spontanee, dicendo di lui, a Villacidro, in occasione della presentazione di un libro-intervista che lo raccontava, nelle sue molte stagioni di vita e nella varietà operativa del suo esserci, sempre prete e sempre anche altro, sociologo competente nella letteratura poetica e nella pedagogia comunitaria e di frontiera così come nel giornalismo, nella negoziazione con le banche a pro dei pastori riuniti in cooperativa, così come, una volta, mezzo secolo fa, cronista di guerra e lucido decrittore di volontà militari e governative sul grande scenario del mondo più inquieto ed ingiusto. Per vent’anni, questi ultimi, ambasciatore di “piccoli progetti possibili” – magari una università agricola nel Ciad – nelle altre… leibnitziane Villacidro d’Africa o sudAmerica o Asia, Honduras e Patagonia, Kenya o Tanzania e Mozambico… dopo che inventore di una rete solidaristica fatta – naturalmente a guadagno zero (zero virgola zero, e semmai con qualche rosso sempre ripianato dalla Provvidenza amica) – di centri d’ascolto e comunità e case-famiglia nel territorio della diocesi di Ales-Terralba, motore della Caritas, promotore di iniziative artigiane e di cooperative rurali, lui che sa che cosa è il lavoro di fatica manuale e in luoghi non suoi, di altra lingua e altri pensieri ed obiettivi. 

Ho incrociato il mio passo con quello di don Angelo Pittau quasi mezzo secolo fa, ho imparato molto dal suo esempio sempre progettuale e dai suoi versi poetici, dal suo gusto del bello sobrio ed austero, dalla rete salda delle sue relazioni in paese, nella bella Italia, nel vasto mondo. Fra la sua parrocchia alle casermette di Villacidro, sorta negli anni della sconfortante e prematura crisi dell’area di Cannamenda, e Confronto – tribuna di analisi ed esperienze prima che di opinioni –, negli intrecci fra mondo-Chiesa e mondo-società, fermo nella consapevolezza che la Chiesa non sia che lievito, poco lievito per la gran pasta sociale, non “altra” pasta, non “altra” società competitiva nelle gare delle virtù riconoscibili e da applaudire.

Lo portai con me a Mondo X, una volta, don Pittau: a Campu’e Luas gli chiesi di parlarci – eravamo tre comunità – della sua esperienza di mille giorni in Vietnam, dove era arrivato per fare il professore in una università cattolica (a Dalat) e anche in un collegio di ricchi, ma dove e quasi subito opzionò altro e altri – la causa dei Montagnard – cambiando il suo doppio vocabolario latino-e-francese in quello koho… Cacciato oltre confine dal governo di Saigon, sarebbe tornato in Vietnam come inviato dell’ONU, per dar conto, con una inchiesta particolareggiata, dei permanenti rischi di genocidio sofferti dal suo popolo d’elezione. Ma intanto aveva aperto altre pagine della sua vita in Francia, manovale di cantieri edili presso Lione. Sarebbe stato il tempo, dopo ancora, delle fabbriche torinesi, dell’amicizia con don Ciotti…

Tutto torna nella vita di don Angelo Pittau così come io l’ho incrociata con la mia. Ogni pagina resta inconclusa, la meraviglia è lì. L’incompiutezza. Come se scalando una montagna altissima si fosse ogni volta fermato a un metro dalla vetta, quasi per il gusto di dire a se stesso: ho sposato la missione ed insieme ho sposato l’incompiutezza che l’insapora e mi istruisce per il fare nuovo. In una pagina di diario che scrisse trentenne, riferendosi a sé prete cattolico che, liberandosi da molte sovrastrutture clericali, cercava nella condizione operaia una comune identità umana, annotò questo: «Il celibato è l'accettare di essere incompleti quasi ontologicamente e questo non per mettermi in un piano sbagliato, o in quello dei surrogati. L'incompletezza ontologica certo è una ferita, un limite, ma mi lascia aperti altri orizzonti. Troverò completezza in Dio, mi lascio aperto agli altri, a tutti gli altri».

Questo quaderno – modesta dispensa per veste e per intenzione – raccoglie molto di quanto ho scritto negli anni più recenti, nei siti Fondazione Sardinia e Giornalia, del mio amico e maestro. Io cagliaritano figlio di arburesi da generazioni, lui pure figlio di villacidresi in una sequenza generazionale che sfida i secoli, ci siamo trovati, diversi nelle chiamate, pronti sempre però nelle risposte: lui più tempestivo, certamente, e coraggioso nelle sperimentazioni, nel pensare e nel fare, nel progettare e nel coinvolgere, nel pagare i prezzi degli affidamenti delusi, degli abbandoni subiti, io cento metri arretrato, ad osservare l’esempio, a cercare di replicarlo nelle geometrie materiali e immateriali della vita.

     

Del “paese d’ombre”dei Dessì e Cogotti, dei Bernardu de Linas… 

dei Pittau e Cadoni, dei Sardu e Saiu, dei Curatti e Contu, degli Erbì e gli altri…      


Cagliari-Villacidro, Villacidro-Cagliari, le relazioni nella nostra (provinciale ma ben educata) belle époque. Missione Cogotti(Fondazione Sardinia, 12 e 14 novembre 2018)

La Fluminera paesana

Il senatore, il professore e l’avvocato

Il” paese d’ombre”, la suggestione della memoria

Celebrare Ignazio Cogotti

A sa casteddaia a sa cidresa

Norbio fin de siècle

Un’orma, don Fulgheri

Liceale ed universitario, sarà sindaco

Il modernismo cagliaritano

A dir di Chiesa, democrazia ed economia

Cagliari, resiste il quadrifoglio

Nel Palazzaccio

Alla scuola dell’avvocato-onorevole

La guida cidrese di “Iridescenze”

Le istantanee di De Francesco

Microstoria per volontà (o consiglio) di Domineddio

La scuola, le conferenze, il circolo di lettura

La musica, la fanteria, il patriottismo e San Sisinnio

Il sogno della ferrovia e l’appalto dell’illuminazione

Distillerie, ecologia e il poligono di tiro

Cavalieri e deputati, sindaci e rivoluzioni

Storici e metafisici lungo la Fluminera

Grassazioni e attentati, la furia degli elementi

Vescovi e parroci, sacramenti e missioni

La “grande guerra” e il dopo

Il lento, mesto congedo di Cogotti


Luigi Cadoni, l’Esopo-Fedro della Sardegna, in un convegno a Villacidro(FS, 10 novembre 2016)

Quei filmati RAI di Giuseppe Dessì datati 1963

Villacidro belle époque

L’avvocato don Francesco Luigi Sardu

Dottor Giuseppe Ortu


A Villacidro cento anni fa. S’istoria de Bernardu de Linas nel “paese d’ombre”(FS, 3 ottobre 2017)

 Sul “paese d’ombre” negli anni di vita di Gigino Cadoni (1884-1917)

 A.D. 1907, il processo Deidda

Dolenti riflessioni

 L’animo in Santa Barbara

 Il mesto trionfo di Cuadu


Celebrato a Villacidro il centenario della morte di Bernardu de Linas, l’autore delle “Favolas”, di “Cosas de arriri” e di “Unu brutt’animali”(FS, 28 ottobre 2017)

Nel tempo che fu, nel ridente Campidano

Gigino Cadoni fra Norbio e Ruinalta, fino a Cuadu

Le evidenze statistiche della Camera di Commercio


Evviva Villacidro(FS, 17 settembre 2015)


Prima di Fabio Aru l’ambasciatore sportivo, i Pittau cidresi nel mondo, fra cultura e promozione umana(FS, 2 gennaio 2018)

Padre Giuseppe Pittau S.J.

Don Angelo Pittau


Un sardo di Villacidro a Tokio, da sessanta e più anni. Nei versi poetici del fratello, don Angelo, il suo insegnamento ed il soffio ecumenico fra oriente e occidente e gli emisferi (FS, 18 dicembre 2014)

Villacidro e l’universo mondo, fra consuntivi e nuovi inoltri, sui passi dei maestri

Una vita per l’accoglienza, e del continuare 

Glocalista nel pluriverso, poeta del rischio 

Monte Omu, Giappone ed Africa 

Il tormento della malattia 

Della religione e della Sardegna 


Efisio Cadoni, il virtuoso del tempo lungo(Giornalia, 2 gennaio 2020)

Tanto per iniziare

Il lento tempo di Villacidro prima dell’accelerazione modernista

La nuova stagione di vita della Sardegna

Un artista multianime, documentarista delle permanenze

Una critica circolare ed un onesto ordinatore

La poesia e l’arte della parola

Religione Cadoni

Universalità di un cidrese


“Multa parva” di Efisio Cadoni, nuova ricchezza per le biblioteche d’arte e di storia della letteratura sarda(G, 26 dicembre 2019)


La SEA di Martino Contu e dei suoi amici: la storia, che passione…(G, 5 maggio 2020)

Le fatiche di Martino 

Un martire delle Ardeatine

Dell’industria mineraria

Storie d’emigrazione e d’emigrati


Un centro studi che vale le maiuscole, da Villacidro al mondo(G, 19 maggio 2020)


Conversando con Sergio Curatti: «le mie molte vite di villacidrese d’elezione: scuola, sport, pittura e… Amministrazione»(G, 5 febbraio 2020)

Libertà e disciplina, il giusto mix

Alessio e Roberto, e gli altri tutti campioni dentro

La scuola civica di musica 

Cecilia, Paolo, Luigi, Benedetto…

La giunta Fanni, civica, non di destra

Assessore ai Servizi Sociali

Il rapporto con il “paese d’ombre”


“Sciapotei”, l’universo villacidrese attraversato da Salvatore Erbì (G, 3 agosto 2019)

Così scrive l’autore di “Sciapotei”

Le riflessioni di Efisio Cadoni

Gianfranco Murtas, le “ombre di materia, la vita storica di Norbio e Ruinalta”


I racconti Angelino Saiu “sindaco rosso”: quella Norbio industriale, quel PCI confuso(G, 12 maggio 2020)

Alla Biblioteca comunale

Quando a Villacidro arrivò Andreotti

L'incontro del 1975, con l'Edera mazziniana

Il PCI negli anni ’50 e ’60, e poi

Il tempo del fare e quello della memoria 

La giunta socialcomunista nel contesto della storia locale e oltre

L'autodifesa del primo cittadino

Saiu columnist 

Il libro del Sindaco Rosso


Addio a Marco Sardu, ospitale cittadino della Repubblica di Villacidro e Gonnosfanadiga (G, 11 febbraio 2020) 

Risalendo la Fluminera… 1989

Alla Scoperta di Villacidro… 2001

Gonnosfanadiga. Figli del Linas… 2006


Risalendo la Fluminera. Trent’anni fa uscì l’antologia storico-fotografica di Villacidro curata da Marco Sardu e Angela Maria Fadda(G, 22 agosto 2019)

In lode di uno spoon river fotografico


Otto percorsi per conoscere la Villacidro del presente e della memoria, con Marco Sardu(G, 17 marzo 2020)

Nella geografia di Parte d'Ispi 

Le pietre di Ruinalta, la gente di Pontario

Norbio cuore di Villacidro 

Come nella valle di Giosafat


Gonnosfanadiga, il gemello diverso di Norbio nella rassegna fotografica di Marco Sardu(G, 19 marzo 2020)

Fra il paese d’ombre e quello delle antiche leggerezze

«Iaia Barbara Sardu, gonnese dei miei ricordi»


Appendice

Villacidro 1878-1921, le statistiche camerali


Di Villacidro e della Chiesa diocesana di Ales-Terralba:

Angelo Pittau presbitero (operaio presbitero) fra giornalismo, poesia e promozione comunitaria


Cagliari e Villacidro, nell'anno di Alziator e Dessì. E di fra Nicola vicario di Domineddio (Giornalia, 3 settembre 2019)

La politica, la stampa e la Chiesa

La cinepresa di Crawford Flitch

Il teatro e le passeggiate, e il Partenone

E la provincia… Villacidro magica sopra tutto


Villacidro e Giuseppe Dessì nella tesi di laurea alla Pro Deo di don Angelo Pittau (a.a. 1966-67)(G, 17 aprile 2019)

 Tutta la valle è un giardino

 Dessì: «Ero come piantato in una comunità, Villacidro era la felicità della mia infanzia»


Un prete come gli altri, ma speciale… (Fondazione Sardinia, 14 luglio 2015)


 Il “Mare Nostrum” di europei ed africani nei versi del poeta glocal (FS, 9 aprile 2018)

«Noi siamo uomini»


Con la torcia in mano, io cerco(G, 4 maggio 2019)


A Villacidro, alla presentazione di “Viaggiando Chiesa”, libro-intervista(FS, 26 marzo 2019)

La lettura storica del professor Cabizzosu

Un addendum (estemporaneo) di Gianfranco Murtas

Le domande di Andrea Giulio Pirastu

Operaio mistico, professore mistico, educatore mistico, giornalista mistico…

Poeta mistico dentro la quotidianità

Dire manager, dire glocalista…


Nel mondo di don Angelo Pittau, prete glocal: poeta ed educatore, operaio e sperimentatore, amico del rischio (G, 30 giugno 2019)

Sintesi di una riflessione confidata sottovoce


Per don Angelo Pittau nel suo 80° compleanno(G, 12 dicembre 2019)

Appuntamento nel seminario vescovile di Seddanus

Vennero i Pisani


Festa a Villacidro per gli 80 anni del suo patriarca(G, 16 dicembre 2019)

Custode di memorie personali e sociali, a Ruinalta    

Giuseppe Dessi e Giuseppe Pittau, guide e accompagnatori di vita

I versi dell’accoglienza per il ritorno in paese

Gli onori dolci per padre Pittau, arcivescovo

Giuseppe Dessì nelle sue collaborazioni a “La Nuova Sardegna” e a “L’Unione Sarda”

Padre Giuseppe Pittau S.J. ospite onorevole di Confronto, dal 1981 al 1990


Chiusa la mostra degli scritti ignoti di Giuseppe Dessì e delle lettere di padre Giuseppe Pittau. Festa bella per don Angelo Pittau(G, 24 gennaio 2020)

Cronaca dei saluti

Il giorno del prete

Vietnam, e un programma di vita

Soccorso dai samaritani

Nei versi la libertà

Del rapporto con Giuseppe Dessì


Per la speranza di “un futuro contro la storia”, nel Vietnam di cinquant’anni fa(G, 14 settembre 2019)

Don Angelo prete fidei donum e giornalista freelance (per la verità)

Hué


Vietnam, intrighi di potere e bombardamenti dal cielo americano(G, 20 settembre 2019)

La falsa democrazia e la guerra cosiddetta dell’“escalation”

Nell’incontro nostro


Il paganesimo anche dei cattolici nel Vietnam della… corruzione ecumenica(G, 25 settembre 2019)

Nel rancido regno di Cao Ky e Van Thieu, di compari ed avversari

Khe Sanh


Il Vietnam come fungo (militare) purulento (G, 29 settembre 2019)

Alla caccia di piastre e dollari

La mia prima Messa  


Le contabilità tragiche di una guerra che sembra una fiera(G, 4 ottobre 2019)

Due modi di fare la guerra

Una vittoria che costò cara


Geometrie di una guerra sporca, fra slealtà diplomatiche e militari e morti ammazzati(G, 10 ottobre 2019)

Una parola: conversazioni


Cattolici e buddisti, la mappa delle religioni e della loro partecipazione alle mattanze(G, 19 ottobre 2019)

Energia e vigore delle appartenenze, fra chiese e pagode


Ricapitolando fra passato, presente e futuro probabile in un Vietnam unito, diviso, da riunire(G, 25 ottobre 2019)

Le trattative di pace a Parigi, le diffidenze resistenti sulla penisola infuocata


Testimonianza di un prete sardo "fiondato" in boschi fitti più fitti di quelli di Monti Mannu o Castangias, di Villascema o Giarranas… (G, 15 febbraio 2020)

Vi-llacidro/Vi-etnam, un gemellaggio ideale

Missione d’un prete fidei donum

Basta!

Capirne e pacificarne

Come pietra d’inciampo orgoglio sardo


Prete operaio, il diario ritrovato di don Angelo Pittau (G, 14 maggio 2020)

Come Giobbe: O Dio, perché?


Congedo dai maestri, l’operaio Pittau rientra in Italia(G, 15 maggio 2020)

Pane per il deserto di questo giorno 

Prima

Secunda

Tertia

Quarta

A Nazareth per ricostruire l'uomo  


Angelo Pittau ventenne, collaboratore di “Nuovo Cammino”(G, 3 giugno 2020)

Per un repertorio del periodico diocesano

Angelo Pittau 1) Una sera al mare…

Angelo Pittau 2) Novembre

Angelo Pittau 3) Fremiti nuovi


Diocesi 1) – Di mons. Antonio Tedde nel 35° della scomparsa(FS, 31 luglio 2017)

Un presule nel suo tempo, nella sua comunità

La Chiesa sarda negli anni ‘50


Diocesi 2) Di mons. Tedde, avvocato dei poveri e promotore delle scuole (FS, 14 ottobre 2017)

Tratti di biografia ecclesiale

Un profeta vestito di panni prelatizi

Al Concilio Vaticano II, padre fra padri


Diocesi 3) Delle memorie di mons. Antonino Orrù, ora alle 90 primavere(FS, 12 maggio 2018)

Quella volta erano 80 soltanto

In virtuosa società con d’Aspro e Virgilio Lai

Dilatentur spatia charitatis, ripasso d’una vita (da Chorus, 2008)

A – Da Ales, il vescovo al cardinale Martini

B – Il vescovo per Antonio Gramsci

C – Il vescovo e quella prima visita alla nuova casa di residenza

D – In un’intervista di consuntivo, le luci e le ombre

E – Il “motorino di Dio”, presule ardito e dinamico

F – «È giunta l’ora dei saluti»


Diocesi 4) Anno 2015, per Ales-Terralba un vescovo Caritas? (FS, 30 novembre 2015)

Radialità diocesana, per la Sardegna


Diocesi 5) In difesa di una Chiesa particolare(G, 22 giugno 2019)

Pilo, Emanuelli, Tedde, ma non solo loro: la Caritas intercontinentale…


Diocesi 6) Riflettendo ancora sugli aggiustamenti territoriali nella Chiesa sarda (G, 5 luglio 2019)

Nei passaggi della storia  

Ripensare la Chiesa, ripensare il lievito

Fra il vangelo e la storia, con la nostra responsabilità

Concludendo


Diocesi 7) Ripensare la Chiesa, ripensare il lievito. E anche i giornali diocesani (G, 28 aprile 2020)

Le foglie caduche, le foglie che cadono

La questione dei giornali diocesani

Un articolo richiesto e poi buttato nel cestino


Diocesi 8) Paolo VI a Cagliari cinquant’anni fa: i servizi di “Nuovo Cammino”(G, 18 aprile 2020)

Un’edizione speciale

A proposito della sassaiola anarchica




Fonte: Redazionale
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