Peste suina, un'altra prospettiva.
Questo è il primo articolo di un'inchiesta in quattro sezioni, realizzata con gli allevatori, sulla campagna di eradicazione e abbattimento contro i suini al brado dalla Regione Sardegna
Il pascolo brado è realmente la causa della Peste Suina?
La gestione della peste suina da parte della passata Giunta Regionale, ma anche di quella attuale che sembra voler ripercorrere le stesse orme, ha lasciato più ombre che luci. Sorgono infatti più domande che risposte.
In Sardegna, molto spesso, viene utilizzato il luogo comune secondo il quale il problema della Peste Suina è dovuto al pascolo brado. La peste è indicata come la conseguenza di un sistema d’allevamento arcaico, di una mentalità obsoleta frutto di illegalità, disagio e abbandono. È realmente così? Chi sostiene questo, evidentemente, non conosce il problema della PSA, se non nel mondo, nemmeno in Europa e in Sardegna. Tuttavia la versione mediatica realizzata dagli abbattimenti sottolinea la necessaria e utile azione di eradicamento della peste attraverso la lotta al pascolo brado.
Il problema non è culturale ma è economico. Gli allevatori non regolari non hanno né le terre né le strutture idonee dove poter allevare i maiali e la Regione Sardegna non ha intrapreso azioni che agevolino la nascita di nuove imprese suinicole attraverso l’uso di contributi a fondo perduto richiesti. In tanti non sanno dove allevare 50, 100, 150 capi che a buon diritto pascolavano nei terreni comunali destinati a usi civici e, consentito anche per i maiali, sino al 2005.
L’allevamento brado e semi-brado ha contribuito fortemente, dalla notte dei tempi sino ai giorni nostri, alla crescita e allo sviluppo dei nuclei familiari e di intere comunità. Chi scrive, per esempio, è cresciuto anche grazie a questa tipologia di allevamento praticato in famiglia. Il problema della PSA è presente in Sardegna, in Belgio, in Polonia, in Lituania ecc… ma anche oltre i confini d’Europa, passando dalla Russia sino ad arrivare in Cina. In Spagna la peste suina non è più un problema. Vero, ma sono stati spesi 92.000.000 di euro. La Regione Sardegna ha attivato tutte le procedure per ottenere finanziamenti così importanti?
Durante la trasmissione Monitor di Videolina, è stato fatto presente dall'allevatore Valerio Ecca (proprietario di un'azienda regolare di suini di razza sarda) che sono state inviate in Regione e ai propri enti delle richieste formali (via pec) che non sono state mai ascoltate. Nello specifico gli irregolari congiuntamente ad altri allevatori regolari hanno proposto un progetto per regolarizzare 18000 suini in 12 mesi, 1800 per 10 comuni. Il Dottor De Martini ha dichiarato che queste azioni vengono già intraprese. In realtà la proposta degli allevatori si differenziava perché chiedeva l’intervento regionale per mantenere quei pascoli nei terreni comunali e regolarizzarli con contributi statali. D’altronde tanti soldi sono stati spesi per creare l’Unità di progetto, per cui altri potevano senza dubbio essere spesi meglio per mantenere in vita i capi sani.
Il problema esportazione delle carni
Per quanto riguarda il commercio interno la PSA non è ostativa e non pregiudica la sopravvivenza degli allevamenti, in Sardegna si consumano circa 510.000 q.li di carne di maiale (dati 2010, fonte Laore secondo una media dal consumo nazionale) ma si producono nell'isola circa 274000 q.li. Ammettendo anche leggere flessioni del consumo e della produzione, in Sardegna si produce comunque circa il 50% del fabbisogno. Per cui come si può pensare che questo settore possa crescere solamente grazie ad eventuali deroghe alle esportazioni concesse dall’Unione Europea? E’ certamente l’ennesimo miraggio. La Regione non ha portato avanti politiche di incentivazione alla fondazione di nuove aziende, non esistono contributi a fondo perduto per la realizzazione di nuove strutture suinicole capaci di produrre carne di qualità e quindi con allevamenti estensivi.
Il divieto e le parole del Commissario Europeo: è imposto dalla Comunità Europea ma la richiesta di deroga all’esportazione deve essere fatta, ai paesi membri della UE, dal Ministero Italiano. Per cui si può facilmente dedurre che lo stato avrebbe già potuto chiedere la deroga alle esportazioni per quelle aziende sarde ritenute virtuose.
Il commissario europeo, Vytenis Andriukaitis, nella visita in Sardegna fatta nel mese di novembre, parla di incentivi alla regolarizzazione per quegli allevatori ritenuti abusivi. Ed è questo uno dei punti cardine della questione. Le giunte regionali hanno promosso tutte le azioni possibili, necessarie e dovute per salvaguardare il pascolo brado, gli animali e gli allevatori? Alla trasmissione Monitor del 28 novembre 2019 le parole del Commissario vengono tradotte così “è fondamentale dare sostegno economico a questi allevatori per incentivarli a regolarizzare e questa è la via per eradicare completamente la malattia...non c’è nessun embargo, sono delle restrizioni […] la Sardegna può diventare un modello se presenta dei progetti pilota degli allevatori per sviluppare le nuove attività”.
Pare che le parole del Commissario siano abbastanza differenti dalla prassi regionale.
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