LA CRISI NON NASCE OGGI A ROMA. E' NATA IL 26 MAGGIO IN EUROPA.
analisi sulla crisi di Governo
di Antonella Soddu
Quella che oggi è vista come crisi politica conseguente il Si di Conte al TAV, la mancata firma di Toninelli alla lettera del Governo all’UE, la successiva mozione dei 5S non votata al Senato è invece a tutti gli effetti solo il titolo di coda di un film che possiamo paragonare a una canzonetta orecchiabile che raggiunge successo e si perde lungo andare.
In realtà a ben vedere questa crisi ha tre importanti passaggi iniziali che troviamo tra le lettere dei tre più importanti interventi di Conte; il primo quello del 6 giugno 2019 a pochi giorni dal risultato delle consultazioni per il rinnovo del Parlamento UE. Il secondo e più importante passaggio – che ha sancito quella che possiamo chiamare la vittoria politica di Conte - è stato la mediazione che ha portato i cinque stelle alla scelta di sostenere l’elezione di Ursula von der Leyen alla guida della commissione europea. Il terzo passaggio/tocco finale vede insieme la vicenda moscopoli che ha visto Conte quale Presidente del Consiglio informare il Senato in qualità di colui che coordina il Consiglio dei Ministri.
Vediamo questi passaggi. Il 6 giugno Conte rivolgendosi ai leader con ruolo chiave nella compagine di Governo disse: “…se hanno intenzione di proseguire nello spirito del contratto stipulato con l’obiettivo di realizzarne i contenuti o se preferiscono riconsiderare questa posizione semmai perché coltivano la speranza di una prova elettorale che valga a consolidare la propria posizione …”.
Il 24 Luglio Conte si presenta al Senato per l’informativa sul “caso moscopoli”. In quella sede il prologo del suo intervento è improntato sul profondo rispetto che egli nutre per le attribuzioni che il nostro sistema costituzionale riconosce all’Assemblea e per le alte funzioni di cui è investito ciascuno dei parlamentari che si traduce nel passaggio chiave di tutto l’intervento – “l’interlocuzione con i due rami del Parlamento iniziata nel giorno della fiducia al suo Governo e che cercherà anche dovessero maturare le condizioni per una cessazione anticipata dal suo incarico.”
L’8 Agosto al termine di una giornata concitata Conte indice una conferenza stampa - non sono ammesse domande - per fornire ai cittadini doverosi chiarimenti (come egli ama dire) e qui si ricollega al passaggio del 6 giugno palesandone il significato con le volontà espresse da Salvini – “è venuto a parlarmi il Ministro Salvini il quale mi ha anticipato l’intenzione della Lega di interrompere questa esperienza di Governo e la volontà di andare a votare per <<capitalizzare>> il consenso di cui il partito attualmente gode.” Conte in quest’occasione ha ricordato proprio il passaggio del 24 Luglio ed ha fatto di più, ha voluto ricordare a Salvini l’importanza dei passaggi Parlamentari previsti della Costituzione, l’ha richiamato alle sue prerogative ricordandogli che non spetta a lui decidere lo scioglimento delle camere e la data del voto.
Non è Roma, dunque la vera chiave di questa crisi. Come i più arguti osservatori politici hanno sempre sostenuto, sono state le elezioni europee, il punto alla fine del capitolo di questo Governo. Non tanto per l’esito del voto alla lega in Italia - i voti/consensi che Salvini ha puntato fin da subito a capitalizzare - quanto perché in Europa è nato il fronte anti sovranista/nazionalista che Conte ha avvallato nella linea imposta dall’asse Berlino/Parigi - forse anche nel tentativo di smorzare il disastro del risultato del M5S - che ha portato alla nomina di von der Leyen, al sostegno (nemmeno tanto velato) per l’elezione di David Sassoli alla presidenza dell’europarlamento, al rimarcare in più interventi l’importanza dell’alleanza atlantica e della centralità dell’Italia in Europa (cosa vista di buon occhio dal Quirinale). L’appoggio al Ministro Tria in occasione del DEF e al cedimento alla lettera di richiamo della commissione al bilancio UE. Ci sono poi, altri aspetti legati al problema dei flussi migratori che ha visto Conte e Moavero Milanesi impegnati in una incessante interlocuzione con i vertici europei contrariamente alle assenze di Salvini a tutte i vertici convocati dall’UE.
Infine, ma non meno importante, c’è la questione che attende al varco gli italiani; la legge di bilancio che da una parte vede Conte e Tria interlocutori privilegiati dalla nuova commissione UE e dall’altra Salvini che vedendosi sfumare la manovra finanziaria da lui desiderata sentendosi stretto tra le due morse Tria/Conte e Berlino/Parigi, spegne il respiratore al Governo.
A nulla sono valsi gli appelli populisti di Di Maio – “Se davvero alla lega non interessano le poltrone, votino la riduzione dei Parlamentari e poi si torni al voto”. Già ma come? Non si può, infatti, procedere con il taglio dei Parlamentari e tornare subito al voto senza una legge elettorale a supporto della nuova architettura delle due Camere. Lo sa bene Salvini – forse anche conscio del fatto che s’innescherebbe un nuovo scontro politico su una legge elettorale che si presenterebbe ancor più proporzionale della attuale proprio per far fuori lui - lo sa bene Conte, forte della suo esser uomo di diritto. Forse non l’ha capito Di Maio.
Intanto la fuori si prospettano elezioni che, di fatto, faranno perdere al Paese le clausole di salvaguardia facendo scattare l’aumento dell’IVA a gennaio – come scritto nel DEF - Elezioni che saranno precedute da altri mesi di campagna elettorale sul racconto della mamma Europa cattiva con gli italiani, sulle tasse che aumentano per colpa del PD e della neo Commissione UE, sui migranti che ci stanno nuovamente invadendo e sulle prossime Carola Rackete che verranno in Italia a speronarci le navi della GdF, etc.
Forse è davvero il caso di affidarci alla maria!
Devi accedere per poter commentare.