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Antonella Soddu

SARDEGNA. IL 27SIMO RAPPORTO SULL’ECONOMIA DELL’ ISOLA IPOTIZZA IL TRACOLLO. INTERVISTA ALLA DIRETTRICE DEL CRENoS.

il 27simo rapporto CRENoS sull’ economia della Sardegna, un documento che mette a confronto e analizza i dati relativi, l’economia degli ultimi anni.

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Di Antonella Soddu

E’ stato presentato il 27simo rapporto CRENoS sull’ economia della Sardegna, un documento che mette a confronto e analizza i dati relativi, l’economia degli ultimi anni. Quest’anno invece, considerando l’esplosione della crisi da pandemia COVID-19,l’ equipe di ricercatori del Centro Ricerche Economiche Nord Sud (CRENoS), dell’Università di Cagliari e dell’Università di Sassari diretti dalla Professoressa Emanuela Marrocu - Professoressa Ordinario di Econometria presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Cagliari – hanno anche provato ad analizzare quali possono esser appunto, i possibili scenari futuri in conseguenza della pandemia. 

“Il rapporto – ha detto la Direttrice del CRENoS – come già negli scorsi anni continua a presentare l’analisi basata su confronti tra l’economia della Sardegna e quella del resto del Mezzogiorno d’ Italia, del Paese e delle altre Regioni europee. Le analisi iniziano a Gennaio di ogni anno e si concludono intorno ad Aprile. Quest’anno ci siamo trovati in pieno lockdown e partendo dalla fotografia fornita dal rapporto sui dati dello stato della nostra economia prima della crisi, abbiamo provato a ipotizzare cosa potrebbe accadere in conseguenza della crisi economica a seguito della chiusura delle attività. Nel caso della Sardegna – ha proseguito la Professoressa Marrocu - si tratta di un’economia fragile con delle caratteristiche strutturali che la rendono debole davanti a situazioni di crisi come quella mondiale che stiamo vivendo. Dal rapporto emerge che la Sardegna si colloca tra le ultime Regioni d’ Europa; occupiamo infatti la 171sima posizione di 241. Il nostro PIL è pari al 70% del media UE e fatta 100 la media dunque la nostra ricchezza generale è bassissima. Se poi pensiamo che nell’ultimo anno la nostra Regione stava cercando di recuperare la crescita persa a causa della precedente crisi economica (2008/2009) – osservando i dati ISTAT rileviamo che abbiamo registrato un importante crescita del PIL del 2,4% . Una crescita che confrontata con quella del resto del Paese e delle altre Regioni è abbastanza espressiva. Purtroppo la pandemia ha interrotto questa ripresa che si stava cominciando a vedere. Le imprese sono in crisi e si registrano importanti perditi di posti di lavoro in generale in tutto il mondo. Lo stesso FMI proprio pochi giorni fa ha fornito il dato per l’intera economia mondiale e la perdita in termini di lavoro equivale intorno a 300 milioni di posti di lavoro a tempo pieno. Un riflesso particolarmente grave dunque, su tutta l’economia mondiale e ancor di più su economie già strutturalmente deboli come purtroppo lo è quella della Sardegna.”.

Secondo molti esperti il boom dei licenziamenti nella nostra isola avverrà nel mese di agosto e interesserà particolarmente il settore turistico che in questo momento è probabilmente il più colpito sia a livello nazionale sia regionale. Gli effetti del lockdown hanno avuto un impatto devastante sul settore e su tutto l’indotto che vi ruota intorno. Quali sono i dati del report in merito?

“Sicuramente il turismo è una serie di attività, è un insieme di settori economici  che in gergo chiamiamo industria dell’ospitalità. Da questa industria poi, si attivano diverse connessioni con altre attività produttive, per esempio l’agroalimentare e altre attività come trasporti, comunicazioni, etc.; il turismo conta in Sardegna circa il 7-8% del valore aggiunto. Il turismo in se ha quindi questo peso sulla nostra economia ed è in grado di di attivare produzioni in altri settori. Accade purtroppo, che l’incertezza conseguenza della situazione in generale, sta incidendo negativamente impedendo le prenotazioni negli alberghi che di conseguenza lavoreranno a un tasso di attività bassissima in questo 2020. Molti operatori parlano di un hanno perso e stanno già pensando direttamente al 2021 quando si spera che l’emergenza sanitaria volga al meglio e si riduca il livello d’incertezza e soprattutto si riprenda il livello di fiducia. Questo determina la perdita di posti di lavoro stagionali. Una capacità di lavoro, di potenziale valore per la nostra economia che purtroppo quest’anno andrà persa”.

Il miglior modo quindi, di non rischiare di cadere in quella sorta di depressione –e a volte anche in quella sorta di vittimismo sardo - che nasconde un po’ la difficoltà e la capacità di reazione alla crisi economica …

“Non parlerei proprio di vittimismo perché poi gli operatori, gli imprenditori, hanno anche voglia di fare. Si tratta piuttosto di avere un assaggio chiaro d’indicazioni, di segnali chiari da parte delle istituzioni per alimentare la fiducia. Questa è una crisi che non nasce da problemi economici come quella precedente; al contrario, è una crisi che produce effetti economici quindi occorre fare uno sforzo tutti, a partire però dalle nostre istituzioni – non solo quelle regionali che ovviamente hanno un impatto più diretto perché quelle più vicine a noi. E’ importante che le istituzioni diano dei segnali chiari, affidabili, concreti e soprattutto rapidi perché altrimenti non si crea fiducia e gli imprenditori ovviamente non riescono a far ripartire le loro attività. Non ci sono investimenti in clima di sfiducia. L’incertezza impedisce gli investimenti nel futuro .”.

Pensando al New Deal del dopo crisi economica del ventinove potremmo dire che applicando la teoria Keynesiana capace anche di restituire la fiducia agli investitori e imprenditori per creare produzione e quindi occupazione. Insomma, innescare un circolo virtuoso…

“Sì, un circolo virtuoso. Però purtroppo i segnali che si colgono non stanno andando in quella direzione almeno in parte; cioè il nostro Paese è nel mezzo del dibattito adottare oppure no il MES per esempio, mentre negli altri Paesi europei questo dibattito non c’è perché è un dibattito assolutamente irrilevante.”.

Probabilmente questo dipende anche da un’ errata o distorta informazione diretta ai cittadini? Non sarebbe necessario porre in essere un’informazione semplice e diretta a far capire cos’è in realtà il MES?

“Sì, da una parte c’è questo problema. Il meccanismo del MES è un po’ complesso, anche se è stato chiarito più volte e in più occasioni e alla fine c’è un uso strumentale dell’informazione che parte da posizioni ideologiche un po’ preconcette ma in realtà un non dibattito. Dovremmo subito dire Si al MES perché consente di avere finanziamenti dal fondo europeo per la salvaguardia degli Stati. Dei fondi senza condizioni se non quella di utilizzo per l’ambito sanitario quindi, costruire ospedali, assunzione di medici, infermieri, etc.; non ci sono altre condizioni e addirittura un tasso di interesse negativo perché se noi restituiamo i fondi che prendiamo dal MES entro 7 anni ne restituiremmo meno di quando prendiamo. Se impieghiamo di più a restituirlo - che forse probabile - abbiamo un interesse irrisorio pari allo 0,08%. In pratica noi sul debito pubblico normale – quando appunto lo Stato italiano emette titoli del debito pubblico per finanziare la spesa pubblica - paghiamo tassi di interesse molto, molto più alti. Se dicessimo Si al MES - che ci da un finanziamento di circa 40 miliardi perché non può essere superiore al 2% del PIL del Paese – risparmieremmo circa 5 miliardi di euro in interessi.”.

Non a caso proprio oggi lo stesso Valdis Dombrovskis – vice Presidente della Commissione europea ha tenuto a sottolineare che – “il punto che l’ Italia sollevava con grande forza sul MES, riguardava la condizionalità e questo programma è stato disegnato in modo che non ce ne siano. Il solo requisito è che i soldi siano spesi in spesa sanitaria diretta e indiretta.”. In sostanza tutte somme che lo Stato potrebbe impiegare per incentivare investimenti in sanità, scuola, ricerca, università - perché negli ultimi anni i tagli indiscriminati hanno fortemente ridimensionato incisività nella loro funzione di utilità sociale ed economica stessa del Paese. E occorre dirlo gli effetti negativi prodotti da questi tagli indiscriminati si sono palesati in tutta la loro gravità proprio in questi ultimi mesi di pandemia.

Gli interventi messi in campo sembrano esser abbastanza deboli; per esempio prendiamo a caso i bonus vacanza; se andiamo a vedere il caro trasporti – uno fra tutti quelli navali - viene molto difficile pensare che siano vantaggiosi se la spesa media per 4 persone da e per la Sardegna in nave ammonta a circa 1064 euro nella tratta CA-Civitavecchia.

“In realtà sarebbe necessario un quadro più chiaro rispetto tutte queste agevolazioni. Il bonus vacanze è una detrazione fiscale che è riconosciuta al momento in cui si farà la prossima dichiarazione dei redditi. Sono tutte misure che in realtà possono aiutare, ben vengano. In campo ci sono una quantità di risorse pubbliche che vengono dai vari livelli di Governi che non si sono mai viste prima perché questa è la peggiore crisi che sta subendo il mondo e l’ Europa in tempo di pace. Crisi di questo tipo non si sono mai avute con questa gravità ed entità. Quindi i Governi in realtà son stati lungimiranti a livello regionale, nazionale ed europeo a mettere in campo le risorse. C’è una quantità di risorse finanziarie molto importanti mai vista prima che però vanno rese disponibili con chiarezza e nel più breve tempo possibile perché altrimenti si trasformano in una sorta di slogan. Le persone hanno anche timore a usarle perché non si capisce bene per i bonus chi ne ha diritto e chi no, in quali situazioni si possono avere i vantaggi del bonus e in quali no. Ci vorrebbe dunque chiarezza e rapidità in modo che le persone siano in grado di decidere, prendere delle decisioni che possono poi avere gli effetti positivi come appunto, ripercussioni economiche positive. Quindi mettere in moto quel meccanismo virtuoso e a cascata se ne generano altri. Al contrario se tutte queste misure, bonus di diversi tipi sono annunciati e non molto chiari su come poterne usufruire e avvantaggiarsi nel dubbio, in situazione di forte incertezza e nel dubbio conseguentemente i cittadini non li usano. Pensiamo al bonus in ambito di edilizia. Ancora non è chiarissimo come e quando usare il bonus, non si conoscono i decreti attuativi in quali condizioni si possono utilizzare e in quali no. Servirebbe dunque - data questa ingente quantità di risorse messe in campo ci vorrebbe subito molta chiarezza e molta rapidità.”.

Anche molta semplicità perché, considerata l’enorme quantità di burocrazia che ancora oggi frena il Paese, probabilmente questo è il momento ideale per innovare, semplificare e ridurre i tempi anche per l’accesso ai servizi. In questo caso per l’accesso ai bonus. C’è poi la questione della capacità di coordinamento tra Governo e Regioni riguardanti le procedure che portino al corretto utilizzo di queste ingenti risorse europee. Fin oggi ciò spesso non è avvenuto. Anche quando - per esempio nel caso della Sardegna - abbiamo beneficiato di fondi del triennio 2014 – 2020, o quello precedente per esempio molte di queste risorse sono tornate indietro perché non spese o in alcuni casi sono state impiegate in extremis in azioni poco rilevanti se non inutili solo per non doverle restituire. Anche in quest’occasione questo potrebbe esser un pericolo …

“Assolutamente si. Ancor di più perché siamo dentro questa crisi che potrebbe portarci - noi abbiamo fatto come CRENoS delle analisi di scenario molto preliminari da prendere con molta cautela - a una riduzione del PIL del 12% che una riduzione da recessione che non si è mai registrata. E’ eccezionale. Quindi assolutamente è necessario sveltire tutte le procedure e linearizzare tutti i processi amministrativi. Per fare questo serve una cultura della PA - Pubblica Amministrazione - che la veda dalla parte dei cittadini e non il contrario che pensa sempre che il cittadino sia quello che vuole “fare il furbo” o vuole imbrogliare. La PA - si parla tanto di innovazione tecnologica fondamentale per la crescita – dovrebbe adottare un’innovazione nei processi con i quali supportare i cittadini e le imprese. Invece le procedure sono tutte pensate per esser robusta e a prova di cittadino disonesto che per carità, esistono; esistono in tutto il mondo. Ma non si possono fare misure pesantissime per ovviare questo problema di chi magari vuole usufruire in maniera impropria di qualche bonus o agevolazione. Questi cittadini ci saranno sempre, ma sono una percentuale alla fine bassa. Procedure cosi complicate, con un carico eccessivo di burocrazia, di adempimenti, di moduli da compilare creano costi a tutti gli altri cittadini e imprese che sono invece onesti e vogliono sfruttare in maniera adeguata le agevolazioni. Certe procedure andrebbero innovate perché la PA diventi veramente un’alleata dei cittadini, delle imprese e alla fine del benessere generale. Questo è fondamentale per i nostri figli e per le prossime generazioni. Se non lo facciamo ora sarà compromesso il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti.

Insomma un eccessivo timore da parte della PA che da anni blocca i processi di riavvio delle grandi opere, piani industriali, infrastrutture. E noi in Sardegna lo sappiamo bene poiché non abbiamo una rete di piani e progetti che consentano investimenti sui trasporti, sulle infrastrutture. Eppure questi servono per lo sviluppo e per le future generazioni. ©Antonella Soddu



Fonte: Intervista
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