«Per un fratello sconosciuto diede il sangue e la vita…». La tomba scomparsa all’Orto delle Palme di Cagliari
di Gianfranco Murtas
Ritorno su un passaggio del mio precedente articolo postato in Giornalia del 18 settembre 2024 (“Antonio Fontana, il donatore AVIS caduto per nobiltà. Il pianto del sindaco Leo, il soccorso dell’Unione Sarda”).
E’ doloroso, e lo sarebbe per chiunque ne fosse coinvolto dati i legami affettivi che permangono in natura nel tempo, rilevare ad un certo punto che le spoglie di un caro, affidate all’amministrazione civica del luogo particolare per la tumulazione, siano andate disperse. Motivo forse, questo, per una qualche trama romanzesca, ma che, nel caso concreto, si fa fonte di sconcerto e indicibile amarezza da non potersi rimediare con la chiacchiera di nessuno che si dica rappresentante titolato della istituzione pubblica. Bisogna che a Cagliari il sindaco Zedda, lontano successore di quel benemerito dottor Pietro Leo che, domenica 17 febbraio 1952, intervenne con la giunta e tenne l’orazione funebre per Antonio Fontana, dipendente comunale ammirato e compianto, assuma, in piena responsabilità, l’impegno di disporre tutti gli accertamenti, e materiali (all’Orto delle Palme) e formali (nei fascicoli custoditi negli uffici municipali), per venire a capo d’un mistero che s’avanza col suo più appropriato aggettivo: deplorevole. Della tumulazione di Antonio Fontana s’è persa ogni traccia ed a nulla hanno portato le richieste di verifica e rimedio depositate nel 2022 e anche prima dalla famiglia (cui io stesso mi unii allora alla succursale di vigilanza e indirizzo al Monumentale). Forse fu il di più di educazione e signorilità appunto dei rappresentanti della famiglia Fontana ad indurre gli uffici a declinare (e sfiatare) ogni moto d’insistenza, a rinunciare troppo presto alla giusta e doverosa ricognizione pervenendo quindi ad una positiva risposta: per dare onore ancora e sempre ad Antonio Fontana, per partecipare rispetto autentico e visibile alla famiglia così come al corpo dei Vigili Urbani al quale il Nostro era stato assegnato, ed dall’AVIS benemerita di cui egli era stato fra i primi e più generosi soci donatori nel secondo dopoguerra.
Le spoglie di Antonio Fontana sono andate perdute credibilmente nei trasferimenti dai vecchi ai nuovi colombari dell’Orto delle Palme compiuti dieci o quindici anni fa. Il totem comunale ancora espone dati non corrispondenti al vero materiale. Di tanto ho fatto relazione al municipio, e precisamente alla direzione dei cimiteri ed allo stesso sindaco in carica per il tramite dell’ufficio dei rapporti con il pubblico. Ma ancora senza esito.
Si parte da un dato di fatto documentato, oltre che dalle cronache di stampa, dalle immagini fotografiche due delle quali qui riproduco, che fissano la lastra marmorea incisa con il messaggio umanitario dettato dall’Associazione dei Volontari della donazione: «Per un fratello sconosciuto diede il sangue e la vita lasciando un fulgido esempio d’amore e di bene». Là davanti il congedo commosso e di preghiera, quel giorno di settantadue anni fa, di una decina di colleghi di Antonio Fontana in divisa.
I registri della direzione cimiteriale annotano così i termini della tumulazione: loculo di tipo III, serie 43, fila 2 (cioè nel secondo livello partendo dal basso), n. 78 (così contando dall’estremo colonnato di sinistra).
Nel totem cimiteriale, consultabile anche attraverso il pc di casa o qualsiasi altro dispositivo d’accesso ad internet, la medesima indicazione è data anche per un altro nominativo: Antonio Mereu (1880-1931), la cui lapide si trova appunto, nella collocazione registrata. (A deviare su una banalità: il numero romano per segnalare la tipologia della sepoltura di Antonio Fontana, il numero arabo per riferirsi a quella di Antonio Mereu: non credo proprio possa essere lì a differenziare le posizioni).
Nei giorni scorsi sono stato ripetutamente – ma invero s’è trattato di visite che entrano nel centinaio che ogni anno, per rilevazioni di storia cagliaritana mi impongo (oltreché, s’intende, per ripassi di coscienza e mistica civile) – al monumentale e in specie nell’Orto delle Palme. Ho anche riportato su ampi modelli cartacei i nominativi di centinaia di defunti tumulati nel nuovo colombario porticato al fine di eseguire qualche verifica sui massivi trasferimenti dal vecchio colombario di cui sono documento le fotografie qui riprodotte. Ed i nominativi di alcuni dei defunti a suo tempo tumulati accanto a Fontana risultano correttamente riportati nelle nuove lapidi. Così, ad essere più espliciti, quelli di Bruscu cagliaritano e Varisco milanese, chiaramente leggibili negli scatti del 1952.
E dunque? Una ipotesi che ho avanzato in una mia recente comunicazione sia alla famiglia Fontana che all’AVIS e, per gli incombenti d’ufficio, alla direzione cimiteriale del Comune di Cagliari è la seguente: che alle spoglie di Antonio Fontana, correttamente trasferite dai vecchi (e ora demoliti) colombari ai nuovi si sia attribuita una lastra riferita invece ad un nominativo estumulato.
Il sindaco Leo infatti, in lontano febbraio 1952, dispose per l’immediata ricognizione di un loculo di tipologia III (o 3, se si vuole) per accogliere le care spoglie del dipendente comunale da tutti, allora, pianto. Fu individuato quel loculo vuoto, come anche altri – per intervenuta estumulazione – ve n’erano nel plesso (anche nelle adiacenze di quello individuato). Forse quel vano era stato occupato, nel 1931, da Antonio Mereu (ed io non ho elementi documentari per poterne concludere).
Vale ripeterlo: di due tumulazioni chiaramente decifrabili dalle ormai remote fotografie – quelle di Giuseppe Bruscu (al terzo livello) e di Luigi Varisco (allo stesso secondo livello di Fontana, ma dopo un vuoto) – s’è visto correttamente registrato il trasferimento nei nuovi colombari sul muro periferico dell’Orto delle Palme in direzione dei campi dell’Ossigeno. Dovevano essere in quella “massa” (mi si perdoni lo sgradevole sostantivo) anche i resti del nostro ammirato concittadino cagliaritano socio dell’AVIS.
Soltanto per testimonianza cittadina ed onestà intellettuale credo di dover concludere questo breve scritto avvertendo che, nonostante sia ricorso per evidente necessità al sindaco Zedda, non ho alcuna fiducia in lui che pure votai molti anni fa (mi pare nel 2011) ma mostrò – a me ed a innumerevoli altri – la sua desolante miopia quando volle negare a don Mario Cugusi il riconoscimento civico dei meriti acquisti nei trent’anni di parrocato “sociale” alla Marina, promotore dell’oratorio interetnico, della scuola di alfabetizzazione, ecc. Provvidero allora i consiglieri comunali (e di tutti gli schieramenti) a consegnare a don Cugusi una pur semplice targa di collettivo ringraziamento cagliaritano. Ciò che aveva fatto – con il fiorino d’oro – il Comune di Firenze in persona del suo sindaco onorando don Enzo Mazzi presbitero dell’Isolotto, provocando il naso storto del vescovo conformista del tempo ma anche e soprattutto, e al contrario, il plauso convinto del vescovo emerito e cardinale Piovanelli, che era cresciuto con don Milani. Il sindaco Zedda non volle scontentare autorità ecclesiastiche che certo la città non ricorda per generosità ma soltanto per le pose padronali. Lontani, il sindaco con l’antico vescovo, molto lontani dalle fascinazioni etico-civili di don Milani.
Nei vecchi colombari
Deceduto durante un prelievo di sangue nell’ospedale civile di Cagliari il giorno venerdì 15 febbraio 1952, Antonio Fontana – vigile urbano di 34 anni nativo di Gonnesa e in forza al comando del municipio di Cagliari – ebbe solenni funerali cittadini domenica 17 febbraio.
Per diretto interessamento del sindaco Pietro Leo a lui fu riservato un loculo, forse liberatosi per una intervenuta estumulazione, nell’Orto delle Palme del cimitero civico (oggi monumentale) di Bonaria.
Sappiamo, dai testimoni e dalle cronache di stampa, che il sindaco Pietro Leo – presente con altri esponenti della giunta ed anche vari parlamentari – tenne l’orazione funebre e dell’evento noi possediamo anche diverse istantanee, compresa quella che fissa il loculo (con nome e fotografia ed anche, incisa, una frase di encomio da parte dell’AVIS) e quella che riprende una decina di vigili urbani colleghi dello scomparso che a lui rendono l’estremo omaggio.
Una lettura delle immagini di che trattasi riporta a quattro i livelli del vecchio colombario sopra una base cementata. Se tale lettura è corretta, il loculo attribuito ad Antonio Fontana si trova al 2° livello dal basso e nella prima fila in verticale a destra di una colonna portante (inframezzante) del grande colombario.
Purtroppo la qualità delle immagini non consente una lettura chiara dei nomi degli altri tumulati vicino: io ne ho individuato soltanto due, vale a dire Giuseppe Bruscu (1881-1939) nella colonna verticale immediatamente successiva a quella di Fontana, ma al 3° livello, e Luigi Varisco (1878-1939) nella colonna ancora successiva ed allo stesso livello di Fontana. Tra i loculi di Fontana e Varisco risulta un vuoto, probabilmente per una intervenuta estumulazione.
Dunque sappiamo per certo dove Antonio Fontana fu tumulato e conosciamo almeno due dei defunti che furono sepolti piuttosto vicini a lui nel grande colombario.
Nei nuovi colombari
Spostatomi al nuovo colombario porticato, press’a poco nel muro divisorio dai campi dell’Ossigeno, ho – come detto – cercato il sepolcro di Antonio Fontana senza trovarlo.
Seguendo infatti le indicazioni del Totem (che sono quelle non dei vecchi ma dei nuovi colombari per un intervenuto aggiornamento informatico degli ultimi anni) - le quali indicazioni recano la seguente specifica: “loculo tipo III serie 43 fila 2 n. 78” – ho trovato non Antonio Fontana ma Mereu Antonio (1880-1931).
Preciso al riguardo che nel Totem la specifica è la stessa: “serie 43, fila 2, n. 78 – 9 febbr. 1931”.
Mi mancano ovviamente i dettagli registrati negli albi degli uffici di direzione circa le vecchie collocazioni, onde poter individuare lì, forse, l’origine dei pasticci che oggi ci stanno facendo perdere la testa.
Onde meglio circoscrivere l’area di nostro interesse, ho seguito la pista dei nomi Bruscu e Varisco – che in passato, ripeto, figuravano incisi nelle lapidi più prossime a quella di Fontana: quei sepolcri si trovano infatti anche oggi fra loro abbastanza vicini, nelle file rispettivamente 81 e 84, dunque di poco successive a quella 78 che il Totem segnala per Fontana (e anche per Mereu).
Riterrei pertanto che là possa trovarsi la spiegazione/soluzione di questo deplorevole stato di fatto.
Una ipotesi che ho, fra me e me, affacciato è che – sul presupposto che le spoglie di Antonio Fontana si siano correttamente trasferite dal vecchio al nuovo colombario per essere collocate nell’area prossima a quella di Bruscu-Varisco – ad esse si sia attribuita la lapide di un defunto estumulato, e precisamente di chi, prima di Fontana, abbia occupato il loculo offerto dal sindaco e documentato dalle immagini fotografiche.
Forse dunque, e pongo la questione naturalmente soltanto sul piano delle piste possibili, si dovrebbe recuperare dai vecchi registri di direzione il nominativo dell’estumulato in quello stesso vecchio loculo di Fontana (i cui estremi non conosco perché, ripeto, il Totem oggi riporta i dati attuali e non quelli passati).
Concludendo
E’ ben possibile (e lo auspichiamo) che il pasticcio riguardi soltanto una lapide sbagliata e non la perdita delle spoglie magari inviate – ma perché? – all’ossario. Nel corso delle centinaia di mie verifiche al monumentale ho trovato decine di errori di varia natura: una pur modesta anche adesso (e salvo errore mio). Sopra la lapide di Antonio Mereu (o di Antonio Fontana) nella colonna 78 dei nuovi colombari figura una Broggi Giuseppina, che nel Totem è registrata come Boggi Giuseppina. Sicché se ti vuoi indirizzare seguendo le indicazioni del Totem e digiti Broggi non troverai nulla, eppure la Boggi/Broggi è effettivamente accolta in quell’abbraccio dell’Orto delle Palme.
In prima battuta le suggerirei di chiedere agli uffici se Antonio Mereu sia stato il defunto tumulato (nel 1931) nel loculo attribuito a Fontana (nel 1952), essendo stato esso nel frattempo liberato. Se mancherà il buon risultato, si continui nelle verifiche.
Per parte mia, almeno come testimonianza di umana vicinanza a lei e alla sua famiglia, pubblicherò nei prossimi giorni - se lei gradisce - un altro articolo di documentazione e riflessione civica.
Cordialità belle e tanti abbracci, gianfranco murtas
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