ISTAT. DATI PIL E OCCUPAZIONE
BREVE ANALISI SU DATI ISTAT
di Antonella Soddu
Secondo il Senatore Avv. Licheri (M5S) - "Il Termometro di salute di una nazione non è il PIL perché - dice - se questa nazione fosse attraversata da un’epidemia e corressimo tutti in farmacia, il Pil salirebbe. Su questo siamo d'accordo o no? Il termometro di salute di una nazione sono le politiche del lavoro e i numeri del lavoro. E in questo paese i numeri salgono quantitativamente e qualitativamente perché stanno aumentando i contratti a tempo indeterminato, questo significa che si può fare occupazione".
Oggettivamente la teoria non è infondata se si ragiona sul presupposto che il PIL aumenta se aumenta la fonte che genera economia positiva. Resta il problema dovuto al dato di fatto che in economia lo stato di salute di una nazione si misura con il termometro del PIL. E che ne dica il senatore Licheri, i dati diramati ieri dall' Istat non descrivono un quadro che mostra una fonte positiva che genera economia; tutt'altro.
Vediamo un quadro generale della situazione come riportano i dati Istat:
Secondo trimestre 2019 - quindi aprile/giugno - l' ITALIA è ferma (stagnante) rispetto il primo trimestre e su base annua (vale dire rispetto il secondo trimestre 2018.)
È completamente ferma la domanda interna anche quando nel secondo trimestre è stato introdotto il reddito di cittadinanza.
La variazione per il 2019 è pari a zero ciò significa che se in questo momento fossimo al 31/12 il PIL non raggiungerebbe nemmeno lo 0,1%.
Vediamo ora i dati sull'occupazione e disoccupazione con la premessa che questi in questo momento sono "dati influenzati" da fasi alternanti la crescita (fluttuazioni economiche) di brevissimo periodo. Abbiamo dunque:
- gli occupati totali diminuiscono di sette mila unità
- la diminuzione dei disoccupati (totali ventinove mila unità) coincide con l'aumento degli inattivi nella fascia anagrafica 15-24 anni.
- si registrano 100 mila posti di lavoro in più nei primi 13 mesi con tasso di crescita dell'economia che è quasi pari a zero. Da evidenziare che durante la fase del precedente Governo si registrò un aumento di +219 mila posti di lavoro )
- la forza lavoro è diminuire di 141 mila unità.
Qualcuno si domanderà: "Che fine ha fatto la differenza di 143 mila se gli inattivi sono pressoché stabili?
Per questi motivi:
- c'è chi esce dalla fase "forza lavoro" per ragioni anagrafiche o per pensionamenti anticipati.
- è accentuato l'invecchiamento della popolazione e contemporaneamente sono attuate politiche per ridurre il lavoro potenziale.
Insomma, c'è poco da sorridere!
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