Questione Bovio-Mattarella-25 aprile. Intervista al Cavaliere Nero: per una Massoneria leale con la Repubblica, colta ed umanitaria al servizio delle migliori idealità ecumeniche
Redazione
Seppure già esplicitamente dichiarato, sembra doveroso informare subito i lettori che questa intervista con una eminente personalità di larga esperienza nel Grande Oriente d’Italia si è svolta attraverso contatto e-mail. Volutamente non abbiamo chiesto se il nostro interlocutore fosse attualmente “quotizzante” (cioè attivo nel sistema delle Logge) oppure no, né di quale regione fosse la sua provenienza e dove fosse domiciliata la sua prevalente attività professionale: il nostro interesse esclusivo riguarda i contenuti della sua analisi circa lo stato d’essere della Comunione massonica di maggior storia presente oggi in Italia, anticipata in diverse sue pubblicazioni nel Canale Telegram da lui gestito (http://www.cavnero.eu/) e che ha accolto anche diversi articoli già apparsi nella nostra piattaforma. È stata proprio questa ospitalità, che egli ha voluto spontaneamente e generosamente fornire a quanto da noi postato, a porci in comunicazione. Da lui – dal Cavaliere Nero come s’è presentato negli scambi e-mail - abbiamo ricevuto apprezzamenti e di tanto lo abbiamo ringraziato, ben sapendo noi che Giornalia.com non è “tifosa” – ci si passi il verbo scherzoso – se non dei principi e valori che associano da sempre le migliori idealità etiche tutte declinate dalla nostra costituzione repubblicana: libertà, democrazia, partecipazione, responsabilità, giustizia, e dunque franco ed educato confronto di opinioni, civiltà dialogica, fine sempre positivo e costruttivo per un bene condiviso. Nel quadro, dunque, della conoscenza allora – due settimane fa soltanto – avviatasi nei termini descritti, ci è parso interessante approfondire le valutazioni del Cavaliere Nero (e oltre la suggestiva metafora del vindice liberatore) circa quanto accaduto a Cagliari, a palazzo Sanjust, negli ultimi due anni e fino a poche settimane fa (data l’occasione di Monumenti Aperti 2022 la cui gestione è stata affidata a una persona motivatamente contestata). Il numero degli accessi a Giornalia.com relativamente agli articoli riguardanti le note vicende della sede di piazza Indipendenza – che dal luglio 2020 cumulativamente ha superato i quarantamila e viaggia ormai verso i cinquantamila – imponevano, a nostro giudizio, tale approfondimento.
Naturalmente, in quanto redazione, abbiamo chiesto qualche consulenza storica e riletto molte (!) pagine che il nostro amico Gianfranco Murtas – il quale (anche e soprattutto per ragioni di salute) ha voluto comunque estraniarsi da un più diretto coinvolgimento nella nostra incombenza redazionale – ha pubblicato su carta (fin dal 1972) e, nell’ultimo ventennio, nel web (dal 2019, a dire soltanto della nostra stessa piattaforma, sono stati 49, già prima della “valanga” Bovio e anche dopo, gli articoli di storia massonica sarda che egli ha voluto donarci, mentre un’ulteriore quarantina sono stati gli interventi esclusivamente riferiti alla… “valanga” e sempre inseriti in una visione larga, abbracciante l’intera dimensione storico-civile di Cagliari e della Sardegna).
Le domande, ad ogni buon conto, sono tutte nostre – taluna forse ingenua, nella speranza di incontrare però una risposta importante! –, messe a fuoco nella piccola squadra di quattro redattori impegnati ogni giorno a fornire il proprio contributo alle battaglie per una sana libertà d’opinione, cioè una opinione informata. Nel corpo redazionale naturalmente il direttore editoriale di Giornalia.com (e cioè chi scrive) ha portato la sua esperienza di ricercatore: nel 2013 aveva firmato con Gianfranco Murtas il libro La squadra e il compasso. La Massoneria in Sardegna, storia e cronaca, curando una lunga sezione storica, e realizzato un video che fu proiettato, con non pochi apprezzamenti, proprio a palazzo Sanjust sulla storia massonica cagliaritana partendo dal centenario dello scoprimento del busto di Giordano Bruno, ora in facoltà di Lettere a Cagliari, e con flashback verso gli anni dell’unità d’Italia e proiezioni in avanti, oltre lo stop imposto dalla dittatura fascista ormai un secolo fa.
Che il Cavaliere Nero abbia risposto indirizzando personalmente al sottoscritto è spiegabile data la mia funzione “tecnica” di interlocutore immediato; in verità, come detto, le domande noi redattori le abbiamo formulate come collettivo: tali le abbiamo pensate e tali le abbiamo poste.
Andrea Giulio Pirastu
Red. - La nostra sarà una interlocuzione difficile ma corretta e, per quanto ci riguarda, assolutamente trasparente. E subito le domandiamo: se quanto riferiscono i giornali è davvero tutto fondato, perché tante tensioni all’interno del Grande Oriente? Quale è la materia da cui originano gli scontri qua e là? E poi: scontri fra chi? Un tempo la massoneria passava come “camera di compensazione sociale”, data la sua trasversalità. È possibile che oggi, non tanto nella società che è così diversa da quella che forse aveva bisogno di una “camera di compensazione” fra classi e centri d’interesse civile, quando all’interno della stessa organizzazione, non si siano creati degli spazi di decantazione, di onesto confronto disciplinato da regole ma soprattutto da personalità di riconosciuto prestigio per moralità ed equanimità? I giornali critici verso la massoneria rappresentano l’attuale Gran Maestro come un piccolo Putin, arrogante in ogni sua esibizione privata e pubblica: ma è credibile questa rappresentazione che certamente cento anni fa nessuno, pur avversario, avrebbe calato sull’austero galantuomo Ernesto Nathan (un po’ sardo Nathan!) o soltanto trent’anni fa su Armando Corona? Quali e quante sono le idealità fondanti della massoneria messe in discussione oggi da una deriva che purtroppo sembra colpire dappertutto, marcando il divorzio dalla tradizione, anche dalla migliore tradizione che va naturalmente per aggiornamenti, e quanti sono invece gli interessi, o i calcoli di convenienza associativa che motivano una dialettica così accesa ed anche irata? Ma al fondo di tutto: quale è la missione storica della massoneria italiana, e magari mondiale, nella società del Duemila, in che modo essa dovrebbe costituirsi oggi come coerente sviluppo delle sue ragioni fondative, nazionali e continentali?
Vorremmo però aggiungere subito quest’altra domanda: in quale misura, se una misura è ipotizzabile, il senso della universalità valoriale e civile è presente oggi nell’Ordine massonico italiano? Da molte parti si sente di un accresciuto feeling di certi settori massonici con la destra politica sovranista e anche un po’ rozza, il che sarebbe una smentita brutale della utopia universalista. È proprio così? Sotto altri profili, di cui Lei ci dirà, sappiamo sia pure genericamente di una ristrutturazione interna del Grande Oriente, stavolta su un piano non politico ma materiale, con la messa in campo di una Fondazione che riunisca l’ingentissimo patrimonio immobiliare e mobiliare dello stesso Grande Oriente e di polemiche in corso per un deficit di trasparenza in questa complessa operazione. Può aggiungere qualcosa in proposito? Sappiamo di tensioni fortissime scoppiate a Milano, forse anche a Torino e Napoli e altrove nord-centro-sud. Le forzature materiali indignano più di quelle morali?
CN - Caro Direttore, sulla correttezza e sulla interlocuzione diretta non ho nulla da temere ed avra’ da me la stessa franchezza e trasparenza che Lei avanza nei miei confronti. Quella che Lei qualifica come “prima domanda” e’ in realta’ un compendio di domande che richiederebbe una ampia articolazione in un intero tomo che ovviamente non possiamo fornire per questioni di spazio, tanta e’ la vastita’ degli argomenti trattati e la curiosita’, legittima peraltro, che anima le Sue perplessita’. Cerchero’ di rispondere quindi in modo semplice e sintetico, e mi perdonera’ se a tratti non saro’ completamente esaustivo per non annoiare il lettore e per non dilungarmi oltre misura.
Io, di cui per necessita’ ben nota non diro’ né il luogo di provenienza né il mio nome ma solo di essere a pieno titolo “quotizzante” ed ex Maestro Venerabile, ho creato il “Cavaliere Nero” con spirito assolutamente costruttivo agli inizi di febbraio 2022, senza velleita’ denigratorie ma solo allo scopo di far conoscere ai Fratelli sparsi in Italia cio’ che avviene da qualche tempo nel Grande Oriente di Italia e che sembra portarlo sempre piu’ alla deriva. A me si sono aggiunti in questi mesi altri co-gestori che mi coadiuvano nell’attivita’ ordinaria non potendo ovviamente occuparmi di tutto in prima persona (anche il Cavaliere Nero ha un lavoro e una famiglia da seguire ed a cui dedicare tempo... perche’ al di la’ del presentarsi come forza di opposizione e’ giocoforza che il canale sia gestito da persone fisiche affette dai loro pesi profani e quotidiani).
Il Cavaliere Nero e’ un personaggio simbolico, un avatar come si dice oggi, che tuttavia, al di la’ dei gestori fisici, non credo si possa identificare in qualcuno di specifico: ci piace pensare che sia piu’ un movimento d’opinione spontaneo e non formalizzato, formato da Fratelli che vogliono esprimersi liberamente e che cercano di capire cosa accada davvero nell’associazione della quale fanno parte e ove molte notizie sono rimaste per molto tempo volutamente segrete (o “riservate” se Le piace di piu’ il termine...) perche’ il conoscerle avrebbe destabilizzato la catena di comando che oggi gestisce il Grande Oriente di Italia. Il Cavaliere Nero vive delle segnalazioni dei Fratelli da tutta Italia ed affronta argomenti dei quali, volutamente, il GOI tende a celare l’esistenza per assoluta convenienza dei suoi vertici. E’ la forza delle idee che devono essere condivise ed esternate perche’ ciascuno si possa fare una propria opinione scevra da pregiudizi.
Mi ha chiesto «quale è la missione storica della massoneria italiana, e magari mondiale, nella società del Duemila, in che modo essa dovrebbe costituirsi oggi come coerente sviluppo delle sue ragioni fondative, nazionali e continentali?»: ritengo che la missione storica non sia cambiata con il passare dei decenni e dei secoli. Rispondiamo a regole chiamate Antichi Doveri, una sorta di Bibbia che ci dovrebbe illuminare ed indicare la via e dirci cosa sia consentito e cosa non lo sia. Certo, alcuni passaggi sono oggi anacronistici, ma il senso resta ed i valori etici ivi contenuti sono gli stessi di 100 anni fa. Cambiano i mezzi, le tecnologie, forse la Massoneria dovrebbe adeguarsi ai tempi da un punto di vista degli strumenti operativi, ma quei valori fondanti che l’hanno fatta grande sono oggi assolutamente validi e condivisibili. E dovrebbero essere rispolverati, in qualche caso anche compresi da molti sedicenti Fratelli.
La Fondazione, capitolo “spinoso” della storia recente. Seppure una Fondazione possa essere astrattamente un ottimo strumento gestionale di un patrimonio immobiliare, le modalita’ con le quali essa e’ stata costituita sono degne di un regime stalinista e senza trasparenza. L’idea iniziale del Gran Maestro fu quella di creare questa struttura per raggruppare le proprieta’ di tutte le articolazioni territoriali del GOI attualmente gestite in modo locale dai vari Orienti italiani: chi con associazioni di Fratelli, chi con societa’ commerciali, chi personalmente... un vero disastro a livello organizzativo. Il voler far confluire tutti i patrimoni delle sedi territoriali in un unico soggetto da gestire a livello nazionale ha senz’altro il suo perche’, ma purtroppo sono state troppe le domande senza risposta che hanno aleggiato intorno a questo organismo. Prima di tutto, perche’ metterlo all’ordine del giorno (per la delibera di costituzione) della Gran Loggia 2020 quando, si e’ scoperto, essere gia’ stata costituita a dicembre 2019 con sede a Firenze nella casa del Gran Maestro? Perche’ farlo in segreto? Con quali denari e’ stata costituita? Perche’ iscriverla al registro prefettizio delle ONLUS a luglio 2020 quando era in votazione a settembre 2020 e formalmente non avrebbe neppure dovuto esistere?
Ad alcune di queste domande non si e’ mai data risposta, considerato che i pochi temerari che hanno nel tempo cercato risposte sono stati falcidiati con tavole d’accusa, sospesi o espulsi. Sembra quasi che si sia voluta nascondere dietro una facciata di trasparenza una operazione assolutamente truffaldina tale da non poterne parlare in giro. Le basti pensare che i documenti costitutivi da discutere, a cose fatte, nella Gran Loggia 2020 sono stati consegnati solo il giorno precedente alla votazione nonostante le richieste da piu’ parti pervenute. E vogliamo parlare della questione della presidenza della Fondazione che inizialmente sembrava dovesse andare a vita proprio al Gran Maestro Bisi? Forse che lo stesso Bisi si stesse creando una sorta di rendita (infatti si ipotizzava un appannaggio annuale per tale incarico) per far fronte, in caso di mancata rielezione al terzo mandato di Gran Maestro, ai propri impegni di spesa pendenti con l’Agenzia delle Entrate dopo le vicende senesi? Non e’ dato sapere, l’unica certezza e’ che chi pensa che i patrimoni immobiliari confluiranno automaticamente nella Fondazione avra’ vita dura, perche’ non e’ cosi’ automatico e non tutti gli Orienti sono concordi nell’effettuare questi trasferimenti di proprieta’. Inoltre, la Fondazione potrebbe divenire una sorta di cassaforte nazionale del patrimonio immobiliare del GOI, ma a quel punto sarebbe pericoloso mettere le chiavi della stessa in mano a pochi intimi del Gran Maestro se non a lui stesso. Non le pare? Darebbe le chiavi dell’auto al parcheggiatore abusivo?
Red. - Lei si presenta nei panni di una sentinella del buon sentire fra tanto frastuono e tanta babele delle lingue, quando sembra invece che il Grande Oriente, anziché accreditarsi come la punta avanzata della nuova storia – la storia della società tecnologica che non vuol perdere l’anima –, come fu nel risorgimento e nella battaglia per gli ordinamenti della Repubblica, dopo la dittatura e la guerra, si sia reclinato su posizioni reazionarie. Lontano da quella che fu la sua iniziale vocazione, al pari dei partiti politici che nel risorgimento e postrisorgimento, e appunto alla Assemblea costituente e nel Parlamento nazionale almeno fino alla morte di Moro e degli altri “padri della patria” dopo di lui – da Nenni a Saragat, da La Malfa a Parri, dai fondatori radicali a Malagodi, diremmo da Berlinguer a Spadolini – furono ingegneri ed operai della nuova Italia di respiro europeo. Lei si riconosce in quella certa Italia che ormai abbiamo perduto (e che molti di noi trenta/quarantenni circa abbiamo conosciuto attraverso i libri) e in quella massoneria che della politica non ebbe mai paura, perché la paura doveva riservarla semmai al becero politicantismo dei gregari malformati e finiti poi, non a caso, nella rete di Mani pulite?
CN - Il Cavaliere Nero nasce per dare voce alle centinaia, forse migliaia, di Fratelli che all’interno del GOI voce non hanno e che se osano esprimere un pensiero diverso dal “pensiero unico” attualmente prevalente rischiano l’ostracismo interno fatto di “tavole d’accusa” (il deferimento alla giustizia massonica, assolutamente filogovernativa e dalla condanna facile, gestita e portata avanti spesso in violazione degli stessi regolamenti che la regolano), la sospensione dalle attivita’ rituali, l’espulsione dall’Ordine Massonico: pensi addirittura come il canale del Cavaliere Nero abbia qualche centinaio di iscritti ma in realta’ arrivi ad un bacino di utenza di molte migliaia di persone. Molti Fratelli, nonostante le garanzie di anonimato fornite dalla piattaforma, hanno ancora difficolta’ e diffidenza ad iscriversi, sia perche’ non comprendono a pieno il mezzo tecnologico, sia per paura di ritorsioni del tutto fantasiose paventate dagli organi del GOI che si trovano, loro malgrado, impotenti nei confronti della moderna tecnologia di diffusione delle idee.
Negli ultimi anni questo modo di procedere dei vertici del GOI, che potremmo assimilare ad una dittatura, ha proliferato e oggi puo’ farla da padrone perche’ siamo retti e governati da un Gran Maestro che ritengo abbia perduto nel tempo il punto di vista ed i dettami degli Antichi Doveri, delle Costituzioni e dei Regolamenti che regolano e governano il Grande Oriente di Italia. Non ci scordiamo infatti come il GOI sia costituito in forma associativa e risponda alle norme del Codice Civile Italiano: non e’ una entita’ a sé stante, non e’ una creazione particolare o una struttura giuridica ad hoc. E’ una normale associazione come tante, anche se in modo autoreferenziale ama chiamarsi “Istituzione”, articolata territorialmente sulla base delle varie unita’ locali costituite dai Collegi Circoscrizionali dei Maestri Venerabili, dai Consigli dei Maestri Venerabili, dalle Logge e infine dai Fratelli che sono iscritti e che vi partecipano. Ed e’ giocoforza come una persona al comando, per lo piu’ lautamente stipendiata dall’intera Comunione durante la permanenza nella carica, alla lunga tenda a voler mantenere quello status quo che gli garantisce privilegi e visibilita’ a livello mondiale, tendendo a perdere di vista le reali motivazioni per le quali, a suo tempo, fu posta in quella posizione di comando e direzione, ovvero lo scopo di servire la Comunione e non di usarla come un proprio feudo indiscusso per i propri interessi anche economici.
Per rispondere alla Sua domanda, il Cavaliere Nero non si riconosce ne’ nella politica di un tempo ne’ in quella di adesso. Al Cavaliere Nero, al pari di ogni Fratello in Loggia, non e’ concesso di parlare di politica anche se ovviamente ha una propria idea ed una propria ideologia personale. Il Cavaliere Nero e’ nato, per sua natura, astratto dalle vicende politiche e non gli interessano: egli ha a cuore solo ed esclusivamente la verita’, la trasparenza, la correttezza nella gestione della cosa comune e di questi oltre 22 mila “associati” che si chiamano Fratelli! Il Cavaliere Nero, nella sua lunga appartenenza massonica di molti decenni, ha ricoperto cariche apicali ed ha avuto occasione di toccare con mano molte realta’, alcune non sempre lusinghiere. Come in ogni formazione sociale, anche nel GOI e’ presente una “deviazione” dalla retta via perche’ comunque composto da uomini che, al di la’ delle dichiarazioni di principio, a volte antepongono i propri interessi personali al bene della Comunione. E’ nella natura umana, direi anche comprensibile entro certi limiti. Anche se il Massone pienamente rispettoso degli Antichi Doveri non dovrebbe mai cadere in tentazione e lavorare solo e costantemente al Bene ed al Progresso dell’Umanita’.
Purtroppo non sempre avviene, e la gestione di una associazione come il GOI richiede una attenzione particolare, molto piu’ seria e rispettosa dei regolamenti e dell’etica di un circolo del tennis, non fosse altro che per la vastita’ della sua articolazione territoriale. Questo aspetto, spesso, sembra essersi perduto in un lassismo da clientelismo degno piu’ di un gruppo di amici al bar che di un luogo di dubbio, di cultura e di saggezza. Ove dovrebbero regnare rispetto, etica e deontologia in realta’ spesso regnano bassezze umane, compromessi, clientelismi, favori e favoritismi degni piu’ di un comitato d’affari che di un luogo di ideali. Il Cavaliere Nero auspica pertanto che in un futuro non troppo lontano si possa tornare ad osservare i dettami ed i principi che hanno animato le Costituzioni dei Padri Fondatori, tornando a quel contegno formale e sostanziale che hanno fatto grande la Massoneria fin dai tempi di Anderson, anche passando da una revisione dei regolamenti e della Costituzione troppo spesso modificati negli anni per asservire ai capricci del potente di turno. Una sorta di “restaurazione” che potrebbe riportare la Massoneria italiana a quello splendore che oggi sembra perduto con la gestione Bisi.
Red. - Chiunque abbia studiato la storia d’Italia ed abbia dato tempo ed energie alla lettura, sempre appassionante, delle vicende storiche, incluse quelle della Libera Muratoria da Cavour e Garibaldi in qua, conosce gli intrecci fra il nostro risorgimento nazionale, sia dalla parte dei moderati liberalmonarchici sia dalla parte dei democratici repubblicani e federalisti; conosce anche le difficoltà sofferte sotto la dittatura e le complessità della rinascita fra il 1944 e il 1945, fra l’altro allora con un Gran Maestro di famiglia sarda e cagliaritana: Guido Laj, al tempo prosindaco radicalsocialista di Roma. Le tonnellate informative forniteci dalla saggistica, e anche dalla pubblicistica diffusa in questi ultimi cinquant’anni, hanno integrato le conoscenze di molti, né amici né nemici della massoneria. Così, andando per rapide sintesi, sono entrati in questo virtuale contenitore di cronache i tratti distintivi delle diverse granmaestranze e reggenze. Questi tratti ci permettiamo di riassumerli noi per come li abbiamo capiti, e ci scuserà qualche imprecisione… ma tutto serve per arrivare all’oggi: il balzo culturale in chiave ecumenica (distensione con la Chiesa, riconoscimento inglese, unificazione con gli scozzesi) si dovette ai Gran Maestri Gamberini e Salvini, e però a loro si dovettero addebitare anche gli scivoloni verso l’arbitrio di Licio Gelli con la sua inquietante creatura P2; l’azione di bonifica posta in essere dal Gran Maestro Corona che, valendosi di abili collaboratori come il valdese professor Augusto Comba (ben conosciuto a Cagliari), poté riconciliare il Grande Oriente con il mondo della politica ed istituzionale, dai partiti ai presidenti Pertini e Cossiga, seppe ancor più coinvolgere il mondo della cultura italiana nelle iniziative del Grande Oriente proprio allora passato, in quanto agli uffici, da Palazzo Giustiniani alla storica Villa Medici detta del Vascello; la rottura compiuta dal nuovo Gran Maestro Di Bernardo seguì di lì a poco e fu ricucita dall’autorevole granmaestranza Gaito, che sembrò saper riportare tutto al costume severo dei grandi del passato (venne a Cagliari numerose volte e fu anche intervistato ripetutamente dalla nostra stampa locale, e colpì sempre la sua evidenza personale si direbbe quasi “sacerdotale”), mentre la successiva lunga granmaestranza Raffi parve ai più, almeno secondo la pubblicistica consultata, tanto generosa e “modernista” nelle aperture alla società civile quanto rischiosa circa un abbassamento delle specificità proprie della massoneria italiana, cioè di una società derivata dall’incrocio di umanesimo e spiritualità, esoterismo e impegno solidaristico privato e pubblico, iniziativa civile e patriottismo/universalismo… Condivide questa sintesi? E aggiungiamo: come si è collocata in questa proiezione ormai di svariati decenni – sessanta-settant’anni – la granmaestranza Bisi? quanto c’è di Nathan, cioè del suo rigore religioso mazziniano, in Bisi e nella sua Giunta, e quanto dovrebbe essercene, a suo parere?
CN - Quello che Lei chiama “distensione” con la Chiesa fu nella sostanza piu’ un patto di non belligeranza e di reciproca tolleranza. Patto che nel tempo sembra essere venuto meno il 26 novembre 1983 quando la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblico’ una dichiarazione sulle associazioni massoniche. Da quando la Chiesa ha iniziato a pronunciare nei riguardi della Massoneria il suo giudizio negativo questo è stato ispirato da molteplici ragioni, pratiche e dottrinali. Essa non ha giudicato la Massoneria responsabile soltanto di attività sovversiva nei suoi confronti, ma fin dai primi documenti pontifici in materia e in particolare nella Enciclica Humanum Genus di Leone XIII (20 aprile 1884), il Magistero della Chiesa ha denunciato nella Massoneria idee filosofiche e concezioni morali opposte alla dottrina cattolica. Per Leone XIII esse si riconducevano essenzialmente a un naturalismo razionalista, ispiratore dei suoi piani e delle sue attività contro la Chiesa. Nella sua Lettera al Popolo Italiano Custodi (8 dicembre 1892) egli scriveva: «Ricordiamoci che il cristianesimo e la massoneria sono essenzialmente inconciliabili, così che iscriversi all'una significa separarsi dall'altra». A proposito dell'affermazione sull'inconciliabilità dei principi, tuttavia, si va ora da qualche parte obiettando che essenziale della Massoneria sarebbe proprio il fatto di non imporre alcun «principio», nel senso di una posizione filosofica o religiosa che sia vincolante per tutti i suoi aderenti, ma piuttosto di raccogliere insieme, al di là dei confini delle diverse religioni e visioni del mondo, uomini di buona volontà sulla base di valori umanistici comprensibili e accettabili da tutti. In realta’ la Massoneria dovrebbe costituire un elemento di coesione per tutti coloro che credono nell'Architetto dell'Universo e si sentono impegnati nei confronti di quegli orientamenti morali fondamentali che sono definiti ad esempio nel Decalogo; essa non allontanerebbe nessuno dalla sua religione, ma al contrario costituirebbe un incentivo ad aderirvi maggiormente.
Inoltre, mi consenta l’appunto, la Massoneria Italiana ed il GOI non sono mai stati riconosciuti dall’Inghilterra. E’ un falso storico che viene tuttavia spesso millantato. La Gran Loggia Unita d’Inghilterra, intorno al 2014 e in gran segreto, aveva deciso di riconoscere il GOI e aveva avviato le trattative con l’allora Gran Maestro Gustavo Raffi (il predecessore di Bisi) e il suo collega Venzi della GRLI (Gran Loggia Regolare di Italia). Non si ottenne però il risultato sperato a causa di alcune dichiarazioni del GOI su politica e religione che irrigidirono i vertici inglesi. La Gran Loggia Unita d’Inghilterra, sulla base dei suoi regolamenti generali, in Italia non può riconoscere due obbedienze massoniche: se assegnasse il riconoscimento al GOI dovrebbe toglierlo alla GLRI. Peraltro, dubito che con Bisi si possa sperare oggi in un riconoscimento, oggi che anche il Grande Oriente di Francia sta ipotizzando di toglierlo al GOI e che gli USA non vedono di buon occhio l’attuale gestione.
Infine, Lei ha citato Nathan. Per anni la dirigenza massonica non volle essere apparentata con il mondo del settarismo politico. Il Gran Maestro Ernesto Nathan, nel 1901, nella conferenza di inaugurazione di Palazzo Giustiniani, alla presenza di un folto pubblico, affermava correttamente che nella prima metà dell’Ottocento c’era stato un momentaneo «ridestarsi al ’21, al ’48 e di nuovo verso il ’59». Ancora nel 1912, in una breve storia della Massoneria, pubblicata sulla rivista ufficiale del Grande Oriente d’Italia, si può leggere che «con la caduta del dominio napoleonico ebbe fine anche questo periodo di sommo splendore della Libera Muratoria e, in parte come conseguenza dell’entrata in scena dei carbonari falsamente parificati ai liberi muratori, furono emesse severe proibizioni [...] La massoneria non risorse che sulla metà del XIX secolo». A mio parere, tentare una assimilazione tra il Gran Maestro Bisi e Nathan significa fare un torto a quest’ultimo, posto che nella Gran Maestranza di Bisi non vedo nulla di ecumenico, di rigore religioso o di eticamente pregevole: Lei ha giustamente citato l’ex Gran Maestro Virgilio Gaito, che tutti noi rispettiamo ancora oggi e che abbiamo apprezzato per la sua pacatezza, per la sua saggezza e per il suo modo di porsi rispetto all’intera Comunione. Tutto perduto negli ultimi 8 anni del “periodo oscuro” di Stefano Bisi.
Tralascio volutamente ogni considerazione sulla P2 di Licio Gelli, considerato che si tratta solo di volgare delinquenza nascosta dietro la riservatezza e l’aurea di mistero massonici. Nulla a che vedere con i nostri ancestrali principi, seppure di eco internazionale ed assolutamente potente e ramificata nelle strutture democratiche italiane. Bene ha fatto il Gran Maestro Corona a cercare di isolarla e ad espellerne i membri dalla Comunione.
Red. - Grazie, la sua risposta è molto complessa e merita rifletterci sopra. Un appunto, o un contro-appunto, però ce lo conceda sulla questione del riconoscimento inglese. Uno di noi quattro redattori è di madre inglese e preparando questa intervista si è documentato, particolarmente coinvolto. Il nostro riferimento era al riconoscimento che la Gran Loggia Unita di Inghilterra aveva rilasciato agli italiani nel 1972. C’è un intero capitolo della Storia della Massoneria italiana dalle origini ai giorni nostri, del professor Mola, che tratta l’argomento. Noi le possiamo far avere copia anche della “Balaustra” n. 17 del Gran Maestro Salvini, datata 20 Settembre 1972, che riferisce «that this United Grand Lodge of England accords recognition to the Gran Orient ofr Italy». È pubblicata sulla Rivista Massonica dell’ottobre 1972, che ci siamo procurati dall’Archivio Storico Generale della Massoneria in Sardegna, qui a Cagliari. Naturalmente sappiamo che quel riconoscimento durò soltanto vent’anni, perché fu revocato nel 1993 al tempo dello scisma di Di Bernardo. E c’è anche un altro particolare che ci sembra interessante segnalare alla sua attenzione – dato che, anche su questo, ci siamo documentati – e riguarda quel che Lei riferisce alla cosiddetta “esclusività territoriale” del riconoscimento: se GOI non Gran Loggia Regolare fondata trent’anni fa da Di Bernardo e viceversa. Si è chiarito, così nella stessa stampa ufficiale del Grande Oriente, che questa interpretazione restrittiva era stata degli italiani più che degli inglesi, i quali non avrebbero avuto difficoltà a riconoscere in uno stesso paese due diverse Obbedienze purché “legittime e regolari”. Anche su questo, che fu dichiarazione del Gran Segretario inglese, c’è buona documentazione sulle annate delle riviste del Grande Oriente d’Italia che abbiamo potuto consultare e che certamente Lei conoscerà. L’universalità si costruisce anche con questi riconoscimenti reciproci fra “potenza” e “potenza”, come si dice…
Ma Lei ci scuserà questa deviazione: ce la siamo permessa perché… abbiamo studiato, anche se non siamo competenti o specialisti. La storia massonica crediamo possa affascinare tutti: pensiamo all’ecumenismo presente nei versi della Loggia Madre di Kipling… Ci importa molto, però, porle un’altra domanda che ci riporta alle cose cagliaritane naturalmente sempre nella prospettiva ideale generale, cioè della tradizione. Essere mazziniani oggi, Anno del Signore 2022, cosa significa secondo Lei? In che senso la massoneria italiana dovrebbe preservare nel costume diffuso dei suoi aderenti la religiosità civile del mazzinianesimo con la sua etica del dovere e la cura dei ceti poveri da promuovere non soltanto economicamente? Lei sa, perché ne ha riportato nel suo Canale, che a Cagliari Mazzini e Bovio sono stati vilipesi proprio nella casa massonica e che il vertice cittadino, insieme a quelli regionale e nazionale, ha chiuso gli occhi e forse è stato addirittura complice. Esisterebbero delle immagini a documentarlo. La stessa loggia Conti, intitolata cioè al sindaco di Firenze trucidato dalle Brigate Rosse, che doveva curare il suo Mazzini donato dal gran maestro onorario Bruno Fadda non ha obiettato nulla davanti alla mascherata. Noi avevamo ricevuto quell’irriverente screenshot e lo abbiamo pubblicato, ma il capo-loggia non ha osservato nulla, gli andava bene. Anche la loggia Ciusa – ne abbiamo scritto diverse volte – non ha onorato il suo titolare quando è stato pubblicamente offeso uno dei grandi lavori dello scultore celebrato alla biennale del 1907. Come se in chiesa un prete ubriaco avesse mascherato per gioco un crocifisso sull’altare e il vescovo gli avesse dato una medaglia di ringraziamento per la turpe giocosità. La vignetta sarcastica sul “Cainita” di Francesco Ciusa è sembrata superare ogni limite, considerando che, nonostante questo precedente, il suo autore è poi stato incaricato di gestire la partecipazione massonica addirittura alla manifestazione di Monumenti Aperti. Una contraddizione clamorosa avvertita da alcuni intellettuali e storici dell’arte non massoni, ma non dai massoni con tessera. Ci permettiamo di motivare queste puntualizzazioni perché, come Giornalia.com, vorremmo allestire presto una mostra dal titolo “Francesco Ciusa e la stampa sarda lungo un secolo”. Abbiamo già raccolto un ingente materiale che ci è stato donato…
CN - Purtroppo, quello che e’ accaduto a Cagliari e’ una pagina buia, nera del nero piu’ assoluto, nella storia della Massoneria italiana. Sono accaduti fatti che avrebbero fatto impallidire anche il piu’ goliardico dei goliardici, ma sono accaduti. Con la connivenza di chi avrebbe dovuto vigilare e non lo ha fatto. Con il supporto di chi avrebbe dovuto reprimere, anche a livello profano, il vilipendio ma ha preferito tacere. Non sappiamo se si sia trattata di opportunita’ o di calcolo scientifico, fatto sta che la vostra osservazione «Come se in chiesa un prete ubriaco avesse mascherato per gioco un crocifisso sull’altare e il vescovo gli avesse dato una medaglia di ringraziamento per la turpe giocosità» e’ quanto di piu’ pertinente ed azzeccato si potesse dire. Purtroppo, tutto questo non ha nulla a che fare con Mazzini e con le sue ideologie ed e’ equiparabile a volgare offesa senza alcun senso ed alcun fine.
La storia condannera’ i fatti, i giornali ne hanno parlato e il Cavaliere Nero l’ha fatta conoscere ancora di piu’: se le coscienze non si sono mosse allora, all’epoca dei fatti, difficilmente si muoveranno oggi. Da quello che abbiamo compreso di questa vicenda, a piu’ livelli ci sono state colpe e omissioni, per motivazioni che non ci e’ dato conoscere. Solo gli attori di queste turpi vicende e chi li ha coperti sanno quale sia la verita’, ma perche’ questo non accada più occorre comunque far conoscere la storia e prenderne le distanze. E, magari, punire anche i responsabili di allora che, nel frattempo, sono stati “promossi” a cariche nel GOI piu’ importanti e di visibilita’ nazionale.
Red. - Guardando al vertice del Grande Oriente d’oggi, quali sono le dinamiche effettive di governo, diciamo le dinamiche interne al governo centrale e nei rapporti con le singole regioni-circoscrizioni, e quali esse dovrebbero essere? In tale contesto, organismi come il Consiglio dell’Ordine o i corpi ispettivi, sia centrali che periferici, e così i tribunali, godono di una loro autonomia o rappresentano soltanto figure di comparsa eterodirette e disponibili a farsi dirigere? Formuliamo questa domanda perché quanto si è verificato a Cagliari con i famosi insulti alle autorità della Repubblica e con tanto altro, con lo spreco del peggior vocabolario di sostantivi, aggettivi e verbi, con i fotomontaggi partoriti (lo dichiariamo con responsabilità) da teste non pensanti – eppure fu detto trattarsi di due o tre dirigenti di livello nell’organigramma, tutti ancora oggi con i galloni al braccio – non è stato mai, non diciamo sanzionato, ma neppure segnalato criticamente da alcun ispettore o vigilante, … intendiamo vigilante quanto meno della decenza. Diversi autori, anche nella nostra piattaforma, hanno riferito del furto della Torah che una loggia del rito britannico “emulation” accostava ad ogni riunione di lavoro alla Bibbia e al Corano, hanno riferito di furti e tentativi di scasso degli armadi di segreteria, hanno perfino pubblicato qualche sconcia farneticazione scritta e riscritta dietro un labaro. E così è ancora oggi: se Lei andasse oggi a palazzo Sanjust troverebbe il capolavoro che ormai è di due anni fa. A uno di noi, messo sull’avviso durante la recente manifestazione di Monumenti Aperti, è capitato di aver accostato quel labaro rosso del Capitolo Knight of Heredom ed averci trovato… Numerosi commenti che sono stati spontaneamente (e purtroppo anonimamente) postati nel nostro sito lo hanno documentato, abbiamo visto le immagini e le scritte clamorose. E cosa c’entra, domandiamo, Nathan, cosa c’entra il cagliaritano Armando Corona con un labaro così maltrattato? E la dirigenza locale, e gli ispettori, e il Gran Maestro informatissimo di tutto se la segreteria gli ha fornito, come crediamo, la rassegna stampa, e peraltro anche lui frequentemente a Cagliari, e il suo braccio destro e quello sinistro? Questa lunga domanda ha anch’essa un senso e un motivo preciso: uno di noi era amico personale (e collega) di Virginio Condello, massone presidente di Confcooperative ed uno dei protagonisti dell’opera della Caritas sarda, oggi prematuramente scomparso. Egli donò quella Torah precedentemente citata alla sua loggia, lui che era promotore di tante iniziative sociali proprio attraverso la Caritas, come i progetti “Policoro” e “Marinando”, una volta per lo sviluppo della imprenditorialità giovanile un’altra per la lotta all’usura. Per vent’anni fu alla Caritas, dai tempi dell’accoglienza in Sardegna dei profughi bosniaci, rivelandosi anche fuori dal tempio come un uomo meraviglioso ed un massone militante convinto, spirito religioso e studioso appassionato della cultura ebraica. Donò dunque quella Torah alla sua loggia, e mani furtive, proprio dentro la casa massonica, non ebbero esitazioni a farla sparire. Sembra incredibile, nel silenzio assoluto soprattutto di chi avrebbe dovuto garantire ben altro… Noi abbiamo ospitato vari articoli che hanno segnalato l’episodio, e sono stati centinaia e centinaia gli accessi, riteniamo soprattutto dalla Sardegna, eppure tutti quanti hanno mostrato nessuna reazione. Fu proprio in quegli anni che, su Facebook, in decine e decine misero il loro like a vignette piuttosto sceme (giudizio nostro) oltre che dileggianti altri appartenenti, e nessuno, forse per quieto vivere, denunciò nulla. Tutti sapevano e nessuno parlava. E la memoria di un massone moderno come Virginio Condello, e la memoria di Giovanni Bovio e Giuseppe Mazzini “padri della patria”, queste memorie chi le ha tutelate?
CN - Lei ha aperto una breccia in una pagina buia di storia massonica sarda, eppure e’ quello che avviene in tutta Italia. Quello che e’ accaduto a Cagliari non e’ accettabile in una associazione come il GOI, eppure e’ accaduto. E’ accaduto nella connivenza di chi avrebbe dovuto vigilare e sanzionare, ma per motivazioni ignote non l’ha fatto, senz’altro per adeguarsi a leggi clientelari. E questo mi da’ lo spunto per rispondere alla Sua domanda sui rapporti di forza nel GOI. A noi risulta che, seppure formalmente non sia cosi’ e sia prevista da un punto di vista regolamentare assoluta indipendenza, nella sostanza il Gran Maestro assomigli al capofila di tutta una serie di “burattini” che ricoprono posti di potere all’interno dell’associazione, dalle presidenze di collegi ai presidenti dei Tribunali Massonici, dagli Ispettori Circoscrizionali ai Maestri di Casa delle case massoniche. Ne abbiamo avuta conferma con le numerose tavole d’accusa proposte e portate avanti senza il rispetto di un contraddittorio serio, senza il rispetto dei regolamenti, senza il minimo fondamento di colpa massonica che, innanzi ad un giudizio onesto, si sarebbe sciolta come neve al sole. Il Gran Maestro conta sui propri “yes men” nelle posizioni chiave del GOI, i quali probabilmente gli sono legati a doppio filo in quanto in quella posizione come ricompensa per i servizi resi e la connivenza costante in posizione di sudditanza. Basti guardare un caso emblematico che abbiamo affrontato di recente sul canale, la questione della tavola d’accusa al Fratello Zanazzi di Firenze. Tavola d’accusa portata avanti dal Collegio Circoscrizionale dei MM.VV. della Toscana capeggiato dall’ottusita’ ostinata del Fratello L. V., persona di totale sudditanza al Gran Maestro, presentata a firma di un Oratore Aggiunto che per regolamento non avrebbe potuto redigerla e dai contenuti assolutamente pretestuosi. Tavola d’accusa portata avanti su istanza del Gran Maestro attraverso i propri uomini sul territorio e che ha trovato la connivenza del Presidente del Tribunale della Toscana Fratello M. G. il quale, seppure avvocato, si e’ evidentemente “voltato dall’altra parte” ed ha condannato il Fratello accusato nonostante una sequela di violazioni regolamentari da parte del Tribunale stesso, scordando egli stesso il principio di fratellanza e di indipendenza che avrebbe dovuto seguire nel suo operato. Ma l’input probabilmente era quello di condannare ad ogni costo, anche in disprezzo delle regole e dell’etica massonica. Il Fratello Zanazzi andava “eliminato” perche’ pensante, questo e’! Il Fratello Zanazzi ha fatto opposizione alla sentenza presso la Corte Centrale (una sorta di Corte d’Appello) evidenziando ben 8 motivi di nullita’ e di violazione del regolamento che la Corte Centrale ha disatteso con motivazioni di nessuna consistenza. Anche qui per giungere ad una sentenza imposta dall’alto, con buona pace della correttezza e della fratellanza. La Corte Centrale, si sa, e’ organo che oggi risponde direttamente al Gran Maestro e la propria autonomia e’ venuta meno da tempo, allorquando il Gran Maestro ha elargito le cariche ai giudici della stessa. E cosi’ e’ avvenuto anche a livello territoriale, per ogni carica, ogni incarico ed ogni incombenza in seno all’organigramma. Si tratta di “voti di scambio”: io ti assegno una poltrona ed in cambio tu fai quello che dico io. Un metodo che si commenta da solo.
Quindi, non dobbiamo meravigliarci se il Fratello P. sia oggi in Sardegna considerato intoccabile, se fratelli assolutamente degnissimi siano stati espulsi, se sia pendente una tavola d’accusa al Gran Maestro Aggiunto Claudio Bonvecchio ed al Presidente del Collegio Circoscrizionale dei MM.VV. Lombardia Antonino Salsone, rei solamente di aver pubblicato una vignetta con un loro pensiero assolutamente condivisibile. Ma dietro c’e’ altro: c’e’ la volonta’ del Gran Maestro di decimare le opposizioni politiche e le forze a lui contrarie. C’e’ la volonta’ di fare terra bruciata affinche’ nessuno possa a lui contrapporsi nel 2023 alle elezioni per la Gran Maestranza, tendendo evidentemente a restare l’unico candidato e cercando il terzo mandato. E lo puo’ fare solo con l’intimidazione e la vergogna perche’ lui puo’ proporre tutte le tavole d’accusa che vuole, certo di condanne sicure da parte dei suoi uomini sul territorio, mentre la Comunione, e qui e’ colpa del suo predecessore Gustavo Raffi che cambio’ il regolamento, puo’ proporle solo per “alto tradimento” i cui contorni anche giuridici sono assolutamente labili come il “pubblico pudore” ed il “buon costume”. In ogni caso, una eventuale tavola d’accusa contro il Gran Maestro troverebbe il filtro dell’ammissibilita’ nella Corte Centrale e questa, come ricordato, e’ espressione clientelare del Gran Maestro. Solo il Cavaliere Nero, quindi, puo’ portare all’attenzione dei Fratelli quello che realmente accade, affinche’ ciascuno si faccia una propria idea indipendente e alla Gran Loggia del 2023 voti davvero secondo coscienza e fuori da schemi precostituiti, quelli che porterebbero la votazione ad assomigliare alle votazioni in Bielorussia.
Ad colorandum, per avere una maggiore idea della “indipendenza” di certi organi, basti pensare che alle dimissioni del Gran Segretario Borgognoni fu nominato nuovo Gran Segretario il Revisore Unico della Fondazione del GOI. Oppure che nel pool di ispettori magistrali che stanno verificando la Lombardia e’ presente il Fratello S. che, guarda caso, e’ anche un testimone nel processo a Salsone e Bonvecchio: come dire, «visto che non ho nulla in mano, mando il testimone ad indagare per trovare qualcosa da usare nel processo». Ma vi sembra una cosa normale? Su oltre 22 mila fratelli, proprio quello Bisi ha scelto?
In questi contesti nei quali si guarda prevalentemente al tornaconto personale, quindi, nessuno si da’ pena di tutelare la memoria di Bovio o di Mazzini o di Fratelli meno noti. Non e’ nelle loro priorita’, tutti tesi a conservare la poltrona ed a “lisciare il pelo” al Gran Maestro ad ai suoi emissari. Non interessa a nessuno che vi sia stato vilipendio ed offesa, tanto quello che conta e’ restare saldi nella posizione di potere. Tanto e’ vero che il Fratello Pietrangeli, invece di essere ostracizzato per la sua inerzia, e’ pure divenuto Gran Segretario e dopo anche Grande Oratore. Vorrei sapere in quale altra organizzazione accade questo se non nelle organizzazioni malavitose!
Red. - Più precisamente: quali sono le strozzature interne, magari anche statutarie e regolamentari, che impediscono alla massoneria italiana di oggi di potersi prenotare per un ricordo ammirato dalle prossime generazioni? A dire di massoneria, noi non massoni oggi ammiriamo, e non soltanto per l’esperienza di due nostri redattori che frequentano il volontariato carcerario e condividono con tutto il gruppo la loro avventura, un Gran Maestro di cui abbiamo letto in questi giorni la biografia stesa dal professor Conti per il Dizionario Biografico degli Italiani come Giuseppe Petroni, che condannato a morte dai tribunali del papa-re soffrì nella galera dello Stato pontificio ben diciassette anni finendo per quasi accecarsi… ammiriamo naturalmente Ernesto Nathan, famosissimo ed esemplare sindaco di Roma ai primi del Novecento, il quale visse in Sardegna in gioventù e qui tornò ripetutamente viaggiando fra Cagliari, Sassari e Caprera… ammiriamo il cagliaritano-messinese Guido Laj studente liceale del nostro Dettori e collaboratore dell’Unione Sarda, come abbiamo letto nella sua biografia scritta dal nostro amico Murtas… Sappiamo di alti dignitari massoni che partirono dalla Sardegna portando a Palazzo Giustiniani tanta esperienza isolana, come Gustavo Canti, Gran Segretario e poi Gran Maestro aggiunto… Sappiamo del vertice scozzese, del Rito Scozzese cioè, che si ricostituì in capo ad un altro cagliaritano, all’indomani dell’unità d’Italia, Ferdinando Ghersi, battezzato nella cattedrale di Castello, come è stato scritto… Sappiamo di altri, del Ricciardi, del Tedeschi, meravigliosa figura di medico, professore universitario a Cagliari, Gran Maestro negli anni dell’esilio antifascista… Abbiamo chiesto, ci siamo documentati dal nostro amico che ha scritto di tutte queste personalità, biografandole nella Sardegna e nell’Italia del loro tempo. Ancora grazie a lui, che alcuni li ha anche frequentati personalmente, sappiamo di figure illustri – ce ne ha fatto un lungo elenco – che come Consiglieri dell’Ordine e Ispettori e Giudici della Corte centrale che hanno portato per molti anni, perfino in giunta a Roma, il contributo sardo: da Mario Giglio il banchiere a Franco d’Aspro lo scultore, da Alberto Silicani a Giuseppe Marongiu, da Emilio Fadda a Bruno Mura, da Annibale Rovasio a Flavio Multineddu, da Marcello Tuveri a Filippo Pasquini, a Paolo Carleo che presiedette il tribunale che espulse Gelli dal Grande Oriente, l’elenco sarebbe davvero lungo… La domanda è la seguente: nella sua valutazione, la Sardegna è rappresentata oggi, a livello di alte responsabilità, da uomini che paiono temprati dalla stessa virtù? Uomini che portano una forte indipendenza di giudizio e insieme uno spirito di incontro, uno spirito conciliante? Non chiediamo pagelle ovviamente, ma l’indole di un Giglio membro di Giunta e implacabile avversario di Gelli, come abbiamo letto nelle cartelle forniteci contenenti i verbali della Giunta del 1981, come pensa si sarebbe espressa davanti alle cento vignette irridenti il Grande Oratore Giovanni Bovio camuffato da golpista fascista e complice della morte suicida di Salvador Allende?
L’Unione Sarda pubblicò quel fotomontaggio in un articolo di due anni fa, quando un suo cronista interrogò anche il Gran Maestro Bisi sulla “questione cagliaritana”. Il Gran Maestro non rispose nel merito, impegnando centoquarantanove parole per dire che il Collegio non è il Consiglio e il Consiglio non è il Collegio, e il regionale non è il cittadino e viceversa, confondendo il giornalista che non gli pose così la seconda domanda: «Stiamo nel merito, le ho chiesto altro!».
CN - La Massoneria in passato e’ stata il crocevia di menti eccelse, di artisti indiscussi e di uomini dall’intelletto e dalla sensibilita’ ritenuti superiori. Ancora oggi nelle Logge Italiane sono presenti Fratelli di altissimo spessore, di grande professionalita’ e di indiscussa etica. Sono questi gli esempi che dovremmo seguire, perche’ questi Fratelli con la “F” maiuscola non li trovera’ a discutere di poltrone, di marchette elettorali o di voti di scambio. Sono persone che hanno mantenuto intatto il loro pensiero ed il loro modo di pensare. Sono persone che concretamente, nell’ombra, applicano i principi della Massoneria che poi sono molto vicini a quelli delle religioni, cristianesimo in primis. Nel rito di iniziazione da profano ad apprendista, un passaggio recita «Non fare agli altri cio’ che non vorresti fosse fatto a te, e fai agli altri tutto il bene che vorresti ti fosse fatto». Non le ricorda forse una frase del Vangelo? E’ questo il principio cardine della “fratellanza”. Tuttavia, in un gruppo di persone di oltre 22.000 soggetti e’ giocoforza trovare il delinquente, l’approfittatore, il trafficone, esattamente come la persona per bene attenta agli altri ed ai valori che la Massoneria incarna (o dovrebbe incarnare). Perche’, le chiedo, forse frequentando la Chiesa Lei si rapporterebbe solo a persone pie e devote senza ombre o scheletri nell’armadio? Le ricordo che i mafiosi vanno in Chiesa tutte le mattine, eppure sono mafiosi! Per la Massoneria e’ la stessa cosa: c’e’ di tutto, lì dentro. Sta a noi riuscire a selezionare i Fratelli meritevoli ed isolare quelli senza dignita’, onore, valori. Questo e’ stato fatto in piu’ occasioni, ma purtroppo il costante arricchimento delle colonne e la modalita’ di reclutamento di nuovi apprendisti, divenuta troppo routinaria e senza approfondimento sul soggetto aspirante Fratello, ha portato alla ribalta miserie umane sempre piu’ di frequente. Oggi occorrerebbe una reale pulizia esoterica, con espulsione dei soggetti che a vario titolo non si riconoscono piu’, per comportamenti, nei valori degli Antichi Doveri. E non si meravigli se il Gran Maestro tende a “glissare” sulle domande dirette e scomode, e’ nel suo stile. Preferisce evitare lo scontro quando non sa come rispondere. E’ stato anch’egli giornalista prima degli scandali che lo hanno visto coinvolto intorno a Siena, e sa bene come evitare la domanda scomoda. «Stiamo nel merito, le ho chiesto altro!» ricorda tanto l’invito a Schettino «Salga a bordo, c...o!». Ma quello a bordo non c’e’ risalito, esattamente come Bisi che al merito non si e’ neppure avvicinato!
Red. - Una clamorosa denuncia da parte di un alto dignitario del GOI sardo (purtroppo anonimo) ha nei giorni scorsi riferito di squallide lubriche vicende che sarebbero occorse nelle stanze della sede ufficiale di piazza Indipendenza a Cagliari. Esse, avendo avuto a protagonisti alcuni dei personaggi oggi responsabili degli incarichi più alti, avrebbero motivato questi ultimi, per coprire se stessi, di premiare il "cozzone" con emolumenti spot e varie gratificazioni. Noi non citeremo il personaggio ritenuto “cozzone” professionale, che non conosciamo personalmente, ma di cui molti parlano perché è da molti conosciuto per la disinibita vitalità, forse per nulla compatibile con gli statuti massonici ma pure fatto direttore e notaio di iniziative del Grande Oriente d'Italia con il voto unanime dei capi-loggia locali. Come già detto, il Gran Maestro Bisi escluse tassativamente, parlandone con L'Unione Sarda, che egli potesse averne combinato, ma ora non c'è uno che dica che il Gran Maestro avesse ragione: tutto il contrario. È questione che merita di essere ripresa e trattata oppure può essere abbandonata? Dà onore, essa, alla Sardegna e alla Fratellanza massonica locale e nazionale? Dovrebbe il Gran Maestro chiedere scusa del suo abbaglio - allora si parlava degli oltraggi ai monumenti di Bovio e Mazzini e degli insulti al presidente Mattarella e al 25 aprile, oggi si potrebbero aggiungere gli spettacoli licenziosi - e procedere per un chiarimento, a questo punto diremmo "pubblico", di quanto sia avvenuto nel palazzo donato dal Gran Maestro onorario professor Vincenzo Racugno e confluito anch'esso nella Fondazione di cui si parlava all'inizio? E così, si dovrebbe approfondire dell'ufficio di capo-loggia attribuito, anche lì per elezione, a qualche personaggio che sia stato inquisito e condannato per reati piuttosto seri, o che abbia patteggiato per gli stessi reati piuttosto seri: anche su questa materia non dovrebbero essere i titolari delle funzioni ispettive a dar conto delle loro verifiche, dello loro segnalazioni, e il Gran Maestro a dire perché ha convalidato le scelte locali? Può bastare che Lei dica: di infidi e sporcaccioni ce n’è ovunque!? Diciamola meglio: sarà anche responsabilità, per omissione di atti d’ufficio, di chi deve vigilare e non lo fa, ma il problema più di fondo non le sembra il silenzio di tutti che sembrano spettatori invece che effettivi “padroni di casa” vigilanti, orgogliosi della loro casa se tenuta in ordine e sofferenti se tenuta in disordine? Il massone non dovrebbe essere, per suo elementare fatto di coscienza, indipendente e coraggioso?
CN - Circa le vicende definite da Lei “lubriche” conosciamo noi il nome del Dignitario del GOI a cui Lei fa riferimento, ma ovviamente ne tuteliamo l’auspicato anonimato. Come gia’ accennato in precedenza, gli Antichi Doveri dovrebbero, come la Bibbia per un Cristiano, improntare le azioni ed i comportamenti, fuori e dentro al Tempio, di ogni Massone che si rispetti. Ma la fragilita’ umana, come per un buon credente, spesso prende il sopravvento e porta a situazioni e comportamenti giustamente definiti “licenziosi”, ma assolutamente fuori luogo se si ricoprono delle cariche importanti. Basti pensare come anche nei regolamenti degli Ordini Professionali (medici, avvocati, commercialisti e via dicendo...) vi siano norme improntate al comportamento diciamo “profano” che, se violate, innescano un procedimento disciplinare. Se un avvocato venisse colto in fallo a compiere atti assolutamente esecrabili ed inopportuni anche fuori dal Tribunale, il Consiglio dell’Ordine prenderebbe le distanze con le proprie “tavole d’accusa” costituite dal deferimento alla Commissione Deontologica. Da noi in teoria dovrebbe verificarsi lo stesso meccanismo: un Fratello, in quanto Fratello dentro e fuori dal Tempio, e’ sempre soggetto alla giustizia massonica per i comportamenti tenuti. Questo in via di principio perche’ poi, nei fatti, si assiste a comportamenti in aperta violazione di quel contratto etico che si e’ siglato con l’iniziazione e corrispondente alla piena osservanza degli «Antichi Doveri, dei regolamenti, della Costituzione Italiana e delle leggi che ad essi si conformino», come dice il rituale di iniziazione da Apprendista.
E’ ovvio come un Fratello dovrebbe rispettarli, anche se molti contenuti sono fuori dal tempo perche’, come avevo già accennato, mai aggiornati e mai riveduti nei secoli e quindi si rifanno ai tempi in cui furono scritti. Nell’edizione degli Antichi Doveri del 1723 tutt’ora in vigore sono riportate prescrizioni del tipo, per fare un esempio, «Voi dovete anche tutelare la vostra salute non intrattenendovi troppo a lungo o troppo lontano da casa, dopo che le ore di Loggia sono passate; ed evitando la ghiottoneria e l’ubriachezza, affinché le vostre famiglie non siano trascurate od offese, né voi inabilitati a lavorare», ma tenga conto che oggi e’ usuale terminare le serate di Loggia e recarsi tutti assieme a mangiare in un ristorante, di preferenza all’aperto ove osservare, bevendo anche in eccesso, specie nelle citta’ d’arte, il passaggio delle turiste da commentare con maschia goliardia. Le pare questo rispettoso per gli Antichi Doveri? E pensare che il testo degli Antichi Doveri si chiude con un ecclesiastico «Amen, cosi’ sia»...
Ma esistono dei principi generali che comunque devono essere riconosciuti come validi, altrimenti crollerebbe tutto l’impianto etico del quale ci fregiamo: e’ assolutamente inammissibile che un Fratello con cariche rappresentative sia “scoperto” in locali equivoci a compiere atti licenziosi o, per usare le sue parole, di «disinibita vitalita’». Direi che Lei lo ha definito anche troppo galantemente! Si tratta di modi di essere assolutamente leciti nel mondo profano, ma che divengono illeciti, massonicamente parlando, allorquando chi li compie dovrebbe essere un faro ed un esempio per altri di cui, seppure implicitamente, abbia una qualche rappresentanza e responsabilita’. Sia chiaro: non stiamo parlando di violazioni di natura penale, non si tratta neppure di delitti, ma solo di violazioni di coscienza che tuttavia non dovrebbero verificarsi, ciò nella considerazione che nel GOI si entra volontariamente e sempre volontariamente si giura di attenersi e di rispettare certe norme!
In questa vicenda sarda il Gran Maestro ha torto a prescindere: in ragione della propria carica, infatti, egli avrebbe avuto il dovere regolamentare e morale di perseguire, e qui direi anche giustamente, i colpevoli di tanta decadenza. Non lo ha fatto, non conosciamo le motivazioni, ma certamente il comportamento tenuto in Sardegna e’ molto piu’ grave di quello di Salsone o di Bonvecchio a Milano che sono rei solo di aver pubblicato una locandina con un loro pensiero peraltro pienamente condivisibile. Ma Salsone e Bonvecchio avrebbero potuto insidiare il terzo mandato del Gran Maestro, il “licenzioso sardo” no, invece! La risposta alla sua domanda e’ quindi tautologica: e’ ovvio come il comportamento tenuto non dia onore né alla Sardegna né alla Massoneria nella sua globalita’. Ma non si aspetti che il Gran Maestro chieda scusa: lo abbiamo visto nell’assemblea di Milano del 13/07 u.s., egli sa solo minacciare per andare avanti sulla propria strada senza ritegno e senza ascolto dei suggerimenti di chi di Massoneria ne sa assolutamente piu’ di lui. E non e’ neppure questione di aver «convalidato le scelte locali»: il Gran Maestro, evidentemente, ha avuto le sue motivazioni per agire in questo modo. Motivazioni a noi incomprensibili ma che, in assenza di una spiegazione convincente, e crediamo non vi sia, non possono che essere interpretate come “protezione di qualcuno” se non vera e propria connivenza. Guarda caso, poi, il Fratello Pietrangeli e’ stato eletto Grande Oratore... come diceva Adam Kadmon, «solo un caso?».
Red. - Ritorniamo, e concludiamo, a quanto accennato prima sul silenzio generalizzato, impaurito, come ci è stato segnalato, insomma sull’omertà per cui la loggia tale o la loggia talaltra tace anche quando viene essa direttamente offesa. Nel cedimento “ai tempi”, nel crollo dei bastioni ideali, se non ideologici, e dell'etica, nella rinuncia a sapere e dovere “pensare in grande” e comportarsi da credibili esempi e autorevoli “opinion leader”, in questa rinuncia così come l'abbiamo registrata nella nostra bellissima Isola, non c'è, da parte dei massoni sardi, e forse non soltanto sardi, del Grande Oriente d'Italia, come l'autocertificazione di “non voler più essere” quelli che la tradizione chiedeva loro di essere? Alcuni “soggetti commissivi” e non d'onore, tutti gli altri “soggetti omissivi” e anch'essi non d'onore, sommati gli uni agli altri fanno davvero il pieno delle logge? Poniamo la domanda titubanti; non massoni noi quattro redattori, età media 35 anni, però avevamo della massoneria una idea derivata soprattutto (non esclusivamente) dai libri di storia ancora scolastici e universitari: era una storia aspra, conflittuale e insieme però edificante per intelletto speso a pro della società e per passione civile. Siamo oggi ad una doppia traduzione “territoriale” e “temporale” di quelle esperienze storiche. Davvero tutto può dirsi finito con le gran maestranze Corona e Gaito di cui s'è parlato, e qui, nel Golfo degli Angeli, e negli altri posti dell'Isola, è davvero tutto finito con la morte dei personaggi nobilissimi che sono stati descritti nei libri nei massonologi sardi, intendiamo personalità come i sassaresi tutti mazziniani Soro Pirino e Rovasio o come il cagliaritano Sitzia, o come l'oristanese Ovidio Addis, o come il nuorese garibaldino Gavino Gallisai che entrò perfino nel Giorno del giudizio di Satta? Cosa avrebbero detto l'avv. Soro Pirino che aveva fondato le società mutualistiche operaie o Giorgio Asproni, o il professor Addis scopritore di Cornus, la città della resistenza pellita e cartaginese contro la colonizzazione romana dell’Isola, ed educatore dei bambini più poveri della sua Seneghe, o l'archeologo Lello Fadda o il pittore Giuseppe Bosich… cosa direbbero delle “licenze” prese dai loro successori e del silenzio che quelle licenze ha accompagnato?
CN - Non so dirle se sia davvero tutto finito. Certo, stiamo vivendo in una sorta di Medioevo, ma le ricordo che dopo il Medioevo ci fu il Rinascimento. E’ un periodo oscuro per la Massoneria, Bisi ha riportato l’oscurantismo tra le colonne. I personaggi da Lei citati che hanno fatto grande la Massoneria e di cui si e’ parlato anche in precedenza purtroppo oggi sono un ricordo lontano. Abbiamo anche ai giorni nostri dei grandi Fratelli, ma lavorano nell’ombra, lontani dai riflettori, senza il clamore delle cronache e soprattutto senza anelare all’occupazione di poltrone nel GOI. Hanno altro di piu’ concreto a cui pensare, altre missioni da compiere, una vita da vivere per loro stessi e per gli altri. Non hanno tempo da perdere con questioni di bassa lega.
La conoscenza che Lei e i suoi colleghi dichiarate di aver avuto della Massoneria attraverso i libri scolastici era una conoscenza superficiale e, per forza di cose, incompleta. Nel rito di iniziazione il profano afferma «Non so né leggere, né scrivere. So solo compitare»: come il profano, sapete solo quello che vi e’ stato raccontato di terza o quarta mano. Vi hanno menzionato grandi attori della storia italiana, forse un cenno al periodo buio della P2, ma certamente le “notizie dall’interno” sono tutt’altra cosa. Mi dispiace cogliere nelle vostre parole una sorta di disillusione, non dico volutamente “delusione”, rispetto alla grandezza che pensavate fosse tutta l’organizzazione di cui discutiamo. Purtroppo, siamo retti da uomini e come sempre, si sa, gli uomini sono affetti da debolezze umane.
«Una storia aspra, conflittuale e insieme però edificante per intelletto speso a pro della società e per passione civile»: questa e’ stata l’essenza della Massoneria nel passato, via via perduta nel tempo e sempre piu’ declinata verso un baratro di cui non si vede la fine. Il Cavaliere Nero e’ pessimista sulla possibilita’ di una sorta di Restaurazione Illuminista poiche’ si sono perduti oggettivamente, anche nella societa’ civile, quei valori che hanno ispirato i Padri Fondatori. Per tornare agli uomini ed ai tempi da Lei citati occorrerebbe una opera di pulizia davvero profonda. Occorrerebbe cacciare tutti i condannati per reati di varia natura, occorrerebbe mettere al comando persone di degna e specchiata moralita’, occorrerebbe fare piu’ attenzione ai profani che bussano al Tempio per essere iniziati. Occorrerebbe, invece di ammettere tutti o quasi solo per fare numero e percepire le contribuzioni annuali, che il GOI facesse una pulizia all’interno di se stesso. Occorrerebbe, in sostanza, rimettere gli Antichi Doveri al centro della vita massonica, ricordandoci come Massoni si nasca e affiliati al GOI lo si diventi. Perche’ essere Massoni e’ un status mentale e comportamentale che nulla ha a che vedere con il GOI. D’altra parte, che direbbe di un prete che decide di andare a fondare una missione in Africa senza andare mai in Chiesa? Lo considererebbe meno cristiano di un mafioso che dice il rosario tutte le mattine? E’ questa l’essenza: il Massone vero e’ mosso da spirito filantropico e protratto verso un disegno superiore. Si mette in gioco, rischia in proprio, cerca di mettersi in discussione e di lavorare «al bene ed al progresso dell’umanita’». Nulla a che vedere con quella cricca di poltronari che ci sta attualmente guidando malamente e che non sanno proprio dove la Massoneria, quella vera, stia di casa. Solo una pulizia profonda potra’ far riemergere dalle ceneri questa fenice sofferente e morente, dandoci nuovamente quel quid in piu’ che ci caratterizzava e ci differenziava in passato dai club services come Rotary e Lions per citarne qualcuno. Legittimi, peraltro, ma tutt’altra cosa rispetto all’animus donandi che dovrebbe avere un Massone.
In conclusione.Questa la nostra intervista-conversazione, purtroppo non vis-à-vis ma non per questo meno intensa e partecipata, con il Cavaliere Nero della Libera Muratoria italiana. Può essere che il nostro approccio scontasse una conoscenza del tema piuttosto libresca e guardasse di più agli ideali trafitti – ma si tratta del verbo giusto? oppure il verbo è esagerato? – che non alle norme regolamentari più o meno forzate. Immaginiamo che chi vive all’interno del sistema delle logge maturi altra sensibilità, perché la quotidianità della esperienza opera senz’altro a forgiare altri e particolari accostamenti e schemi mentali, modalità di relazione, di scambio o di interlocuzione, di analisi e di proposta, anche di plauso e di contestazione. Pensiamo comunque di aver fatto bene a raccogliere la disponibilità al colloquio e al confronto offertaci dal nostro corrispondente/interlocutore e, come abbiamo ripetutamente detto, restiamo aperti ad accogliere il punto di vista anche opposto a quello oggi espostoci, naturalmente sempre argomentato secondo dialettica di civiltà. Sappiamo che chi ama veramente la libertà è il primo che rispetta la libertà altrui. Ma si tratta, in ogni caso, quando si tratta della propria e quando si tratta dell’altrui, di una libertà da riempire di contenuti: i contenuti del dialogo, non dell’indifferenza. Sicché, per modesto che sia il nostro presidio di “giornalismo sui generis”, è proprio tale presidio – tutto quello che possediamo! – che offriamo a chiunque, a grandi e a piccoli: ai grandi o presunti tali soprattutto, perché – quando davvero grandi – sanno di essere anch’essi piccoli, minuscoli e forse minimi. Davanti alle complessità della vita sono piccoli anch’essi, siamo piccoli tutti quanti.
P.S. Abbiamo ritenuto opportuno siglare i nomi delle persone citate nell’intervista, tranne quelli di coloro che, per la carica ricoperta, sono largamente conosciuti dall’opinione pubblica.
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