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Ilaria Loddo

San Raffaele di Milano

perché funziona

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Qualche tempo fa ho trascorso delle giornate al san Raffaele di Milano.
Tutta la struttura è un complesso ben articolato che non potrebbe reggere alcun paragone con ciò che abbiamo qui, eppure penso che, nonostante i diversi budget, qualche piccola accortezza la si potrebbe riproporre. 
Ma procediamo con ordine:
la prima cosa che si nota è indubbiamente il “flusso turistico” e l'impronta che, a tal riguardo, ha assunto la struttura. L'albergo si trova proprio davanti all'ospedale, per raggiungere il quale, è sufficiente percorrere un vialetto. Non è nulla di eccezionale, ma è funzionale e rappresenta una scelta obbligata per i pazienti che arrivano da fuori Milano o per chi accompagna un parente.
La soluzione alternativa è quella di affittare qualche locale a Milano Due (non proprio vicinissimo).
Nei pressi dell'ospedale c'è poi un passaggio sotterraneo che conduce alla metropolitana, dove si possono trovare bar, ristoranti, un piccolo supermercato, un fioraio, un'edicola, una libreria, un negozio di intimo, un parrucchiere e, sostanzialmente, tutto ciò che può servire a chi deve stare in questo complesso per qualche giorno.
Nell'aerea del polo universitario c'è inoltre, una grande mensa fruibile a tutti.
Complessivamente ho trovato che i costi di albergo, servizi e mensa, fossero abbastanza accessibili.
Passiamo ora all'ospedale vero e proprio: l'accettazione centrale è ampia e funzionante e da lì partono dei nastri adesivi colorati, incollati al pavimento, che aiutano i pazienti a raggiungere i diversi blocchi. Una soluzione semplice, poco costosa ed efficace.
Nei vari reparti i parenti possono avere accesso praticamente tutto il giorno e stare con i pazienti in piccoli salotti attrezzati di tavoli, sedie, giornali e distributori automatici.
Il personale è numeroso e lo è sempre: nei giorni feriali, il fine settimana, il giorno e la notte.
E questo implica una conseguenza: tutti sono utili, nessuno è indispensabile. 
Tutti lavorano con grande impegno, sinergia, umiltà e rispetto dei colleghi, siano essi medici, infermieri, operatori socio-sanitario o primari.
E se il paziente ha necessità di qualche informazione o di aiuto, indubbiamente, troverà qualcuno disponibile nel reparto.
Quello che quindi colpisce, in generale, è il criterio ed il buon senso con cui “il macchinario” è stato ideato e con cui funziona. 
Anche se la mia realtà è indubbiamente più piccola e modesta, mi domando come si possa progettare una struttura per tanti studenti ed una mensa (senza cucina) che ne possa contenere la metà; come si possano montare, nei bagni inagibili, le porte più grandi delle cornici; come si possano organizzare tirocini mandando i ragazzi allo sbaraglio senza che nei reparti trovino delle figure di riferimento a loro dedicate; come si possano organizzare reparti senza personale e saturi di pazienti che implorano che qualcuno cambi loro il panno o altri, immobilizzati, che appena mi vedono, chiedono di approfittare della mia presenza per poter dar loro da bere perché, non riuscendo a chiamare nessuno, muoiono di sete.
Senza voler fare di tutta l'erba un fascio, perché indubitabilmente a Milano non sarà tutto perfetto e a Cagliari esistono anche contesti funzionanti, vorrei appellarmi a chi è responsabile, e a chi lo sarà un domani, di tutta questa gestione, affinché veramente svolga il proprio lavoro con serietà, buon senso e soprattutto onestà nei confronti del bene comune.

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