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Gianfranco Murtas

In memoria di Paolo Spissu. Quella certa sera a Palazzo Sanjust, conversando su Giordano Bruno e gustando trenta caricature dei massoni sardi d’inizio Novecento opera di Pippo Boero (parte seconda)

di Gianfranco Murtas

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Riprendo l’argomento già affacciato nell’articolo postato lo scorso 19 dicembre. E lo faccio perché resti nella cronaca civica del nostro tempo una traccia degli sforzi che la Libera Muratoria sarda e, nel caso, specificamente cagliaritana ha compiuto per realizzare con i suoi mezzi tipicamente fraternali – e con successi e con cadute –, gli obiettivi morali, intellettuali, etico-civili e sociali che sono propri della sua storia secolare. Io vi ho avuto parte numerose volte e per quasi mezzo secolo, per cui darne testimonianza mi pare un dovere anche oggi partecipativo e insieme una personale necessità, ora che l’autunno della vita prospetta i congedi e impone la più trasparente rivelazione dell’anima. Come appunto è stato, così di recente, evocando la memoria cara di Paolo Spissu.

Fu dunque sabato 16 novembre 2013 che potemmo organizzare, a palazzo Sanjust, una bella serata celebrativa di Giordano Bruno: ma un Giordano Bruno colto sì, naturalmente, nelle sue intuizioni e speculazioni filosofiche, ma anche e direi soprattutto un Giordano Bruno cagliaritanizzato, per quanto del suo mito ricadde, non soltanto nella Massoneria locale, ma direi in diverse componenti della società civile post-1889, dopo cioè l’evento di Campo de’ fiori (in cui, con l’arte dello scultore e prossimo Gran Maestro Ettore Ferrari, aveva trionfato la parola di Giovanni Bovio). E benché sia poi vero che già dal 1888 si era ripreso, o forse si era preso, anche a Cagliari – oratore Antonio Campus Serra –, a ricordarne il sacrificio sul patibolo infuocato della Inquisizione romana, in quel certo 17 febbraio 1600.

La cosa, da noi, era pronta da mesi, ma occorreva attendere il benestare della Gran Segreteria del GOI all’apertura dei portoni di quel palazzo di Castello, solenne e prestigioso, allora già da un quarto di secolo sede delle logge cagliaritane cui esso era stato donato dalla munificenza del professor Vincenzo Racugno, riconosciuto Gran Maestro onorario nel 1993: apertura al pubblico s’intende, a quella città ammessa nei saloni dei Passi Perduti e nei Templi simbolici in occasione di ogni edizione di Monumenti Aperti ma più raramente per iniziative di taglio culturale che pur avevano un evidente riscontro civico.

C’era stata – e qui mi limito alle mie cose e alla mia memoria – la bella occasione, nel 2008, della consegna alla casa massonica del busto storico di Giovanni Bovio, del quale avevo trovato traccia documentale in un inventario della remota loggia Sigismondo Arquer (allora con sede in via Barcellona) datato 31 dicembre 1910, c’erano stati vari altri eventi cui ero stato invitato o che mi avevano avuto partecipante e perfino protagonista “per la causa”: con Tito Orrù e la professoressa Anna Maria Isastia a discorrere di Giorgio Asproni, con Ester Gessa e Stefano Pira a ripassare le pagine storiche dell’apripista loggia Vittoria (1861-1877) e della coeva nuorese Eleonora, con Enrico Rais a dire di Franco d’Aspro e dell’Obbedienza ferana chissà se sorella o concorrente del GOI… e così per il 40° della nuova Sigismondo Arquer (che non aveva nessun collegamento con l’omonima prefascista ma derivava dal “gruppo di lavoro” P2 allestito nel 1967-68 da Francesco Bussalai e Giovanni Gardu), ecc. E nell’eccetera ingloberei certamente la serata evocativa, nel 2009, del centenario del terremoto di Messina e Reggio (per la larga partecipazione solidaristica di Cagliari e dei massoni cagliaritani) così come quella, nel 2011, celebrativa di una figura eccellente della nostra contemporaneità, quale fu Fabio Maria Crivelli… O assai più recentemente – 2018-2019 – per la giornata della fierezza massonica e anche per la presentazione dei tre roll up che approntai relativamente all’umanitarismo massonico cagliaritano fra Otto e Novecento ed alla epigrafia cimiteriale, massonica naturalmente, presente in quel di Bonaria e di San Michele.

Stanze accoglienti, quelle di palazzo Sanjust, e insieme austere – sì, religiosamente austere – nella gestione (e nelle cure) che ne assicurarono negli anni i Maestri di casa Natalrigo Galardi e Renato Manchinu. Le aperture graduali degli ambienti un tempo tenuti gelosamente per sé dai liberi muratori erano finalizzate, fin dai tempi del Gran Maestro Corona e più ancora sotto le granmaestranze di Virgilio Gaito e Gustavo Raffi, a stabilire ponti di conoscenza, e quindi di amicizia, fra il vasto mondo della cultura e del civismo e l’Ordine massonico che marciava regolare in Italia dal 1805 e in forme più strutturate e coordinate nel territorio nazionale, dal 1859, vigilia della unità politica della patria.

Fu in questa logica che i portoni si spalancarono alla città per… ascoltare e vedere, direi per condividere una generale acquisizione, ché tale di fatto era per gli stessi interni, cioè i quotizzanti delle logge che non avevano avuto mai occasione di un approfondimento mirato ai temi dell’ordine del giorno: quel busto centenario del Nolano (riparato infine nelle facoltà umanistiche di Sa Duchessa), quei profili umani e professionali dei liberi muratori cagliaritani (e oltre) ripassati dalla matita di Pippo Boero e conclusisi con l’autoritratto del caricaturista e noto scultore cresciuto alla scuola romana nientemeno che del già citato Ettore Ferrari.

Come speciale omaggio alla loggia Giordano Bruno n. 2017, organizzatrice della manifestazione, e in memoria del carissimo e sempre presente Fr. Paolo Spissu, vorrei ricordare i momenti salienti di quella serata, e ancora però richiamando prima un altro incontro che di quello novembrino costituì una sorta di anticipazione. Mi riferisco alla rievocazione delle vicende della Giordano Bruno n. 656, cioè della loggia che in città visse – invero con molte illusioni e con qualche errore gestionale – una stagione di giusto cinque anni.




E va detto comunque che le esperienze negative, nell’associazionismo e nell’associazionismo (anche fraternale) non meno che nella vita personale dei singoli, possono costituire tappe di progresso se opportunamente elaborate. Ciò che puntualmente avvenne fra i partecipanti a quella Giordano Bruno così come fra coloro che alle dinamiche del singolare cantiere allora aperto assistettero, ora accompagnandolo con l’incoraggiamento ora non nascondendo, lealmente, qualche diffidenza.

Della n. 656 giustinianea cagliaritana

Presento di seguito alcuni stralci di quella mia ricostruzione. Non si tratterà che appena di un estratto orientato più a valorizzare intenzioni e programmi che non attività concluse che, alla fine, per il più mancarono, forse anche perché ad affermarsi parve allora, a palazzo Chapelle, il protagonismo assoluto e quasi… pervadente della loggia gemella – la Hiram n. 657 – la quale, per diverse ragioni e circostanze e di certo, in primo luogo, per la leadership carismatica e l’abilità progettuale ed operativa del suo Maestro Venerabile Mario Giglio, uomo di banca (allora l’onorato Banco di Napoli) e di mille relazioni, riuscì a catalizzare su di sé il meglio delle risorse approcciabili nella società civile, nella scuola come nell’impresa, nell’arte e nella politica come nelle professioni.

Trascorso mezzo secolo e più, affondando le vicende pubbliche dei singoli partecipanti nei primi decenni del dopoguerra, tutto è ormai storia e sempre storia onorata e onorevole. Le personalità che, fra molte difficoltà, dettero allora il meglio di quel che potevano erano professionisti e cattedratici di alta levatura e rappresentavano, nel loro disegno fraternale, quanto alcune correnti massoniche del continente andavano sostenendo dover essere l’obiettivo di tanta impresa: il mix fra rappresentatività sociale ed eccellenza intellettuale e professionale, così da dare benzina al motore liberomuratorio nazionale, per tanti aspetti contrastato ed offeso dai prevalenti settori di un certo dogmatismo tanto guelfo quanto comunista a tinte ancora rigidamente classiste. Ecco l’estratto dalle originarie 30 cartelle.

Il quadro storico degli anni '60

Il percorso di vita della Giordano Bruno n. 656 all'Oriente di Cagliari dura esattamente 5 anni, i mese e 21 giorni: dall'8 febbraio 1966 data della firma, da parte del Gran Maestro Giordano Gamberini, del decreto di costituzione, al 29 marzo 1971 data della firma, da parte del Gran Maestro Lino Salvini, del decreto di demolizione.

Vero è comunque che, di tale periodo, soltanto la metà è spesa con qualche utilità, o almeno con una aspettativa, forse non un progetto compiuto, ma almeno il desiderio di provarci, di maturare una originale esperienza d'orgoglio muratorio.

A collocare tale vicenda sul grande scenario storico e sociale, potremmo subito richiamare le grandi inquietudini (con riverberi anche nazionali) per l'escalation americana nella guerra del Vietnam, anche con le speculari crescenti manifestazioni pacifiste in USA ed Europa; la guerra dei "6 giorni" fra Israele e la coalizione arabo-palestinese nel 1967; l'invasione della Cecoslovacchia da parte dell'esercito sovietico nel 1968; il movimento contestativo giovanile che da Parigi si estende a tutto il continente; i primi episodi della cosiddetta strategia della tensione in Italia, con lo scoppio alla Banca Nazionale dell'Agricoltura in Milano (in risposta agli indirizzi dell' "autunno caldo" sindacale) e nel 1970 con la rivolta reazionaria di Reggio Calabria; le tensioni - certo ideali e nobili, ma non senza rotture - all'interno della Chiesa cattolica del dopo Concilio, con la diffusione delle comunità di base disallineate alle pastorali diocesane, le sperimentazioni liturgiche, ecc.

In Sardegna siamo negli anni del banditismo che rimanda a Mesina ed alle grandi operazioni di polizia in Barbagia con i baschi blu di provenienza continentale; dell'insorgenza di un sentimento e anche di un filone politico detto "anticolonialista" e indipendentista; della politica contestativa del governo da parte delle giunte regionali Dettori e Del Rio; dell'accelerazione della industria turistica costiera e di quella sporca di base, petrolchimica, con illusorie lavorazioni manifatturiere a valle; e anche, nello scampolo temporale, della visita cagliaritana di Paolo VI e dello scudetto tricolore del Cagliari, e del centenario deleddiano...

Il mito bruniano nella Cagliari di fine Ottocento

Verso la fine degli anni '80 dell'Ottocento... Mettiamola così: al termine di un ventennio pieno di presenza e di attività liberomuratoria nelle diverse Valli isolane (17 logge di cui sei a Cagliari), per nove anni - dal 1881 al 1890— in Sardegna ed a Cagliari non si è registrata alcuna attività né presenza massonica organizzata.

Ciò non significa che i Fratelli di antica iniziazione non abbiano pubblicamente rappresentato, quando possibile, le loro idealità. Valga il caso di Gavino Scano, giurista già rettore dell'università e prossimo senatore del regno, che nel 1886 ha tenuto in piazza Villanova (poi Martiri) il discorso ufficiale per la inaugurazione del monumento ai caduti sardi nelle guerre di indipendenza nazionale.

Verso la fine del penultimo decennio del secolo, sulla scia del risveglio bruniano nel continente e nella capitale, che sfocerà nella inaugurazione della grande statua a Campo de' fiori, anche a Cagliari si registra un interesse rinnovato alla filosofia ma forse più ancora ai significati simbolici che la tragica fine del frate domenicano di Noia evoca: nei senso dell'autonomia della ricerca intellettuale dai vincoli dogmatici e ancor più da ogni pretesa autoritaria della Chiesa. A prendere l'iniziativa è dunque l'intellettualità - professori e studenti dell'università - e nel 1888, nell'aula magna dell'ateneo si tiene appunto, alla data anniversaria - il 17 febbraio - una memoria bruniana. Relatore il professor Antonio Campus Serra, futuro deputato.

Si pensi cosa sia Cagliari in quell'anno: siamo all'indomani dei crac bancario, dell'assalto agli sportelli e degli scontri con la forza pubblica con morti e feriti dell'arresto dell'on. (e Fr.) Pietro Ghiani Mameli (autoconsegnatosi a Buoncammino) e di vari suoi collaboratori del Credito Agricolo Industriale Sardo/Cassa di Risparmio di Cagliari/Credito Fondiario; siamo nel pieno del "vuoto di credito" e più ancora della perdita di tutti i risparmi privati e pubblici, nel pieno della crisi economica con la perdita dei mercati di sbocco dell'agricoltura sarda a causa della guerra tariffaria (originata dallo stesso governo italiano per proteggere l'industria manifatturiera del nord); l'amministrazione civica di Cagliari vive una irrisolta precarietà, sta tramontando una certa classe politica e sta sorgendo il fenomeno Bacaredda, che sarà sindaco dalla fine del 1889: lo stesso anno di esordio dell'Unione Sarda.

E' in questo contesto che si affaccia in città il mito bruniano e, appunto nel 1889, che un gruppo di quattro studenti (tre di Legge e uno di Medicina) parte, accompagnato o guidato dal professore (e Fr. già della Vittoria) Gavino Scano, per Roma e là partecipare - il 9 giugno - allo scoprimento del monumento in Campo de' fiori. La statuaria - va ricordato - costituisce uno degli strumenti privilegiati della pedagogia civile della Massoneria postrisorgimentale, che così lancia i suoi messaggi alla opinione pubblica.

Secondo le modalità del tempo, al suo ritorno in città - sbarco a Golfo Aranci, dodici ore di treno e arrivo alla stazione ferroviaria di Cagliari -, la delegazione viene accolta da centinaia di persone: autorità accademiche ed amministrative, banda civica, tutti i sodalizi (patriottici o di mestiere) con bandiera, idem le scolaresche e società sportive, ecc. In corteo si sale per Stampace e la Marina (via Sassari, il Corso, piazza Yenne, vie Manno e Argentari - poi Mazzini) e infine si giunge all'università.

Discorsi di benvenuto (cominciando dal rettore Giuseppe Todde, uno dei dioscuri villacidresi di cui è traccia in "Paese d'ombre" di Dessì) e discorsi di relazione di "quel che abbiamo vissuto". Fra i più entusiasti è uno studente e poeta mazziniano/garibaldino ed anticlericale - Emanuele Canepa - che è fratello di un monsignore importante dell'archidiocesi e prossimo vescovo di Nuoro. (Peraltro è da dire che, nel giorno del Corpus Domini, l'arcivescovo Vincenzo Gregorio Berchialla protesterà, per tanta revanche bruniana, dal pergamo della cattedrale, indicendo anche preghiere riparatorie; per parte sua L'Avvenire di Sardegna, il quotidiano di Cagliari diretto dal garibaldino Giovanni De Francesco, coprirà invece l'evento con pagine interamente dedicate ad esso).

Si riparla di Giordano Bruno all'Università, quella sera di venerdì 14 giugno 1889, quando una voce s'alza e grida «Intendiamoci!». Vuole proprio lanciare un appello, che sarà ripreso dalla stampa: occorre "intendersi", cioè prendere contatto e stipulare intese, nell'intellettualità liberale locale. Professori e studenti, e chiunque si ritrovi in quelle idealità libertarie che il nome di Giordano Bruno evoca.

Un appello che sarà fatto proprio da Leonardo Ricciardi, professore di chimica all'lstituto Tecnico, il quale scriverà una lettera a L'Avvenire di Sardegna: ogni grande città celebra la sua vittima dell'intolleranza, Bruno, Sarpi, Savonarola... Ma anche Cagliari deve fare la sua parte, perché Cagliari ha pure essa il suo martire: è Sigismondo Arquer. Che bisogna monumentare. Da qui a puntate, sul giornale, la biografia dell'Arquer, scritta da un collega di Ricciardi, il professor Luigi Manzi, docente di geografia. Le puntate saranno poi riunite in un volumetto messo in vendita per recuperare i fondi per una lapide, almeno una lapide... Conclusione: l'idea evolve e due o tre mesi dopo si alzano le Colonne della Sigismondo Arquer - appunto il Giordano Bruno sardo -, a segnare la ripresa massonica a Cagliari dopo nove anni di sonno generalizzato.

Nel 1908 e nel 1913

Ancora Giordano Bruno. E' noto che a Cagliari a lui fu intitolata l'associazione dei Martiri del libero pensiero, con sede in via Barcellona. Si era nel 1908. Partecipò anche Antonio Gramsci, allora studente al vicino liceo Dettori. Biblioteca, i giornali, qualche discussione, l'iniziativa per qualche comizio pubblico magari in piazza del Carmine o allo square, presso il monumento di Giovanni Bovio: queste le dotazioni e le attività.

Gli anni 1907-1908 furono a Cagliari anni di forte ripresa anticlericale. C'erano manifestazioni private e pubbliche tutti i giorni… nelle strade e nelle sedi di associazioni o dei sindacati. (Nel 1906 era montata la rivoluzione contro il carovita di cui aveva pagato le conseguenze il sindaco Bacaredda e da allora per qualche anno la città restò preda della instabilità amministrativa, passando da un commissario prefettizio all'altro. I partiti dell'estrema - repubblicani, radicali e socialisti - che avevano guidato i moti popolari aggiunsero, con il tempo, alle ragioni della protesta sociale gli argomenti ideologici. E colpisce come questo revival giacobino venga all'indomani della rivolta sociale; così come era capitato nel 1888-1889, appunto dopo il crollo bancario e l'inizio della gravissima crisi economica).

Un salto di cinque sei anni. Nel settembre 1913 si inaugura a Cagliari il monumento a Giordano Bruno: nella parte alta di via Mazzini, quasi a Porta Castello. Un comitato lancia l'idea e raccoglie i fondi da mezza Sardegna, anche le logge sono attive nella colletta, il Comune mette a disposizione l'area in cui viene collocata l'erma di un Bruno sdegnato. I monsignori del Seminario Tridentino che è in via Università, o del Duomo e dell'Episcopio sono costretti a passare di lì, davanti all'abbrustolito dalla Santa Inquisizione. E' un supplizio quotidiano per le coscienze timorate.

Resterà, il monumento a Giordano Bruno, per 13 anni; poi il fascismo lo rimuoverà, all'inizio intendendo sostituirlo con una statua di San Francesco, nel settimo centenario della morte; poi San Francesco andrà nella piazza Carlo Alberto e al posto di Giordano Bruno sarà piantato un palmizio. Un anno e mezzo dopo, pare per intervento diretto di Mussolini, il busto uscirà dal sacco che lo aveva imprigionato per essere collocato, fra le proteste della stampa cattolica locale, in un nicchione dell'atrio della Università; così dal 1928 fino al 1946; dopo la guerra seguirà la facoltà di Lettere, trasferita in via Corte d'Appello, e dal 1960 a Sa Duchessa.

Una biblioteca bruniana nel 1947

Nelle carte della gloriosa loggia Risorgimento n. 354 all'Or. di Cagliari - quella che nel secondo dopoguerra fu la prosecuzione ideale della Sigismondo Arquer prefascista - ho trovato qualche documento riguardante una biblioteca cagliaritana intitolata, come Sezione del libero pensiero cui si sarebbe voluta riferire, proprio a Giordano Bruno.

Sponsorizzata in loggia da un Fratello di freschissima iniziazione al principio del 1947 - il Fr. Renato Papò, sovrintendente bibliografico per la Sardegna installato presso la Biblioteca Universitaria di Cagliari - la biblioteca del libero pensiero fa capo a Gianni Paglietti Stiglitz ed è ospitata da qualche mese nella sua abitazione, al primo piano del civico 44 di via Porcile. Costituitasi nel gennaio 1947, la sezione s'intitola "Circolo Culturale Giordano Bruno", dizione ricamata in oro nella bandiera sociale rossa con frangia nera, sormontata da una sciarpa con i colori nazionali ed al centro recante una mano che impugna una fiaccola; ospitata quando possibile per le assemblee dalla sezione socialista del Corso, lo stesso Oratore Salvago propone una più giustificata collocazione o accoglienza nella loggia, o di fianco ad essa. Per sottrarla a strumentalizzazioni partitiche, e forse riossigenare di umori giacobini la Massoneria cagliaritana risorta dalle ceneri della dittatura e della guerra. Si ignora se questo sia poi avvenuto, per quanto sia da propendersi per il no: sia per il mancato patronato del Grande Oriente a quel sodalizio, sia per l'insorta nuova crisi nella Massoneria cittadina.




Lo statuto del sodalizio è quasi monumentale, 110 articoli. Obiettivo primo: «incremento del libero pensiero e diffusione della cultura laica allo scopo del miglioramento dell'uomo e del perfezionamento della società civile», il che vale come motivo echeggiante una suggestione massonica così come il distintivo sociale costituito da un triangolino; gli strumenti di emanazione umana e sociale sono individuati in quattro campi: «il lavoro, l'istruzione, la scienza, l'esercizio della filantropia». E anche «il reciproco aiuto fra i membri del circolo». Autentica loggia non-loggia, tale si conferma anche nella sua dichiarata estraneità «a tutte le elucubrazioni e passioni dipendenti dagli umani interessi», il che dunque comporta l'interdizione a «tutte le questioni di settarismo politico e di proselitismo religioso». Le conferenze sono ritenute un mezzo perfetto per realizzare la missione. Il prof. Lorenzo Giusso - docente di filosofia in facoltà di Lettere - comincia lui onorando il 16 febbraio il 347° anniversario del rogo di Campo de' fiori. Qualche conferenza è stata anche preparata per i microfoni di Radio Cagliari.

La biblioteca intanto ha attivato il servizio prestito: i libri di testo sono messi a disposizione di scolari e studenti, dalle elementari alle medie, dalle superiori alla università, soprattutto di Legge, Lettere e filosofia, ed Economia (a Roma in attesa della apertura a Cagliari).

Il Gran Maestro Laj è stato richiesto di un intervento: urge trovare una sede, dopo che la Intendenza di finanza (che pur l'aveva promessa) ha negato la disponibilità dell'Auditorium di piazzetta Savoia. Il Fr. Papò accompagna l'istanza di Paglietti Stiglitz, ma è chiaro che Palazzo Giustiniani ben poco possa fare se anche la sua loggia Risorgimento non ha sede propria... Quel che si può fare, e si fa, da parte dei Fratelli, è partecipare ad assemblee e conferenze.

Fra i giustinianei degli anni '60

Passano 18 anni. Nell'autunno 1965 i massoni in Sardegna - tutti giustinianei, dopo il crollo sia degli ALAM di Piazza del Gesù che degli AA.LL.AA.MM. già di Palazzo Brancaccio, in gran parte confluiti nella vitalissima Nuova Cavour all'Or. di Cagliari - sono forse cento/centoventi in tutto. Qualcosa come sessanta - la metà cioè - lavorano nel Tempio di piazza dei Carmine 22 (al secondo piano di palazzo Chapelle), obbedienti al Maglietto del Venerabile appunto della Nuova Cavour n. 598, in quegli anni più spesso il Fr. Mario De Gioannis; una quindicina lavorano nel Tempio sulcitano della Giovanni Mori - Tempio sui generis, perché esso è attrezzato volta a volta più a Cagliari che a Carbonia, a casa di Fratelli che qui hanno residenza e soprattutto a casa del Pot.mo Alberto Silicani, nel quartiere di San Benedetto (via Verdi, poi via Ariosto); altrettanti, e nelle stesse precarie condizioni rituali (cioè in un Tempio mobile presso la casa al mare del Fr. Leandro Floris), lavorano ad Oristano, inquadrati nella Libertà e Lavoro, purtroppo andata in crisi dopo il 1967; una trentina sono invece i sassaresi della Gio.Maria Angioy, che ha sede in un appartamento del viale Umberto, messo a disposizione dal Pot.mo Bruno Mura, Venerabile storico.

Tutta qui - Cagliari, Carbonia, Oristano, Sassari - la Massoneria sarda a metà degli anni '60: nessuna presenza a Nuoro, nessuna in Gallura, nessuna ad Alghero; nel corso degli anni '50 - quando anche si sono tentati due convegni di respiro regionale - sono state demolite la bosana Salvatore Parpaglia e la maddalenina Giuseppe Garibaldi.

A Cagliari non è riuscita a darsi una forma, fra il 1960 ed il '61, la Libertà n. 599, che doveva essere la gemella della Nuova Cavour, sorta al suo pari dalla demolizione della Camillo Cavour n. 574, che era una officina giunta l'anno prima al Grande Oriente d'Italia dagli AA.LL.AA.MM. ex brancacciani: s'era regolarizzata, la Camillo Cavour, assumendo appunto il numero d'ordine 574; pochi mesi dopo - nello stesso 1958 - aveva assorbito spezzoni di altre logge (giustinianee come la Risorgimento, o neogiustinianee, per intervenuta regolarizzazione, come la XX Settembre che aveva preso il numero d'ordine 575 e anche la Mazzini, o Mazzini-Garibaldi, ognuna con la sua storia più o meno accidentata e più o meno conosciuta: purtroppo i documenti pervenutici sono molto carenti); si era quindi deciso di meglio organizzare le forze in capo all'Oriente, incardinandole in due distinte officine: appunto la Nuova Cavour n. 598 e la Libertà n. 599. (Quest'ultima rinunciò ben presto alla bolla ricevuta dagli uffici della Gran Segreteria nel febbraio 1960, ottenendo la demolizione delle Colonne nell'autunno dell'anno seguente, con successivo passaggio delle proprie Maestranze nel piedilista della Nuova Cavour).

Breve parentesi: fra il 26 marzo 1958 quando la Giunta del Grande Oriente d'Italia regolarizza la loggia Camillo Cavour e la loggia XX Settembre, ed il 24 dicembre 1959 quando la stessa Giunta autorizza l'innalzamento delle Colonne della Nuova Cavour n. 598, sono passati esattamente un anno e nove mesi. Lo scarto numerico in accompagno al titolo distintivo (574/575 – 598) – rivela le dimensioni quantitative delle autorizzazioni di costituzione di nuove logge: ben 23, anche perché è da tutta Italia che sono confluite nel GOI le logge AA.LL.AA.MM.).

La Nuova Cavour ben poteva definirsi scozzese, non in senso tecnico - perché fra i giustinianei vigeva (e vige) il principio separatista fra Massoneria simbolica e Massoneria Capitolare - ma nel senso che per tradizione, e anche per non essersi impiantato nella Valle del Flumendosa alcun altro Rito riconosciuto, i Maestri della Nuova Cavour erano assunti pressoché tutti nelle Camere rituali della Piramide scozzese.

La circostanza certamente favorì la confluenza e la regolarizzazione, nel 1963 e 1964, di altri autorevoli Fratelli provenienti proprio da quella Obbedienza statutariamente tutta scozzese andata in disarmo (in Sardegna) che era la Comunione di Piazza del Gesù.

Fu così che la Nuova Cavour si rafforzò in quei primi anni '60, oltreché di personalità eminenti per normale azione di proselitismo, anche di affiliati tramite regolarizzazione: Fratelli di ampia esperienza che avrebbero fatto poi buona parte della storia della loggia e non soltanto. Penso alla regolarizzazione di Maestri come Franco d'Aspro, Vincenzo Delitala, Giuseppe Delitala e Giuseppe Loi Puddu.

Furono ben presto tali personalità, di solida dottrina, autorevolezza professionale e carisma personale ad assumere la leadership della loggia, dove peraltro ancora "incombeva" la presenza del Pot.mo Silicani, che reggeva la doppia affiliazione Nuova Cavour /Giovanni Mori.

Altre personalità prorompenti chiedevano però anch'esse un riconoscimento. Era le altre quelle di Mario Giglio e Giovanni Gardu - funzionari del Banco di Napoli, entrambi con esperienze giovanili repubblichine (emancipatesi verso la democrazia e la socialdemocrazia nel primo, confermate in uno spirito piuttosto nazionalista nel secondo) -, ma anche del Fr. Carlo Anichini, docente universitario. Sono nomi, questi, nei quali si riassumerà molta parte della storia delle logge avvenire, suscitate proprio dalla esigenza o dalla urgenza di meglio articolare la presenza massonica nell'Oriente di Cagliari.

Propositi di gemmazione

Dunque il moto centrifugo inizia nell'autunno 1965: sabato 23 ottobre e domenica 7 novembre si svolgono due distinte riunioni di Fratelli della Nuova Cavour i quali hanno l'obiettivo di costituirsi in loggia autonoma. Sono in otto - ma il numero minimo richiesto è di 7 - nel primo caso, 17 nel secondo […]; nel primo caso per innalzare le Colonne della Giordano Bruno, nel secondo caso per innalzare quelle della Hiram.

Sono tutti Maestri i fondatori della Giordano Bruno […]. Si tratta, in ordine alfabetico, di Carlo Anichini, docente universitario e preside dell'istituto Nautica; Domenico Ferrante, capo divisione delle Ferrovie dello Stato; Giorgio Goldstaub jr., industriale/spedizioniere; Guidubaldo Guidi, commercialista e già consigliere comunale; Angelo Murru, ufficiale di marina in servizio permanente effettivo; Mario Nuti, industriale farmaceutico; Luciano Rodriguez, capo ufficio INAM. A tali sette si aggiunge - ed è anche il segretario verbalizzante della riunione del 23 ottobre - il palermitano Fr. Alfredo Civello, direttore dell'ufficio provinciale INAIL, che non figurerà poi fra i fondatori, probabilmente perché indotto dai suoi più cari amici della Nuova Cavour a non lasciare la loggia nella quale era stato iniziato poco più di due anni prima.

Presidente dell'assemblea, in quanto più anziano nel grado di Maestro, è il Fr. Anichini.




Il verbale di fondazione echeggia quelle motivazioni, invero generiche, che spesso s'affacciano in tal genere di atti: «L'Assemblea decide all'unanimità di fondare una nuova officina perché desidera dedicarsi a dei lavori esoterici approfonditi, e tale programma, se dovesse essere inserito fra i lavori della Nuova Cavour, sarebbe troppo oneroso per i lavori dell'officina medesima».

E più oltre: «L'assemblea decide di assegnare alla nuova officina il titolo distintivo di Giordano Bruno e di usare come sede la medesima sede della Nuova Cavour, Piazza del Carmine 22 Cagliari, e di svolgere i lavori nel medesimo tempio».

Il tutto a norma dell'art. 26 della Costituzione e 64 del Regolamento generale ai tempo vigenti.

Ritrattosi il Fr. Civello, il decreto n. 251 a firma del Gran Maestro Gamberini - udita la Giunta Esecutiva in data 28 gennaio 1966 - annette alla nuova formazione sette FF. : Anichini, Ferrante, Goldstaub, Guidi, Murru, Nuti e Rodriguez. «L'8° giorno del XII Mese dell'Anno di V.L. 0005965, e dell'E.V. il giorno 8 del mese di febbraio dell'anno 1966».

Domenica 20 febbraio, ancora sotto la presidenza del Fr. Anichini, i fondatori si riuniscono nuovamente per confermare la volontà di costituirsi in loggia Giordano Bruno, per il che si fa istanza della Bolla e dell'autorizzazione ad eleggere Dignitari e Ufficiali, giusta art. 68 del Regolamento generale.

Pervenuta l'autorizzazione, le cariche sono così assegnate: Maestro Venerabile Carlo Anichini (con l'en plein, meno il suo voto per eleganza), Sorveglianti Mario Nuti e Guidubaldo Guidi […], Oratore Luciano Rodriguez, Segretario Domenico Ferrante, Tesoriere Giorgio Goldstaub, Ospitaliere Angelo Murru […].

Profili biografici dei fondatori, per intanto il Venerabile

Chi sono gli Artieri che costituiscono l'organico dell'officina? Eccone di seguito brevi tratti anagrafici, professionali e massonici, per lo meno quelli riferiti alle tre Luci di governo:

1 - il Ven. Carlo Anichini: toscano di Firenze con qualche quarto di nobiltà (è conte), classe 1922, è biologo e docente universitario. Militare di carriera - come il padre, ufficiale dei granatieri di Sardegna, e come il nonno, addirittura capo di stato maggiore della 1a armata e aiutante di campo del duca d'Aosta - ha comandato, ancora giovanissimo, uno squadrone di carri armati ad EI Alamein - piana del nord Egitto - in cui fra ottobre e novembre 1942 si decidono forse le sorti della guerra (che peraltro durerà sul continente europeo e in Asia ancora quasi tre anni): l'8.a armata del generale Montgomery sconfigge le forze italo-tedesche al comando del generale Rommel.

Monarchico di sentimenti antifascisti, alla fine della guerra si è congedato dall'esercito non potendo e non volendo giurare fedeltà alla Repubblica nel frattempo affermatasi come sistema costituzionale della nuova Italia; egli è tornato ai suoi interessi di studio in Toscana: ha ripreso e completato il corso universitario, laureandosi in Matematica e fisica all'ateneo di Firenze, e presto bisserà - accompagnando così colei che sarà sua moglie, la modenese Graziella Pini - con la laurea Scienze naturali e biologia; nel 1950 ha poi vinto il concorso a cattedra della università di Cagliari e così è giunto nell'isola - felicissimo lui, all'inizio un po' meno la giovane moglie (successivamente invece fattasi tutta sarda pure lei) - per insegnare in facoltà di Scienze, titolare della cattedra di Zoologia sistematica e Oceanografia (idem sua moglie, docente di Istologia ed embriologia nello stesso nuovissimo stabilimento di Ponte Vittorio). A Cagliari pianta radici, cresce la famiglia presto arricchita di tre figli.

Sono anni in cui la facoltà di Scienze nei suoi vari insegnamenti ed istituti sviluppa, grazie anche all'impulso di un illuminato preside come il prof. Celso Guareschi, un'intensissima attività scientifica entrando in un felice concerto accademico con altri centri di ricerca universitari e no. In ragione della sua specializzazione, Anichini allaccia fecondi e duraturi rapporti con gli ambienti scientifici belgi in ambito NATO, partecipando - in rappresentanza dell'Italia - ad iniziative internazionali allargate fra Belgio, Olanda e Danimarca, e perfino ad una complessa e rischiosa spedizione (sarà nell'estate del 1967) al polo Sud, che gli varrà tempo dopo anche un riconoscimento dell'Accademia dei Lincei. Ha contatti, anche umanamente gratificanti, con alcuni dei maggiori studiosi dei fenomeni marini (e soprattutto delle correnti marine) come l'esploratore e oceanografo francese Jacques Cousteau, che regge la scena per larga parte del Novecento.





Autore di numerosi saggi ed impegnativi articoli di argomento scientifico (comprese le crescenti problematiche dell'inquinamento marino) […], lascia l'università nei primi anni '70 per provarsi nell'esperienza forse non meno appagante (sotto il profilo pedagogico) di preside di scuole medie superiori: inizia così con il liceo scientifico di Carbonia per passare poi a quello di Selargius, quindi alla guida (per sette anni, dal 1976 al 1983) dell'istituto Nautico Buccari di Cagliari e concludere la serie, nell'lsola, presso il Tecnico industriale Mercalli. Nel 1985 avrà la presidenza del Tecnico industriale di Salerno, allettato dalle ricche risorse di cui è dotato il budget dell'istituto, che gli consentirebbero attività didattiche e di ricerca di prim'ordine, e spinto ad accettare anche dalle pressioni di una signora da lui sposata in seconde nozze, dopo la morte dell'adorata moglie avvenuta nel 1980 (dopo che anche lei ha lasciato l'università per dedicarsi, con grande soddisfazione, all'insegnamento nell'istituto Magistrale Eleonora d'Arborea. E’ sepolta a Cagliari).

Sarà questa una esperienza non conclusa, purtroppo, per la prematura morte intervenuta per arresto cardiaco mentre egli è in viaggio in macchina, nel novembre 1985. Replica di un altro infarto, all'apparenza superato, presentatosi non molto tempo prima, quando - impegnato in attività scientifiche con gli scolopi di Sanluri (con i quali studia la sacra sindone) - viene raggiunto dalla notizia dell'eccidio di Osposidda, fra Orgosolo e Oliena, in cui si trova esposto a rischio il figlio primogenito, ufficiale di polizia.

Carattere riservato e riflessivo, amante dei silenzio, molto selettivo con le amicizie, è animato da una sete di conoscenza anche geografica che sembra poco corrispondere all'indole solitaria. Cittadino del mondo (quale forse è educato dall'amore, non soltanto di studioso, ai mari ed agli oceani), occupa il tempo libero dando sfogo ad abilità manuali che riesce a condividere con qualcuno degli amici più intimi: la costruzione di orologi di precisione montando i pezzi recuperati qua e là nei suoi viaggi per paesi e continenti...

Agnostico sul piano dei principi religiosi, tollerantissimo verso ogni opinione politica od ogni credenza, resta fedele per tutta la sua vita ad alcuni valori etico-civili che sono stati orientativi per lui negli anni della formazione e della prima giovinezza: fervidamente lealista Savoia (e intimamente avversario del fascismo quale anche s'era espresso nella improvvida conduzione della guerra) viene anche premiato, nel 1965, dal re Umberto che dall'esilio di Cascais gli concede la commenda della Corona d'Italia (per il che egli rinuncerà all'onorificenza repubblicana anch'essa conferitagli a riconoscimento dei suoi meriti scientifici).

Uomo di solida cultura, anche sul versante propriamente umanistico e non soltanto scientifico, il Fr. Anichini ha aderito alla Massoneria già nel 1944 (addirittura alla fine del 1943), appena 22enne, forse in ambito militare, a Firenze. Ha bussato alla Obbedienza scozzesista De Cantellis, una delle tante in cui si è frantumata sul continente italiano (ma anche in Sardegna) la storica Comunione di Piazza del Gesù. La loggia, forse ancora clandestina (se fosse confermata la data segnalata del 10 gennaio 1944, perché Firenze fu liberata dagli anglo-americani l'11 agosto 1944), era intitolata o lo sarebbe stata a Tina Lorenzoni, crocerossina, partigiana di Giustizia e Libertà, nativa di Macerata, caduta - per il fuoco delle mitragliatrici naziste - 26enne (e nella stessa giornata cadde il padre, docente universitario) dopo un'intensa e rischiosissima attività di collegamento fisico fra i centri partigiani toscani lombardi, anche per favorire l'espatrio di ebrei e perseguitati politici.

Regolarizzatosi a Cagliari presso la Nuova Cavour nel gennaio 1963, due anni dopo è lui a coagulare il ristretto gruppo di Artieri decisi a costituirsi nella loggia autonoma di cui s'è detto.

C'è chi lo ricorda addirittura algido nei confronti degli Apprendisti ai quali consentirebbe il saluto soltanto con un rispettoso cenno del capo... E' bruciato dal desiderio di dare maggior respiro e qualità non ripetitiva agli approfondimenti di loggia - in specie della Nuova Cavour, stretta nei percorsi scozzesi -, ma forse non riesce a calibrare agli obiettivi l'effettività delle risorse disponibili. Risorse che egli ricerca in coloro nei quali, forse inconsapevolmente, l'insoddisfazione ed il desiderio di "far altro" fanno premio sulla nettezza o il fascino di un progetto nuovo.

E' documentato che dopo la fine dell'avventura della Giordano Bruno egli rientrerà nell'organico della Nuova Cavour al pari del suo 1° Sorv. Mario Nuti e dei Fratelli di recente iniziazione o risveglio […].

Passa all'Oriente Eterno - s'è accennato - nel novembre 1985 e viene sepolto nella tomba di famiglia di Soffiano a Firenze. Ritorna alla sua Firenze, dove un tempo la sua famiglia possedeva ricchezze immobiliari e d'arte secolare impagabili, ad iniziare dalla casa di piazza della Signoria da cui si poteva ammirare ogni giorno il David di Michelangelo: e questa era stata la visione quotidiana di Carlo Anichini durante la sua infanzia, adolescenza e prima giovinezza, fino alla partenza per la guerra. Tornando non trovò quasi più nulla, né a Firenze né a Comeana, per una scriteriata operazione che la vecchia nonna aveva messo in campo e cercato di rimediare con... una giocata a Montecarlo, dove lungi dal recuperare per l'adorato nipote impegnato in Africa, perdette tutto...

2 - il 1° Sorv. Mario Nuti: vicentino classe 1898, è titolare, con il Fr. Agus, di una delle maggiori case di rappresentanza farmaceutica dell'Isola. E' stato iniziato nel 1953, sembra, nella loggia scozzese Mazzini (secondo altri nella Pitagora ALAM) confluita nel 1958 nella Camillo Cavour da poco regolarizzatasi e rielaboratasi quindi nelle fattezze della Nuova Cavour.

Il suo nome è pubblicato fra quelli di chi ha chiesto il brevetto della marcia su Roma. Si tratta per lo più di nazionalisti confluiti poi nel PNF, e fra essi diversi sono figli di Fratelli a piedilista delle logge funzionanti negli anni '10 e primi '20: così, per dire dei cagliaritani e affacciare infine una breve riflessione, Enrico Pernis jr., figlio di quel Romolo Enrico console di sua maestà britannica e consigliere comunale e assessore bacareddiano che fu il leader carismatico per due decenni pieni della loggia Sigismondo Arquer; così Mario Aresu (futuro rettore dell'università) figlio del Fr. Rafaele, anch'egli consigliere comunale al tempo di Bacaredda, medico portuale ma anche aggregato all'università e Venerabile della Sigismondo Arquer negli anni a fine del primo decennio del Novecento; così Angelo e Giovanni Saluz, figli del Fr. Renzo, funzionario della Provincia; così anche, d'Iglesias, Tommaso Galleppini, figlio del Fr. e Ven. Aurelio e padre del noto disegnatore di Tex.

Ma la presenza del Fr. Nuti nel quadro dei nazionalisti e fascisti della prima ora suggerisce una osservazione che qui appena affaccio, e meriterà invece - perché ci sto lavorando carte alla mano - un approfondimenti in altra sede. Deve dirsi che negli anni '50, quelli che preparano l'avventura della loggia Giordano Bruno e che sono quelli anche della confluenza nei ranghi giustinianei degli ex-brancacciani (fra cui Mario Nuti), la presenza di monarchici e anche missini non è marginale nella Libera Muratoria cagliaritana: si tende a trovare, nel nome di un certo anticomunismo (e peraltro sono i tempi di Stalin fino al 1953 e poi di una troppo lenta destalinizzazione all'interno di un regime di oppressione come è quello sovietico e come è rimasto fino a Gorbaciov), ragioni di reazione estrema che valgono più del fascino che può esercitare certo liberalismo di rimando cavouriano o certa democrazia religiosa di stampo mazziniano. Se sì controllano le candidature - e certamente le candidature più che le elezioni, ma nel novero c'è anche qualche elezione - alle regionali, alle provinciali, alle comunali, si troverà più d'un Artiere - io ne avrei contato una decina - di sponda monarchica e monarchico-missina, Fratelli anche di radice giustinianea. E d'altronde ricordo che quando la Risorgimento va in crisi, nel 1953-54, arrabattandosi nel nulla o nei mugugni, fino alla confluenza del 1958 nei ranghi della Cavour in vista di diventare Nuova Cavour, il Pot.mo Silicani - che ha appena fondato, nell'Oriente di Carbonia, la Giovanni Mori proprio gemmando dalla Risorgimento - suggerisce di risolvere i contrasti tra i rimasti all'obbedienza, riunendone alcuni in un Triangolo dal bel sentimento progressista e di sinistra (non mancano i social-comunisti) ed altri in un Triangolo dal sentimento moderato e perfino conservatore. Non se ne farà niente.

3 - il 2° Sorv. Guidubaldo Guidi: cagliaritano di nascita, classe 1917, svolge l'attività libero professionale come dottore commercialista ed è amministratore o consulente per molti anni di alcune delle maggiori imprese isolane (compresa la SEI, editrice de L'Unione Sarda, o l'istituto Biochimico Sardo di proprietà del Fr. scozzesista Donato Pedota, di cui è il presidente del Collegio sindacale, e così la Gecopre spa, le Fornaci spa, ecc.).

E' figlio di quel Ciro Guidi professore di Fisica e poi, per vent'anni - dal 1916 al 1936 - preside dell'Istituto Tecnico Commerciale Martini, dopo esserlo stato anche a Sassari negli anni che precedono la grande guerra, nonché benemerito presidente della locale sezione della Croce Rossa Italiana all'indomani della grande guerra, il quale fu anche - quasi al suo arrivo in Sardegna dalla nativa Pesaro, avvenuto alla fine dell'Ottocento - fra i leader del radicalismo politico e del movimento anticlericale, fra i più duri oppositori del sindaco Bacaredda e fra i promotori della rivolta sociale del 1906 (per essa fu anche detenuto a Buoncammino).

Come suo padre, anche il Fr. Guidubaldo Guidi sarà, in città, consigliere comunale. Ciò avviene dal 1952 al 1960 (per due consigliature) nel gruppo del Movimento Sociale Italiano - partito politico di recente fondazione, che in quegli anni ha nell'avv. Enrico Endrich il capo carismatico ed elettoralmente più significativo.

Nella seconda consigliatura civica egli raccoglie 575 preferenze e nella terza 1.763. Oltre che alle comunali, si candida anche al voto politico, come nel 1953, quando raccoglie oltre 2.400 preferenze. Partecipa ai lavori dell'Amministrazione comunale - giunte Leo e Palomba - da posizioni di minoranza: il gruppo missino è di cinque membri nel 1952 e di sei nel 1956. Vive l'impegno amministrativo anche con una forte tensione ideale, essendo egli fra i più autorevoli esponenti della destra politica cagliaritana.

Negli anni della sindacatura di Mario Palomba, che segue quella lunga di Pietro Leo (a sua volta succeduto all'avv. Crespellani divenuto nel 1949 primo presidente della Regionale autonoma della Sardegna), il non ancora Fr. Guidi appoggia con altri colleghi soprattutto monarchici il monocolore democristiano e così fa anche quando il suo partito decide per la revoca di fiducia. Insoddisfazioni crescenti Io distaccano dal suo movimento politico, inducendolo a una posizione autonoma e poi alla rinuncia alla attività politica.

L'amore alla terra degli avi - la Toscana cioè - Io porta a coltivare impegnativi studi storici ed a pubblicare anche diverse monografie - almeno quindici - di analisi dei sistemi politico-istituzionali di Firenze fra Trecento e Cinquecento, fra Dante e Machiavelli. Si tratta complessivamente di svariate migliaia di pagine.

 



Iniziato nel 1961 fra le Colonne della Nuova Cavour e fatto Maestro l'anno seguente, compiuta l'esperienza della Giordano Bruno, all'abbattimento delle Colonne si affilierà (3 maggio 1971) alla loggia Hiram, ma dopo alcuni anni - nel 1982 - lascerà, per trasferirsi in Toscana e da qui passare all'Oriente Eterno. […].

Il GOI fra riforma organizzativa e nuova Costituzione

Un flash sullo stato della obbedienza fra 1965 e 1966, al tempo cioè della gemmazione e dell'esordio come corpo autonomo della Giordano Bruno cagliaritana, ci viene dalle carte della Gran Loggia convocata a Roma per il 26 e 27 marzo 1966: in particolare dalle relazioni del Gran Segretario, del Gran Tesoriere e del Grande Oratore. Siamo in contesto di secondo mandato (dei tre complessivi) del Gran Maestro Giordano Gamberini (1961-1970) e fra le questioni maggiormente dibattute è l'aggiornamento del testo della costituzione del GOI sollecitato particolarmente da un gruppo di logge del nord Italia. Per il che ha lavorato intensamente una commissione di lavoro e nell'ottobre 1965 si è convocata un Gran Loggia straordinaria che ha approvato i primi undici articoli, decidendo per il rinvio di ogni decisione riguardo al resto del pacchetto riformatore.

Le logge funzionanti alla data della Gran Loggia 1966 sono 270 ed i Triangoli 20; nell'anno trascorso le logge sono aumentate di due sole unità, e sembrerebbe trattarsi proprio delle due cagliaritane Giordano Bruno e Hiram; altre tre si sono aggiunte per regolarizzazione.

Il numero dei quotizzanti assomma a 7.224: gli iniziati sono stati 318 ed i regolarizzati 145; i migrati all'Oriente Eterno 91, gli assonnati 219, i radiati 121. I numeri press'a poco si bilanciano.

Sono notevoli le inadempienze delle logge: delle 270 in attività ben 92 non hanno rinnovato le cariche e sono morose (debbono al Tesoro generale arretrati per E. 9.500.000) e 99 non hanno depositato i piedilista aggiornati, mentre in molti casi si registrano anomalie rispetto ai quadri presenti in Gran ed inoltre sono numerosi i casi di mancata relazione sui lavori svolti.

Uno sguardo alla realtà delle Circoscrizioni e in particolare della Sardegna dove operano 4 logge + 2 recentissime; dei 40 consiglieri dell'Ordine effettivi la Sardegna (appena sganciatasi dal megaCollegio Lazio-Abruzzo) ne conta 1, e dei 18 supplenti egualmente 1; però né l'uno né l'altro risulta abbia partecipato alle quattro tornate consiliari svoltesi a Roma, né aver depositato alcuna relazione ispettiva. (In un quadro di generalizzato disimpegno, relativamente solerti appaiono soltanto i consiglieri della Liguria e della Toscana).

Si rilevano ingorghi giudiziari in capo ai Tribunali di loggia e numerose cause si trascinano inerti da anni; a livello nazionale figurano, con gli organi costituzionali, alcune commissioni di lavoro (in verità poco attive): per la conservazione del patrimonio intangibile, per la assistenza, per le relazioni estere, per la diffusione del pensiero massonico, per il turismo e le attività connesse.

Il rendiconto al 30 giugno 1965 porta nello stato patrimoniale un attivo per 65 milioni e un passivo per 14 milioni; nell'attivo, il patrimonio intangibile ammonta a 4.320 mila (sono le azioni o le quote della CIBI, della URBS, della Erasmo - per la rivista La Cultura - e della Valla, obbligazioni IRI 5,50% e monete d'oro valutate 130.000, mentre a £. 1 sono stimati mobili, arredi, biblioteca, cimeli e collare del Gran Maestro), il fondo riserva vincolata ad oltre 36 milioni e quello disponibile - come accantonamento liquidazione del personale - a quasi 10 milioni (si tratta di investimenti in titoli di Stato, obbligazioni Autostrade, IRI, Muzzi, ecc. e libretto vincolato) […]. Il preventivo 1966-67 ipotizza entrate ed uscite per 42milioni […].

Fra le attività convegnistiche più recenti (1965) può ricordarsi il seminario di Savona sui «reati di oltraggio», la manifestazione di Trieste per la celebrazione del 50° del XXIV maggio, cioè dell'entrata dell'Italia nella grande guerra […], il pubblico corteo e il raduno bruniano a Noia, l'imponente adunata a Porta Pia che ha avuto riverberi sia nelle sedi dei partiti che nello stesso Campidoglio.




Sul piano ancora culturale e della offerta dello specifico massonico ai dibattito storico e civico, si è chiusa la stagione della onerosa pubblicazione de "La Cultura" - uno strumento che pur si è ritenuto valido per riaccreditare l'istituzione negli ambienti della accademia e in genere dello studio - e si va aprendo quella della pubblicazione de "La Rivista Massonica" che durerà tre lustri, fino al 1980, con la direzione di Giordano Gamberini; significativa anche la partecipazione del GOI alla Esposizione internazionale massonica di New York, con produzione di importante materiale storico in uno specifico padiglione nazionale.

La relazione morale del Grande Oratore riferisce delle attività del Gran Maestro (che non si risparmia nei giri per gli Orienti), della Giunta (che tiene riunioni settimanali), del Consiglio dell'Ordine che cerca di recuperare ai suoi lavori la dimensione rituale della Camera di Mezzo; riferisce anche dei contatti con il Demanio statale per la restituzione effettiva al GOl di alcuni locali di Palazzo Giustiniani per i quali si paga già da un anno la pigione concordata, idem a Palazzo Baleani in piazza della Chiesa Nuova.

Le tensioni fra i giustinianei sardi anti P2

Fra gli atti conservati nei dossier della loggia si trovano anche, rimontanti all'inizio del 1968, due documenti che riferiscono incidentalmente della partecipazione anche della Giordano Bruno alle vicende definibili in breve anti P2. O meglio: ai tentativi della Circoscrizione e della Comunione di assorbimento di una delle più sgradevoli emergenze del tempo attraverso formali prese di posizione dell'interloggia contro l'attività del gruppo cagliaritano Bussalai, cosiddetto P - gruppo di lavoro o di discussione, ma incardinato nel GOI e obbediente al Gran Maestro al pari delle altre officine […].

In un documento senza data ma databile alla vigilia della Gran Loggia del 30 marzo 19681 i Venerabili delle tre logge cagliaritane (Nuova Cavour, Hiram e appunto Giordano Bruno), di quella sassarese (Gio.Maria Angioy) e di quella sulcitana (Giovanni Mori) […] scrivono al Gran Maestro avvertendolo del disagio provocato nella Fratellanza dalle «attività» poste in essere da «elementi estranei alla Famiglia» […].

Tutto ciò premesso, i cinque Venerabili […] dichiarandosi «vivamente preoccupati per il grave disorientamento che pervade i Lavori di tutte le Officine regolari […], sostengono «non possa ulteriormente dilazionarsi l'adozione di provvedimenti che pongano definitivamente termine alla irregolare attività denunciata onde evitare la completa dissoluzione dell'Obbedienza regolare nell'Isola». Per il che, conclusivamente, chiedono (testualmente) «che […] data l'eccezionale gravità del caso, venga regolamentata l'attività della L. P e finché tale regolamento non sarà approvato secondo gli statuti dell'Ord. cessi l'attività di detta L. in particolare per quanto attiene a Lavori per delega». […].




E' poi noto che, segnatamente per quanto riguarda la Sardegna, si interverrà sul gruppo Bussalai/Gardu imponendone la regolarizzazione. Ciò che avverrà nell'autunno 1969 attraverso le forme della nuovissima loggia Sigismondo Arquer n. 709 (e successivamente a Nuoro dove prenderà corpo nel 1971 la loggia Giuseppe Garibaldi n. 731).

La crisi del far poco: regolamento e proselitismo

Vista la sorte della officina che brucia se stessa nell'arco di mille giorni fa perfino tenerezza scorrere le bozze che essa, nei suoi primi giorni, aveva preparato per ogni occorrenza eventuale… Così ancora per il Regolamento interno, che può pensarsi abbia impegnato più tornate ad essere proposto, elaborato e approvato. Tutto è dettagliato nei 65 articoli: poteri e doveri di Luci ed Ufficiali, compiti del Segretario, del Tesoriere, dell'Ospitaliere (che è anche Elemosiniere), tornate ordinarie e straordinarie, modalità di presentazione delle domande d'iniziazione e loro istruttoria, collocazione dei Fratelli nel Tempio - con (dice l'art. 19) i FF. di grado 31-32 e 33 «all'Oriente alla sinistra del Venerabile», dove pure si accomoderanno gli ex MM.VV. e i Venn. di altre logge eventualmente ospiti -, obbligo dello studio da parte di ciascun Dignitario o Ufficiale delle funzioni rituali proprie, giustificazione delle assenze, obbligo relativo di abito scuro e assoluto di cravatta, obbligo di segnalazione della loggia frequentata in caso di provvisori trasferimenti (per ragioni professionali o private) in altro Oriente, ammonimento in caso di assenze ingiustificate […], introduzione degli ospiti dopo la lettura del verbale della tornata precedente, possibilità di intervenire nelle discussioni per il massimo di tre volte, diritto di proposta di iniziativa e messa in votazione deliberativa della loggia, obbligo di segnalazione scritta al Venerabile di deviazioni immorali di Fratelli, tariffario oltre la capitazione […], condizioni integranti lo stato di morosità, casi di radiazione e possibilità di riammissione dei radiati (dopo votazione a scrutinio segreto), obbligo alla solidarietà anche materiale quando occorra verso i Fratelli in difficoltà, fondo riserva per assistenza ai Fratelli di loggia costituito da un decimo dei proventi del Tronco della Vedova dell'anno trascorso, proposta di soccorso avanzata da una commissione di beneficenza al Venerabile […], destinazione del TdV (al netto del decimo) a vantaggio preferenziale «di chi abbia dato maggior prove di virtù sociale e domestica», possibilità di modifica del regolamento interno con quorum del 75 per cento... Una curiosità: all'art. 29 si precisa essere «tassativamente vietato fumare ed assumere pose od atteggiamenti non conformi alla serietà ed alla educazione massonica».




Occorre poi considerare la circostanza che (come sarà fino al 1985 compreso) l'anno massonico giustinianeo non si identifica con l'anno solare, ma va - in quanto ai lavori - dall'equinozio d'autunno (aprendosi l'anno il 20 settembre, anche e soprattutto per onorare l'evento di Porta Pia) al solstizio d'estate (vale a dire alla festa di San Giovanni Battista). Nel caso della Giordano Bruno, poiché la loggia si insedia a marzo (1966), è chiaro che opera il fattore trascinamento, ed il suo primo anno massonico è da intendersi quello che si chiude nel giugno 1967. Questa puntualizzazione ha un suo significato perché è evidente come, fin quasi dal proprio esordio, la loggia fatica a rispettare la tabella degli adempimenti […].

Nella esangui cartelle della corrispondenza di loggia figurano una lettera del Gran Maestro Gamberini (14 marzo 1966), con il rinnovo dell'invito a partecipare ad un convegno massonico presso la Casa Matha di Ravenna; e comunicazioni in lingua francese riguardanti attività di ricerca oceanografica che coinvolgono il Venerabile in quanto docente universitario responsabile della Stazione di Biologia Marina del Tirreno (che a Cagliari ha sede al Ponte Vittorio).

Una prima iniziazione e poi un’altra, un risveglio, un'affiliazione

Una evidenza della Gran Segreteria segnala come iniziato alla Giordano Bruno, e addirittura primo della serie, il Fr. norbellese classe 1918, funzionario dell'INPS e per lunghi anni consigliere regionale per il Partito Liberale Italiano. Nel corso del primo anno prolungato viene effettuato un risveglio: il 21 luglio 1967 quello del profano Giovanni Battista Brignardello. Cagliaritano classe 1925, questi risulta iniziato in data 11 gennaio 1948, fra le Colonne della Risorgimento n. 354 […].

Un documento dei fascicoli della loggia Hiram segnala che il Fr. Nicola Valle - cagliaritano classe 1904, docente di lettere alle scuole superiori, musicofilo e saggista prolifico, fondatore degli Amici del libro e tante altre cose, iniziato anche lui fin dal 1948 nella Risorgimento n. 354, passato poi alla Nuova Cavour n. 598 (o già prima alla Camillo Cavour n. 574), e da qui transitato alla Hiram n. 657, ha infine ottenuto, a fine 1967 - dopo un anno soltanto dall'avvio della esperienza di quella loggia al Maglietto del Ven. Giglio - l'exeat per la Giordano Bruno […].

In data 28 gennaio 1969 l'organico risulta arricchito di un altro neofita, funzionario di polizia (vice questore) di animo socialista […].

Il verbale della tornata, asciutto per tutto il resto, evidenzia come - dopo il benvenuto porto al neofita dall'Oratore - sia intervenuto «il rappresentante del RSAA [il quale, testualmente] mette in rilievo il contenuto spirituale del testamento del neofita: Dio sta al vertice della piramide, Grande Architetto e Supremo Giudice. Diritti e doveri della professione non saranno compromessi dal sentimento di fratellanza». […].





Il declino e l'abbattimento delle Colonne

L'officina fatica ad andare avanti. L'esiguità eccessiva del piedilista non concede spesse volte di lavorare ritualmente; altre volte è libera scelta l'andare per tornate bianche di libera discussione. Secondo i ricordi di qualcuno, a certe tornate si aggiungono Fratelli di varia provenienza, fra gli altri Piero Pischedda - maddalenino classe 1919, professore di lettere alle scuole medie, poeta di valore riconosciuto, iniziato nel 1948 e grado apicale del Rito Scozzese, e con esperienze bilanciate fra Palazzo Giustiniani e Piazza del Gesù - ma tutto è episodico.

Il verbale del Collegio Circoscrizionale del 23 novembre 1969 - che vede per la prima volta la presenza del Venerabile dell'appena costituita loggia Sigismondo Arquer (come regolarizzazione del gruppo P) Piero Pargentino - segnala la presenza del Ven. Anichini con quella degli omologhi della Nuova Cavour Giuseppe Loi Puddu (delegato anche dal Ven. Bruno Mura della Gio.Maria Angioy), della Giovanni Mori Tiberio Pintor, del presidente uscente del Collegio Vincenzo Delitala, già Ven. della Nuova Cavour e del consigliere dell'Ordine Flavio Multineddu: tutti nomi di valorose personalità che hanno fatto e faranno la storia della Circoscrizione. (Per la cronaca, viene eletto nuovo presidente il Ven. Bruno Mura di Sassari, mentre il Ven. Tiberio Pintor di Carbonia assume la vice presidenza, ed il Ven. Sabino Jusco Oratore).

Ecco poi lo sviluppo della tornata come è riferito dal verbale: «Viene data lettura della lettera che il M.V. Anichini Carlo M.V. della R.L. G. Bruno ha diretto al Collegio Circoscrizionale in data 29.10.69 e.v. avente per oggetto: Proposta di abbattimento delle Colonne della R.L. G. Bruno di Cagliari per insufficienza numerica.

«Prende la parola il M.V. Loy Giuseppe il quale ritiene che prima di prendere in considerazione la proposta di abbattimento dalle Colonne della suddetta Loggia, sia bene esaminare e vagliare ulteriori possibilità che consentano alla R.L. G. Bruno di riprendere forza e vigore, suggerisce in proposito la possibile affiliazione o la doppia appartenenza di Fratelli di altre Officine.

«Il M.V. Pintor Tiberio e il Consigliere dell'Ordine Multineddu Flavio si associano alla proposta del M.V. Loy Giuseppe per quanto si riferisce al potenziamento dell'officina, non condividendo però la formula della doppia appartenenza; suggeriscono la possibilità di trasferimento di Fratelli che giudichino più agevole per loro la partecipazione ai lavori della officina in argomento. Si decide di rinviare alla prossima riunione del Collegio l'argomento in oggetto». […]

Nella tornata di giunta del 22 marzo 1971, su proposta del nuovo Gran Maestro Salvini, viene deliberata la demolizione, unitamente a quella dell'oristanese Libertà e Lavoro n. 451 […].

Considerazioni ex post

La relazione, che andava per ricostruzioni ora generali ora mirate, parve apprezzata dal pubblico e in particolare da quel segmento fraternale all’ascolto che non conosceva pressoché nulla, oltreché delle vicende specifiche della n. 656, del contesto nel quale, dal dopoguerra e per vent’anni circa, a Cagliari si cercò un rilancio dell’Ordine massonico.

Lo scorrere generazionale aveva fatto il più, affievolendo i ricordi d’una stagione storica che, come già accennato, sulla scena del mondo fu quella della contestazione giovanile – anticipo di globalizzazione – e, nelle prigioni della guerra fredda, del conflitto indocinese e dell’imperialismo sovietico sfociato con i carri armati a Praga, e sulla nostra più modesta scena regionale quella della Rinascita, delle tensioni fra centralismo ministeriale ed autonomia speciale, degli agguati banditeschi non più soltanto nelle zone interne ma anche a Cagliari… Potrebbe anche dirsi che i tre quarti dei quotizzanti dell’Oriente – al tempo (2013) cinquecento su seicento e forse più – maturavano una esperienza di relativo recente inizio e poco conoscevano delle sequenze evenemenziali e tanto meno dei corposi e qualificanti orientamenti affermatisi, in ambito muratorio nazionale e regionale, fra anni ’40 e anni ’60-70 anni (e perfino ’80) del secolo. Ciò che permane ancora oggi, come diffuso limite di conoscenza e dunque anche di consapevolezza progettuale, se è vero che una società di tradizione quale è la Libera Muratoria vive di continue rielaborazioni, di continui superamenti (o dicasi aggiornamenti) nella stretta fedeltà valoriale ai presupposti e alle virtuose esperienze compiute.

Gli affacci voyeuristici della stampa regionale nei piedilista delle logge isolane, nell’autunno 1993 – ora sono già trent’anni – non toglievano ma sommavano semmai, e nonostante le male intenzioni, grazia civile a molti nominativi – taluno dei quali sarebbe ritornato in questa relazione rispettosissima del privato personale – che tanto positivamente avevano operato nei luoghi del lavoro produttivo ed amministrativo di pubblico interesse.

Certo è comunque che l’empatia accesasi con gli Artieri della nuova loggia n. 1217 già all’indomani della uscita del mio Dei circoli anticlericali e del monumento a Giordano Bruno (e che sarebbe approdata tre lustri dopo nella fornitura degli abbondanti materiali sulla toponomastica massonica del capoluogo) visse di luce chiara grazie a quel focus sulla loggia antenata – tale almeno per il titolo distintivo - nell’incontro pubblico organizzato a palazzo Sanjust. Avvenimento, ripeto, che doveva anticipare l’articolata manifestazione autunnale che, ancor più, avrebbe dovuto saldare la memoria muratoria a quella civica cagliaritana: per il centenario dello scoprimento del busto del Nolano eretto in città, promosso (unitamente ad altre associazioni) dalla storica Sigismondo Arquer nel 1913 e consegnato nelle mani dell’assessore delegato dal sindaco Bacaredda, quel Romolo Enrico Pernis che era stato per tanti anni Maestro Venerabile di quella loggia e s’apprestava ad assumere la presidenza dell’Ospedale civile (ed a rispondere a quanti quel suo incarico avevano impropriamente inteso come “colonizzazione” massonica della sanità pubblica).

Nel ripasso dei tempi trascorsi e nelle nuove convergenze fra il passato e il presente, come ho più volte rimarcato, l’intelligente operosità di Paolo Spissu fu utile, necessaria anzi, e speciale.


Fonte: Gianfranco Murtas
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