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Redazione Giornalia

L'impegno e la passione per la politica: Matteo Lecis Cocco Ortu

Breve conversazione con Matteo Lecis Cocco Ortu, consigliere uscente della sindacatura Zedda

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Matteo Lecis Cocco Ortu, stampacino doc, è stato consigliere della sindacatura Zedda per due consiliature, sino alle dimissioni del sindaco. Nel 2016, al secondo mandato da consigliere, diventa Presidente della Commissione Urbanistica. Laureato in ingegneria/architettura, dopo il master torna in Sardegna, a Cagliari, per dedicarsi alla sua vocazione sociale e civica. Il 5 maggio scorso, affronta le primarie del centrosinistra per la corsa alla carica di sindaco. Le perde, ma non si scoraggia, anzi… Oggi è candidato alle prossime elezioni del 16 giugno, per essere riconfermato consigliere e per proseguire la sua esperienza politica “per combattere i favoritismi e fare in modo che tutti abbiano le stesse possibilità”.


Fai politica sin da giovanissimo. Qual è stato l’input che ti ha mosso verso questa strada? 

La consapevolezza che la politica possa essere uno strumento per combattere le disuguaglianze e le ingiustizie. Ho sempre visto nella politica una attività di servizio rivolta in particolar modo verso chi ha maggiori difficoltà. Sono cresciuto in una Cagliari in cui era importante avere un “amico in Comune” per poter collaborare con l’amministrazione comunale. Per combattere i favoritismi e fare in modo che tutti avessero le stesse possibilità ho deciso di mettermi in gioco candidandomi al comune di Cagliari quando avevo 28 anni a sostegno di un giovane trentaseienne che ha dimostrato di saper ben amministrare.

Da consigliere, qual è il progetto portato a termine di cui vai più orgoglioso? Quale progetto avresti voluto portare a termine, che invece non sei riuscito a completare?


Il progetto di cui vado più orgoglioso a cui ho lavorato da consigliere comunale è un progetto nato nel cuore del Partito Democratico e realizzato parallelamente alle attività amministrative: il laboratorio di partecipazione politica, un laboratorio che ha coinvolto decine di giovani che si sono potuti confrontare con politici e amministratori stimolando la propria coscienza critica e il proprio senso civico.

Il progetto più ambizioso che ho invece lasciato a metà è stato l’adeguamento del Piano Urbanistico Comunale al Piano Paesaggistico Regionale. Con Francesca Ghirra e la commissione urbanistica siamo riusciti ad approvare le linee guida per lo sviluppo futuro di Cagliari basate sulla partecipazione dei cittadini, sulla valorizzazione dell’ambiente e delle risorse culturali della città (a partire dal ruolo centrale degli studenti con la loro energia e creatività). Sono mancati gli ultimi due anni di mandato per affidare il piano e lavorare insieme ai cittadini alle nuove regole urbanistiche per una città più inclusiva, accogliente e con una migliore qualità della vita per tutti.

Ti consideri più un cittadino europeo o sardo? Ritieni che l’istituzione europea porti vantaggi alla nostra isola o la rallenti, magari, limitandone le possibilità di crescita?

Grazie all’Europa ho potuto studiare a Barcellona in una delle migliori università del mondo, grazie all’Europa decine di strutture in città sono riqualificate (penso ad esempio a Cagliari alla MEM, al Ghetto, al Lazzaretto), grazie all’Europa Cagliari sarà sempre più una città più sostenibile. Il fatto che i paesi europei più ricchi aiutino a ridurre le disuguaglianze rispetto a quelli meno sviluppati è un segno di grande speranza per il futuro per un mondo migliore. Mi sento sardo, italiano ed europeo e ognuna di queste realtà arricchisce la mia persona e credo che sempre più dovremo lavorare per conoscere meglio i finanziamenti e le opportunità che ci offre l’Unione Europea.

Tantissime sono le problematiche di una città; ma la città è fatta da uomini e donne, che si portano dietro un bagaglio personale di vita, esperienze, malattie e spesso, disagi. Cosa faresti, nell’immediato, per gli ultimi della città di Cagliari? Per ultimi non intendo solamente i poveri appunto, ma anche gli ammalati, i disabili, e chi non ha avuto o perseguito una istruzione minima…

Cultura e partecipazione attiva in tutti i quartieri attraverso l’apertura di centri di quartiere, mi piace chiamarle “case di quartiere” o “case dei cittadini” in cui ci si possa incontrare, confrontare, giocare, studiare, progettare e crescere insieme.  Imparando a lavorare insieme per la collettività, con un supporto logistico alle associazioni e agli enti del terzo settore che propongono progetti e attività inclusive per tutte le persone.

La tua ricetta, in breve, per favorire il ritorno di tutti quei sardi e cagliaritani, molti anche tuoi coetanei, che si sono allontanati per trovare un lavoro fuori dalla loro terra. Ne hai una?

Non credo che esistano ricette preconfezionate rispetto a temi complessi, e diffido dei politici che ne propongono come di quelli che promettono posti di lavoro. Ma credo che per favorire il rientro di tanti sardi ci sia necessità di politiche pubbliche integrate che partano dalla Regione per coinvolgere tutti i comuni della Sardegna, Cagliari e i comuni della città metropolitana in primis. Occorre secondo me partire da una grande politica pubblica di questi anni che è stata quella messa in campo da Guglielmo Minervini in Puglia con “Bollenti Spiriti”. Credo che quella sia la principale politica pubblica a cui la Sardegna deve guardare: una politica che ha messo al centro il protagonismo dei giovani pugliesi sostenendo le idee imprenditoriali sostenibili e affidando ai giovani in varie forme tanti immobili dismessi per farne attività economiche e culturali, sempre con di base il messaggio che l’attività di impresa del singolo fosse un pezzo di un progetto collettivo più ampio di crescita di tutta la Regione.


Quale sarebbe stata a tua priorità se fossi diventato il candidato sindaco? Adesso quale sarà il tuo primo obiettivo, se verrai confermato consigliere?

La priorità come candidato sindaco sarebbe stata piantare un milione di alberi nella città metropolitana nei prossimi cinque anni ;) Quindi lavorare ogni giorno per potenziare e valorizzare il verde in città per migliorare la qualità degli spazi, in centro come in periferia. Adesso un mio obiettivo come amministratore sarà quello di mettere a disposizione dei cittadini gran parte del patrimonio comunale attualmente inutilizzato, in modo che diventi uno strumento per gli enti del terzo settore per aiutare il comune nelle attività di animazione sociale e culturale in città. E lavorerò al fianco di Francesca Ghirra per arrivare a portare a Cagliari esperienze di bilancio partecipativo che si stanno già realizzando in tante città italiane, dimostrando ai cittadini che l’amministrazione non solo ha interesse a conoscere la loro opinione sulla vita nei quartieri, ma che siamo convinti che con la collaborazione e la fiducia reciproca possa realmente migliorare la vita di tutte e tutti.

Tutti hanno avuto sogni da bambini. Qual era il tuo? Oggi sei riuscito a realizzarlo? 

Ho sempre sognato di impiegare il mio tempo e le mie capacità per essere utile agli altri. La mia formazione mi ha portato a cercare di vedere il bello e il buono in ogni persona che incontro e in ogni situazione che mi si pone davanti, e a fare in modo che con le mie azioni questo pezzetto di bene sia valorizzato. Non so se è un sogno e se sono riuscito a realizzarlo ma è questo anche il mio approccio alla politica e all’impegno per la “cosa pubblica”: anche là dove è inferno cercare ciò che non è inferno e farlo durare, dargli spazio (per citare una frase di Calvino che mi sta molto a cuore).

Immagineresti la tua vita senza politica? Hai, invece, altre passioni oltre la politica? Parlacene

Non immagino la mia vita senza la politica, perché sono convinto che ogni scelta e ogni azione sia politica, dal scegliere cosa acquistare e cosa mangiare al come si svolge il proprio lavoro. Posso immaginare la mia vita senza un ruolo da rappresentante istituzionale, quella sì, e sarebbe una vita in cui ho più tempo per la mia famiglia (devo dire che la politica attiva costringe chi ti sta vicino ad essere molto paziente!!), per il mio lavoro (ho appena costituito una cooperativa che è uno spinoff dell’università e potrei dare più tempo per far crescere questa realtà) e per il lavoro nelle associazioni, in particolare nella Comunità di Vita Cristiana con cui siamo impegnati in un bel progetto di accoglienza di sei ragazzi siriani arrivati a Cagliari con i corridoi umanitari per studiare all’università, e con cui mi piacerebbe trovare più tempo per stare insieme. 

Un tuo auspicio per la Cagliari o, più in generale, per la Sardegna del futuro. 

Mi auspico che Cagliari continui a crescere e migliorare come è stato percepito da tutti in questi otto anni, e lo faccia con un sempre maggiore coinvolgimento di tutti, in particolare dei più giovani che stanno dimostrando di avere a cuore la nostra casa comune, con tante iniziative che hanno l’ambiente e la solidarietà come valori fondanti. E spero che sempre più la Sardegna diventi una terra in cui trovare opportunità (anche lavorative) e terra di incontro e confronto con chi ha esperienze diverse, luogo di dialogo e pace nel centro del Mediterraneo che sia sempre aperta all’accoglienza e alla cooperazione.

Rispondi a una domanda che avresti voluto che ti venisse posta.

Mi sarebbe piaciuta una domanda sul mio impegno nel partito democratico, perché credo che oggi sia ancora più importante il ruolo dei partiti politici, in una stagione in cui ci si innamora troppo spesso di leader carismatici. La mia candidatura alle primarie è stata anche la dimostrazione che un partito vivo, fresco e rinnovato già esiste e ha costruito in pochissime settimane la mia candidatura in un modo dinamico, inclusivo e libero da correnti e giochi di potere che molte volte allontanano i giovani dalla politica e dai partiti. Credo che questo sia solo l’inizio di un rinnovamento più profondo in cui credo molto e che credo possa essere un segno di speranza concreta e reale per il prossimo futuro del centrosinistra a Cagliari e in Sardegna.

a.g.p.


Fonte: a.g.p.
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