La Circolare anticostituzionale. La Centrale del GOI che salva Melani. Le responsabilità della Giunta. Bonvecchio sugli scudi mentre le Obbedienze estere "attenzionano" Bisi. Da Cagliari Bovio ispira
Redazionale
Impegnando, nella dedicatoria, addirittura il Grande Architetto dell’Universo, nobiltà nobilitante avrebbe detto qualche nostro professore riportandoci a «l’amor che move il sole e l’altre stelle», i giudici della IIIa Sezione della Corte Centrale del Grande Oriente d’Italia hanno disposto ieri l’archiviazione, per manifesta infondatezza, della “Tavola d’Accusa” presentata dal Gran Maestro aggiunto del GOI stesso, Claudio Bonvecchio, avverso il Gran Segretario Emanuele Melani.
Oggetto della denuncia era la diffusione di una Circolare in cui si ricordava all’intera comunità massonica italiana l’impedimento di adire la giustizia “profana” – cioè quella della Repubblica – in alternativa (appellante) a quella “domestica”, quando si ritenessero conculcati i propri diritti, appunto nella indifferenza (per non dire nella complicità) dei giudici interni.
Proprio riferendoci alla circostanza, ormai documentatissimi sulle questioni che interessarono l’Italia intera dal 1981 in poi riguardo alla P2 e ai giuramenti prestati a Licio Gelli “sovraordinati” a quelli resi da molti adepti (generali, ministri, grand comis etc.) allo Stato, e documentatissimi circa i lavori della commissione parlamentare d’inchiesta presieduta dall’on. Tina Anselmi, e documentatissimi infine sulle deliberazioni interne della granmaestranza Corona, che volle riconfigurare il senso del “giuramento massonico” onde preservarlo da derive antirepubblicane*, ci era occorso in un recente editoriale di esprimerci così: «Ci sia consentito un rilievo sì da “incompetenti” e neutri, ma anche da osservatori attenti: l’invalicabilità del range normativo di una qualsiasi associazione dovrebbe trovare la sua ragione nel condiviso riconoscimento del fondamento equitativo dello stesso impianto di norme e ancor più della loro applicazione. Ma se la vicenda cagliaritana per come abbiamo imparato a conoscerla è la cartina di tornasole, ma al rovescio, di quella equanimità, di quella sensibilità morale che fu – secondo il racconto storico al quale ormai ci siamo affezionati – di Ernesto Nathan, Gran Maestro “sardo” come “sardo” fu il Gran Maestro Guido Laj, oppure di Giovanni Bovio tanto caro ai sardi del suo tempo, nella tela che univa massoneria mazziniana e repubblicanesimo mazziniano, pare a noi – parte terza ed estranea, estranea per davvero – che Bonvecchio, al pari di Salsone, abbia pieno diritto di dichiarare la propria sfiducia verso un sistema che appare storto e storpio comunque lo si approcci».
Tale nostra considerazione trovava conforto anche in alcune amichevoli confidenze reseci da una personalità di grande rispetto nella piena conoscenza dei fatti e di una certa esperienza nelle fila della loggia Asproni di Cagliari, una delle “storiche” della città (anche se… forse, passettino dopo passettino, essa potrebbe aver dimenticato chi sia stato, al pari di Giovanni Bovio, il sodale ideale di questi, appunto Giorgio Asproni, e quale incidenza egli abbia avuto, come il suo collega pugliese, nella massoneria del suo tempo).
Questione di capi up e down
Da lui abbiamo avuto un elenco, tratto dalle raccolte di vari “Bollettini circoscrizionali”, di numerosi processi interni contro chi – ecco il filo rosso come ci è stato rappresentato – abbia avuto il coraggio di esprimere riserve su indirizzi e decisioni amministrative del vertice. Il che ancora di più colpisce se messo a confronto con quanto dimostrabile e dimostrato relativamente alla sorte di un tale, che dopo aver insultato piuttosto scurrilmente (e senza motivo) il presidente della Repubblica, il presidente emerito, il presidente della Camera dei deputati ed il GOI stesso, invece di finire sotto processo è stato promosso a “referente” di cultura, numero uno per delega imposta dal capo regionale sardo e passivamente subito da tutti, nessuno escluso, i capi («a capo-chino» icastica definizione del nostro amico massone) delle logge cittadine.
Naturalmente non spetta a noi trinciare giudizi conclusivi, che peraltro neppure ci competono.
Quel che volevamo evidenziare, dati gli elementi in nostro possesso, è solo e soltanto questo: in un ambiente in cui tutti quanti riconoscono l’equanimità di comportamento come pratica ordinaria degli organi di maggior governo parrebbe anche legittimo limitare ad esso (all’ambiente regolamentato) il ricorso alle norme protettive del proprio diritto dialettico; tuttavia, quando questa (l'equanimità appunto) si perde – si tratti di massoneria o si tratti di qualsiasi altro centro associativo – tutto salta, e davanti al sopruso (o ritenuto tale) del potente, parrebbe “ultima spiaggia” doversi ricorrere ad autorità terza, alla giurisdizione statale. Insomma, a quel «giudice naturale precostituito per legge» di cui parla l’art. 25 della carta costituzionale.
La Giunta del GOI contro la Repubblica Italiana?
A noi, che il documento della IIIa Sezione della Corte Centrale del GOI abbiamo ricevuto ieri notte, pare che esso sia molto chiaro e… per taluni versi “apprezzabile”: in esso si sostiene che il Gran Segretario, diffusore della Circolare che ribadiva l’obbligo di astenersi da qualsiasi ricorso alla giustizia dello Stato, quand’anche si ritenesse diminuito il proprio diritto associativo, è stato un semplice esecutore: “gran segretario” diffusore di “gran circolare” (tutto in minuscolo!).
Il merito della normativa, rilanciata alla presa d’atto di tutti quanti, era invece riconducibile alla Giunta nella sua interezza, ed evidentemente al Gran Maestro in prima persona.
Che cosa ne nascerà adesso? Bonvecchio risponderà estendendo all’intera Giunta e al Gran Maestro l’accusa di aver preteso l’assurdo di una sovraordinazione della giurisdizione “domestica” a quella repubblicana? Se sì, potrà, da sospeso quale attualmente egli è (magari in attesa di riscatto da parte ancora della giurisdizione statale), adire la giurisdizione “domestica” e puntare le sue frecce verso l’attuale vertice del Grande Oriente d’Italia? Oppure ricorrerà direttamente alla “temuta” giurisdizione della Repubblica italiana, figlia dell’ordinamento costituzionale e figlia di quella carta sulla quale giurano – ed è giuramento che non concede mai alternative – tutti i massoni, dal Gran Maestro al più giovane degli ammessi nella più periferica delle logge italiane?
L’imbarazzo all’estero
Certo è che lo sconquasso e le lacerazioni prodottesi in questi giorni nel Grande Oriente d’Italia hanno qualcosa di storico ed epocale. Risulterebbe da diverse fonti che persino la Gran Loggia d’Inghilterra (quella il cui capo è nientemeno che il Duca di Kent) abbia iniziato ad “attenzionare” il Gran Maestro italiano Stefano Bisi, mostrando perplessità di fronte ad iniziative che appaiono, al proverbiale aplomb anglosassone, come spericolate e quindi molto meno che opportune.
Gli attestati di stima
Dicevamo, mentre oltralpe crescono le preoccupazioni per una deriva eversiva (fosse pure “eversiva da barzelletta”, a ben giudicare i carismi in gioco), la pagina ufficiale del prof. Bonvecchio – varata a novembre scorso sulla piattaforma social Facebook – è stata presa d’assalto, mentre scriviamo, dagli attestati di stima provenienti da tutto il mondo massonico nazionale. La qual cosa la dice lunga su un aspetto che potrebbe rivelarsi fondamentale nello scontro in atto: la credibilità personale.
*In Redazione abbiamo ormai “fondato” una biblioteca massonica: sono già 26 i libri di storia lontana e di storia vicina del Grande Oriente d’Italia. Abbiamo anche un testo che ci fa piacere citare perché associa molto bene le vicende generali della P2 – su queste attingendo alle fonti parlamentari e specialmente della commissione Anselmi – ad alcune questioni più direttamente riguardanti la regione massonica sarda: “La Massoneria in Sardegna dal secondo dopoguerra alla fine degli anni ‘70” (testo della tesi di laurea di Franco Arba discussa presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna, relatore il prof. Luigi Ganapini).
09 Dic 2023
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