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Le sofferenze del Grande Oriente. Incolpato il Grande Oratore (lontano successore di Giovanni Bovio), un equo processo renderà giustizia e distensione a tutti. Ci scrive il Cavaliere Nero

Redazionale

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Dal canale Telegram in capo al Cavaliere Nero – figura mitologica/fumettistica ecc. in cui si è identificata una certa opposizione all’attuale dirigenza del Grande Oriente d’Italia – abbiamo ricevuto nella tarda serata di ieri 9 settembre 2022 un documento che ci pare importante, relativo alle tensioni in atto ormai da svariato tempo fra i vertici nazionali della più importante comunione massonica italiana.

Esso ci è stato trasmesso con implicito invito (o, dovremmo dire, implicita richiesta) della pubblicazione, che sarebbe seconda dopo quella del “canale chiuso” appunto Telegram (www.cavnero.eu).

Dobbiamo, a questo punto, per rispetto alla verità delle cose e per rispetto all’interesse e alla sensibilità di chi segue la nostra piattaforma, riprendere i fili di considerazioni altre volte esposte.

Giornalia.com è una piattaforma on line di “giornalismo partecipativo”: prende sostanza cioè dai contributi informativi e di riflessione di una platea larga e auspicabilmente sempre responsabile, portatrice di un pensiero positivo e di una passione civile che chiaramente debbono emergere dagli scritti liberamente postati.

In questo senso la piattaforma è rigorosamente neutra e neutrale: neutra per sua natura e neutrale riguardo alle tesi (e ai loro portatori) che eventualmente si combattano in campo.

Unico limite a tale terzietà è la pretesa della buona educazione nella esposizione dei propri argomenti in capo ai vari partecipanti e dell’assoluto rispetto – quando si tratti di tematiche pubbliche o politiche – delle regole civili che non possono consentire l’assalto improprio, come purtroppo abbiamo diverse volte registrato, alle istituzioni della nostra democrazia repubblicana.

Quando fin dall’estate 2020 abbiamo accolto numerosi contributi critici sulla vicenda dell’indecoroso e villano mascheramento dei monumenti a Giovanni Bovio e Giuseppe Mazzini nella sede di palazzo Sanjust a Cagliari (sede regionale del GOI) e poi degli insulti, ancor più che indecorosi, al presidente Mattarella e ad altre figure istituzionali di alto profilo della Repubblica, e molto molto altro di esterno ad ogni regola di buon pensiero, questo abbiamo dichiarato: la terzietà non avrebbe potuto significare, da parte nostra, menefreghismo o complicità.

Non neghiamo che, noi soggetto civile fra infiniti altri soggetti civili, avremmo desiderato da parte degli organi responsabili del Grande Oriente d’Italia una parola di chiarezza: di sdegno intanto per quanto verificatosi, e quindi di correzione (o, se si vuole, di punizione dei rei, comunque di bonifica del campo maleodorante). Lo abbiamo fatto con diversi articoli redazionali di cui il direttore editoriale di Giornalia.com porta con orgoglio di coscienza, insieme con i suoi tre collaboratori nessuno dei quali massone, la matrice di esclusiva natura etico-morale. La Repubblica non si tocca, il capo dello Stato non si tocca.

L’invito non è stato raccolto dai destinatari e di tanto ci si è fatta, infine, una ragione. Tutto è lasciato al giudizio dei tempi futuri che vorranno affacciarsi su questi nostri piuttosto oscuri e deprecati.

Neppure è stato raccolto, l’invito, da quanti, in Sardegna stessa, ben avrebbero dovuto, a nostro parere, dichiarare apertamente di essere dalla parte del presidente della Repubblica, delle istituzioni dello Stato, della storia democratica, risorgimentale e antifascista della patria, invece che dalla parte della plebaglia bestemmiatrice. E anche di questo silenzio, rinnovatosi in occasione della recente manifestazione regionale sarda di Monumenti Aperti, per quanto di nuovo (o di vecchio) è stato imposto deliberatamente affidando Hadda ai talebani e Palmira all’isis, si è dovuto prendere atto.

Avevamo chiuso la partita con una sconfitta. La nostra missione di piattaforma dialogica, neutra e neutrale nella dignità delle posizioni a confronto, era stata, crediamo, pienamente onorata.

Ma è montato, intanto, e sempre in ambiente massonico, un altro caso – questo a Milano –, certamente meno grave di quello etico-civile cagliaritano (e che come cagliaritani e sardi ci aveva addolorato e umiliato) ma, per le sue implicanze di governance del GOI, più clamoroso.

Non avevamo titolo alcuno per intervenire con quella che abbiamo chiamato la nostra “soggettività” civile ed abbiamo lasciato che la piattaforma svolgesse il suo compito in tranquillità, accogliendo e non censurando alcuno.

Soltanto quando è emerso che, da parte di organi titolati a dire e a fare, venivano impostate deliberazioni dal segno evidentemente contraddittorio – ignorata la tempesta cagliaritana ci si doleva d’un (gradevole) venticello meneghino – si è a noi riproposta la questione di offrire rinnovato spazio ad ogni approfondimento da parte di chi avesse voluto intervenire con piena libertà. In tale contesto è avvenuto l’incontro – via email – con il Cavaliere Nero.

Noi – lo vogliamo dire e ripetere con assoluta chiarezza – non conosciamo il Cavaliere Nero, né in quanto all’identità personale (ed appartenenza territoriale o professionale) né in quanto ai suoi trascorsi massonici (vivi e vitali cioè correnti oppure cessati oppure ripresi e in rilancio). Neppure al riguardo abbiamo mai posto domande, esulando la circostanza dalle nostre competenze. Quando però siamo stati contattati e ci si è offerti di rilasciare una intervista abbiamo valutato utile, come redazione volontaria e di “buona volontà”, darci a nostra volta disponibili: ciò avrebbe infatti consentito di riprendere l’argomento che tanto aveva tenuto campo nel recente passato (oltre cinquantamila accessi al cumulo dei servizi sul tema “Bovio” fra 2020 e 2021).

Ricollegandosi dunque la frustrata questione cagliaritana con quella recentemente sollevata nelle forme delle frizioni fra le centrali di Villa il Vascello e Milano, abbiamo ricevuto – e mai richiesto – vari documenti illustrativi dei passaggi di un contenzioso ancora in corso fra alcune personalità di altissimo credito morale e professionale, come ben potrebbe dirsi dell’avv. Salsone, ed anche accademico, come ben potrebbe dirsi del prof. Bonvecchio (che pure personalmente non conosciamo) e il gran maestro Bisi.

Con il Cavaliere Nero abbiamo potuto sviluppare una “conversazione scritta” piuttosto interessante, e anche nella successiva pubblicazione dei documenti riguardanti le vicende giudiziarie massoniche ci si è dato modo di confermare l’invito a chiunque avesse ritenuto giusto ed utile partecipare alla pubblica riflessione a farlo, ovviamente con piena garanzia di integrità dei testi.

Diverse titolazioni degli articoli che hanno riferito dei contrasti in corso hanno marcato quanto a noi, cittadini fra cittadini, ha destato preoccupazione e forse anche allarme: che la riserva giudiziaria interna al GOI potesse offendere il diritto della libera e disciplinata partecipazione associativa di un quidam così come garantito dalla costituzione repubblicana. In un mondo di perfetti la cosa avrebbe avuto senso, in un mondo di imperfetti no, questa è la nostra opinione e la dichiariamo apertamente. Anche questo blocco di articoli è stato oggetto di rilevante attenzione da parte del pubblico, se è vero che gli accessi sono stati, nell’arco di due mesi soltanto, oltre ventimila.

Aggiungiamo, sempre per amore di verità, che essendoci venuta da diverse parti la richiesta di “universalizzare” (ci si scusi l’enormità del verbo) il dibattito promosso dal sito, nelle forme dette, abbiamo anche, in tempi recenti, trasmesso l’informativa, per i canali concessi dalla moderna tecnologia, a quanti enti potessero risultare interessati.

Arrivati a questo punto non ci parrebbe esserci altro da dire.

Ieri ci è stata trasmessa, come detto, dal Cavaliere Nero la cosiddetta “Tavola d’accusa” che l’avv. Salsone e il prof. Bonvecchio hanno depositato avverso il grande oratore del GOI in carica (successore del grande Bovio, il santo laico della massoneria e del mazzinianesimo di cento anni fa, civilmente onorato dai cagliaritani d’un tempo, i liberali e i monarchici compresi oltre ai repubblicani della loggia Arquer, come ci ha documentato chi sull’argomento ha scritto qualche centinaio di pagine).

Trattandosi di un cagliaritano, che pur personalmente non conosciamo, ma che conosciamo per fama (ed è fama di un eccellente medico e chirurgo, discendente da famiglia illustre e benemerita nella storia cittadina, nulla sappiamo invece dei suoi orientamenti civili e politici), ci è parso doveroso dare ospitalità al documento pervenutoci. Soltanto ci siamo permessi di omettere, con sobrie cancellazioni, i nomi dei giudici della Corte centrale del GOI, le cui identità non aggiungerebbero nulla all’offerta informativa.

Il Procedimento vs. il Grande Oratore Michele Pietrangeli:


Fonte: La redazione
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