Riflessioni sull’enciclica Fratelli tutti: Libertà, Uguaglianza, sì, ma prima di tutto la Fraternità.
Nell’enciclica il Papa riprende i tre grandi princìpi proclamati dalla Rivoluzione Francese, “Libertà, uguaglianza e fraternità”, ma capovolge in certo senso l’ordine della celebre triade.
di Franco Meloni
Nell’enciclica “Fratelli tutti – Sulla fraternità e l’amicizia sociale”, il Papa riprende i tre grandi princìpi proclamati dalla Rivoluzione Francese, “Libertà, uguaglianza e fraternità”, valorizzando l’ultimo nelle relazioni con gli altri due. Afferma il Papa [103]: “La fraternità non è solo il risultato di condizioni di rispetto per le libertà individuali, e nemmeno di una certa regolata equità. [...]. La fraternità ha qualcosa di positivo da offrire alla libertà e all’uguaglianza. Che cosa accade senza la fraternità consapevolmente coltivata, senza una volontà politica di fraternità, tradotta in un’educazione alla fraternità, al dialogo, alla scoperta della reciprocità e del mutuo arricchimento come valori? Succede che la libertà si restringe, risultando così piuttosto una condizione di solitudine, di pura autonomia per appartenere a qualcuno o a qualcosa, o solo per possedere e godere. Questo non esaurisce affatto la ricchezza della libertà, che è orientata soprattutto all’amore. [104]. Neppure l’uguaglianza si ottiene definendo in astratto che “tutti gli esseri umani sono uguali”, bensì è il risultato della coltivazione consapevole e pedagogica della fraternità. Coloro che sono capaci solamente di essere soci creano mondi chiusi. [...] [105]. L’individualismo non ci rende più liberi, più uguali, più fratelli. La mera somma degli interessi individuali non è in grado di generare un mondo migliore per tutta l’umanità. Neppure può preservarci da tanti mali che diventano sempre più globali. Ma l’individualismo radicale è il virus più difficile da sconfiggere. Inganna. Ci fa credere che tutto consiste nel dare briglia sciolta alle proprie ambizioni, come se accumulando ambizioni e sicurezze individuali potessimo costruire il bene comune”.
Il valore della fraternità è stato sottovalutato nel tempo, da tutti. Forse solo gli artisti, in primis i poeti, lo hanno sempre tenuto in auge. Solo un esempio, che mi sovviene dai miei studi di gioventù: la poesia Fratelli di Giuseppe Ungaretti.
La ricordate?
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Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilità
Fratelli
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Con parole essenziali Ungaretti esalta il valore della fraternità. Ma perché un valore così importante è stato quasi dimenticato nel tempo? Una risposta convincente la dà lo scrittore-poeta Michele Tortorici, che, in un post datato 5 maggio 2013, ipotizza le ragioni di tale dimenticanza (1).
“Costatiamo ogni giorno che, dei tre grandi valori che la Rivoluzione Francese ha lasciato in eredità al mondo contemporaneo, «Liberté, Égalité, Fraternité», proprio su quest’ultimo il pensiero politico e filosofico occidentale si è esercitato meno che sugli altri. Questa disattenzione sarà stata forse causata da una certa difficoltà a considerare in termini laici un concetto che per solito associamo a una visione religiosa, e in particolare cristiana, della vita e del mondo. In questa visione, la fraternità non è tanto un valore quanto un dato riconducibile al piano biologico. La nostra volontà non c’entra: siamo fratelli non perché lo vogliamo, ma perché siamo figli di Dio che è, di tutti noi, padre. O forse la causa sarà stata una confusione – errata confusione – tra fraternità e uguaglianza sociale. E dunque, fallite le forme di realizzazione storicamente date di tale uguaglianza (fallito cioè il cosiddetto socialismo reale), si è preferito non pensarci più. Qualunque sia la causa, resta il fatto che si è trattato – e si tratta – di una disattenzione imperdonabile. Ma per fortuna ci sono i poeti. E la riflessione di Ungaretti nella poesia Fratelli ce lo dimostra”.
E, ribadisco io, non solo i poeti, ma tutti gli artisti. Strettamente connessa alla fraternità è la disponibilità all’incontro. Ecco perché è del tutto pertinente richiamare la citazione, che il Papa fa nel’enciclica, di un verso della canzone “Samba delle Benedizioni” (Samba da Bênção) di Vinicius de Moraes: «La vita è l’arte dell’incontro, anche se tanti scontri ci sono nella vita», che rende magnificamente l’invito a far crescere una cultura dell’incontro. Aggiunge il Papa “È uno stile di vita che tende a formare quel poliedro che ha molte facce, moltissimi lati, ma tutti compongono un’unità ricca di sfumature, perché «il tutto è superiore alla parte».Il poliedro rappresenta una società in cui le differenze convivono integrandosi, arricchendosi e illuminandosi a vicenda, benché ciò comporti discussioni e diffidenze. Da tutti, infatti, si può imparare qualcosa, nessuno è inutile, nessuno è superfluo. Ciò implica includere le periferie. Chi vive in esse ha un altro punto di vista, vede aspetti della realtà che non si riconoscono dai centri di potere dove si prendono le decisioni più determinanti”.
Tornando alla Rivoluzione francese, sulla stesa lunghezza d’onda con quanto affermato da Tortorici, di seguito ripropongo una riflessione di Andrea Pubusa in un post scritto sul blog Democraziaoggi (2).
Francesco capovolge la triade rivoluzionaria: fraternité, egalité, liberté
"Francesco nella sua enciclica capovolge in certo senso l’ordine della celebre triade della Grande Rivoluzione e mette per prima la fraternità, non a caso l’ultima e la più negletta delle tre. A ben vedere liberté si può intendere in vario modo e ognuno se la gira a suo comodo. Sono per la libertà gli oppressi, ma lo sono anche coloro che li opprimono. I primi ritengono che la libertà debba anzitutto essere liberazione dal bisogno come base di tutte le prerogative della persona verso gli altri e verso lo Stato. Anche gli oppressori, con molte sfumature, ritengono che la loro libertà non debba incontrare intralci e condizionamenti nè di ordine legislativo nè di natura sociale. Quante polemiche contro i lacci e i laccioli dello Stato, che altro non sono, generalmente, che limiti alla libertà dei ceti dominanti in favore di quelli subalterni o delle imprese in materia ambientale o di salvaguardia della salute dei lavoratori.
E l’egalité quante declinazioni ha avuto? Non si contano. E’ meno flessibile della liberté, ma, per esempio, anche in una versione avanzata come la uguaglianza dei punti di partenza, come pari opportunità, a quante e a quali disuguaglianze conduce? La sola esperienza storica insegna che coniugare eguaglianza e libertà è complicato, perché la prima non può essere piena, se non si limita la libertà dell’impresa o non si toglie a chi ha in eccesso. Il movimento comunista ci ha provato ma ha messo capo al c.d. socialismo reale, dove si era formata una casta di privilegiati con una compressione ingiustificata delle libertà formali. La fraternità è un’altra cosa è meno ambigua, si presta meno ad interpretazioni che la negano. Ho sempre pensato che la fraternité non abbia avuto il successo nominalistico di liberté ed egalité perché lo Stato come entità acorporea non può amare, può al più garantire e promuovere diritti e uguaglianza (ed è già molto), fraternité implica una rivoluzione intellettuale e morale, la creazione dell’uomo nuovo, liberato dall’ego e completamente immerso nel noi, come professava anche l’umanesimo marxista.
Francesco tira la palla avanti e rilancia questa sfida per il futuro, una sfida tanto ardua perché implica una rivoluzione integrale, che investe non solo le istituzioni e i rapporti sociali ed economici, ma l’uomo come singolo e come parte dell’umanità. (...) quella palla lanciata da Francesco noi dobbiamo spingerla con forza avanti perché è un mezzo di liberazione, non solo religioso, ma laico".
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Constato come il richiamo esplicito fatto da Papa Francesco ai valori della Rivoluzione francese trovano specifici riferimenti anche in molti commentatori cattolici. Scontati quelli di Raniero La Valle, più sorprendenti quelli di appartenenti al clero. Per esempio il vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, del quale riportiamo alcuni passi di un recente discorso (3)
“‘Fraternité’ è parola laica o cristiana?
"(…) “Fraternità – si dice – non è (più) parola cristiana, bensì laica e rivoluzionaria. Perché ora la Chiesa se la (ri)annette indebitamente fino a (ri)‘battezzarla’?”. In verità, più che di appropriazione indebita, probabilmnte si dovrebbe parlare di condivisione appropriata. In effetti Liberté – Égalité – Fraternité formano il trionfale trinomio della Rivoluzione Francese. A pensarci bene, ritengo queste tre parole tutt’e tre, insieme, cristiane, laiche e rivoluzionarie.
Cristiane, perché vengono dal linguaggio del Nuovo Testamento.
Laiche, perché sono parole del comune linguaggio dell’umano.
Rivoluzionarie, perché provengono dal linguaggio sovversivo e contestatore della guerra, della disumanità, di una cattiva economia e di una politica boriosa, tracotante e disastrosa.
Purtroppo però il celebre trinomio del tricolore francese è stato usato male. La libertà è stata ‘ristretta’ alla distruttiva (dis)illusione di un individualismo radicale e ripiegato. L’uguaglianza è stata equivocata e male interpretata come un “fare parti uguali tra disuguali, ma questa è somma ingiustizia” (Don L. Milani). Anche la fraternità è stata piegata a una interpretazione distorta. Perché tutti siamo fratelli, e tutti lo dimentichiamo. Ma un po’ di più noi cristiani. Così come le altre fedi religiose, quando hanno tradito il disegno del Creatore, insanguinando la vita e conculcando i diritti delle minoranze”.
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Si auspica allora un riavvicinamento tra mondi che nel tempo si sono ignorati e spesso combattuti, come ricordato da Massimo Cacciari, in una recente intervista a Repubblica, ripresa dalle Agenzia di stampa (4).
“La Chiesa sposa l’Illuminismo ma sarà inascoltata”. Il Papa, spiega, “più volte utilizza le parole libertà, uguaglianza e fraternità, ossia il fulcro di quel pensiero laico storicamente opposto al pensiero della Chiesa. Da un punto di visto politico “Fratelli tutti” è un po’ più incisiva delle precedenti, anche se resta nel solco, ormai tradizionale, delle encicliche sociali di critica alla globalizzazione”. Aggiunge anche: “Il discorso di Bergoglio è un grande appello alla fraternità universale che resterà, lo sappiamo, purtroppo inascoltato”. Si tratta di temi, come le disuguaglianze, la pena di morte, i migranti o la denuncia dello sfruttamento senza regole del pianeta, “ormai classici nelle encicliche della Chiesa” ed è più che “naturale che Bergoglio parli delle tragedie del mondo in questi termini”.
Su un altro versante Papa Francesco lavora per consolidare i rapporti con il mondo dell’Islam. La fratellanza costituisce il terreno di confronto e integrazione sulla base del documento di Abu Dhabi del 4 febbraio 2019.
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Mi piace, infine, chiudere queste riflessioni ancora una volta con le parole di Raniero La Valle: “Poiché è sull’amore, questa è un’enciclica laica, anzi di una straordinaria laicità, perché l’amore non si lascia irretire in un solo stampo, in una sola proposta, in un unico codice”.
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(1) Blog micheletortorici.it, 3 maggio 2013 https://www.micheletortorici.it/fratelli-em-di-giuseppe-ungaretti/
(2) Democraziaoggi, 8 Ottobre 2020 Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
(3) Osare la fraternità, ardire la speranza. Il discorso del vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, per la festività del patrono San Gaudenzo. Su newsrimini.it , 13 ottobre 2020.
(4) Papa Francesco. Cacciari: la Chiesa sposa l’Illuminismo, inascoltata. Serena Campanini su AGF.
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Le note dei passi dell'enciclica riportati nell'articolo:
[103] Cfr Lett. enc. Laudato si’ (24 maggio 2015), 93: AAS 107 (2015), 884-885; Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 189-190: AAS 105 (2013), 1099-1100.
[104] Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti, Open wide our Hearts: The enduring Call to Love. A Pastoral Letter against Racism (Novembre 2018).
[105] Lett. enc. Laudato si’ (24 maggio 2015), 51: AAS 107 (2015), 867.
Nell' illustrazione in testa:
- il mosaico situato all’ingresso del palazzo dell’Onu a New York.
“DO UNTO OTHERS AS YOU WOULD HAVE THEM DO UNTO YOU” - “FAI AGLI ALTRI QUELLO CHE VORRESTI ESSERE FATTO A TE”-
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