G.O.I.: la stampa nazionale sventa la "trappola" di Bologna. Bonvecchio: «sulla mafia come le tre scimmie», Bisi: «vogliono la nostra chiusura». La Sardegna a testa alta con Claudio Solinas
Redazionale
Non sono passati inosservati, alla Giunta del Grande Oriente d'Italia, gli articoli del "Fatto Quotidiano" e del "Corriere della Sera" sulla preannunciata espulsione dal G.O.I. dei "candidati antimafia" Leo Taroni e Silverio Magno. Espulsione data per certa fino a venerdì scorso, a causa delle loro posizioni critiche sulla lotta all'infiltrazione mafiosa nella Comunione. E non è passata sotto silenzio neppure la video-intervista rilasciata a "Fanpage" dal prof. Claudio Bonvecchio, fino allo scorso anno Gran Maestro Aggiunto del Grande Oriente d'Italia targato "Stefano Bisi", ed oggi uno dei suoi più strenui oppositori.
Intendiamoci: Leo Taroni, ex Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico ed Accettato, e Silverio Magno, notaio messinese dal profilo etico adamantino ed un riconosciuto valore massonico, non hanno mai inteso equiparare il G.O.I. ad una associazione malavitosa, né tantomeno riferire di possibili legami formali tra G.O.I., 'ndrangheta, mafia e camorra. Entrambi hanno però avuto lo straordinario coraggio di evidenziare che la pervasività al malaffare organizzato, problematica di ogni raggruppamento umano strutturato (partiti politici, associazioni, movimenti, etc.), tanto più se di consistente rilevanza numerica come il Grande Oriente d'Italia, deve essere sempre combattuta apertamente e con efficacia da coloro che hanno responsabilità di vertice.
Affrontare il problema di questa ineludibile pervasività, senza cedimenti al negazionismo, secondo quanto scritto da Leo Taroni e Silverio Magno nel programma elettorale della Lista "NOI INSIEME", rappresenta il primo passo verso un serio contrasto a quella "mentalità mafiosa" dell'omertà che rischia di alimentare il problema, anziché risolverlo (pretendendo di accantonarlo).
Dalla sincera presa di coscienza al "pericolo"
Se ha destato scalpore, tra i media, la sincera presa di coscienza sull'esistenza del fenomeno massomafioso, operata da Leo Taroni e Silverio Magno, altrettanto clamore ha suscitato un passaggio della BALAUSTRA N. 8/SB, divulgata non più di una decina di giorni fa dal Gran Maestro del G.O.I. Stefano Bisi. In essa viene riferito che l'impegno antimafia dei Candidati della Lista "NOI INSIEME" starebbe mettendo in pericolo tanto il Grande Oriente d'Italia che l'incolumità personale dei quasi 23mila i "fratelli" alla sua obbedienza.
Un'"uscita" infelice, che ha fatto storcere il naso a tantissimi "fratelli", che in questi giorni hanno tenuto a far sapere, tramite il Canale Telegram di controinformazione massonica de "Il Cavaliere Nero", di non sentirsi in alcun modo lesi dalle posizioni legalitarie di Leo Taroni e Silverio Magno, ribadendo di essere schierati con la Costituzione Repubblicana e con lo Stato.
Bologna & Bonvecchio
Ad oggi un solo fatto è certo, se sabato scorso a Bologna il Consiglio dell'Ordine non è stato costretto a deliberare la Tavola d'Accusa nei confronti degli esponenti antimafia della Lista "NOI INSIEME" (finora l'unica ufficiale in lizza per il rinnovo della Gran Maestranza), il merito è dei giornalisti Giuseppe Pipitone, Ferruccio Pinotti e Fabrizio Capecelatro. I primi due hanno raccolto le informazioni sulla "trappola" bolognese direttamente dal Canale de "Il Cavaliere Nero", il terzo ha dato il suo contributo (indiretto) attraverso la già riferita video-intervista rilasciata dall'ex Gran Maestro Aggiunto Claudio Bonvecchio.
Quest'ultimo ha ribadito, anche in questa occasione, quanto già aveva dichiarato a Giornalia nel novembre scorso: una possibile soluzione all'infiltrazione malavitosa nella massoneria italiana potrebbe essere la redazione di un nuovo "patto" con lo Stato, capace di ingenerare quel meccanismo virtuoso della collaborazione e del dialogo reciproco, in grado di superare le incomprensioni del passato. E forse di portare finalmente alla luce i rapporti tra la P2 e le organizzazioni eversive di estrema destra che caratterizzarono la stagione stragista. Favorendo nel contempo la ricostruzione dei legami tra queste organizzazioni armate e le consorterie siculo-calabresi operanti, a più livelli, su tutto il territorio nazionale.
Alla domanda del giornalista di "Fanpage" se nel Grande Oriente d'Italia si faccia di tutto, attualmente, per combattere i fenomeni collusivi con la criminalità organizzata, Bonvecchio ha risposto con l'esempio delle tre scimmie: «non vedo, non sento, non parlo», chiarendo che certamente il G.O.I. è strutturalmente contrario alla mafia, ma che sono emerse delle connivenze, magari locali, però conosciute da tempo, che non sarebbero state adeguatamente affrontate dagli organi di vertice dell'Istituzione. I quali, anzi, si sarebbero arroccati – sempre secondo Bonvecchio – in modo tale da non poterne "riscontrare", nei casi di specie, alcun tipo di "operato".
La Circolare Melani
Parole durissime, il prof. Bonvecchio, le ha destinate anche all'ormai famigerata "Circolare Melani". Afferma Bonvecchio: «viene fatta una Circolare firmata dal Gran Segretario e avvalorata però da una decisione di Giunta, secondo cui si ribadisce che le leggi interne della Libera Muratoria hanno la prevalenza sulle leggi dello Stato. Nemmeno la P2 aveva osato fare tanto! Io mi meraviglio che i giudici, che in Italia sono così attenti anche al minimo frusciare di una foglia, non si siano preoccupati di un attentato che non è solo un attentato alla normativa, ma è un attentato alla Costituzione della Repubblica!».
La reazione di Bisi
Non si è fatta attendere la reazione del Gran Maestro Stefano Bisi. Nel suo intervento durante la riunione di Collegio della Circoscrizione toscana (domenica 12) Bisi ha infatti riferito che furono lui e Bonvecchio i difensori, nel 2019 ed in Giunta, della Loggia "Arnaldo da Brescia" di Licata (interessata in quel periodo da un pesante fenomeno di infiltrazione mafiosa). La circostanza è stata però smentita dallo stesso Bonvecchio, a stretto giro, tramite un comunicato rilasciato sul Canale Telegram di "Libero Muratore Channel". In esso Bonvecchio ha chiarito di aver anzi sollecitato, proprio in quella occasione, una "ispezione magistrale", mai avvenuta, della Loggia infiltrata.
Nell'audio dell'intervento, diffuso nella serata dello stesso giorno da "Il Cavaliere Nero", Bisi si è lasciato andare anche ad una dura reprimenda verso quei "fratelli" (Leo Taroni e Silverio Magnoin primis) che attualmente spingono sulla questione del contrasto interno alla mafia: «Abbiamo colpito, nel senso del Tribunale Circoscrizionale del Lazio, l'ex Sovrano del Rito Scozzese Antico ed Accettato [ndr: Gian Paolo Barbi] ... ma siccome ci sono non galantuomini in questa Comunione, questi andrebbero colpiti. Scrivono e mandano in giro ... su queste "Svolte", che poi vengono prese dai giornalisti ... Perché questi "Cavalieri di sventura" non riescono a tenere la celata alzata, la celata alzata! Non la sanno tenere ... perché non vogliono bene alla Comunione, non vogliono bene al Grande Oriente d'Italia. Hanno anche utilizzato la mia senesità... Vogliono denigrare, vogliono diffamare, vogliono far chiudere il Grande Oriente d'Italia!».
La Sardegna, con Claudio Solinas, finalmente a testa alta
Da Bologna è arrivata, finalmente, un'ottima notizia per la Sardegna, il Presidente circoscrizionale Claudio Solinas, nonostante l'imboscata a lui tesa da un Consigliere dell'Ordine "nostrano" e le accuse rivoltegli di essere tra coloro che "passano" materiale documentale del G.O.I. ai Canali di controinformazione massonica, si è difeso a testa alta dalle false accuse. Dimostrando che la Sardegna e i sardi sono costituzionalmente refrattari, nella loro migliore espressione, a quegli atteggiamenti tipicamente colonialistici che hanno invece permesso alla mentalità della sopraffazione di esportare in Italia e nel mondo il suo pericoloso modello culturale.
Sembrano molto lontani, a Palazzo Racugno, i tempi degli insulti al Signor Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, gabellati per simpatica goliardia, i mascheramenti osceni dei busti del filosofo liberale Giovanni Bovio e del patriota Giuseppe Mazzini, nonché i festini privati dal dubbio contenuto esoterico. Comportamenti sui quali noi di "Giornalia", seppure da esterni (ma interni quanto a condivisione di valori civili), abbiamo da subito pronunciato un secco "no!"; mentre altri, massoni variopinti di grembiuli e collari sfavillanti, e con tanto di galloni al braccio, si dimostravano divertiti.
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