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Gianfranco Murtas

Per Angelina Cabiddu Pittau

di Gianfranco Murtas

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E’ un piccolo gioiello quello che don Dino Pittau, già parroco della cattedrale di Cagliari dal 1998 al 2008 (e ancora prima a Dolianova, Sanluri, Monastir e Sant’Avendrace, dopo l’apprendistato a San Benedetto ed a Sant’Anna nel capoluogo), ha ristampato e aggiornato dalle edizioni del 1997 e del 2010: Angelina Cabiddu Pittau. La Mamma dei Sacerdoti è il titolo di una pubblicazione ch’egli ha dedicato a sua madre samassese, classe 1903, sposa nel 1927 del coetaneo e compaesano Raimondo Pittau, agricoltore e poi commerciante, deceduto ancor giovane – appena 54enne – all’ospedale civile di Cagliari dopo lunghe sofferenze. Un piccolo gioiello pieno di notizie e di ambientazioni, arricchito dall’album fotografico di famiglia, che vale intanto per l’intenzione esplicita – dare onore alla madre che lo ha educato alla vita onesta e religiosa – ma poi anche per quella implicita che pur traspare dal sottotitolo: appunto quel La Mamma dei Sacerdoti, perché Angela Carmina Antonia Bonaria Cabiddu è vista e vissuta come un patrimonio morale, oltreché affettivo, condiviso dall’autore con fratelli e sorelle, e segnatamente con coloro che hanno maturato la sua stessa vocazione ecclesiale e la consacrazione all’altare: con don Dino anche don Bruno – parroco a Siurgus Donigala e fondatore della parrocchia serramannese di Sant’Ignazio, dopo l’apprendistato a Nurri ed a Selargius – e don Tonio, lo sfortunato parroco della cattedrale di Santa Maria dal 1986 al 1988, di cui dirò. Associato alla stessa vocazione ecclesiale è Francesco (Chicchi), laureato in filosofia alla Gregoriana e anche alla Cattolica di Milano, docente, saggista e referente scientifico della Caritas centrale per l’immigrazione. 

Naturalmente aggiungono colore d’umanità allo stretto consorzio familiare altre figure che pure s’affacciano nelle pagine del libro celebrativo: si tratta intanto, sul piano delle memorie dolenti, delle sorelle Mariangela, la primogenita, e Bruna, la seconda, che s’involarono innocenti, insieme, nel 1932, colpite dalla scarlattina e dopo altre dolorose pagine di malattia; con esse è Peppina, la quarta, sposata Palmisano che alla famiglia saprà offrire feconda bellissima discendenza.

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Tonio è il quarto figlio

Nei brevi profili biografici che fanno corona a quello principale della signora Angelina, mi sia lecito estrapolare quello di don Tonio, la cui morte – nel dicembre 1988 – ancora desta inquietudine ed in me ha scavato (se mi è dato di confessarlo) sfiducia e fastidio verso l’autorità diocesana e l’intero presbiterio afasico (e verrebbe da dire ignavo) di Cagliari prima ancora che verso una magistratura rivelatasi certissimamente non all’altezza del suo compito.  

Nato a Samassi domenica 30 ottobre 1938, ordinato sacerdote sabato 1° luglio 1962 da Mons. Paolo Botto nella Basilica di Bonaria a Cagliari.

Dal 1962 al 1964 è professore di lettere nel Seminario arcivescovile di Cagliari e dal 1964 al 1968 è vice parroco a San Vito con D. Vitale Vacca, poi vice parroco a S. Ambrogio di Monserrato con dott. Giovanni Serra dal sett. del 1968 al settembre del 1970.

Dal settembre del 1970 al giugno del 1972 è studente all' Istituto internazionale Lumen Vitae di Bruxelles, dove consegue la licenza in catechesi e pastorale, venerdì 23 giugno del 1972.

Dall' ottobre del 1972 all' ottobre del 1973 è vice Parroco a S. Avendrace con D. Andrea Cocco, dove è presente anche negli anni successivi sino al 1976 come collaboratore domenicale.

Dal del 1973 al giugno 1979 è assistente diocesano del settore giovanile di A. C. e dal 1976 assistente regionale dello stesso settore.

Venerdì 23 marzo 1977 per lui è stato un giorno meraviglioso: presso la Pontificia Facoltà Teologica di Cagliari si è laureato in teologia, difendendo la tesi "La questione giovanile e la Chiesa " e riportando il massimo dei voti "summa cum laude".

Sabato 10.02.1979 prende possesso della Parrocchia S. Giuseppe di Pirri. Viene anche nominato Assistente Diocesano della F.U.C.I. e insegna teologia pastorale (il suo sogno) presso la Facoltà Teologica di Cagliari.

Sabato 29 settembre 1985, accompagnato dall' Arcivescovo Mons. Canestri, lascia la cara Parrocchia di Pirri per prendere possesso di quella di S. Avendrace in Cagliari. Sono presenti alla concelebrazione i tre fratelli D. Dino e D. Tonio e dott. Franco, il Sindaco di Cagliari Dott. De Magistris e larghe rappresentanze delle due comunità.

Il 15 settembre dell'86, ad appena un solo anno, si diffonde la notizia sconcertante e sorprendente: Don Tonio è nominato Canonico Parroco della Cattedrale di Cagliari. Provò stupore e dispiacere ed emozione profonda, ma anche atteggiamento di fede e condivisione della volontà di Dio. Lo aiutarono le parole dell'Arcivescovo, che all'omelia rivelò la sua intenzione di conferire a Don Tonio, ormai Monsignore della Cattedrale, un incarico di maggiore responsabilità pastorale, chiamandolo da S. Avendrace alla Chiesa madre della Diocesi Cagliaritana.

Prende possesso del nuovo incarico il 12 ottobre, accolto dall' Arcivescovo Mons. Canestri, dal Capitolo Metropolitano dei Canonici.

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Mamma coraggio

Queste invece alcune pagine tutte dedicate alla madre ancora nella efficienza degli anni, ed infine in vecchiaia…

La mamma, quasi per incanto, nella fede trova stimoli e coraggio e si organizza per tenere agli studi tutti i quattro figli. E' inesauribile nel lavoro, fantasiosa e geniale nelle trovate, riscopre e arricchisce il suo carattere allegro, gioviale, simpatico tanto che non solo fra la numerosa parentela, ma anche presso tutta la comunità di Samassi è ammirata, sostenuta con simpatia e addirittura santamente invidiata per la famiglia esemplare che stava crescendo.

Chicchi, il figlio che per molti anni è rimasto con lei a casa, ne ricorda il carattere tenace e industrioso, assolutamente necessario per sostenere l'equilibrio economico di una famiglia, in cui, sposatasi Peppina, tutti i figli erano agli studi.

Il negozio di Samassi viene riorganizzato con tempestività nel rifornimento e nelle consegne, con grande fantasia e trovate originali. Chissà, quante volte Chicchi, ritornato in treno da Cagliari, come ogni giorno, dopo aver frequentato prima le medie e poi il ginnasio al Siotto, ha dovuto riprendere il treno, dopo un pasto veloce, per fare le provviste urgenti per il negozio!

Alla fine di ogni giornata, solitamente sul letto, la Mamma faceva i conti ad alta voce, rilevando i risultati consolanti e finalizzando i risparmi alle tante cose da fare per i figli. Due volte all'anno veniva in visita al Seminario regionale di Cuglieri, dove studiavano Dino, Bruno e Tonio, e ci ripeteva il solito ritornello: "voi pensate a studiare, non vi deve mancare niente, penserà a voi la Provvidenza e la Mamma".

Intelligente e portata all'arte del ricamo e della tessitura, già dai tempi dell'assistentato all'Asilo della Marina a Cagliari, ha curato particolarmente il filé ed è diventata maestra espertissima, tanto che uno stuolo di giovane in prossimità del loro matrimonio hanno frequentato la sua casa per prepararsi eleganti corredi e non mancavano di manifestarle riconoscenza anche da sposate, visitandola, inviandole i fritti a carnevale o in altre occasioni. Da molte nei momenti difficili della vita riceve le confidenze e per altre è consigliera, mediatrice di pace, donatrice di coraggio e di serenità. E' stata per tutte amica ed esempio di saggezza e di sano ottimismo. Le sono rimaste sempre particolarmente affezionate le nipoti, Pina, Ghita, Barbarina e Maria Muscas, figlie delle due sorelle Grazia e Anna e per tutta la vita per loro ha dimostrato particolare affetto e predilezione.

A noi figli, nel seminario ha provveduto tutto e nulla ci è mancato, ci visitava e ci incoraggiava e, dopo Dio, certamente a lei dobbiamo il sacerdozio raggiunto. Di questo periodo Chicchi ricorda la grande lezione di operosità, di apprezzamento del lavoro, certe volte in forme umilissime, del senso del risparmio e di avversione allo spreco, di fiducia nella Provvidenza e di gioiosa dedizione ai figli.

Sono state doti eccezionali in lei "capo famiglia" e, siccome i guadagni non sempre erano sufficienti, incomincia a progettare la vendita dei residui terreni fino all'esaurimento, per mantenere i quattro figli agli studi universitari. Dalle numerose amicizie a Samassi e a Cagliari trova incoraggiamento e risorse, tanto, nei momenti di prova, da scoprire ed energie impensabili. In lei non c'è rispetto umano e, pur di tenere dignitosamente i figli allo studio, non esita a dedicarsi a qualsiasi lavoro, anche umilissimo, come quello di trasportare diversi pacchi voluminosi da Cagliari a Samassi, mentre Chicchi, studentello elegante, non sempre riusciva ad avere pari disponibilità ed oggi ricorda con affetto e grande riconoscenza verso la Mamma questa grande lezione. Zia Vincenza, zia Marianna, Zia Ada, le nipoti Pina, Caterina, Barbarina, Maria, parenti, amiche e conoscenti tutti la aiutano e le portano devozione e ammirazione. Zia Concetta Piras, che viaggiava spesso a Cagliari, dice ad un pellegrinaggio a Lourdes: "Io non ho portato mai i miei bagagli, ma per aiutare Angelina tante volte e con gioia, dalla stazione l'ho accompagnata a casa sua portando due o tre pacchi".

A un certo momento della sua vita Chicchi, per motivi suoi di coscienza, prende una decisione esistenziale che fa soffrire molto la Mamma, i fratelli e la sorella. Solo Dio può scrutare in profondità nell'anima delle persone e, insieme a Lui, forse anche le mamme. Proprio Lei dimostra una grandezza di cuore veramente eccezionale, arriva per prima a normalizzare i rapporti con Chicchi, considerando la moglie Lidia come una figlia affezionatissima. Anche questa difficile evenienza, composta armoniosamente, è valsa a dimostrare in lei coraggio, apertura, amore verso i suoi figli e un senso straordinario di coesione della famiglia.

In questo periodo le sono di molto aiuto i consigli e gli incoraggiamenti da parte di amici Sacerdoti specialmente di Canonico Lay Pedroni e di Don Roberto Atzeni, che la visitano spesso a Samassi e volentieri e con spirito sacerdotale si trattengono con lei.

Anche la sua vita spirituale diventa sempre più curata scopre la preziosità della direzione spirituale e il gusto della confessione frequente e, nonostante l'impegno del negozio, non trascura la Messa quotidiana e nella Eucaristia trova forza ed energia, che le spalancano la nuova prospettiva del regno, manifestata fin qui con la carità verso il prossimo. Coerente con questi principi, non trascura alcuna occasione per rendersi utile, e ora dedicando una attenzione nuova verso il decoro della casa di Dio e della liturgia, ricamando tovaglie in filé per la chiesa parrocchiale e per quella di S. Giuseppe.

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La conclusione della vita

Nel 1984 la cara mamma, all'età di 81 anni, ritorna alla casa del Padre. Si trova a Pirri nella casa Parrocchiale di S. Giuseppe e Tonio descrive così il suo trapasso in una lettera indirizzata a Pina e Saverio: "Siamo stati tutti scossi dalla scomparsa di mamma, anche se nell'ultimo periodo c'erano stati dei segni, che facevano prevedere il suo passaggio all'altra vita. Una cosa però ci lascia molto sereni: il modo con cui è morta. Ce l'ho sempre presente negli occhi e nel cuore quella notte di venerdì 28 settembre. Alle ore 22,30 ha avuto un primo sintomo di rantolo, come nell'attacco di edema polmonare del 26 febbraio. Avviso immediatamente Prof Versace, che arriva subito dopo. Fa una terapia d'urgenza, addirittura raddoppiata. Mamma sembra reagire, ma dopo mezz'ora ricade nel rantolo.... Capisco che è arrivato il momento e chiedo al medico se sia il caso di portare i Sacramenti e di avvisare la sorella e i fratelli. Mi risponde di sì. Telefono verso le 23,30 a Dino, poi a Bruno e cerco anche di telefonare a Palagianello. Mi riuscirà solo più tardi. Poi scendo in chiesa, prendo il libro di preghiere e l'Eucarestia, dopo aver chiesto a mamma se desiderava ricevere il Signore.

Mamma è cosciente e lucida, segue le preghiere, riceve il Viatico e accompagna tutto il rito delle preghiere per i moribondi. Capisce certamente che è l'ora di lasciare questa vita. Non parla se non per monosillabi sì e no, perché la malattia le impedisce le contrazioni delle corde vocali, ma la lucidità dei suoi occhi manifesta una intensa partecipazione al rito. Tutti siamo commossi, ma sereni. Alla fine ci inginocchiamo: io, Annettina, Signora Bonaria, Dott. Versace, Maria e Salvatore Spiga, e recitiamo la preghiera: "Venite, santi di Dio, accorrete, Angeli del Signore. Accogliete la sua anima e presentatela al trono dell'Altissimo".

Mamma è sempre lucida e tende le mani come per ringraziare le persone, che l'hanno amorosamente assistita. Mentre aspettiamo l'arrivo di Dino e di Bruno, recitiamo il rosario. Al 40 mistero che ci faceva contemplare il viaggio di Gesù al Calvario e l'offerta al Padre della sua vita, gli occhi di mamma hanno come uno sprazzo intensissimo di luce e le pupille si dilatano come aduna visione di infinito. Poi, senza un gemito, senza un lamento si rilassa completamente. I piedi e le mani sono fredde e il cuore cessa di battere. Il medico ne constata la morte. Sono le 23,50. Quello sguardo luminoso e aperto verso l'infinito di Dio e la sua visione segna il ritorno di mamma alla casa del Padre. Arriva subito dopo la mezzanotte, prima Dino e poi Bruno. Comunico la serenità della morte di mamma. Mamma non è più in questa terra, ma è in cielo per assistere tutti noi".

Tonio è rimasto colpito dalla solidarietà di tante persone amiche. Così ha scritto il 29.10.1984 a sua sorella Pina: "in questa occasione (della morte di mamma) c'è stata una partecipazione commossa delle parrocchie di Pirri, Sanluri, Serramanna e Samassi e moltissime persone di San Vito, Monserrato, Siurgus e Dolianova hanno partecipato ai funerali di Pirri e di Samassi. Altri ci hanno mandato telegrammi e lettere e numerosissime e sentite sono state le testimonianze di affetto, che ci hanno dato".

La sorella Pina è venuta da Palagianello (Ta) il 15 settembre, 10 giorni prima della morte e, dopo una settimana è ripartita avendo ricoverato all'ospedale di Taranto il marito Saverio. Quando la Mamma è morta, Saverio era molto grave e non è potuta ritornare in Sardegna. Tonio le ha scritto una lettera per confortarla manifestando la nobiltà d'animo e la finezza affettuosa verso di lei. Così le ha scritto:

"Tu non devi avere alcun rimpianto; sei venuta sempre a stare con Mamma e alcuni giorni prima eri con lei e da lei. Eri sempre presente e l'affetto di Mamma verso tutti voi e l'affetto vostro verso di Lei è fuori discussione. Noi figli abbiamo fatto un unico cuscino di fiori con la scritta "I figli" e non abbiamo voluto separarvi da noi in questo momento, offrendo anche una corona con la scritta "Pina e Saverio e i nipoti "; penso che sia meglio così. Tutto è ormai sistemato. Da Mamma cerchiamo di apprendere la forza di avere sempre il coraggio e la gioia di vivere e ad essere nel suo nome sempre uniti come famiglia. Sorridendo e compiaciuta dal cielo ci benedirà".

Il 30 ottobre 1984 Tonio celebra a Pirri la Messa del trigesimo, mentre Dino la celebra a Sanluri e Bruno a Serramanna. L'omelia di Tonio è stata toccante per tutti presenti. Ha svolto questo tema: "Ci sono delle Mamme, che hanno un'anima sacerdotale e la trasmettono ai loro figli". Eccone alcuni brani.

"Ad un mese dalla scomparsa da questa terra della cara Mamma resta nel cuore di noi figli una profonda serenità interiore, dovuta al modo con cui ha accolto il "passaggio" del Signore e ha vissuto questo momento di vita grande e delicato. Forse perché, mi diceva un compagno di studi del Seminario, commentando un brano di S. Agostino, dopo la morte fisica c'è una comunione più profonda con i nostri cari in quanto le testimonianze e gli esempi sono più nitidi e liberi dalle incrostazioni dei limiti e delle debolezze della vita terrena. Faccio mie alcune testimonianze di affetto, che ci sono pervenute, e ritengo che esprimano bene i tratti più salienti della vita di Mamma".

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La sua vita spirituale

E' stata certamente complessa, cresciuta dall'adolescenza e su solide basi, con tanti aiuti che sempre ha cercato e che provvidenzialmente ha trovato. Da come l'abbiamo conosciuta ha avuto una coscienza pulita e limpida e i suoi atti sono stati compiuti obbedendo alla legge della coscienza, solidamente fondata sulla bontà, sulla verità e sulla giustizia.

Il lavoro sull'edificio spirituale inizia all'Asilo della Marina di Cagliari, dove conosce Suor Nicoli, ora Beata, e dalle sue attenzioni viene assistita dai 9 ai 12 anni, orfanella di ambo i genitori e istintivamente ben voluta e curata. Ritornerà da giovane nel 1922 come assistente fino al 1925.

Negli anni prima e dopo il matrimonio la protegge e l'assiste amorevolmente la sorella Anna, più grande di 15 anni e per i consigli ricorre specialmente alla zia prediletta Filomena Piras, sorella della mamma Peppina e ad altre due zie Marianna Silesu e Barbarina Piras.

Nella maturità ha come direttore spirituale un sacerdote amico di famiglia Don Roberto Atzeni, parroco di Villasor, che la visita spesso e in seguito il Vicario Generale Mons. Lay Pedroni, durante i frequenti soggiorni a Samassi, ospite del fratello Giovanni e dei nipoti Gisella e Pinuccio.

La sostengono con preghiere e preziosi consigli due sante Suore, con cui è in relazione continua, Madre Francesca delle suore Francescano di Seillon e suor Mercedes delle suore di carità di S. Maria in Castello. Frequenti sono le visite, le confidenze e lo scambio di doni.

Ha avuto sempre la convinzione che Dio l'aveva dotata del dono della sapienza e del consiglio e nella vita è stata sempre disponibile ed accogliente verso le persone che a lei ricorrevano. L'amica Davida Montis negli anni della gioventù, la cognata Vincenza, la cugina Ada Mancosu, l'amica fraterna Concetta Piras, le nipoti Ghita e Maria Muscas, la parente Maria Piras e altre erano in affettuosa relazione di stretta amicizia e di visite continue.

Con l'apertura del negozio e la famiglia numerosa ha avuto sempre le collaboratrici familiari e più che domestiche le ha considerate persone care da assistere nella loro crescita e da amare come figlie…

Aveva il senso della carità innato e la disponibilità verso tutti e si commoveva facilmente di fronte alla sofferenza e al bisogno altrui. Il negozio di generi alimentari è stato sempre una buona palestra. Durante l'ultima guerra a Samassi c'era un distaccamento di mille militari e scarseggiavano i viveri più comuni: si viveva al limite della fame perché tutto era razionato e anche ai militari non era sufficiente il rancio quotidiano. Numerose famiglie spesso li avevano ospiti a pranzo o a cena. Lei ebbe una inventiva straordinaria e nel negozio ogni sera preparava un pentolone di fave lesse, che in poco tempo divenne famoso e frequentato da un numero straordinario di militari, che ritiravano con un contenitore di carta oleata a forma di cono e il consumo avveniva per strada.

Una vicina di casa M. P., vivente, la ricorda ancora con simpatia perché in diverse occasioni si rivolgeva a lei con la frase "zia Angiullina, mi donada sa spesa senza dinai, ohi no teneusu mancu unu soddu" e l'accoglienza era sempre pronta e cordiale. In un quadernino annotava la spesa distribuita senza soldi a chi non poteva pagare.

Dopo la nostra ordinazione sacerdotale ha curato con affetto e saggezza lo sviluppo della pronipote Vitalia e per alcuni anni l'ha avuta con sé nel primo soggiorno di Cagliari.

Ma un bisogno incoercibile la spingeva a donarsi al prossimo in una forma nuova. Madre Francesca le aveva presentato la giovane Caterina Mocci, che ha accettato l'invito a collaborare per assistere i Sacerdoti e contemporaneamente permetteva a lei di dedicarsi agli ammalati nel Policlinico Lay, col compiacimento del dott. Paolo Ragazzo, amico di famiglia. Ogni giorno si dedicava alla nuova missione, assistere come cappellano e ottenere preghiere e sacrifici offerti per i Sacerdoti.

Da anziana questo suo bisogno di accogliere confidenze e offrire consigli ispirati è diventato apostolato continuo con le Missionarie di Gesù Sommo Sacerdote e Ines, Annettina e Ignazina, Bonaria, Gigina, Irma e Maria Fenu; gran parte della loro formazione umana la devono al suo esempio, alla sua sapienza, alla sua disponibilità per il Regno per la santificazione dei Ministri, e al suo carattere cordiale e gentile.

Una riflessione personale

Gli insistiti riferimenti a Samassi e il profilo sempre teneramente oblativo associato a una ingegnosità comunque provvidenziale, mi concede di accostare l’umanità della signora Angelina Cabiddu Pittau, la madre dei miei amici Pittau attivi nel presbiterio cagliaritano o in benedizione, ad un’altra figura che a Samassi e da Samassi ha costruito la sua nobilissima e ingegnosa personalità e di cui, come altre volte ho scritto in articoli e libri, sono stato affascinato ammiratore, e nel concreto strumento della inesauribile, preziosa e segreta volontà caritatevole. Mi riferisco alla signora Luisetta Piras, donna di generosità incredibile e di vita spirituale intensa negli struggimenti cui le circostanze la costrinsero per lunghi anni. E la accosto ad un’altra figura femminile ancora, sbocciata nello stesso principio del Novecento in quel medio Campidano che è territorio condiviso da molte comunità rurali: e la signora Titina Cabiddu Steri, ad unire Samassi a Villacidro, è lei a rappresentare in questo arcobaleno virtuoso lo speciale talento delle madri educatrici capaci di trasmettere il profumo originale e irripetibile delle proprie radici paesane e insieme di compenetrarsi in un altro contesto sociale, dalla piana alla montagna, avvertendo la santa complementarità di ogni tessera chiamata a comporre questo nostro mosaico chiamato Sardegna. 


Fonte: Gianfranco Murtas
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