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Recca, Mr. «non potevano non sapere», ritenta la sfortuna: durissima la replica antimafia di Silverio Magno

Dopo la disastrosa retromarcia sulla Loggia infiltrata di Licata, il giornalista massone sale ancora una volta agli onori della cronaca. Il Notaio Oratore: «la mentalità mafiosa è tra le Colonne»

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Per i lettori che si sono approcciati solo di recente alle controverse vicende del Grande Oriente d'Italia occorre spiegare innanzitutto la Copertina che accompagna il nostro articolo: a sinistra Antonino Recca e Giuseppe Trumbatore, rispettivamente Maestro Venerabile di professione (come esposto in bella mostra sulla propria pagina personale in Facebook) e Gran Maestro Aggiunto del GOI e maggiorente in Sicilia, accompagnati da un motto siciliano che fa interamente riferimento alla loro condotta sul "Caso Lauria", nel quale entrambi, insieme all'ex Gran Maestro Stefano Bisi, ottennero di porre il silenziatore alle legittime richieste di abbattimento delle Colonne della Loggia "Arnaldo da Brescia" n. 959 all'Oriente di Licata, infiltrata dalla Mafia nella figura del suo Maestro Venerabile Vito Lauria, oggi condannato in via definitiva in Cassazione ad otto anni per concorso esterno; a destra il votato Grande Oratore antimafia del GOI Silverio Magno (prima che il Comitato Elettorale Nazionale ribaltasse, a risicatissima maggioranza, il voto dei "fratelli" affiliati a vantaggio di Marco Vignoni), notaio messinese e persona per bene, vista la battaglia di trasparenza e libertà che sta portando avanti nel Grande Oriente d'Italia a beneficio di tutta la Massoneria nazionale. Una battaglia che noi di Giornalia sosteniamo, da esterni, perché improntata alla salvaguardia della Costituzione repubblicana, della legalità intesa nel senso più ampio e di quel contegno che non dovrebbe mai abbandonare i rapporti umani, a maggior ragione quelli associativi.




Il fatto

Evidentemente non pago del brutto precedente, Antonino Recca ha deciso, stavolta, osare di più. E lo ha fatto attraverso una Tavola d'Accusa, che è l'atto massonico d'incolpazione rivolto all'affiliato che "sbaglia", indirizzata nei confronti di Silverio Magno, a motivo della battaglia antimafia, per la prima volta a viso aperto e senza eslusione di verità, che egli sta conducendo nel Grande Oriente d'Italia. Sembra incredibile, ma tant'è!

Solo che stavolta non si è trovato davanti la Loggia "Giordano Bruno" n. 1376 di Termini Imerese, ed il suo Maestro Venerabile Ercole Piccione, che disgustati hanno abbandonato il campo revocando l'Obbedienza all'ex Gran Maerstro Stefano Bisi, ma un uomo che ha deciso di resistere, e non le manda a dire.





Nella sua memoria difensiva (qui) alla Tavola d'Accusa di Antonino Recca il Notaio Oratore non solo para le accuse rivoltegli, ma contrattacca con una precisione ed una lucidità devastanti:

«Io sottoscritto Silverio Magno contesto la suddetta Tavola d'Accusa, considerandola una EVIDENTE ESPRESSIONE DELLA VISIONE ORMAI DISTORTA dei concetti basilari di Libertà di espressione del proprio pensiero, visione che ormai pervade molti iscritti alla Istituzione, tra i quali evidentemente il Recca e che deve necessariamente essere combattuta per riportare la Fratellanza alla antica Dignità».

«La Tavola in oggetto è TOTALMENTE INCONSISTENTE ED ESPRESSIONE DI UN PERSONALE LIVORE per la presunta offesa al mondo di fiabe e di selfies in cui vive il Recca, che bisogna intanto chiedersi per quale motivo la stessa abbia superato il vaglio del Tribunale che avrebbe dovuto, se avesse rispettato le norme vigenti, dichiararne tout court la inammissibilità».

«Si pensa evidentemente di unire le forze per abbattere il nemico. MA NON BASTERANNO CENTO TAVOLE D'ACCUSA PER NASCONDERE LA VERITÀ CHE È SOTTO GLI OCCHI DELL'INTERA COMUNIONE».

Tra gli attacchi portati da Silverio Magno alla passata Giunta del GOI, nonché evidentemente all'attuale Gran Maestranza (da lui ritenuta abusiva) anche la "Questione Salsone", che accende i riflettori verso una Giustizia Massonica ormai totalmente asservita all'esecutivo, con dinamiche interne non solo guidate dall'interesse personale, ma addirittura da quello familiare, quasi che i Tribunali Massonici siano divenuti ormai feudi da occupare per diritto di nascita o presidiare in ragione di particolare filiazione: «È chiaro, poi, che se ci si rivolge ai Tribunali profani la colpa non è dei Fratelli ma di chi, come nel caso che si occupa, usa la Giustizia Massonica con altri fini».


La Circolare Melani

«Voi pensate che sia ammissibile la cosiddetta Circolare Melani, che è un'offesa allo Stato italiano?» – scrive Magno – «Vi è poco da aggiungere: è evidente che questa Circolare costituisca un vulnus al legittimo esercizio dei diritti costituzionalmente garantiti ad ogni Fratello. Diversi Tribunali si sono già pronunciati sull'argomento. Il fatto che questo provvedimento, illegittimo e pericolosissimo, debba essere al più è presto ritirato è sotto gli occhi di tutti».


La mentalità mafiosa

«La mentalità mafiosa è qua dentro le Colonne, è dentro le telefonate di minaccia, è dentro quelle telefonate con cui si cerca di sapere chi c'è in una chat, è dentro quelle ispezioni che non hanno né capo né coda: questa è Mafia, è abuso di determinate posizioni per incutere timore. I Fratelli hanno paura e quanti messaggi devo continuare a leggere di Fratelli che mi dicono "non vengo perché il giorno dopo mi tormenterebbero", in Sicilia e in Calabria e non altrove. Parlando di accostamento Mafia-Massoneria che ci importa se si parla di massomafia? l'Istituzione va bene perché illuminiamo un campetto di calcio! Questa vi assicuro è la realtà».

«È necessario ribadire che non avere condotto una ferma condanna del fenomeno mafioso, con iniziative importanti, ha alimentato l'uso di un termine che è un'offesa per tutti noi e di chi ci ha preceduti tra le Colonne. È NECESSARIO RIBADIRE CHE CHI RIMPROVERA UN FRATELLO PER ESSERE ANDATO AD UNA RIUNIONE, APOSTROFANDOLO PESANTEMENTE, USA UN SISTEMA MAFIOSO!»


L'art. 187 del Regolamento dell'Ordine

Al votato Grande Oratore antimafia Silverio Magno, noi di Giornalia vorremmo dire che l'utilizzo del «sistema mafioso» si estende – a nostro avviso – anche a tutte quelle condotte omissive di comportamenti stabiliti da Statuto associativo.

Il Regolamento del Grande Oriente d'Italia, lo indichiamo espressamente al Notaio Magno, che detiene per la sua professione i Sigilli della Repubblica, prevede al suo art. 187 tutta una serie di attività per mezzo delle quali il GOI si potrebbe da un lato tutelare, dall'altro sbarazzare, da, e di, ogni elemento criminale infiltrato nell'Associazione.

Perché l'affiliato arrestato per reato di Mafia non viene mai sottoposto a Tavola d'incolpazione massonica? (Posto che tale "Tavola", sempre per Regolamento, sarebbe comunque sospesa fino alla condanna definitiva). La collusione conclamata con la criminalità organizzata – chiediamo esplicitamente al Notaio Magno – costituisce "colpa massonica" dell'affiliato?


Abbiamo rivolto questa domanda tante volte, e non ci mai stata data risposta. Oggi sappiamo che questa questione, attraverso domande precise che ci auguriamo vengano ammesse in sede processuale, è al vaglio del Giudice che interviene nella causa civile intentata del GOI vs. l'ex Gran Maestro Giuliano Di Bernardo, il quale proprio su questa dinamica intende far luce. Ma non sarà il caso, ci rivolgiamo a Silverio Magno, Antonino Salsone, Leo Taroni, Claudio Bonvecchio e tutti quelli che hanno a cuore, e si stanno spendendo, per una Massoneria sana, pulita e legalitaria di unire finalmente le forze? Occorre il sapiente contributo di tutti.

Lasciamo i protagonisti ed i lettori con questo interrogativo. Noi di Giornalia ci siamo.


Fonte: Libero Muratore Ch.
Autore: Fabrizio Silva ARTICOLO GRATUITO
RIPRODUZIONE RISERVATA ©

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