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Gianfranco Murtas

I veneti del Cagliari (che vale Sardegna) scudettato nel 1970

di Gianfranco Murtas

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E’ uscito con il numero odierno de L’Unione Sarda – di oggi 3 aprile, benché la testata dell’inserto rechi un “3 marzo 2020” – un bel numero di Cuore Rossoblù, il mensile che celebra l’oggi e l’ieri del Cagliari campione per sempre. E campione o campionissimo certo cinquant’anni fa. 

Ciascuno di noi, anche i non esperti, nella sequenza delle generazioni – noi e i nostri vecchi, se ancora resistono, e i nostri figli e nipoti se li abbiamo saputi educare alle cose belle e pulite – pensa o ripensa (anche documentandosi) a quella stagione, insieme intima e pubblica, lontana mezzo secolo: i testimoni rimandano la propria biografia allo specchio di quel sentire comune, anzi comunitario, cagliaritano e sardo, tutto sardo, da Santa Teresa a Teulada, materializzatosi nel 1970. E’ la biografia nostra calata negli entusiasmi personali e familiari, negli entusiasmi condivisi allora, anche da noi bambini e ragazzini o adolescenti con i compagni o compagnetti di scuola, magari con gli altri chierichetti di parrocchia, o con gli juniores delle associazioni e perfino dei partiti di prima militanza, con i vicini di casa e l’edicolante, i netturbini e i postini del servizio quotidiano, ed i vigili urbani in strada e i carabinieri addirittura, e i maestri o professori in aula e i preti in chiesa. 

La data di calendario impone di riguardarsi dentro, ciascuno nella fase di vita in cui era allora, nella primavera del 1970: impone di pensare a chi si è perduto ed è stato pianto nel lungo frattempo, impone di cogliere o riscoprire negli altri, in tutti gli altri un sentimento puro, magari anche di riscatto da una marginalità socio-economica che era allora dolorosamente ancora sofferta. Una marginalità, o minorità che, giusto in quella stessa stagione, eventi e persone aiutavano tutti – contro il segno negativo del banditismo strillato sui giornali e ad accompagnare il processo all’Anonima e Mesina che allora si apriva a palazzo di Giustizia – a superare: dalla visita apostolica di papa Paolo VI fino al borgo Sant’Elia, dodici giorni dopo la gloria dello scudetto, per la gloria sociale della Madonna di Bonaria, alla voce e la personalità sobria e sportiva di Marisa Sannia al teatro di Sanremo (L’amore è una colomba... Marisa canta Sergio Endrigo e le sue canzoni…). Lucio Abis alla Regione (seguirà Nino Giagu) e Paolo De Magistris in Municipio (seguirà Lino Lai)… Lo sviluppo turistico costiero, fra Villasimius e Santa Margherita, Alghero e la costa gallurese, apriva ancor più – con il Cagliari scudettato – la Sardegna all’Italia e al mondo, e certo la Saras e la SIR nei due capi estremi dell’Isola aprivano anch’esse la Sardegna alla modernità ed alla stima nazionale e internazionale, seppure – la seconda soprattutto, e rovinosamente (intendo la SIR) – finanziando lo sport, fra calcio e basket, compravano il consenso popolare censurando e zittendo, allo stesso tempo, la libera informazione… 

Discutendo tante volte con amici esperti della materia assai più di me, ho fatto spesso rilevare una circostanza che mi era sembrata non colta da altri: l’alto numero, anzi il prevalente numero di giocatori scudettati provenienti, per nascita e formazione anche calcistica, dal Veneto, o dal Triveneto, la formazione geografica che associa alle province storicamente venete (Venezia, Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Verona e Vicenza) quelle del Trentino Alto Adige (Trento e Bolzano) e quelle del Friuli Venezia Giulia (Trieste, Gorizia, Pordenone e Udine). Con i giocatori, l’allenatore più onorato: Manlio Scopigno. 

Discussioni forse surreali, nella mia permanente logica di allungare i ponti ora storici ora geografici, magari combinando al “venetismo” del Cagliari scudettato i messaggi che nel 1865 dall’Isola partivano (con spirito italiano) alla volta dei combattenti di Venezia e Treviso coinvolti nelle battaglie della terza guerra dell’indipendenza nazionale: “come noi sardi con Eleonora e la casata d’Arborea abbiamo lottato per l’indipendenza dagli aragonesi, così fate voi veneti per l’indipendenza dall’Austria…”. O a quel “venetismo” moderno riallacciando le memorie della colonia che da Belluno e Trento, Trieste e Gorizia s’erano impiantate in Sardegna e, grate per gli eroismi della Brigata Sassari, commissionavano a Francesco Ciusa, per la corte del palazzo civico di via Roma nel capoluogo, una grande lapide marmorea con l’emblema di San Marco e il segno d’eroismo dei fanti nostri di Marrubiu e Oliena, Sorso e Gergei… 

Ai giocatori che appresso riporto (in stretto ordine alfabetico) anche per ruolo e per stagione di esordio con la maglia del Cagliari (la gloriosa rossoblù), faccio seguito con altri due prospetti inclusivi: il primo dei nominativi degli atleti che con la squadra hanno giocato negli anni immediatamente precedenti a quello dello scudetto (dunque con la squadra già in A), il secondo degli altri che con nel Cagliari hanno militato nel decennio circa successivo alla conquista dello scudetto: lo scudetto tricolore, e dietro i quattro mori amici del tricolore. La sequenza nominativa segue le anzianità del cartellino acquistato dalla società al tempo presieduta da Enrico Rocca e poi Efisio Corrias, e quindi da Paolo Marras, Andrea Arrica, Mariano Delogu e Alvaro Amarugi.

Brugnera Mario                     Venezia                  Venezia, 2/1946         mezz’ala dal 1968/69

Cera Pier Luigi                       Legnago                  Verona, 2/1941          mediano di spinta dal 1964/65

Greatti Ricciotti                    Basiliano                 Udine, 10/1939          centrocampista dal 1963/64

Mancin Eraldo                      Porto Tolle              Rovigo, 4/1945          terzino dal 1969/70

Poli Cesare                           Breganze                  Vicenza, 1/1945         terzino dal 1969/70

Reginato Adriano                 Carbonera               Treviso, 12/1937         portiere dal 1966/67

Zignoli Giulio                        Verona                    Verona, 4/1946          terzino sinistro dal 1968/69

Scopigno Manlio                  Paularo                     Udine, 11/1925          allenatore dal 1966/67


Cappellaro Renzo                Vicenza                    Vicenza, 5/1937         centravanti dal 1963/64

Visentin Bruno                    S. Donà Piave           Venezia, 1/1936         mezz’ala dal 1964/65

Pianta Pietro                      Pontelongo                Padova, 10/1940       portiere dal 1965/66

Silvestri Arturo                  Fossalta di Piave        Venezia, 6/1921        allenatore dal 1961/62


Roffi Renato                      Udine                           Udine, 6/1951          centrocampista dal 1971/72

Gregori Ivan                      Oderzo                        Treviso, 4/1947        mediano di spinta dal 1974/75

Casagrande Francesco     Mareno Piave             Treviso, 7/1953         mediano di spinta dal 1976/77

Capuzzo Luigi                   Anguillara                   Padova, 4/1958        centravanti dal 1977/78 

Osellame Carlo                Montebelluna             Treviso, 11/1951        ala dal 1979/80

Briaschi Massimo            Lugo Vicentino            Vicenza, 5/1958        centravanti/ala dal 1979/80

Restelli Maurizio             Montebelluna             Treviso, 2/1954         mediano di spinta dal 1981/82

Bogonio Antonio            Monteforte d’Alpone   Verona, 1/1957         stopper dal 1982/83

Marchetti Mariano         Bassano del Grappa    Vicenza, 2/1960        centrocampista dal 1982/83 

Toneatto Lauro              Talmassons                  Udine, 1/1933            allenatore dal 1976/77

Era triestino Carlo Rigotti (allenatore nella stagione 1956/57, in un intermezzo del contrastato lustro cagliaritano di Sergio Piola, e in quella 1960/61); era veronese Piero Andreoli (allenatore succeduto a Piola nello sfortunato suo conclusivo rientro alla terra battuta dell’Amsicora)… E guardando ai tempi meno remoti, ecco l’udinese Massimo Giacomini (nella sfortunata e incompiuta stagione 1991/1992), ecco il padovano di Camposampiero Gianfranco Bellotto (stagione 2000/2001), ecco il vicentino di Piovene Rocchette Giulio Nuciari (stagione sfortunata del 2002), ecco il goriziano Edoardo Reja (stagione 2003/2004)…  

Tutto qui. Evviva il Veneto, evviva il Triveneto. Qualcuno pensi d’intervistare i campioni veneti, sardo-veneti del 1970, rivolgendo non le solite e banali domande che i giornalisti hanno fin qui formulato quasi mai sapendo rivelare la personalità piena di alcuno. Tanto più a quelli che hanno scelto la Sardegna come residenza propria e della propria famiglia nella seconda parte della loro vita: sarebbe bello conoscere la loro formazione sportiva e di vita spalmata fra infanzia ed adolescenza, fra quartiere ed oratorio, palestra e campo forse di periferia, e poi… Fino al 1970, e dopo il 1970 fra le ultime stagioni giocate, e la esplorazione larga o stretta ch’essi hanno potuto compiere, negli anni, della Sardegna, fra campagne dell’interno e coste marine ora tirrene ora sulcitane od oristanesi, magari di Arborea… Mi piacerebbe.


Fonte: Gianfranco Murtas
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