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Sardegna

Una lapide commemorativa nella casa natale onora a Teulada la generosa figura di Ovidio Addis, studioso storico ed archeologo, demologo ed insegnante. La presentazione di Salvatore Loi

Di Salvatore Loi

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Nel 2014 si tenne su questa piazza un convegno dedicato a Ovidio Addis. A differenza di oggi, fu un convegno di studi, un ripassare sui percorsi storici e artistici di un uomo di studio, ricordando la sua multiformità di interessi. Vi fu una esauriente relazione della compianta Marina Valdes e una conclusione del professor F. C. Casula, giocata quasi solo sui ricordi personali, sul particolare rapporto filiale che si era instaurato tra il maestro di Seneghe e il suo allievo più noto. La giornata odierna non è solo celebrativa, ma centrata su due aspetti: il primo riguarda la conoscenza diretta, della persona e del ricercatore; è tale, infatti, l’intuizione di Ovidio Addis su quanto vi fosse ancora da studiare e da scoprire nel territorio in cui si trovava a operare. Il secondo aspetto è affettivo, per il ricordo dell’uomo che ancora persiste tra i teuladini. 

L’Archivio di Stato di Cagliari ha reso disponibile al pubblico da circa 15 anni il Fondo Addis. Grazie a questa opportunità ho potuto attingere alla collezione documentale contenuta nel fascicolo “Teulada”, fotografato pagina per pagina e affidato all’archivio Paderas di Teulada, a corredo delle ricerche sulla storia del paese. 

Una esauriente visione degli scritti editi e inediti di Ovidio Addis, è stata pubblicata nel 2019, curata da Gianfranco Murtas per i tipi dell’editore Delfino di Sassari, encomiabile lavoro di sintesi di un viaggio umano in diversi campi di studio. Di questo libro, le prime cento pagine sono teuladine; sono teuladine e sulcitane sono le suggestioni di altre cento pagine che seguono. Prevalente sembra la memoria del paese d’origine per quanto sia evidente l’effettivo radicamento a Seneghe e nell’oristanese, il luogo degli studi e degli scavi, non solo metaforicamente. 

Il lettore che percorre le pagine che Ovidio Addis dedica a Teulada, le scopre animate da scene di vita, dai giochi di bambino alle strade rumorose, alle fughe e ai ritorni. Il teuladino non mancherà di chiedersi quanto sia simile al suo il linguaggio usato dallo studioso per raccontare il suo paese natale, le parole, i riferimenti ai luoghi, con i luoghi e i nomi e i toponimi conosciuti, fatti propri nell’infanzia e nell’adolescenza, trascorse nei campi e al mare e quanto duri a perdersi, mai perduti del tutto. 

Ci sono pagine coinvolgenti per qualsiasi sardo; si scopre con sorpresa e compiacimento la componente politica, quella parte di esistenza che Addis dedicò alla politica attiva, tutta spesa nel sardismo dopo il 1940. Chi lo conobbe e chi lavorò al suo fianco, fosse studente o amico di partito, concorda nel riconoscergli la grande generosità; d’altra parte non si può essere studiosi se non si è generosi, se non si dà agli altri parte o tutto di quanto si è appreso. 

E dunque il fascicolo Teulada, dove la passione per la ricerca incontra la storia scritta, dove troviamo un punto interrogativo sulla morte di un seminarista a Cagliari, ma nato a Teulada; a chi se non a uno che andrà a vedere chi era, se pure non lo ha intuito. A chi può interessare la sentenza che respinge il ricorso dei Sanjust, nella rivendicazione della proprietà del carcere baronale (demolito nel 1922), se non Ovidio, che vi abitava di fronte e conobbe assai bene; chi può conservare i giornali del tempo con la notizia del crollo del tetto della scuola e della bambina che ne fu travolta; chi può scrivere una poesia su Sant’Isidoro; chi richiama gli echi di G. Verga nel lento percorrere la tuerra di Teulada di un viandante; chi può avere interesse di segnalare ai posteri che due soldati di Teulada parteciparono all’infelice spedizione in Etiopia e al disastroso epilogo di Adua; a chi può sembrare importante registrare soprannomi curiosi e perduti, allegri o umilianti, usati a Teulada per segnare a fuoco uno o l’altro?

Il fascicolo su Teulada è un viaggio nella memoria personale, la memoria di Ovidio Addis, che perde l’individualità per confluire nella storia condivisa, anche quando diventa leggenda e non deve essere documentata perché è già mito. Così sono i racconti del nuraghe Ganciu o del ricamo di Teulada, freschi di ricordi della sua infanzia, di luoghi e persone ancora vivi nella sua giovinezza.

Oltre il fascino di tali ricordi, potrei indicare con sicurezza che cosa mi ha colpito più di ogni altra nel fascicolo conservato all’Archivio di Stato. Ho ragione di credere che Ovidio Addis avesse in animo di ricostruire la storia della classe terriera di Teulada. Detto così può sembrare eccessivo, ma sono i riscontri a confermarlo. A partire dalla metà del 1700 sono raccolti i mastrini delle tasse pagate al Barone; gli elenchi di una riunione di privati cittadini del 1813, tenutasi nel palazzo baronale, in chiesa o in comune, improbabile quest’ipotesi quando il comune fisico non esisteva ma le carte del comune cambiavano di casa ogni volta che cambiava il sindaco. Vi sono ancora gli elenchi dei cittadini che beneficiarono delle donazioni terriere statali successive al riscatto dei feudi, inoltre gli elenchi dei partecipanti alla Comunella dei Pascoli, con unito il regolamento d’uso delle terre comuni, creata a difesa dai codici piemontesi imposti alla Sardegna. Di particolare interesse gli atti del segretario Bernardino, validi per aggirare, cioè invalidare, la vendita delle terre demaniali decise con le leggi del 1863-65 e che in altre comunità daranno luogo ai moti de Su Connotu. Atti falsi, si direbbe oggi, ma utili per consentire al sindaco di spartire tra poche famiglie le terre attribuitesi nel 1813.

Si potrebbero, oggi, riprendere quegli elenchi nominativi e sovrapporli ai registri catastali e si avrebbe la realistica distribuzione delle terre, vaste quasi 30.000 ettari, quando Teulada includeva Arresi e Su Benatzu. Si potrebbero inoltre considerare quegli elenchi riferibili alla chiesa e si avrebbe il quadro del potere spirituale a Teulada e come fosse esercitato. Oppure si potrebbero applicare alle abitazioni principali del rione parrocchiale e scoprire un paese fatto a lotti, tanto a ciascuno. Il tanto a ciascuno poi troverà corrispondenza nel sistema matrimoniale che tenne in piedi quella classe che Addis con lucidità aveva seguito per due secoli. Infine, per scoprire chi era sindaco e chi consigliere o Probo Uomo, chi governava il Monte Granatico e chi era il capitano della milizia o il censore o il Fattore Baronale, bastano gli stessi elenchi. 

La borghesia possidente era l’obiettivo delle ricerche di Ovidio Addis. Non ne ebbe il tempo. Ecco il campo di studio con il quale dobbiamo misurarci, la reale eredità del maggior intellettuale che questo paese abbia espresso, colui che da ispettore bibliotecario aprì la prima biblioteca di Teulada. A noi spetta il privilegio di coglierne l’eredità. 

La targa sulla casa natale di Ovidio Addis restituisce, oggi 11 settembre 2021, memoria al paese; ci dice chi siamo e che non siamo soli. Se guardiamo con attenzione maggiore la targa, essa ci riporta al luogo che Ovidio amò, ci conduce a Malfatano, dove seguì da maestro la sua prima classe elementare, ai bambini che doveva istruire e che faceva arrampicare nei nuraghi e nelle torri costiere, ai muli messi insieme per portare la farina alle famiglie di Malfatano, alla semplicità e all’umanità, che il maestro Addis seppe cogliere e tramandare fino a noi. 


Fonte: Salvatore Loi
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