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“Through the portal”: la fantascienza a scuola. Bella Irlanda, cara Sardegna…

Intervista a Giovanni Trucas hockeysta-calciatore dodicenne

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Giovanni Trucas aveva lasciato Cagliari per Dublino un anno fa, ed è tornato ora è già da qualche settimana forte di una straordinaria esperienza che, ancorché nella sua semplicità, merita di essere raccontata per confrontare – non come una gara però – due realtà di vita ed organizzazione sociale assai differenti.

Ecco come si presenta, Giovanni, prima di affidarsi ai ricordi irlandesi…

Ho 12 anni, frequento la seconda media nel comprensivo di Pirri, faccio hockey su prato ormai da sette anni ma quest'anno vorrei provare il calcio.


In quale squadra giochi e perché ti sei appassionato proprio dell’hockey? Forse saprai che proprio la Sardegna è stata una eccellenza nazionale con molti scudetti conquistati dall’Amsicora che condivideva la scena con il CUS, e anche con altre squadre nel territorio, arrivando fino a Suelli dove tutto era nato dalle scuole e dove giocava anche una campionissima squadra femminile under 14?

Giocavo ad hockey nella squadra della Ferrini. Adesso faccio calcio alla Salle. Mi sono appassionando al calcio con tutte le storie di calciatori famosi, e ho pensato che… un giorno potessi diventare come loro.


Quando sei partito da Cagliari (o, meglio, da Selargius dove hai la tua famiglia) che cosa hai lasciato, anzi che cosa ti è mancato di più? Scuola, amici, parrocchia, sport ecc.

Un po’ tutto. Mi sono mancati gli amici lo sport e… la scuola.


Non hai potuto mantenere i contatti con i vecchi compagni sia della scuola che dello sport e anche con gli altri amici magari telefonando oppure adoperando le tecnologie videotype/streaming oppure ancora scrivendo qualche email? A proposito: non scrivi mai le email? È un bello sport anche quello!

Quando sono partito ho continuato a videochiamare i miei amici ma non sempre, perché il mio migliore amico era molto impegnato e mi ha potuto chiamare poco. Io non scrivo e-mail perché sono ancora piccolo e per i compiti abbiamo una app per chiedere al professore.


Quando il tuo papà ha annunciato che tutta la famiglia sarebbe partita per l’Irlanda, che reazioni hai avuto? Temevi questa esperienza oppure avevi voglia di farla?

Sì, avevo voglia di fare questa esperienza ma pensavo che fosse solo per tre mesi. Alla fine, però, ho imparato meglio l’inglese facendo un anno completo.Per la precisione undici mesi e due settimane…


Quindi se oggi a Cagliari arrivasse un irlandese o un inglese tu potresti fare da interprete per loro, mostrargli la città e raccontargli tutto in perfetta lingua inglese? Magari potresti obbligarli ad imparare anche loro un po’ di italiano…

Io non sono ancora perfetto nel parlare inglese ma neanche troppo scarso, credo di essere livello B1. Certamente poi, per rendere il loro viaggio più istruttivo, gli insegnerei un po’ di italiano.


Prima di partire dalla Sardegna che notizie avevi della grande isola irlandese? Avevi letto qualcosa fra libri e riviste, o consultato qualche sito internet, avevi visto qualche documentario sia alla tv che nella rete?

Quando siamo partiti io e mia sorella non sapevamo niente dell’Irlanda, a parte le storie che ci avevano raccontato diverse persone. Noi abbiamo iniziato a guardare la cartina dell'Irlanda quando eravamo già lì, per decidere quali posti visitare. Quando eravamo in Italia abbiamo visto la cartina soltanto una volta o due, per renderci conto di dove era posizionata l'Irlanda. Ovviamente i miei genitori questo lo sapevano già.


Sei partito con mamma e papà – medici entrambi – e tua sorella di poco più piccola di te. A tuo parere, che stati d’animo avevano loro davanti alla novità sconosciuta, e tu, rispetto agli altri della famiglia, ti sentivi più sicuro o più impaurito?

Io ero quello più normale ma mia sorella era quella più impaurita a essere lì, ma adesso, a volte, l’Irlanda le manca… Secondo me mamma e papà erano un po' stressati, ma anche felici di come era organizzato il loro lavoro a Dublino. Hanno potuto fare diversi esperimenti scientifici e scoprire diverse nuove cose sull’anatomia umana. Ad esempio, hanno scoperto assieme come alcune cellule “si mangiavano” le microplastiche, e dopo hanno fatto anche altri esperimenti.




Che impatto hai avuto arrivando a Dublino? Forse la difficoltà iniziale sarà stata la parlata corrente inglese e il farti subito degli amici…

Non direi. Io mi sono fatto degli amici subito e in più, fortunatamente, diversi di loro erano italiani; quindi, mi hanno potuto aiutare con la lingua…


In che modo?

Io mi sono fatto degli amici normalmente, tutti grazie alla scuola, tipo appena sono arrivato mi hanno detto quali altri italiani c’erano lì, e così abbiamo iniziato a parlare in cortile durante la ricreazione. Mi hanno detto da che parte dell’Italia venivano, e io ho spiegato che venivo dalla Sardegna. Poi mi hanno detto che loro sapevano già parlare inglese e che mi avrebbero aiutato. Rocco era uno di questi miei nuovi compagni e il maestro mi lasciava parlare con lui per capire meglio i compiti; infatti, se non li avessi capiti Rocco mi avrebbe tradotto subito delle cose in italiano. Questo è stato per i primi mesi. Da gennaio invece il maestro mi ha messo in banco con compagni che non parlavano italiano per sforzarmi di più a capire l’inglese. Ha funzionato, solo per piccole cose andavo a chiedere aiuto.


Che classe hai frequentato e che caratteristiche ha avuto la tua scuola e quali diversità rispetto a quello che immaginavi?

Ho frequentato la prima media e mi aspettavo più disubbidienza…


In che senso più disubbidienza?

La mia classe in Italia era piena di chiacchieroni quindi pensavo che fosse una cosa normale, però, nella scuola in cui sono andato in Irlanda, lì erano molto disciplinati, ubbidienti.


Dove era la tua casa a Dublino? Avevi spazi tutti tuoi, magari un cortile per qualche giro in bicicletta?

Non avevamo molto spazio in casa perché le case a Dublino erano costose quasi il triplo di Cagliari; quindi, ci dovevamo accontentare con un appartamento purtroppo non grande ma comunque neppure troppo piccolo…


Com’era organizzata la tua giornata fra lezioni e tempo libero?

La mattina andavo a scuola, dopo rientravamo a casa a fare i compiti e nel tempo libero mi rilassavo. Tra le attività del dopo scuola ho fatto pure coding, che sarebbe una attività informatica di programmazione, e assieme ad un compagno abbiamo creato un videogioco in cui un razzo doveva distruggere degli asteroidi e lo abbiamo portato ad una gara nazionale di videogiochi creati dagli studenti. Siamo arrivati terzi in tutta l’Irlanda, della nostra categoria di programmazione.

Inoltre, tutti i compagni di classe hanno scritto cinque capitoli a testa di storie inventate da noi stessi (ovviamente in inglese). Il nostro insegnante, Mr. Maher, le ha poi trascritte tutte formando un unico libro di fantascienza, intitolato “Through the portal”. Ogni storia doveva parlare di un gruppo di ragazzi/ragazze che attraversavano un portale magico. La mia storia parlava di due ragazzi che presero un libro di geografia dalla biblioteca, come gli aveva chiesto l’insegnate, e quando aprirono il libro quel portale li trasportò su un altro pianeta in cui potevano volare.


Viva la fantasia, bravo Giovanni. Spiega meglio adesso l’organizzazione della tua giornata tipo. Uscivate tutti di casa di prima mattina, immagino: i ragazzi per la scuola e i grandi per il lavoro. Tornavate poi tutti a casa per il pranzo, oppure come vi regolavate? E la sera?… I programmi della televisione vi aiutavano a padroneggiare sempre meglio la lingua?

La mattina uscivamo di casa tutti insieme, circa alle 8. I genitori ci accompagnavano. Riguardo alla televisione, siccome avevamo Netflix noi guardavamo i film della lingua che preferivamo, ovviamente guardavamo la TV anche in inglese, ma secondo me questo non ci aiutava granché, ci faceva capire solo se fossimo migliorati nella conoscenza della lingua.


Vi capitava anche si sintonizzarvi con qualche radio o canale televisivo italiano?

Mio padre guardava sempre la 7.


E che notizie vi arrivavano dall’Italia? A Dublino hai ricevuto la notizia della morte di Gigi Riva? Che emozione hai provato tu che ami lo sport e che ne avevi soltanto sentito parlare, perché quando il Cagliari vinse lo scudetto ancora tu non eri nato (e neppure i tuoi genitori)?

Quando ho scoperto che Gigi Riva era morto ci sono rimasto molto male, e tornando a Cagliari mi sono subito procurato una sua grande fotografia. Di lui avevo sentito parlare molto, però lo avrei voluto incontrare.


Torniamo alla quotidianità irlandese. Nel doposcuola hai avuto possibilità di frequentare i tuoi compagni e le loro famiglie?

Al dopo scuola ho potuto conoscere di più i miei nuovi amici ma sono andato soltanto una volta a casa di uno di loro, perché gli irlandesi non sono persone che portano amici a casa, loro preferiscono incontrarsi fuori…


E quindi dove li incontravi questi amici irlandesi, nei giardini della città, allo stadio, o dove?

I miei amici irlandesi li incontravo nei pub o a volte al parco.


Parliamo degli svaghi. Hai frequentato qualche palestra o campetto nell’anno irlandese?

No, non ho frequentato nessuna palestra però andavo e tornavo a scuola in bicicletta e da casa a scuola erano circa 20 minuti. Ho fatto un torneo di calcio a scuola con il mio insegnante e i miei compagni. Ho pure fatto sei lezioni di piscina, sempre con la scuola. Quindi sport ne abbiamo fatto tanto, andavamo nella palestra della scuola una volta alla settimana. Io amo molto lo sport ma l’unica attività fisica continuativa che ho fatto è stata quella di andare e tornare da scuola in bicicletta ogni giorno che, come ho detto, sarebbero quaranta minuti al giorno…


E qualche partita di calcio o magari di hockey su prato hai potuto vederla a Dublino?

Una volta dovevamo andare allo stadio a vedere una partita di rugby ma alla fine non ce l’abbiamo fatta.


E la parrocchia? Sai che a Dublino c’è una cattedrale antica di mille anni intitolata a San Patrizio? Ci sei stato?

Noi non frequentavamo la parrocchia ma abbiamo visitato monumenti religiosi tipo chiese o cattedrali e abbiamo visitato un paio di volte anche la cattedrale di San Patrizio. Me la ricordo perché c’era la tomba di Guiness, che sarebbe la persona che ha inventato la birra più famosa in Irlanda. Inoltre, nell’audioguida c'era una parte che parlava di un romanzo in cui i bambini venivano mangiati dai ricchi. Questo perché l’Irlanda ha avuto un periodo storico chiamato “the great famine”, in cui i poveri mangiavano prevalentemente patate perché era il cibo più facile da coltivare.


E torniamo alla scuola. Quali materie ti hanno di più interessato e, a parte il videogioco ed i racconti di fantascienza, c’è stata qualche altra attività speciale organizzata con la classe?

Mi piaceva tutto di quella scuola a parte geografia perché io odio la geografia. Tra le materie speciali io mi ero iscritto a calcio e informatica e mi piacevano…


Perché la odi la geografia? In fondo hai fatto l’esperienza di un geografo andando a vivere per un anno intero in un posto molto lontano da quello in cui sei nato… E poi, non hai pensato che l’Irlanda, così come Sardegna, è una isola?

A me non piace la geografia perché è piena di nomi strani ed è difficile, per me, memorizzarli. Avevo già pensato che l'Irlanda fosse un’isola come la Sardegna ma non avevo pensato quanto fosse grande in confronto, cioè circa tre volte di più.


E a proposito ancora di geografia: questa Dublino grande tre volte Cagliari e questa Irlanda grande anch’essa tre volte la Sardegna sia come territorio che, come popolazione, non ti dava un po’ l’idea di stare in una Sardegna e in una Cagliari un po’ più grande, ma in fondo non molto diversa, con tutto quel mare attorno? Magari senza la Sella del diavolo…

No, a me l'Irlanda non faceva pensare alla Sardegna anche se sono circondate entrambe dal mare. Non avevo la mia casa con i parenti, il mio cane Tina e poi la gente a volte era un po’ strana a Dublino, tipo gente che usciva a fare la spesa in pigiama e c'erano anche persone che ti parlavano anche se non le conoscevi. Molto spesso vedevamo anche persone ubriache. C’era anche molta povertà, la maggior parte delle persone ubriache erano quelle povere.


Hai avuto modo di girare fuori Dublino con la scuola oppure con la famiglia? Intendo nei dintorni, nelle città vicine oppure nelle campagne?

Noi abbiamo girato quasi tutta l'Irlanda, siamo andati a Galway, le montagne Wicklow, che secondo me non si possono considerare montagne perché sono alte soltanto 900m; abbiamo visitato Belfast (e Liverpool in Inghilterra, che comunque è vicina), insieme ad altri paesi vicini a Dublino, come Kilkenny, Malahide e altri di cui mi sono dimenticato i nomi.


Chi sono stati i tuoi amici migliori a Dublino, e con loro hai mantenuto i rapporti?

I miei migliori amici di Dublino sono stati Giovanni, quello che parlava meglio l'inglese e l'italiano (non io), poi c'era Rocco che parlava meglio l'inglese, poi Killian che anche lui non sapeva bene l'italiano però lo sta ancora studiando, l'inglese lo sa alla perfezione e con tutti loro ci parlo al telefono via messaggio e videochiamate.


Ti piacerebbe tornare in Irlanda ancora per un altro anno?

Questa intervista mi ha fatto ripensare a tutti i lati positivi dell'Irlanda e siccome mi ci sono affezionato ci vorrei ritornare un altro anno. Ma a condizione di avere una casa almeno di due piani, non necessariamente molto grandi, poi mi piacerebbe poter tenere animaletti (e lì non potevo), e i parenti che vengano a trovarci più spesso dalla Sardegna.

Anche se non ci dovessi più tornare, in Irlanda mi sono tolto una soddisfazione: ho vinto il mio trofeo a calcio: sono stato premiato come il giocatore del torneo scolastico che ha fatto i progressi nel più breve tempo.



Fonte: Redazione
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