Per un efficace ruolo dei cattolici nella Politica. Una proposta per la Sardegna
Torna d’attualità il dibattito sulla partecipazione dei cattolici alla Politica. Emerge la tentazione della riedizione di un partito Cristiano. L’autore non approva tale scelta, pur legittima.
La Sardegna non sta bene. Ha molti problemi, alcuni dei quali si aggravano ogni giorno che passa. Non vogliamo qui farne ulteriore elenco. Chi lo volesse non ha che da sfogliare uno dei quotidiani locali o consultare una News online di un giorno qualunque. E neppure qui vogliamo parlare delle ricette per risolvere o perlomeno affrontare questi problemi. Anche queste le trovate ogni giorno esposte, più o meno bene, negli stessi media. Qui vogliamo semplicemente lanciare un messaggio e proporvi una riflessione su che cosa possono fare i cattolici insieme con tutte le persone di buona volontà disposte a fare un percorso di comune impegno. Il messaggio è il seguente: la Sardegna ha soprattutto bisogno di fiducia. Innanzitutto della fiducia dei sardi verso se stessi, che è la condizione perché gli altri abbiano fiducia nei sardi. Dobbiamo pertanto impegnarci tutti a creare quel clima di fiducia che ci consenta di affrontare i problemi e di impegnarci a risolverli mettendo a frutto le capacità personali e delle comunità di appartenenza. Tutto ciò sembra banale, ma non lo è affatto. Sicuramente è difficile. Pensate cosa significa creare fiducia nel mondo della politica. Significa praticare rapporti di scambio tra persone che nella ricerca del bene comune, anche nel confronto e nello scontro dialettico, arrivino a soluzioni ottimali. La condizione è che si pratichi l’ascolto reciproco e che si persegua l’obbiettivo della massima partecipazione. Cosa abbastanza diversa da quanto accade oggi, laddove la politica tende a selezionare le idee e le scelte sulla base degli interessi dei gruppi prevalenti e la partecipazione popolare alla gestione della cosa pubblica è sempre più ristretta. Allora, se si vuole invertire la rotta, occorre allargare gli spazi di partecipazione democratica sia per quanto riguarda l’accesso alle rappresentanze istituzionali (riforma delle leggi elettorali), sia per la promozione della cittadinanza attiva, sia per la valorizzazione delle competenze che devono prevalere sulle appartenenze. Ma qualcosa occorre fare subito, partendo da casa nostra, cioè da quanto possono fare di nuovo (o forse di antico) i cattolici al servizio della società. La situazione attuale della nostra società richiede un impegno politico che riesca a rendere più incisivo e produttivo il poderoso lavoro che sul piano dell’impegno sociale fanno i volontari nelle diverse organizzazioni cattoliche e laiche al servizio della gente, in modo particolare degli ultimi. Innanzitutto ai volontari è richiesto che diano un aiuto alla Politica, anche se la stessa non la chiede. Al riguardo condividiamo in toto un invito formulato in tal senso da Walter Tocci in un recente convegno della Caritas romana*. Ma torniamo allo specifico dell’impegno dei cattolici in Politica. Nel vivace dibattito nazionale che si è sviluppato su questa questione emerge con chiarezza anche la proposta della costituzione di un (nuovo) partito esplicitamente ispirato ai valori cristiani. Proposta legittima, che ha tra i promotori intellettuali di grande spessore culturale e credibilità indiscussa, ma che ci vede del tutto contrari, per una serie di considerazioni che in altre circostanze abbiamo esposto, anche in pubblici dibattiti da noi promossi insieme ad altri. Ci convince invece un’altra proposta che per chiarezza espositiva riprendiamo integralmente da uno scritto di Enzo Bianchi (fondatore della Comunità di Bose). La stessa, che ha valenza generale, vogliamo qui riproporre nella dimensione della nostra regione. Si tratta di dare vita nelle chiese locali, diocesane e regionale, a “uno spazio al quale tutti i cattolici che si sentono responsabili nella vita ecclesiale e nella società possano essere convocati e quindi partecipare. Non un’assemblea dei soliti scelti o eletti in base all’appartenenza ad associazioni o istituti pastorali, ma un’assemblea realmente aperta a tutti, che sappia convocare uomini e donne muniti solo della vita di fede, della comunione ecclesiale, della consapevole collocazione nella compagnia degli uomini. Si tratta di chiamarli a esprimersi in merito a una lettura della vita sociale, delle urgenze che emergono e perciò in merito a un ascolto del Vangelo.
Questo sarebbe un confronto in cui si esaminano i problemi che si affacciano sempre nuovi nella vita del paese e si cerca di discernere insieme le ispirazioni provenienti dal primato del Vangelo. Da questo ascolto reciproco, da questo confronto, possono emergere convergenze pre-politiche, pre-economiche, pre-giuridiche che confermano l’unità della fede ma lasciano la libertà della loro realizzazione plurale insieme ad altri soggetti politici nella società. Un forum, dunque, uno spazio pubblico reale in cui pastori e popolo di Dio insieme, in una vera sinodalità, ascoltino ciò che lo Spirito dice alle chiese e facciano discernimento per trarre indicazioni e vie di testimonianza, di edificazione della polis e della convivenza buona nella giustizia e nella pace. È in questo spazio che si possono delineare le istanze evangeliche irrinunciabili, che poi i singoli cattolici con competenza e responsabilità tradurranno in impegni e azioni diverse a livello economico, politico e giuridico.
Così sarebbe assicurata l’unità dell’ispirazione evangelica, ne sarebbe garantita l’autenticità, senza tentazioni di integralismo, dando vita a “una polifonia ispirata a una stessa fede e costruita con molteplici suoni e strumenti” (papa Francesco, 4 marzo 2019, Udienza a un gruppo della Pontificia Commissione per l’America Latina)”. Da qui si parte per ulteriori indispensabili interlocuzioni con il “resto del mondo” per comuni percorsi nel perseguire il bene comune. Questa proposta ci sembra collimare con le posizioni di Matteo Truffelli, presidente dell’Azione Cattolica italiana, esaurientemente esposte nel suo ultimo libro, del quale riportiamo una recensione apparsa sul quotidiano Avvenire**. Che ne dite? Il dibattito prosegue…
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*Da una lectio magistralis di Walter Tocci rivolta ai volontari della Caritas romana.
(…) La chiamata civica alla politica. Credetemi, il ceto politico non si sente bene, non ce la fa da solo, ha bisogno del vostro aiuto; si, proprio di voi volontari e cittadini attivi. Lo so che siete già molto impegnati, ma proprio voi più di altri sapete come fare. La malattia dei politici è una drammatica perdita del senso di realtà, un po’ come capita alle persone disorientate che arrivano nei vostri centri di accoglienza. Con lo stesso spirito potete aiutare la politica a ritrovare il proprio ruolo sociale.
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**MATTEO TRUFFELLI: CHIESA IN USCITA E IMPEGNO POLITICO DEI CATTOLICI
Matteo Truffelli, presidente dell’Azione cattolica italiana dal 2014, docente di Storia delle dottrine politiche a Parma, nel suo nuovo libro “Una nuova frontiera. Sentieri per una Chiesa in uscita” (Ave, 130 pagine, 11 euro), sintetizza “in che modo i credenti possono contribuire concretamente a lasciare nel mondo l’impronta evangelica della fraternità”. L’Avvenire anticipa un brano del libro: “Le scelte politiche plurali, una ricchezza per i cattolici”.
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