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Antonella Soddu

TRA IL DIRE E IL FARE C’E’ DI MEZZO LA CRISI EXTRAPARLAMENTARE. CHE FINE HANNO FATTO I DECRETI ATTUATIVI?

I provvedimenti varati dall'attuale esecutivo richiedono obbligatoriamente i decreti attuativi in mancanza dei quali tutto è bloccato.

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Di Antonella Soddu

In attesa dell’ora X per il Governo Conte fissata per questo pomeriggio alle ore 15, è interessante soffermarsi un attimo sulla questione che riguarda i decreti attuativi, ancora a oggi inevasi.

Certo, il problema non riguarda solo questo Governo ma sicuramente emerge con più forza se pensiamo all’accento da questo posto dallo stesso con il ricorrente termine “cambiamento”. Un cambiamento rispetto al passato che a ben vedere le cose, non è mai cominciato. Allora vediamo di capire meglio.

- 11 Provvedimenti varati richiedono 290 norme applicative per esser completamente attuabili (decreti attuativi, appunto)

- Su 290 norme applicative da varare, appena 70 portate a compimento (24,1%). Ne mancano 220 e 81 sono scadute.

A cosa fanno riferimento queste norme applicative?

Ricapitolando: in 14 mesi il Governo Conte ha adottato 11 provvedimenti tra cui Dl dignità, Dl crescita, Dl sicurezza e Sicurezza bis, la manovra di bilancio 2019, quota 100, RdC. Tutti questi provvedimenti richiedono inevitabilmente 290 decreti attuativi che ne rendano pienamente operativo l’impianto. A oggi sono 1 su 4 è arrivato al traguardo. 70, appunto. 220 Attendono ancora dentro i cassetti delle varie scrivanie e 81 sono già scaduti.

La legge di bilancio è quella che richiede più decreti attuativi. E Quella varata nel 2018 richiede 111 decreti da varare. A oggi solo 31, 5% sono stati varati. Ne restano 76 di cui 36 scaduti. Si dovrebbe procedere celermente poiché il prossimo ottobre ci si dovrà concentrare sulla nuova manovra di bilancio. 2020 )

Vediamo i particolari:

- web Tax: richiede un decreto ministeriale (doveva arrivare entro aprile) . uno dei motivi del ritardo del decreto di attuazione ministeriale è riconducibile al mancato accordo in sede europea in merito la tassazione sui giganti del web.

- Concessioni demaniali marittime, doveva arrivare entro aprile ma a oggi esiste solo uno schema.

- Reddito di cittadinanza e quota 100; mancano tutti gli indirizzi per avviare i procedimenti per il “patto per il lavoro”, non sono ancora definite le norme di accesso al credito d’imposta riconosciuto al datore di lavoro che comunica alla piattaforma digitale dedicata al Rdc la disponibilità di posti vacanti.

- Non c’è il via libera al decreto presidente Consiglio dei Ministri per i criteri per l’anticipo delle indennità di fine servizio (TFS) per i dipendenti pubblici che vanno in pensione anticipata.

- Sono scaduti i termini fissati dal Dl Crescita cioè, le linee di attività del Piano grandi investimenti nelle zone economiche speciali, per il credito d’imposta e per la documentazione patentbox.

- In scadenza l’attuazione della mini IRES.

- Ancora incompleta la prima fase del pacchetto sicurezza (il primo) e di conseguenza sono bloccate: l’istituzione di sezioni della “Unità Dublino” presso le varie Prefetture, l’elenco dei Paesi di origine sicuri per la valutazione delle domande di asilo.

Riguardo quest’ultimo punto è necessario riflettere sulle chiacchiere di un Ministro dell’interno e di tutto il suo entourage, fans compresi, che sostengono “non vengono da paesi in guerra”. Se ancora le Prefetture non hanno a disposizione gli elenchi dei paesi “che possono esser definiti sicuri”, tanto da consentire anche una scrematura delle domande dei richiedenti asilo, in conformità a quali presupposti queste persone sono additate come “non aventi diritto”? Non solo, questa mancanza complica il lavoro delle Prefetture che a causa delle difficoltà a recuperare info vedono aumentare il carico delle domande e il rallentamento degli esami delle stesse.

Altro esempio  riguarda le norme di attuazione per il reddito di cittadinanza;   mancando queste  non è possibile avviare il servizio civico  nei comuni, non è possibile sottoscrivere presso  i CPI  i "Patti per il lavoro",  non è possibile   il credito d'imposta al datore di lavoro che comunica alla piattaforma digitale dedicata al Rdc la disponibilità di posti vacanti. Insomma, un caos  dopo l'altro tanto per cambiare!

In allegato un grafico riassuntivo (fonte Sole24ore)




Fonte: Sole24ore
RIPRODUZIONE RISERVATA ©

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