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Franco Meloni

I raccontini della Toniolo. Correvano gli anni sessanta

Il primo racconto sugli scherzi più o meno innocenti di Luciano. Il secondo sul Rosario di maggio alla Toniolo

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La maglietta di Mario

Uno dei più formidabili organizzatore di scherzi, sempre o quasi innocenti, era senza dubbio Luciano, detto simpaticamente Bulloni. Aveva poi il gusto di raccontarli, divertendosi forse più che a farli. Lo scenario preferito per gli scherzi di Luciano era il campeggio della Toniolo. Una ricorrente vittima dei suoi scherzi era Mario Sabeddu, altro socio della Toniolo.

Ecco il raccontino. 

In un’assolatissima giornata d’agosto, con termometro che segnava più di 40 gradi, al campeggio Toniolo di Santa Margherita, Mario pensò di lavarsi la maglietta (di corredo ne possedeva due) e di stenderla ad asciugare. “Con questo sole basteranno 5 minuti”. Così lavo’ la magliettina e la stese sull’apposito filo teso tra la sua tenda e un vicino albero. Il sole era davvero forte e Mario finita l’operazione si riparò immediatamente dentro la tenda. Dopo 5 minuti uscì e toccò la maglietta: incredibilmente rimaneva bagnata, anzi zuppa più che al momento in cui l’aveva stesa. Mistero! Mario torno’ in tenda. Con frequenza di circa 5 minuti ne usciva per verificare lo stato dell’asciutezza della maglietta. Macché, rimaneva bagnata! Cosa succedeva? Semplice. Furtivamente Luciano la bagnava ogni volta che Mario rientrava in tenda, cosicché non si asciugava mai. Mario si rese conto dello scherzo solo quando Luciano gli passò davanti lamentandosi del caldo torrido, che – osservò ridacchiando – “faceva sudare perfino le magliette stese al sole”. Non ricordo come andò a finire, certo è che Mario se ne lamentò vivacemente col direttore del campo.

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Rosario!

“È un onere e un onore essere delegato aspiranti”. Così diceva don Dino all’atto dell’investitura del prescelto. Io delegato non lo sono mai stato, solo vice, di Gianni Loy. Sarei dovuto diventarlo per “successione naturale”, ma la mia “carriera” fu stroncata dal nuovo parroco, mons. Axedu, che nel 1967 mi cacciò, insieme con Peppino Ledda e Gianni Loy, rei di aver pubblicato un “numero speciale” del giornalino dell’associazione, “Il disco volante”, proprio in onore dei suoi 25 anni di sacerdozio. Non aveva il parroco sopportato alcune vignette bonariamente satiriche a lui dedicate. Questa è una storia divertente, che con Gianni racconteremo un’altra volta. Ma torniamo alle incombenze (gli oneri) del delegato aspiranti. Ne ricordo una particolarmente gravosa. Nel mese di maggio era consuetudine che ogni giorno, all’imbrunire, nel salone della Toniolo, in via Fara 4, si recitasse il rosario, in onore della Madonna. Non era pratica che incontrasse l’entusiasmo dei più. Per cui capitava che molti riuscissero a svignarsela prima dell’inizio del Rosario, immediatamente preceduto dalla spegnitura delle luci centrali e dall’accensione di quelle della nicchia della Madonnina, al centro della parete grande del salone. Da quel momento tutte le attività in corso dovevano essere sospese, comprese le animate partite di ping-pong, in qualsiasi stadio si trovassero. Le “procedure” erano così stabilite: il delegato aspiranti, alla fidata, accendeva le luci della Madonnina, scandendo ad alta voce “Rosario!”, mentre il suo vice spegneva le luci centrali, provvedendo a bloccare l’uscita di eventuali fuggiaschi. La bravura del delegato consisteva appunto nello scegliere il momento giusto per riuscire a trattenere in sala il maggior numero di persone.

Così ricordo.

Fonte: Aladinpensiero online,
RIPRODUZIONE RISERVATA ©

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