user profile avatar
Redazione

Il Cavaliere Nero a tutto campo su Alfonso Tumbarello: «Sceglie e Gardiol della rivista “L’Ipotenusa” e il Presidente del Rito Simbolico Italiano Pagella non guardino dall’altra parte»

redazionale

article photo


Alle ore 16 e 46 minuti di ieri, domenica di Pasqua, ci è pervenuta in Redazione la seguente “Lettera aperta” a firma Cavaliere Nero, comunità massonica che annovera ad oggi circa 450 partecipanti via Telegram «da ogni regione d’Italia», come lo stesso Cavaliere Nero tiene ad informare.

La pubblichiamo ritenendo di non dover aggiungere altro a quanto in essa contenuto.

La Redazione


Gentile Redazione di Giornalia.com,

Il Cavaliere Nero, in rappresentanza della relativa comunità massonica, alla quale aderiscono circa 450 fratelli e sorelle provenienti da ogni regione d’Italia, ha rilasciato, nei giorni scorsi, tramite il proprio Canale Telegram (t.me/ilcavalierenero2022), un documento i cui contenuti si vogliono oggi portare all’attenzione dell’intera opinione pubblica nazionale.

Il tema è di profonda attualità, ed il quesito proposto chiaro e semplice: la Massoneria italiana vuole o non vuole trovare il coraggio, in se stessa, di denunciare come anti-massonica ogni condotta finalizzata alla partecipazione e al fiancheggiamento in attività criminali e sovversive poste in essere dalla mafia e dalla ’ndrangheta?


Le premesse

In data 5 aprile 2023 esce, sulla piattaforma on-line “Editoriale Domani”, un articolo intitolato “La giustizia massonica e i verdetti sull’onorabilità degli iscritti”, nel quale si afferma:

«Assumono consistenza le parole dell’ex gran maestro Di Bernardo secondo cui “un massone viene condannato per un reato che ha compiuto nella società, però per la massoneria questo non è sufficiente per convalidare quel giudizio. La massoneria dà a se stessa l’autorità di fare la sua verifica per emanare il suo verdetto, che a volte può concordare con quello profano, altre volte no”»

A questa considerazione nello stesso articolo si aggiunge, prendendo spunto dagli atti della Commissione Antimafia della XVII Legislatura:

«La circostanza che non sempre i gravi precedenti penali acquisiscano rilevanza massonica è anche confermata dall’analisi del materiale in sequestro.

A tale ultimo proposito, basti riportare la sintomatica vicenda del fratello che, quale direttore di noti complessi alberghieri palermitani, aveva consentito ad un uomo d’onore di curare gli interessi di varie famiglie mafiose proprio all’interno della importante struttura liberty di ‘Villa Igiea’. Per tali condotte, il direttore, nel marzo del 1999, veniva tratto in arresto con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e, nel successivo settembre, veniva condannato con sentenza di patteggiamento (allora consentita per tali gravi reati).

Di converso, dalla documentazione in possesso della Commissione, si è registrata una condotta altalenante da parte dell’obbedienza: in prossimità dell’arresto, il direttore veniva sospeso dalle attività massoniche; tre anni dopo, nell’aprile 2002, veniva tranquillamente reintegrato; più tardi, veniva investito di rilevanti cariche regionali e nazionali in seno all’associazione massonica.

Quindi, quanto già riportato all’inizio:

Assumono consistenza, dunque, le parole dell’ex gran maestro Di Bernardo secondo cui “un massone viene condannato per un reato che ha compiuto nella società, però per la massoneria questo non è sufficiente per convalidare quel giudizio. La massoneria dà a se stessa l’autorità di fare la sua verifica per emanare il suo verdetto, che a volte può concordare con quello profano, altre volte no”»

E infine:

«A parte quanto già evidenziato ... allorché si è affrontata la questione dell’infiltrazione mafiosa nelle logge si è inoltre constatato che, in diverse occasioni, da parte dei vertici massonici, è stato coltivato l’interesse, del tutto opposto a quello ordinamentale, ad evitare l’accertamento e a salvaguardare la sopravvivenza di quelle articolazioni seppure ad alto rischio di connivenze con la criminalità».


L’“interesse ordinamentale

Ebbene, questo “interesse ordinamentale” a colpire ogni condotta connivente con la criminalità organizzata non è esclusiva dell’ordinamento giuridico italiano, ma rappresenta un “interesse” statuito anche in ambito massonico, solo a considerare ogni tipo di “favoreggiamento” come condotta anti-massonica.

Recita infatti l’art. 187 del “Regolamento del Grande Oriente d’Italia”:

1) In caso di provvedimenti restrittivi della libertà personale emessi dall’autorità giudiziaria profana, il Fratello indagato od imputato può essere sospeso dal Gran Maestro fin quando non fornisca la prova dell’archiviazione, del proscioglimento od assoluzione per i capi d’accusa che hanno determinato il provvedimento restrittivo;

2) Nell’ipotesi che i fatti addebitati costituiscano anche colpa massonica, il Grande Oratore formula una Tavola d’accusa;

3) Il processo massonico viene immediatamente sospeso dopo la notificazione della tavola d’accusa sino alla definizione del processo da parte dell’autorità giudiziaria ordinaria.

Cosa significa tutto questo?

Significa una cosa ben precisa: che in caso di provvedimenti particolarmente gravi emessi dell’autorità giudiziaria statale l’ordinamento massonico prescrive, in capo al Grande Oratore, di promuovere senza indugio Tavola d’Accusa (l’atto di incriminazione interno alla Giustizia massonica) nei confronti dell’arrestato, al sussistere di due condizioni oggettive:

1) Che l’arrestato faccia parte del Grande Oriente d’Italia;

2) Che la condotta posta alla base del provvedimento di limitazione della libertà personale possa inquadrare la “colpa massonica”

A tutela del fratello arrestato il 3° comma dell’articolo citato chiarisce bene la natura di “atto dovuto” della Tavola d’Accusa presentata dal Grande Oratore: infatti, nel contesto di in un impianto del tutto garantistico, si osserva: «Il processo massonico viene immediatamente sospeso dopo la notificazione della tavola d’accusa sino alla definizione del processo da parte dell’autorità giudiziaria ordinaria».

Lo strano caso del “dr. Tumbarello”

In data 7 febbraio 2023 usciva, sulla testata giornalistica on-line “Palermo Today”, un articolo titolato:

Quando il dottore Tumbarello visitava Messina Denaro: «Sta molto male, occorre ricoverarlo»

nel quale si afferma:

Ha visitato più volte il latitante

«Il professionista sarebbe stato perfettamente a conoscenza dell'identità del paziente che stava curando, ovvero il capomafia di Castelvetrano e non il suo alter ego Bonafede, al quale avrebbe fatto - dal 2020 a dicembre scorso, quando è andato in pensione - 95 ricette per dei farmaci e 43 per analisi ed esami. Lo avrebbe anche visitato personalmente, mentre non è ancora pienamente certo che sia stato lui a diagnosticargli il tumore di cui è affetto»

L'accusa di concorso esterno

«L'accusa per il medico è di concorso esterno in associazione mafiosa: "Il dottore Tumbarello - scrive il gip Alfredo Montalto - ha contribuito a garantire la latitanza di Messina Denaro per oltre due anni, proprio quando le condizioni di salute di quest'ultimo lo avrebbero inevitabilmente esposto all'altissimo rischio di essere individuato e arrestato, tenuto conto della necessità di avere cure specialistiche e interagire con numerose persone e professionisti". Ma ha anche "garantito che la latitanza si svolgesse a Campobello di Mazara, nel cuore del mandamento mafioso di Castelvetrano, che Messina Denaro potesse curarsi 'a casa sua', evitando il necessario allontanamento dal 'territorio' che avrebbe minato anche il suo ruolo di vertice di Cosa nostra. Il contributo del dottore Tumbarello è stato dunque finalizzato consapevolmente a favorire e rafforzare l'intera organizzazione mafiosa, alla luce del contesto ambientale in cui è avvenuta la condotta (Campobello di Mazara) e della fondamentale considerazione che in caso di arresto del suo vertice sarebbe stata inevitabilmente compromessa l'intera attività dell'associazione mafiosa"»

Ancora:

Le visite, le prescrizioni e il ricovero

«Secondo la ricostruzione della Procura, il medico il 5 novembre del 2020 avrebbe formato la falsa scheda a nome di Andrea Bonafede "nella quale ha dato atto di aver eseguito personalmente un'accurata anamnesi e valutazione clinica del paziente, sollecitandone il ricovero". Ecco perché i pm ritengono che Tumbarello "ha visitato più volte Messina Denaro e non già il suo assistito Bonafede". L'11 gennaio del 2021, per esempio, ha prescritto a "Bonafede" una timoscintigrafia a Mazara del Vallo, il 28 gennaio 2021 l'analisi di mutazione del dna alla clinica La Maddalena e il primo febbraio successivo l'estrazione del dna sempre nella struttura. Gli ultimi accertamenti prescritti risalirebbero alla fine di novembre scorso, visto che pochi giorni dopo il medico è andato in pensione»

E per finire:

Le antiche conoscenze e la testimonianza di "Svetonio"

«Gli inquirenti mettono poi in evidenza "i rapporti pregressi" tra Tumbarello e il fratello dell'ex superlatitante, Salvatore Messina Denaro, già condannato per mafia. Così come il nome di Tumbarello non è affatto nuovo alle cronache giudiziarie visto che era emerso nella vicenda del sindaco Antonio Vaccarino che per conto del Sisde, col soprannome "Svetonio", aveva cercato e trovato un canale di collegamento con Matteo Messina Denaro (che si firmava "Alessio") tra il 2004 e il 2006. Nell'ordinanza viene ricordata una testimonianza in un processo di molti anni fa di Vaccarino: "Sono stato io a chiedere al dottore Tumbarello di poter incontrare Salvatore Messina Denaro, perché ero suo assistito". Lo studio del medico, quindi, sarebbe stato ritenuto già allora un posto sicuro»

"Spregiudicata capacità delinquenziale"

«Il gip sottolinea che "non può minimamente dubitarsi della consapevolezza da parte di Tumbarello di prestare la sua attività professionale in favore di un soggetto diverso da quello da lui indicato in Bonafede Andrea classe 1963. E non si vede quale altra ragione possa esservi nell'utilizzare una falsa identità in un percorso terapeutico per una patologia di siffatta gravità se non quella di assicurare al suo effettivo e reale beneficiario, Messina Denaro, di accedere alle cure sanitarie nonostante il suo notorio stato di latitanza perdurante da decenni". Il giudice rimarca infine che Tumbarello "ha dimostrato una non comune e spregiudicata capacità delinquenziale, ancora più melliflua e sfuggente perché celata attraverso lo svolgimento di una nobile professione, e ancor più grave perché manifestata attraverso l'abuso delle pubbliche funzioni certificative che ha il medico di base"»

È poi notizia di pochi giorni fa che il Tribunale del Riesame ha negato la scarcerazione del fratello dr. Alfonso Tumbarello, poiché è emerso, nel corso dell’istruttoria, che la scheda intestata al paziente Andrea Bonafede, alter ego del boss di Castelvetrano, non sarebbe stata accessibile a tutti.

Questa circostanza per la Procura non sarebbe affatto casuale.


Matteo Messina Denaro

Giunti a questo punto, il Cavaliere Nero e la community che esso rappresenta desiderano focalizzare l’attenzione dei lettori sulla figura di Matteo Messina Denaro, cioè sul presunto “favorito” dall’attività del fratello medico Alfonso Tumbarello.

Una lunga storia di sangue

Oltre che per le stragi mafiose avvenute tra il 1992 e il 1993, costate la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, agli uomini delle Forze dell’Ordine addetti alle loro scorte e ad altri cittadini (ricordiamo l’autobomba di via dei Georgofili a Firenze), Matteo Messina Denaro, capomafia di Castelvetrano, è imputato per altre decine di omicidi. Di alcuni è stato il mandante, mentre di altri è accusato di essere l’esecutore materiale, cioè la persona che ha portato effettivamente a termine l’assassinio.

Tra gli omicidi di cui è stato il mandante, nel 1995, quello di Giuseppe Montalto, agente di Polizia Penitenziaria nella sezione 41-bis del carcere Ucciardone di Palermo. Ucciso nei pressi di Trapani dopo aver intercettato e consegnato alle autorità un “pizzino”, cioè un messaggio, diretto a un capomafia all’interno del carcere.

Giuseppe Montalto e Filippo Salsone

Una storia che ci ricorda molto da vicino quella di Filippo Salsone, maresciallo della Polizia Penitenziaria trucidato il 7 febbraio 1986 a Brancaleone, solo per aver fatto fino in fondo il suo dovere nel carcere napoletano di Poggioreale.

Filippo Salsone è una figura esemplare a noi particolarmente cara, perché papà di Antonino, Presidente del Collegio dei Maestri Venerabili della Lombardia fino a quando il Grande Oratore Michele Pietrangeli non lo ha ingiustamente colpito (e la Giustizia massonica  indebitamente condannato), per aver espresso – da libero cittadino – un pubblico pensiero sull’esigenza che il dettato costituzionale fosse rispettato tanto nella forma quanto nella sostanza.

Il piccolo Giuseppe Di Matteo

Tra gli altri omicidi di cui Matteo Messina Denaro è ritenuto responsabile (sentenza del 12 gennaio 2012 e relativa condanna all’ergastolo) spicca quello, senz’altro infame, perpetrato ai danni del piccolo Giuseppe Di Matteo, rapito su suo ordine da Cosa Nostra all’età di dodici anni, dopo che il padre Santino aveva cominciato a collaborare con la Giustizia, soffocato e sciolto nell’acido pochi giorni prima del suo quindicesimo compleanno.

Questa la ricostruzione dell’omicidio fatta in Aula da Vincenzo Chiodo, uno degli esecutori materiali:

«Io ho detto al bambino di mettersi in un angolo, cioè vicino al letto, quasi ai piedi del letto, con le braccia alzate e con la faccia al muro. Allora il bambino, per come io ho detto, si è messo faccia al muro. Io ci sono andato da dietro e ci ho messo la corda al collo. Tirandolo con uno sbalzo forte, me lo sono tirato indietro e l’ho appoggiato a terra. Enzo Brusca si è messo sopra le braccia inchiodandolo in questa maniera (incrocia le braccia) e Monticciolo si è messo sulle gambe del bambino per evitare che si muoveva. Nel momento della aggressione che io ho buttato il bambino e Monticciolo si stava già avviando per tenere le gambe, gli dice ‘mi dispiace’ rivolto al bambino ‘tuo papà ha fatto il cornuto’ (…) il bambino non ha capito niente, perché non se l’aspettava, non si aspettava niente e poi il bambino ormai non era… come voglio dire, non aveva la reazione di un bambino, era come un animale, sembrava molle… anche se non ci mancava da mangiare, sicuramente la mancanza di libertà... il bambino diciamo era molto molle, era tenero, sembrava fatto di burro… cioè questo, il bambino penso non ha capito niente. Sto morendo, penso non l’abbia neanche capito. Il bambino ha fatto solo uno sbalzo di reazione, uno solo e lento, ha fatto solo questo e non si è mosso più, solo gli occhi, cioè girava gli occhi. (…) io ho spogliato il bambino e il bambino era urinato e si era fatto anche addosso dalla paura di quello che abbia potuto capire o è un fatto naturale, non lo so, perché è gonfiato il bambino. Dopo averlo spogliato, ci abbiamo tolto, aveva un orologio da polso e tutto, abbiamo versato l’acido nel fusto e abbiamo preso il bambino. Io ho preso il bambino. Io l’ho preso per i piedi e Monticciolo e Brusca l’hanno preso per un braccio l’uno così l’abbiamo messo nell’acido e ce ne siamo andati sopra. (…) io ci sono andato giù, sono andato a vedere lì e del bambino c’era solo un pezzo di gamba e una parte della schiena, perché io ho cercato di mescolare e ho visto che c’era solo un pezzo di gamba… e una parte… però era un attimo perché sono andato… uscito perché lì dentro la puzza dell’acido era… cioè si soffocava lì dentro. Poi siamo andati tutti a dormire»


La “questione morale” che affligge la Massoneria italiana

Dopo aver esposto i fatti precedenti, nel loro esclusivo apparire oggettivo, veniamo ora a quella che ci sembra la “questione morale” che affligge la Massoneria italiana. La esprimiamo con un primo secco interrogativo: «Perché alle tante belle parole, che siamo i primi a condividere, a sottoscrivere e ad applaudire, non conseguono – nel caso specifico del dr. Alfonso Tumbarello – semplici azioni congruenti rivolte ad avvalorarle e confermarle?»

Questa domanda/riflessione ci conduce alla proposizione di due ulteriori quesiti:

1) Venerabilissimo Gran Maestro Stefano Bisi e Rispettabilissimo Grande Oratore Michele Pietrangeli, a Vostro parere la condotta del fratello dr. Alfonso Tumbarello, per come ipotizzata dalla magistratura inquirente e nel contesto normativo dell’art. 187 del Regolamento del Grande Oriente d’Italia, configura o non configura condotta anti-massonica?

2) E se effettivamente configura condotta anti-massonica (come appare all’evidenza del senno), perché Venerabilissimo Gran Maestro e Rispettabilissimo Grande Oratore non avete ancora elevato Tavola d’Accusa nei confronti del fratello dr. Alfonso Tumbarello? Vi è per caso qualche circostanza che, a Vostro avviso, ne impedisce la formulazione?

Il Cavaliere Nero vuole ricordaVi, Venerabilissimo Gran Maestro e Rispettabilissimo Grande Oratore, e ricordare nel contempo anche al fratello dr. Tumbarello (il quale attualmente soggiorna in carcere con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa), che per il piccolo Giuseppe Di Matteo non ci furono né prescrizioni mediche, né analisi, né somministrazione di farmaci, né visite ospedaliere “in Clinica”, né cure specialistiche, ma soltanto due fusti d’acido e una penna con un foglio bianco per scrivere la sua ultima letterina...

Letterina che i suoi aguzzini, dei quali il dante causa – lo ricordiamo – era Matteo Messina Denaro, gli fecero scrivere indirizzandola al nonno, infliggendogli così la più sporca e vigliacca delle umiliazioni: quella di fargli credere, lamentandosene, di essere stato abbandonato da tutti.

“Abbandonato da tutti” Venerabilissimo Gran Maestro Stefano Bisi e Rispettabilissimo Grande Oratore Michele Pietrangeli. Dimenticato da tutti quelli che girano la faccia dall’altra parte di fronte al suo orrore, e non prendono severa posizione critica su chiunque si trovi in presunzione di aver favorito la latitanza di chi ne ordinò il sequestro, decretandone nel contempo la morte.

Per queste ragioni il Cavaliere Nero, insieme a tutta la comunità massonica nazionale e all’opinione pubblica italiana, chiede che alle domande sollevate sia data urgente, chiara ed esaustiva risposta.

Ed è sempre per questa ragione che intendiamo estendere il nostro appello a personalità particolarmente prestigiose del nostro Ordine, con la speranza che esse possano intercedere affinché vi sia, sulla questione evidenziata, una solerte ed illuminata presa di posizione, che è poi quella del rispetto pedissequo dell’art. 187 del Regolamento dell’Ordine


Appello ai Direttori della Rivista di studi massonici “L'Ipotenusa” (Organo ufficiale del Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili del Piemonte e Valle d’Aosta)

Pertanto, sulla base di quanto dichiarato, invochiamo, sulla questione esposta, l’aiuto dei fratelli:

- Dario Sceglie, Direttore Scientifico della prestigiosa Rivista di studi massonici “L'Ipotenusa” (Organo ufficiale del Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili del Piemonte e Valle d’Aosta) e Presidente del “Centro di Documentazione Ipotenusa”

e

- Paolo Gardiol, Direttore Editoriale della sopraccitata rivista

A questo proposito il Cavaliere Nero segnala al fratello Dario Sceglie come l’ingiustizia compiuta verso il piccolo Giuseppe Di Matteo sia ben maggiore di quella “compiuta contro i massoni italiani”, riguardante la restituzione al Grande Oriente d’Italia – da parte dello Stato italiano – dei pochi metri quadri afferenti alla sede storica di Palazzo Giustiniani (questione che nei mesi scorsi ha interessato abbondantemente la Rivista da lui diretta).

Il Cavaliere Nero è fermamente convinto che a tormentare le coscienze dei massoni italiani siano oggi le questioni sopra evidenziate. Questioni che hanno a che fare con la stessa dignità morale del Grande Oriente d’Italia, e non aspetti immobiliari da quattro soldi.

Il Cavaliere Nero è fiducioso che i Fratelli Dario Sceglie e Paolo Gardiol, forti della loro sapienza e dell’autorità derivante dalla discendenza iniziatica, dagli insegnamenti morali e dall’ineguagliato spessore etico dei loro padri (citiamo il prof. Augusto Comba, Fondatore e primo Oratore della Rispettabile Loggia Mario Savorgnan d’Osoppo n. 587 all’Oriente di Pinerolo, nonché Docente alla Cattedra di Storia del Risorgimento all’Università di Torino; Pericle Marcuzzi, riconosciuto come il più grande storico della Massoneria italiana; Giorgio Tron, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dal 1960 al 1961; Galliano Tavolacci, Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico ed Accettato dal 1953 al 1959; Francesco Siniscalchi; Corrado Pagliani; Cino e Ugo Poli; Lucio Lupi; Carlo Curti; Francesco Brunelli; Carlo Gentile; Bruno Dragonero; Paolo Busso; Leo De Benedetti; Sergio Faravelli; Luigi Teofilo; Angelo Ruffino; Riccardo Sacco e Massimo Raffo), sappiano, attraverso il loro autorevole consiglio, porre fine all’inaccettabile situazione di stallo in cui versa la Giunta del Grande Oriente d’Italia riguardo al doveroso rispetto dell’art. 187 del Regolamento dell’Ordine, e per questa ragione sente di riporre in loro fondata speranza.


Appello al Gran Maestro degli Architetti e Serenissimo Presidente del Rito Simbolico Italiano, l’Illustrissimo fratello Marziano Pagella

Inoltre, il Cavaliere Nero si appella al Gran Maestro degli Architetti e Serenissimo Presidente del Rito Simbolico Italiano, l’Illustrissimo fratello Marziano Pagella, affinché eserciti la Sua Alta prerogativa di Custode degli ideali morali ed iniziatici e dei valori del Grande Oriente d’Italia, in qualità di Supremo rappresentante del Rito Simbolico Italiano, da sempre considerato “Sentinella dell’Ordine”.

Un ruolo che necessita distacco, attenzione, freddezza, intransigenza, onore e fedeltà. Tutte qualità che il Cavaliere Nero riconosce, in pieno, all’Illustrissimo fratello Marziano Pagella.

L’esortazione è quella a non voltarsi dall’altra parte! Oggi meno che mai.

Lo dobbiamo ai tanti eroi caduti che ci guardano e ci giudicano.

Lo dobbiamo innanzitutto al piccolo Giuseppe Di Matteo, e ai tanti servitori dello Stato come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giuseppe Montalto e Filippo Salsone, che da ogni nostra azione potranno trovare, a seconda, motivo d’offesa o ragione d’orgoglio.


Viva la Massoneria, Viva il Grande Oriente d’Italia!

Firmato, il Cavaliere Nero


Il Cavaliere Nero prega la Redazione di Giornalia.com di dar notizia della presente comunicazione all’Ufficio Stampa del Grande Oriente d’Italia, alla Rivista di studi massonici “L’Ipotenusa” e alla Segreteria del Rito Simbolico Italiano.

Fonte: C.N.
RIPRODUZIONE RISERVATA ©

letto 4759 volte • piace a 3 persone1 commento

User Avatar

Andrea Frasca

09 Dic 2023

Miglior Offerta di Prestito in tutta Italia Buongiorno Sono Andrea FRASCA un individui che offrono un prestito a chiunque abbia bisogno di un prestito per risolvere un problema. Ti offro fino a 700.000,00 Euro a 2000€ con un tasso di interesse del 2%. Per ulteriori informazioni, Contrastant tramite: E-mails andreafrasca1@yahoo.com


Devi accedere per poter commentare.

Scrivi anche tu un articolo!

advertising
advertising
advertising