LASCIAMO IN PACE GARIBALDI
di Annico Pau
Nei giorni scorsi ho letto in cronaca di Nùoro l’intervento del presidente del consiglio comunale Cocco, in cui proponeva la modifica dell’attuale Piazza Vittorio Emanuele in Piazza Salvatore Satta (e non Badore Satta).
Da impenitente repubblicano storico e ideologicamente portato al regicidio (naturalmente solo ideale), ho subito accolto favorevolmente la proposta catalogandola come una piccola rivalsa della popolazione nuorese nei confronti dalla famiglia reale piemontese nel ricordo delle nefandezze da loro commesse nei confronti della Sardegna. Quella famelica famiglia Savoia, che durante la sua lunga dominazione, aveva trasformato l’Isola in una “fattoria del Piemonte” e, come sosteneva Giuseppe Mazzini, consideravano come “...una mera appendice d’Italia, gettata da Dio sul Mediterraneo".
Più avanti, nel corpo dell’articolo, un intellettuale che rispetto e stimo, auspicava con nonchalance: «...come sarebbe giusto intitolare il corso Garibaldi a Grazia Deledda» aggiungendo che «È fondamentale valorizzare queste figure nei luoghi più importanti della città». Personalmente trovo la proposta sbagliata, priva di motivazioni e decisamente provocatoria.
A che pro, mettere in concorrenza il nizzardo con la nostra premio Nobel, visto che, il primo se ne sta lì tranquillo fin da quando, nel 1882, la civica amministrazione intitolava la vecchia Bia Majore in «...onore e imperituro ricordo del benemerito Generale», e la seconda, Grazia Deledda, ha trovato la sua degna collocazione in luogo importante e coerente con la nascita e la sua vita vissuta di aspirante scrittrice. In particolare ha destato il mio stupore, la diffusa favorevole accoglienza e l’immotivato interesse trovato nel mondo giovanile e studentesco cittadino.
Proposta per proposta, anch’essa immotivata e altrettanto provocatoria: perché non dedicare alla Deledda Piazza Santa Maria della Neve? Il luogo è altrettanto centrale e in quanto a importanza non ha rivali. La proposta farebbe il paio con una divertente provocazione comparsa in un trafiletto sulla Nuova (Corriere di Nuoro, del 15 luglio 1903) in cui veniva riportata la seguente simpatica notiziola: «La commissione del censimento volle che molte vie fossero intitolate a nomi che per ogni italiano sincero sono simbolo di libertà, di esempio, di patriottismo, ed avea deciso di dedicare la piazza della cattedrale a G. Bruno, il fiero apostolo di Nola, vittima delle infamie del governo pontificio, e la via dell’episcopio alla gloriosa data del XX settembre, ma il Consiglio non ebbe l’ardire di far collocare le targhette coi nuovi nomi». Tutto questo succinto ragionamento per ribadire che, non si può modificare l’intitolazione di una via o di una piazza con la stessa facilità con cui si cambia l’abito, al contrario, essendo materia di natura politico-amministrativa concreta, non può essere lasciata in balia dell’improvvisazione, né tanto meno in mano alle tifoserie delle piazze.
Di Annico Pau
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