Una Lettera (e un documento) da Milano a Giornalia.com. Si tratta ancora di Massoneria
di Andrea Giulio Pirastu
Nella mattinata di ieri mercoledì 26 ottobre, alle ore 10:36, ho ricevuto, per Giornalia.com, la seguente email firmata “Supremo Consiglio Lombardo Autocefalo”:
Gentile direttore Andrea Giulio Pirastu,
con il rispetto dovuto allo spazio di libertà rappresentato da Giornalia.com, la quale si è dimostrata paladina del libero pensiero anche nel raccontare la nostra vicenda lombarda (così lontana dalla vostra dichiarata vocazione territoriale), Le rimettiamo l’istanza di revoca in autotutela presentata adversus il Decreto n. 383/SB del 18 u.s.
Teniamo ad affermare l’altissimo valore muratorio, nel pieno rispetto dei nostri princípi, dell’atto proposto dal Vicepresidente dei Maestri Venerabili della Lombardia, e candidato alla carica di Presidente del Collegio Lombardo, Fr. Gian Luca La Rosa nei confronti del Ven.mo Gran Maestro Stefano Bisi.
Come immagina la gravità della situazione è massima.
Con ciò voglia gradire i nostri distinti saluti.
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Vorrei ancora una volta far chiaro, seppure questo sia stato sempre esplicitamente ribadito, che la piattaforma on line Giornalia.com non è in alcun modo una voce massonica, né della Massoneria istituzionale (nazionale o regionale o cittadina) né dei muratori di libertà raccolti in gruppi (in Sardegna o a Cagliari città, come a Milano o altrove). Io non appartengo né al Grande Oriente d’Italia né ad alcuna altra Obbedienza iniziatica, come non vi appartiene, da quel che ne so (e credo di saperne), nessuno dei miei giovani amici – tutti sotto i quaranta – che con me volontariamente collaborano nel confezionamento tecnico del quotidiano “prodotto” del sito.
La nostra missione è detta di “giornalismo partecipativo” e si traduce nell’accogliere quanto al sito perviene, purché rispettoso delle leggi e della buona educazione anche formale.
Mio personale convincimento, condiviso con i miei amici e collaboratori tutti amanti della storia nazionale, è che la Massoneria del Grande Oriente d’Italia abbia rappresentato, da Garibaldi e da Cavour in qua, passando per molti esponenti di altissimo spessore morale e intellettuale, taluno dei quali di origine sarda, un fattore di matura dignità pubblica nella storia italiana. E che con l’apporto dei mazziniani abbia arricchito il suo patrimonio più intimo assumendo un tratto di religiosità civile cui, ancora una volta, la Sardegna, con uomini come il bittese Giorgio Asproni e il sassarese Gavino Soro Pirino, entrambi sostenitori del mutualismo operaio, ha fornito un contributo di prim’ordine.
Detto questo, che fare del documento ricevuto che entra nel merito di vicende interne al GOI? Si tratta di vicende nelle quali noi (io e gli amici redattori) non abbiamo ovviamente parte, né di esse abbiamo compiuta conoscenza. Ma a determinarmi – e qui assumo personali responsabilità – ad accogliere il documento è oggi, con tutta trasparenza, una considerazione che non chiama Giornalia.com come fosse un delegato di militanza, ma chiama Giornalia.com come testata di “giornalismo partecipativo” che vive di dialettica. Accogliendo quanto ieri ha ricevuto (e non sollecitato), essa è pronta ad accogliere qualsiasi altra presa di posizione avversa (che, stavolta sì, essa sollecita).
Parte terza e neutrale circa il dibattito interno al Grande Oriente d’Italia non sono mai stato e non sono oggi – non siamo mai stati e non siamo oggi neutrali e incerti quando si tratta di difendere la costituzione della Repubblica, la legalità, il bello e il meglio della nostra storia nazionale, dal risorgimento in qua passando per la lotta di liberazione dalla dittatura e dall’invasore (e quanto pare importante ribadirlo oggi che siamo al centenario della marcia su Roma!).
Abbiamo assistito, qui a Cagliari, e da cittadini ne abbiamo sofferto quanto anche è difficile raccontare, a un dramma civile squassante che il gran maestro, documentalmente informato, ha negato anche in pubbliche dichiarazioni. Eppure qualche testa rovesciata – una cooperativa di tre o quattro soggetti con un bastone in mano – ha insultato gratuitamente e reiteratamene il capo dello Stato Sergio Mattarella e altre autorità della Repubblica, ha insultato gratuitamente il valore simbolico del 25 aprile, ha insultato gratuitamente Mazzini e Giovanni Bovio celebrati invece in uno spazio di palazzo Sanjust, ha canzonato – fra i sorrisi stupidi di molti e il silenzio pauroso dei più (ne abbiamo avuto testimonianza certa e personale) – capi di governo esteri, il genere femminile preso all’ingrosso, le migrazioni dei poveri prese all’ingrosso, perfino le opere d’arte onorate in musei di mezzo mondo e anche il Cainita del nostro Francesco Ciusa.
Non potevamo essere neutrali perché è la stessa cittadinanza, con il suo portato etico, che ci impegna a schierarci per i valori di umanesimo e di democrazia, contro ogni suicidio mentale di chi ha proposto il suo allettante esempio a quelli che non sanno scegliere perché non sanno pensare.
È stato detto che l’omertà registratasi a Cagliari negli ultimi anni ha ferito forse mortalmente, oltre al buon gusto delle persone e della città tutta, anche la dignità e la storia delle logge che frequentano a Castello il palazzo donato alla Fratellanza dal gran maestro onorario Vincenzo Racugno, repubblicano di scuola sardista e mazziniana, amante della musica di Mozart come delle sculture di Ciusa.
Che quella omertà abbia saltato il Tirreno e si sia saldata ad omertà di altri territori può essere, e può essere che le pronunce della magistratura di cui abbiamo sentito parlare facciano, presto o tardi, punto. Ma in questo contesto, e proprio perché combattiamo civilmente ogni deriva qualunquista e deresponsabilizzante, dalla parte del magistero di uomini come Sergio Mattarella, Giorgio Napolitano e Carlo Azeglio Ciampi, diamo onore a chi si dichiara e mostra di non chinare la testa alla prepotenza e al fariseismo, chiunque ne sia l’interprete.
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